Più un esercizio di memoria che vere e proprie recensioni dei concerti visti. Alcuni sono veramente troppo lontani, quindi ci sono ricordi..essenziali, altri più recenti e quindi più nitidi, altri ancora completamente sfuggiti (ma a questo c'è rimedio..).
L'elemento soggettivo della memoria credo sia importante, almeno quanto lo sia
quello oggettivo, cioè l'importanza della memoria nella costituzione e nella
costruzione dell'identità personale è altrettanto importante di quella
collettiva, come la memoria di un popolo, di una comunità, di una nazione. Il
non ricordare più niente di se stessi equivale quasi a una condanna a morte. La
memoria ci consente di tener traccia del percorso da cui proveniamo, e che ci
tiene ancorati al presente per poi proiettarci nel futuro.
A cosa serve la memoria? A ricordare, certo, ma più
profondamente, serve a pensare, a riflettere, e più in generale, a conoscere.
Platone, criticò la scrittura proprio perché stimolava la memoria esteriore a
discapito della memoria interiore, mentre il proverbio cinese ci riporta
all'importanza della memoria scritta, che assume un ruolo fondamentale, perché
abbiamo l'impressione che perdendone anche un solo pezzo potremmo perdere parte
della nostra identità. Come contro altare c'è che spesso abbiamo bisogno di
dimenticare, episodi, fatti, accadimenti della nostra vita e il non poter
dimenticare è una cosa terribile, un’identica condanna come quella di quanti
non riescono più a ricordare niente. Inoltre bisogna andarci cauti perché la
memoria non è infallibile e può causare guai seri, come nella testimonianza
oculare in un processo per crimini commessi. Ecco perché tra la troppa memoria
e la poca memoria c'è
il pensare, che
significa appunto..ricordare ma non troppo.
NB: Non c'è un ordine cronologico, ho buttato giù così come la memoria mi suggeriva.
David Bowie
Lo Spider Mars Tour..per promuovere Never Let me Down, un
disco mediocre, disconosciuto da Bowie stesso (..lasciai a Carlos Alomar e ai
ragazzi il compito di finire e arrangiare l'album a N. Y, mentre me ne andavo
in giro a rimorchiare ragazze..) Credo sia stato il tour più disastroso del
Duca, con contestazioni a Milano, l'incidente di Firenze con la morte di un
tecnico delle luci, una scenografia kitsch, (un enorme struttura a forma di
ragno, lui che svolazzava per aria su di una giostra da luna park..), un gruppo
di ballerini sconclusionati e..Peter Frampton alla chitarra, e a cui fu
affidata Son of the Silent Age in una versione più che disastrosa. Arrivati
allo stadio Flaminio, le premesse non erano per niente buone, c'era già
tensione nell'aria, tanti erano senza biglietto e i primi tafferugli iniziarono
quasi subito. Bowie rientrò in scena con un asciugamano bagnato sul volto:
fuori lo stadio impazzava la battaglia, i fumi dei lacrimogeni invasero tutta
l'area del concerto che continuò nonostante le molte interruzioni. Impiegammo
più di un’ora per raggiungere poi l'auto, tra lacrimogeni ad altezza d'uomo,
pestaggi di gruppo, caos e panico totale. Il tour fu ferocemente stroncato in
Europa, mentre negli Usa, che di cattivo gusto ne sanno molto più di noi, andò
meglio, tra recensioni entusiaste e sold-out.
Tutt'altro il Sound and Vision Tour, con tappa al Palaeur
per due date consecutive. Senza fuochi d'artificio, raggi laser e ragni giganti
a occupare il palco, con una band di solo quattro elementi, Erdal Kizilcay al
basso, Rick Fox alle tastiere, il fido Michael Hodges alla batteria e un
superlativo Adrian Belew alla chitarra. Bowie costruì uno spettacolo memorabile
anche se essenziale e minimale. La scaletta fu costruita in gran parte
attraverso precedenti sondaggi tra i fans, cosi da ripercorrere l'intera
carriera non attraverso i successi commerciali ma assecondando le richieste,
con brani che non venivano eseguiti ormai da molti anni. Tutto andò per il
meglio, per uno dei migliori show mai visti nella capitale. (ps:comunque in
questo caso sono proprio di parte, essendo Bowie il mio idolo dalla notte dei
tempi).
