Dall'archivio INTERZONE, del 17/06/014
John Robert Peel Ravenscroft (Heswall, 30 agosto 1939 – Cuzco, 25 ottobre 2004), giornalista e conduttore radiofonico britannico.
È stato una delle voci storiche della radio inglese: ha lavorato per la BBC dal 1967 fino alla sua morte, avvenuta per infarto del miocardio mentre si trovava in vacanza lavorativa in Perù. La sua influenza nella musica contemporanea (specie alternative rock, punk e reggae) è testimoniata dagli onori dedicatigli dopo la sua morte da artisti di livello mondiale (Blur, Oasis, The Cure, New Order) e dalla fama raggiunta dal suo programma principale, le "John Peel Sessions", in cui ospitava una band per un'esibizione esclusiva di quattro canzoni del loro repertorio. Molti di questi mini-concerti vennero poi pubblicati su disco.
(Wiki)
Capita che la gente parli dei gruppi di John Peel come scorciatoia per indicare un certo tipo di bizzarra formazione post-punk do-it-yourself volutamente eccentrica. Tu sei stato il grande campione della musica su etichetta indipendente o autopubblicata di qualunque sorta. Ma ben prima del punk gestivi la tua etichetta indie, Dandelion, facendo uscire gruppi come Tracton, Siackawaddy e Medicine Head.
Eravamo meno indipendenti di alcune delle etichette indipendenti. Inizialmente eravamo stati finanziati dalla CBS. Poi dalla Warner Bros, e in seguito dalla Polydor. E non facemmo guadagnare praticamente nulla a nessuna! Un gesto rivoluzionario involontario. Iniziammo nel 1969 con una donna di nome Bridget St John. Avevamo una grande passione per la sua musica e nessuno era interessato a registrarla. Le etichette major spesso vengono bastonate ma a quell’epoca facevano della sperimentazione. Avevano queste sigle a fondo perduto per i prodotti di nicchia su cui di tanto in tanto appariva qualche disco interessante.
Quindi fosti molto eccitato quando dopo il punk ci fu un eruzione di piccole etichette indie e gruppi che facevano uscire in proprio i dischi?
Immagino di si. E credo che mi capiti ancora. Sono un ammiratore spassionato dell’amatorialità allegra. Inoltre più che LP erano singoli. Negli anni settanta i gruppi avevano smesso di pubblicare singoli - gente come i Led Zeppelin pensava che fosse indegno. Quindi fu davvero meraviglioso. Ti ritrovavi dei tizi riottosi, che venivano da posti nel Lincolnshire che dovevi andare a cercare sulla cartina, che ti mandavano dischi. Sembra peggiorativo essere descritti come <<provinciali>>, ma io sono provinciale e decisamente fiero di esserlo. Mi piaceva l’idea per cui se convincevi il bassista a vendere la motocicletta e scassinavi un paio di cabine del telefono potevi mettere insieme abbastanza soldi da fare un disco. La gente lo faceva, e un numero incredibile di loro erano davvero bravi. Un’altra cosa che apprezzavo è che la maggior pane delle persone erano quasi completamente prive di ambizione. 'Una Volta che avevano fatto un disco, erano arrivati dove volevano andare. Una Volta chiamammo un gruppo che aveva fatto una Peel session e gli dicemmo <<Che ne dite di farne un’altra?>>. Ci risposero che tutto quel che avevano desiderato era una esibizione da noi - bastava una.
Era come se un’ondata di creatività si fosse liberata, e oltre a essa, un ondata ancora più grande di semplice attività - non necessariamente cosi creativa o originale musicalmente, ma che faceva sentire capaci le persone coinvolte.
Allora, come oggi, riuscivi a suonare solo una percentuale di quello che avresti voluto far sentire, mentre nei primi anni settanta come dj suonavi praticamente tutto quello che avevi. Il punk fece aprire le chiuse; già il puro volume di materiale aumentò in maniera drammatica, e da allora non ha ancora smesso.
Nel periodo 1979-82 ci sono molte formazioni e molti dischi del tuo programma che risaltano particolarmente nella memoria. Come i Cravats.
I Cravats semplicernente mi piacevano perché - e questo genere di cose in realtà non dovrebbe influenzarti, ma lo fa - mi piaceva questo tipo, chiamato The Shend, che era nel gruppo. Oggi fa l’attore, ed era un tipo cosi carino. Anzi, il suo biglietto da visita diceva <<The Shend - un tipo a posto>>. Dopo i Cravats entrò in questo gruppo, i Very Things, che facevano quel vecchio classico del varietà When Father Papered the Parlour e una canzone intitolata The Bushes Scream When My Daddy Prunes.
Un altro singolo che passava davvero spesso nel tuo programme era There Goes Concord Again dei Native Hipsters.
Era uno di quei dischi che mettevi su e pensavi <<Tra una settimana questo darà un fastidio tremendo. .. ma fino a quel momento, suoniamolo fino alla morte>>. E’ un disco molto richiesto nei programmi che faccio in Germania.
Poi c’era l’m in Love With Margaret Thatcher dei Notsensibles.
Quello che sfugge a un sacco di gente che scrive del punk e del post-punk e che buona parte del materiale era davvero divertente. Uso sempre quella canzone dei Notsensibles come esempio del perché non potevi prendere tutto drammaticamente sul serio. La storia viene riscritta praticamente quando è appena accaduta, e il punk è diventato un affare davvero serio e con la faccia scura. Noi andavamo ai concerti e ridevamo come matti dall’inizio alla fine. Potevi farti una serata genuinamente divertente andando al Roxy e al Vortex. E non solo con i tipi che cercavano deliberatamente di essere divertenti, ma anche se andavi a qualcosa come un concerto delle Slits. Mi verrebbe da dire che le due session che le Slits fecero per noi furono tra le migliori delle migliaia che sono state registrate. Un concerto delle Slits era un evento gioioso. Era palese che non sapessero suonare, ma si lasciavano trascinare dall’entusiasmo del pubblico e dalla loro fredda determinazione ad arrivare alla fine dell’esibizione, costi quel che costi. Era quel genere di amatorialità ispirata che trovavo attraente.
Attenzione, c’era in giro del materiale davvero dannatamente tetro in quel periodo e nel tuo programma: per esernpio Final Day degli Young Marble Giants.
Si, non tutto era da una risata al minuto. ln effetti era gradevolmente bilanciato.
Pssyche dei Killing Joke la passasti molto. Come canzone è davvero apocalittica: Jaz Coleman, che ha quasi letteralmente la bava alla bocca, canta del sinistro Controllore e di suore che vengono scopate. Poi sono diventati una sorta di gruppo gothic metal, non trovi?
Le persone hanno il diritto di cambiare, e se il mio gusto non li segue. . be’, sarebbe vergognoso se suggerissi che le persone restino povere e in miseria solo per soddisfare un qualche mio desiderio artistico. Ma le prime cose dei Killing Joke mi piacevano davvero.