19/03/22

L'Indomabile: John Sinclair e gli MC5


"Per quanto mi riguarda gli Stati Uniti, possono anche andare al diavolo, penso che stiamo vivendo lo stesso processo d’implosione dell'Urss, è una decadenza lenta e inarrestabile." 



E' John Sinclair a parlare, lo stesso Sinclair che negli anni sessanta con i Trans Love Energies si esibiva in spettacolari installazioni artistiche scavando buche nei campus universitari per dare l'idea dei crateri prodotti dalle bombe americane sganciate in Vietnam. Ci occupiamo di Sinclair perché' lontanissimo dall'immaginario hippie mediatico dell'epoca, poeta, agitatore politico culturale e attivista per i diritti civili, contro la guerra, fondatore delle White Panthers, movimento radicale sulla scia delle più famose Black, ossessionato dalle autorità del suo paese e per questo bersaglio di primo piano della repressione. Creatore di quella zona franca di Detroit dove arte, musica e impegno politico si combinavano in una miscela esplosiva (regolata sulla frequenza di sex, drugs and r'n'r) Sinclair era anche esperto e cultore di musica, soprattutto blues e jazz, e fu il primo a rendersi conto del potere che il rock'n'roll poteva rappresentare per l'intera area della città dell'automobile, in quel periodo una gigantesca fabbrica a cielo aperto, e si mise a capo di un gruppo di giovani musicisti arrabbiati e in bolletta, facendo loro da manager e gettando le basi di quella che sarebbe stata la nuova scena musicale degli ultimi anni sessanta. La band era quella dei MC5, insieme agli Stooges di Iggy Pop senz'altro il primo gruppo proto punk. Rock eccitante, vibrante, coscientemente brutale: la musica dei Five rifuggiva la tecnica eccellente e si mostrava grezza, forte eseguita con intensità e fede profonda. Una valanga di rumore accompagnata da balli e gesti sfrenati, il pubblico li accoglieva col pugno chiuso decisi a scambiare le perline del flower power con le cartucce dell’aperta rivoluzione: fucili e chitarre. "Gli MC5 si affidano completamente alla rivoluzione e la rivoluzione si affida completamente a tutti coloro che escono dai gusci dell'individualismo: la separazione è rovina!" scriveva Sinclair presentando Kick out the jams. Era il sessantotto ma era una dichiarazione profetica, vista la situazione in cui ci troviamo. Memorabile la loro esibizione alla convention democratica di Chicago, tra le fiamme degli scontri e della guerriglia.


John Sinclair è stato anche uno dei pochissimi privilegiati a diventare protagonista/titolo di una canzone di Lennon, quando fu arrestato per possesso di marijuana e rischiando la vendetta del potere, una pena a vent'anni di reclusione, trasformandolo definitivamente in un’icona della controcultura dell'epoca. Oggi Sinclair tiene lezioni universitarie sulla cultura black, reading di poesie, programmi radiofonici (www.johnsinclairadio.com). Nauseato dalla situazione politica americana, vive dal 2004 in esilio volontario ad Amsterdam, dove ha stabilito il suo ufficio in un coffee shop.



Gli Stati Uniti e il Proibizionismo

"Negli anni ' 60 nessuno di noi pensava di abbandonare gli States, quella era la nostra terra e volevamo cambiarla, farne un posto migliore per tutti. Oggi ritengo non ci sia più nessuna speranza per il mio paese, l'America vuole restare così, ignorante ed egoista, vuole bombardare chi non è d'accordo con lei. E incontro sempre più gente, più americani che la pensano come me. Tantissimi miei compatrioti sono qui ad Amsterdam per sfuggire alla follia della guerra alla droga. Attenzione, questo non è un tema da sottovalutare e che non riguardi solo qualche sballato: l'80 dei due milioni e mezzo dei detenuti rinchiusi nelle galere americane è lì per reati legati alla droga."


New Orleans

"Le immagini trasmesse dai media dopo l'uragano che ha colpito New Orleans sono il miglior ritratto dell'America di oggi: si sono accorti di tutta quella gente solo quando l'hanno vista ammucchiata negli stadi: ormai al potere non importa nulla di come vivono i neri, ci sono generazioni di afroamericani che non sono mai usciti dai loro quartieri, non conoscono la città in cui vivono: hanno tolto prima le fabbriche e il lavoro e poi i luoghi d'incontro e alla fine anche i negozi. Continuano a non saper leggere e scrivere, non è qusta la follia?"

La galera e John Lennon

"Ero fuori dal mondo, due anni in una minuscola cella d'isolamento perché' avevano paura che istigassi gli altri detenuti alla rivoluzione. Rimasi totalmente scioccato quando seppi che un beatle si dava da fare per me, era fantastico. Poi..gliel'hanno fatta pagare, ma questa è un’altra storia."





La cultura Black

"Quando ero bambino amavo esplorare l'etere, smanettare la radio per cercare stazioni. Una notte mi sono collegato con una stazione del sud degli Usa, casualmente, che trasmetteva musica black e ne rimasi folgorato. Quei suoni, quei ritmi cosi belli, diversi e potenti. Dovevo assolutamente sapere chi faceva quella musica e il come e il perché. Mio padre, operaio alla catena di montaggio di Detroit mi assecondava e si sacrificava andando in giro con una lista di dischi che gli preparavo. Poi da grande sono andato a vedere come vivevano gli afroamericani e non era facile in quegli anni, cosi sono diventato una specie di esempio eretico per i miei contatti con la comunità nera. A un certo punto avevo quasi esclusivamente amici di colore, gente incredibile, allegra, disponibile nonostante che dai bianchi non avessero avuto che guai. Con loro scopri il jazz e i beatnik, la poesia e Coltrane, l'erba e tutto il resto.."

La Musica

"Perché, esiste della musica oggi? La musica aveva e deve avere altri scopi oltre l'intrattenimento. Con gli MC5 volevamo sovvertire il governo Usa, non certo ottenere un contratto discografico o scalare le hit parade.."






Nessun commento:

Posta un commento