Massive Attack
Una delle location più belle per un concerto, L'Arena
Flegrea alla Mostra d'Oltremare di Napoli, sotto una luna piena spettacolare.
Non un vero live dei Massive, piuttosto un set di Robert Del Naja, con Horace
Andy come vocalist principale, che veniva a presentare il "suo" album
100th Windows. Daddy G entrò in scena solo per Karmacoma, quasi come guest
star, dopo che la band aveva eseguito quasi per intero l'ultimo album. Anche se
qualcuno ci rimase male, fu un grande spettacolo, con il megaschermo alle
spalle del gruppo ricreato sul modello del sito multimediale dedicato a
100thWindows, una Future Proof iniziale a volume stratosferico con la chitarra
elettrica che fece tremare la struttura..e una ragazza minuta al violino
elettrico che fece sfaville. Pubblico delle grandi occasioni, sold out e non
poteva essere che così: le origini partenopee di Robert e il suo amore per Napoli
(e per il Napoli Football Club) hanno reso i Massive Attack il gruppo più amato
in ambito alternative in città e in tutta la regione.
Al Roma Rock Festival, allestito presso l’ippodromo delle
Capannelle, con il gruppo al gran completo e dieci mila fans e più ad
accogliere la band dopo anni di assenza. Dal vivo suoni dei Massive Attack sono
ancora più profondi. Ottimi musicisti, ti potevi concentrare su ogni singolo
strumento, per un’acustica che rasentava la perfezione. Il dub prende il
sopravvento, Mezzanine come riferimento principale, eseguito con un mix di dub,
trip hop e rock che mandò in visibilio il pubblico. Letteralmente osannato Horace Andy, in
splendida forma, dalla colonna rasta della capitale, una delle più folte in
Italia. Nessun problema, birra gelata, atmosfera di festa e un po’ d’invidia
per le persone che avevano i posti migliori ai lati del palco..
The Fall
La verità: uno dei pochi concerti di cui ricordo ben poco.
Al Brancaleone di Roma, una di quelle serate in cui magicamente ci si ritrova
tutti, ma proprio tutti. Non poteva essere altrimenti, per assistere a un
concerto dei Fall, che certo non si può definire uno show. Quello che ricordo è
l'arrivo sul palco di Mark E. Smith, il volto invecchiato ed emaciato,
scorbutico e distaccato come sempre, quasi accasciato sull'asta del microfono.
E la band di quasi ragazzini che lo supportavano. Ricordo un bell’intro e il
girone infernale che si scatenò tra noi, con una specie di roulette russa del
bicchiere. Mi risvegliai la mattina dopo..incredulo.
Fleshtones
Ricordo invece di essermi divertito molto a quello dei
Fleshtones, una bellissima serata estiva in giro per Napoli e più
esattamente..per i bar di Napoli. Non eravamo in molti nel tenda a strisce e
forse fu proprio questo a creare un’atmosfera intima e di festa. Non sono mai
stato troppo un tipo da ballo o da pogo ma sfido chiunque a star fermo a uno
spettacolo dei Fleshtones, con Peter Zaremba scatenato sulle note dell’organo
farfisa e con il resto della band che sembrava davvero divertirsi. Nel lungo
viale che ci riportava alla metro, fu tutta una sequenza di fischi e d’inviti
da parte di prostitute e travestiti, i più simpatici e spiritosi, alcuni/e si
offrivano gratis, ero..molto giovane, davvero un ragazzino.
P.G.R
Nella splendida cornice degli scavi di Ostia Antica. La
serie di concerti per presentare l'omonimo disco, prodotto da Hector Zazou, scomparso poi nel 2008,
spesso presente anche on stage. Avevo visto più volte Cccp e Csi, che
consideravo (e considero) davvero delle formazioni innovative nel panorama
italiano, allora veramente vivo, pieno di fermento, voglia di sperimentare; la
collaborazione di Zazou non fece per niente bene sia al disco che ai relativi
concerti, i suoi arrangiamenti world produssero solo noia e stanchezza, anche
se il pubblico, composto per la grand parte dallo zoccolo duro ferrettiano non
fischiò, limitandosi ad approvazione di routine. Ferretti, che aveva già
manifestato i primi sintomi di squilibrio ai tempi dello scioglimento dei Csi,
poco dopo entrò nella vastissima schiera dei pentiti, visto che i tempi erano
ormai maturi, e andò perfino in televisione da Ferrara, poi da Chiambretti e ancora su Mtv, il capostipite dei
voltagabbana per interesse, a dichiarare il suo amore per il berlusconismo e
per il nuovo papa. Dal punk islam al vaticano per una delle giravolte più
incredibili che la storia musicale e non ricordi. Non contento, vista l’indifferenza
che ne segui, dopo un primo smarrimento dei tanti fans, dichiarò che era una
fortuna che in Italia ci fosse la Lega. Visto com’è finita l'allegra
combriccola di scrocconi, incompetenti e razzisti padani, direi che porta pure
un po’ sfiga. Generosamente qualcuno andò sotto casa sua, limitandosi a una
sintesi preziosa: dalle pere a..Pera, in riferimento al senatore Marcello Pera,
ultra cattolico e un altra delle grandi teste pensanti che il berlusconismo
riciclò e mise in campo, e uno dei nuovi idoli di Ferretti, mentre per le
"pere", il riferimento è all'uso di eroina che il nostro eroe ha piu
volte ammesso, poi rinnegato, poi di nuovo ammesso e cosi via. Dei concerti dei
Cccp non parlo, davvero un'altra epoca. Rimando tutto a questa bella sintesi del 2 006 sul blog
Leonardo. Comunque, massimo rispetto per Zamboni, Maroccolo (uno dei bassi più potenti mai ascoltati dal vivo) e gli altri componenti dei tre gruppi..
Michael Rother
Quasi da non crederci. Per quanti di noi, amanti della musica
dal vivo, avevano sognato di poter vedere un live dei Neu! fu un’occasione
imperdibile. Con solo quattro album pubblicati i due ex collaboratori dei
Kraftwerk nei primi anni settanta, Michael Rother e Klaus Dinger, con i Neu!
sono stati il fulcro del Krautrock, uno dei gruppi più avanguardistici,
sperimentali e influenti non solo della musica elettronica ma di tutto il
panorama rock. Da David Bowie ai P.i.l, dai Joy Division a Gary Newman a tutta
la new wave e il post punk, tutti hanno tratto ispirazione e idee dal duo di Düsseldorf
che dopo la rottura del sodalizio, tra scontri e incomprensioni, andarono a
formare band separate, gli Harmonia per Rother e i L.A. Düsseldorf per Dinger.
Forse proprio dopo la morte di quest'ultimo che Rother decide di proporre la
musica dei Neu! in una serie di concerti in giro per il mondo, insieme al
batterista dei Sonic Youth (fan accaniti dei Neu!) P. Shelley e il bassista
Aaron Mullan, denominato Hallogallo da uno dei pezzi più famosi della
band.
Cosi in una fresca serata
d'ottobre attraversiamo come il solito tutta la tuscolana e arriviamo in
anticipo al Circolo, già affollato e che si riempirà del tutto a inizio
concerto. Rother semi-nascosto con la sua chitarra dietro mixer e computer,
Shelley picchia duro sostenuto da Mullan, per settanta minuti senza fiato,
ipnotici, con suoni che sembrano ripetitivi ma, per chi ama i Neu! e il kraut,
ripetitive non sono. Nella scaletta manca qualcosa ma è tiratissima, con brani
degli Harmonia (grandissima De Luxe) e un inedito, mi sembra. Un po’ di birra,
il ritmo pulsante e potente di tre soli musicisti e un’acustica accettabile
rendono bene l'idea di una serata "cosmica", da tanto attesa, troppo,
e finalmente arrivata..
Nota di merito per..Jujuka: nonostante la birra e la bolgia
non mi sviene tra le braccia, come al concerto dei God is an Astronaut e tutto
va per il meglio.
Ian Gillan Band.
Forse..il mio primo vero live, poco tempo dopo aver
acquistato Made in Japan dei Deep Purple, e fù davvero un impresa trovare i soldi per il biglietto, dato che i miei, visto la piega che stavo prendendo..chiusero il rubinetto. In un teatro tenda strapieno, sotto
il palco ondeggiando all'unisono con la folta e la lunghissima capigliatura di
Ian. Kids in delirio.
Alvin Lee.
Davvero tanti..ma tanti anni fà. Seduto tutto il tempo..ma che chitarra!
James Brown.
Autentiche prodezze sul palco, una macchina perfettamente in
sincronia con il ritmo pulsante dell'orchestra. Nonostante l’età già avanzata,
cantava, danzava, scattava e piroettava a velocità supersonica quasi a sfidare
le leggi di gravità. Mister Dynamite pareva sempre sul punto di esplodere. Un
post a parte meriterebbe le coriste, fasciate in vestiti fluorescenti,
distraendo più di qualche spettatore..Sulla via del ritorno ci fermò una gazzella dei carabinieri, ma fu troppo anche per loro: eravano talmente stralunati che incasinammo cosi tanto la situazione, tra documenti che cadevano, caccia al libretto di circolazione, accuse tra di noi, che davanti a quello spettacolo decisero che dovevamo sparire.In fondo eravamo solo cinque ragazzi un pò allo sbando. E incensurati.
Eric Clapton
Il terribile viaggio verso Slowhand su di una Ford Escort
bianca che sembrava reggersi con la colla fu compensato dall'ingresso gratuito
al Palasport di Roma, grazie allo sfondamento dei cancelli da parte degli autonomi. Scavalcando mi
bucai un piede e della conseguente infezione me ne accorsi solo due giorni
dopo. Nonostante i casini Eric ci deliziò con più di due ore di musica mentre
fuori ci aspettava la celere per vendicarsi..
Frank Zappa
|
Zappa a Napoli. foto di L. Capozzi |
Il grande Frank e la sua ciurma allo stadio. Metà esibizione
spalle alla curva dove eravamo assiepati, bacchetta in mano a dirigere precise
geometrie sinfoniche da perfetto direttore d'orchestra; l'altra metà in un
esplosivo esercizio di disumana maestria chitarristica. Incredibilmente alla
fine venne sotto la curva osannante, strinse mani e conversò amabilmente con
noi fan. "La nostra arte - amava ripetere e per nostra intendeva non solo
i musicisti ma anche chi vi partecipa, cioè il pubblico - è speciale, in uno
spazio negato ai sognatori". La sua scomparsa..una perdita immane, per
tutta l’umanità.
Robert Plant
I pochi vigili urbani impazzirono, colonne di auto che come
formiche impazzite non sapevano dove dirigersi e dove parcheggiare (zona largo lanciani, se ben ricordo) per
un’esibizione molto penalizzata da uno dei più incredibili temporali estivi che
la capitale ricordi. Nessuno rinunciò alla voce forse più popolare del rock
anche se Plant, come aveva annunciato nelle interviste precedenti, concesse
quasi niente dei vecchi Zeppelin.
Lou Reed
Anche Lou..allo stadio, che forse non era proprio la
location adatta per un concerto che aveva bisogno di..intimità'. Acustica
scarsa, una band poco affiatata e frettolosa per una delle delusioni più
cocenti dopo anni d'attesa..
B.B.King
Ricordo una ressa incredibile, dovuta al fatto che il
concerto era gratis. I lunghi gemiti acuti della sua chitarra blues mandarono
in visibilio gente accorsa da angoli remoti e sperduti, gli occhi chiusi e il
capo reclinato, il sudore che gli colava sul viso. Non si risparmiò di certo il
chitarrista a cui Clapton e tanti chitarristi bianchi devono più di un
ringraziamento. Esordi con .." il blues è la malattia di un vecchio cuore
che duole"..
Ray Charles
Ho poco da ricordare se non un pubblico in giacca e cravatta
e Martini con oliva, e la noia. Eravamo reduci dalla sua apparizione in The
Blues Brother e le attese erano su quel genere di corda. Inoltre eravamo in quel periodo totalmente immersi in altri tipi di musica e stili di vita..Talmente tanta fu la
noia che girammo le spalle poco dopo l'inizio e andammo via.
Litfiba
I primi Litfiba quando ancora si suonava nei..teatri tenda.
Poco famosi, ancora con Magnelli e De Palma ricordo che fui io a trascinare gli altri, scettici, a sentirli, una grande
performance tra musica e teatro per pochi intimi, . Da lì a poco spiccarono il
volo..Mai più visti.
Diaframma
Loro suonarono in un vero e proprio teatro. Devo ammettere
di non essere mai stato un loro grande estimatore e la serata si rivelò un
fiasco totale, con Federico Fiumani che iniziò a scagliarsi contro il pubblico
perché' a suo dire, eravamo fermi e non ballavamo. Cosa c’è da ballare con la
musica dei Diaframma ancora lo chiediamo, mentre ancora ricordiamo l'iniziale
indifferenza e, dopo la sparata di Fiumani, la confusione, gli insulti e il
tentativo di una parte del pubblico di salire sul palco. Un disastro di
serata..insomma.
De Novo
In quel periodo li inseguivo e con me un piccolo gruppo di
accaniti fans..I De Novo da Catania rappresentavano tutto il meglio della nuova
ondata italiana, la musica tra il pop e gli Xtc e i testi in cui potevi facilmente
immedesimarti. E dal vivo sapevano suonare. Disponibili e allegri con i ragazzi
era strano trovare ai loro concerti gruppi di dark estremi. Mentre
raggiungevamo il posto, da un cavalcavia una lattina di coca cola piena d'acqua
atterrò sul parabrezza della macchina, fortunatamente senza conseguenze..
Vasco
Anni 80, stadio Cava de Tirreni. Con Massimo Riva e Salieri come primo chitarrista, fu un
evento surreale: allo stadio, sul prato, con i carabinieri tra la folla a
caccia di stupefacenti e con Vasco dal palco che li prendeva per il culo. E poi
tutti a cantare.."Siamo solo noi..siamo solo noi.."
The Clash
Quelli di Cut the Crap, quindi con solo Joe Strummer e Paul Simonon della
formazione originale. Non fu male comunque, la band suonò solo alcuni brani
dell'album, che a posteriori non fà poi tanto schifo come fu detto, con un grande singolo come This is England cantato da tutto lo stadio e proponendo furbamente il vecchio repertorio con buona energia. La
fotografia che mi rimane è di tanti ragazzi sdraiati per terra che vomitavano,
gente stravolta, allucinata..
Avion Travel
Due volte e non ci crederete, la prima per un festival
dell’Unità da noi organizzato e dedicato a band emergenti italiane, gli Avion
Travel fecero il loro debutto come gruppo..ska! Con Pepe Servillo in tenuta da
clown che incitava a comprare un loro singolo e fargli pubblicità.
Nina Hagen
Teatro tenda..ma che divertimento. Che concerto! Tutta la
carica e l'energia del punk e una band di cinque elementi potentissima e
coinvolgente, lontani anni luce dall'atteggiamento da rock star un po' snob di
tanti musicisti. Una sezione ritmica di basso e batteria a volume altissimo che faceva tremare tutto e tutti, le luci di scene cambiavano di colore in continuazione, tra gli spogliarelli di Nina, il cambio di parrucche, dando l'impressione di un concerto punk ai tempi della decadente Weimar.Ricordo il giorno dopo che anche i giornali non prettamente musicali intitolarono: "Terremoto a Napoli, Nina Hagen"..Che tempi.
Killing
Joke
Chiamati dal comune di Mugnano per la..festa patronale!.
Nella piazza del paese invasa da punkettoni e dark da ogni dove davanti ai
paesani..esterrefatti. La band aveva al seguito un nutrito gruppo di supporto,
pezzi di marcantoni borchiati dalla testa ai piedi con cui familiarizzammo
subito. Sotto il palco pero, il pogo sfociò quasi in rissa con la complicità
dell'alcol, giacché gli italici non volevano essere da meno. Consapevole del
mio fisico non proprio imponente, nelle retrovie a godermi un live potente
quanto strano e inusuale. Dopo qualche giorno, in quello che è stata la piazza e il palco più improbabile per un concerto punk, si esibirono i
Virgin Prunes di Gavin Friday, altro gruppo dark allora molto in voga
Sister of Mercy
Ero proprio sotto il palco, avvolto dal fumo bianco di
scena, uno sparuto gruppo di deficienti non si sa il perché', iniziarono a
sputare su Patricia Morrison, appena arrivata dai Gun Club, poi nei Damned per
un breve periodo e attuale compagna di sua maestà Dave Vanian. Alta, statuaria,
tutta vestita di nero, i lunghi capelli corvini. Patricia non resse a questo
stupidissimo affronto e minacciò di fermarsi.. La madre degli stolti è
perennemente incinta..
Sting
Per il tour promozionale di The Dream of Blue Turtles, subito dopo lo scioccante scioglimento dei Police. Sting era ancora un musicista all'avanguardia, sperimentale, e impegnato in temi sociali come la guerra, la schiavitù, il razzismo, lo sfruttamento dei bambini che ce lo rendevano più che simpatico. Una
band di musicisti jazz stratosferici, con un Wynton Marsalis strepitoso, che riformularono il repertorio del
pungiglione in salsa reggae. Impianto perfetto, suono limpido, ogni nota al suo
posto, più di due ore di musica e tutti a ballare. Poco dopo il nostro si
trasformerà in un cantante da riunioni aziendali.A quel concerto, una delle
mie cugine preferite conobbe il suo futuro marito.(sic!)
Wire
Tour di Send. Quando attaccarono nemmeno sembravano i Wire.
Erano belli gasati per un live-act che lasciò poco all'elettronica, in pratica
poco meno di due ore di autentico furore punk, a tutta velocità. Al bassista in
versione mastrolindo super muscoloso il compito di fronteggiare e aizzare le
prime file. L'Init Club è un locale piccolo, una bolgia infernale e sudore a litri
Siff Little Finger
Uno dei gruppi di..formazione. Chi è che non possiede
Infiammable Material? Ringalluzziti da attestazioni di stima, provenienti da
una miriade di nuove band e da un pezzo da novanta come Bono degli U2, Jack
Burns si accompagna con nuovi giovani musicisti ma la carica e la voglia di
suonare resta intatta. Una bella serata davvero, con un pubblico vario che va
dai sedicenni fino ai cinquanta, che è anche l’età' di Burns. Si rivede anche
qualche cresta colorata, ci sono quasi tutte le hit storiche incredibilmente
cantate a memoria da buona parte dell'audience, con l'immancabile, sempiterna
Alternative Ulster a chiusura. Dejà Vu che fa bene all'anima..
Rob Galliano
All'Avana Club alla fine dei '90, non so davvero quanti dei
presenti conoscessero il gruppo. La parte maggioritaria era li pensando a una
serata a tema caraibico e salsera. Ma io ho amato la musica di Galliano dal
primo album, In Pursuit of the 13th Note..e con lui mi sono avvicinato al
cosiddetto acid jazz. Nonostante il pubblico fu un buon concerto, Rob con il
fedele Mick Talbot alle tastiere fece del suo meglio, anche se lo..spaesamento era
evidente. Come si può intuire dal nome del locale..serata altamente alcolica. Nota curiosa: notai Edoardo Bennato defilato tra il pubblico, le mani in tasca e un espressione quasi disgustata. Dopo pochi minuti dall'inizio girò i tacchi e se ne andò. Bah..
Subsonica
Perché' andai a vederli?? Mi piaceva un pò il primo album, per il resto..mah.
Alma Megretta
Visti più di una volta prima dello scioglimento, sicuramente
il combo di Raiz dava il meglio nelle esibizioni live, con gli arrangiamenti dub che prendono
il sopravvento. Una delle migliori formazioni italiane, apprezzate all'estero,
molto amata dai Massive Attack, (in assoluto una delle mie band preferite) fino
alla decisione di Raiz di intraprendere la carriera (totalmente anonima e
fallimentare) solista, scoprirsi ebreo ed ergersi a difensore ultra ortodosso
di Israele, con dichiarazioni a dir poco farneticanti (Israele è sotto
assedio..!)
Black Angels
Psychofesta..Altro sold-out per uno dei nuovi gruppi più apprezzati quì nella capitale, di cui posseggo tutta la discografia e che consiglio caldamente. Preceduti da un gruppo di cui assolutamente non ricordo il nome ma di una simpatia disarmante (feci quattro chiacchiere con il chitarrista ..) entrarono in scena con Bad Vibration: avevo preparato una mia scaletta personale, e fortunatamente ci andai molto vicino: Entrance Song, The Sniper, Young men Dead..eseguite con continui scambi di strumenti tra i componenti della band texana. mi è dispiaciuto per Boat Song, ma tant'è. Con una batterista degna di Mo Tucker dei Velvet ma molto più bella, credo che il locale non abbia dato giustizia alla psichedelia dei Black Angels, troppo piccolo, un acustica che non permetteva ai suoni distorti e potenti di espandersi. Un paio di volte uscimmo per una boccata d'aria, e solo grazie a questo che viene assegnata a
Jujuka un altra nota di merito, sopravvissuta senza perdere i sensi alla calca urlante e danzante.Peccato che Roma non disponga di locali veramente appropriati per la musica rock, ma come dice il vecchio proverbio..meglio di niente.
Ivan Graziani
Andai perché'.. non avevo niente da fare. Mi aspettavo un live cantautorale, di routine, tremavo pensando a quando avrei ascoltato le prime note di Lugano Addio. Tutti i timori furono spazzati via subito. Ho visto rari concerti di musicisti italiani come quello che ci offri Ivan: rock'n'roll puro, veloce, allegro, coinvolgente, con tutto il repertorio riadattato da una band coesa e affiatata. E lui era anche un ottimo chitarrista.
Laurel Aitken
Il grande padrino dello
Ska si esibì alla fine dei novanta in un locale di Fiumicino, supportato dai Radici del Cemento, cult band reggae laziale (proprio di Fiumicino la gran parte degli elementi, vista molte volte dal vivo nella capitale). Ancora tanta energia, voce potente e una carrellata di grandi classici. Pubblico incompetente e serata non brillante con fastidiosi pischelli continuamente in cerca di qualcosa da fumare..
The Damned (vedi post)