31/08/12

Il Barbaro che amava i libri: Temujin

Mah..A chi mai potrà interessare un post su Temujin? Migliaia, forse milioni di pagine in rete, tra mito e leggenda, storia e curiosità, tentativi di appropriazioni a fini politici e strumentali. Ma un blog credo sia una specie di diario personale, in fondo, fatto principalmente per chi ci scrive, dove riversare i propri interessi, le cose che più ci piacciono, e quelle che detestiamo. Approfondire. Serve a confrontarci con noi stessi, uno sguardo speculare su quello che siamo, su quello che vorremmo essere. Per scoprire a volte che tutto ciò che detestiamo davvero fa sostanzialmente parte di noi, della nostra cultura, del nostro mondo, pur con tutti i suoi indubbi meriti: un minimo di benessere per tutti, la coesione (mai così in basso come in questo momento) e la sicurezza minima garantita a tutti, a differenza del passato e rispetto ad altre realtà.

 E anche per sfuggire alla logica del.."mi piace", perversa, noiosa e inconcludente dei social network.
Un post su Temujin perché è un personaggio che da sempre mi ha colpito e affascinato, tra i tanti, per motivi che spesso si fa fatica a comprendere. Magari è perché a scuola neanche ce li hanno mai nominati certi personaggi e li abbiamo poi scoperti per caso: un articolo di giornale, attraverso la storia di un paese, un documentario in tv, una trasmissione radiofonica..(bellissima quella su radio2, dedicata al nostro, venti puntate in forma di sceneggiato curate da Vito Bianchi). E si parla di clima, risorse, nomadismo,  di vivere a stretto contatto con gli animali e la natura,  piccoli gruppi familiari autonomi, sempre in bilico tra sopravvivenza ed estinzione.

E allora ecco che nel 2004 viene ritrovato in Mongolia un documento sensazionale. Scritto in lingua mongola e risalente al 1219, in uno stile e in un tono assolutamente inconfondibile da non lasciare dubbi: lo scritto è di Gengis Khan e le prove accumulate al riguardo hanno ormai superato il vaglio di storici e archeologi. Le prime tracce di scrittura in lingua mongola risalgono all'inizio del XIII secolo, quando Gengis Khan aveva ormai superato i quarant'anni, essendo nato nel 1167: aveva imparato quindi a scrivere, cosa che fino ad ora era sempre stata esclusa, e ora è dimostrato anche che la sua capacità di lettura era pari ai pochi mongoli letterati della sua epoca. Lo scritto, ritrovato dentro un libro di meditazione dedicato a un religioso taoista, è un editto in cui il grande condottiero ordina ai suoi ministri di compilare un manuale tratto dalle sue lezioni, aggiungendo poi che lo leggerà personalmente. Grazie a questa e ad altre scoperte il giudizio su Gengis Khan è ulteriormente rivisto e rivalutato. Nato da una famiglia di guerrieri Temujin riuscì a unire sotto il suo comando tutte le tribù nomadi mongole travolgendo la Cina, civiltà ben più antica e dilagando in tutta l'Asia islamica e occidentale, sgominando poi russi, turchi e persiani. Anche dopo la sua morte, la civiltà mongola si espanse irradiando la sua influenza in India, in Asia minore, fino all'Europa centro-orientale. In pratica, per estensione, il più grande impero mai esistito. Quindi Gengis Khan, letteralmente "Signore dell'Universo" sapeva leggere e scrivere e ora anche l'arte mongola viene rivalutata, dato che fino ad ora si pensava che la grandezza dell'impero fosse stata costruita sull'assimilazione delle culture dei popoli sottomessi e bisognosa di prestiti altrui, con oggetti e preziosi trasportati da questo popolo itinerante per lunghe distanze. Di là dal revisionismo, il nome di Gengis Khan è sinonimo di barbarie e spietatezza e l'unica superiorità che gli viene riconosciuta è quella militare. Un esercito potentissimo, una cavalleria leggera e molto rapida, sempre in movimento, con i cavalieri addestrati a cavalcare al contrario e a scoccare simultaneamente le frecce. Mentre la sua ferocia, secondo gli storici, era dovuta alla minaccia della siccità e della desertificazione cui erano sottoposte le tribù mongole nelle loro terre d'origine, quindi scaturita da una logica di mera sopravvivenza. Nel corso della storia Gengis Khan è stato omaggiato da molti personaggi illustri, Voltaire che gli dedicò una commedia, L'Orphelin de la Chine, sostenendo che egli fu conquistato dalla civiltà cinese fino a diventarne un ammiratore, mentre Mao, nella poesia Neve gli rende omaggio come grande guerriero descrivendolo però privo di cultura. Gengis Khan amava studiare i paesi conquistati e la storia degli imperi che l'avevano preceduto, ordinò la creazione del primo alfabeto mongolo, concesse nel 1200 la libertà di culto ai suoi sudditi e diffidava degli intellettuali, soprattutto cinesi, non per disprezzo verso la cultura, ma per il timore che la loro influenza potesse minare dall'interno il suo impero. Questa discriminazione rese impossibile la comunicazione con la popolazione cinese e porto al crollo delle dinastie mongole travolte da furiose rivolte contadine. Ironia della sorte, oggi sono i mongoli, ridotti a una minoranza debole e marginale, a doversi difendere da una "sinizzazione" galoppante, mentre Temujin conosce un rilancio in tutta l'Asia e quegli stessi cinesi che lo subirono otto secoli prima come tiranno oggi gli dedicano serie tv e kolossal cinematografici. Nonostante che nel corso dei secoli fossero state individuate almeno quattro località come presunte tombe, nel 2002 gli archeologi annunciarono il ritrovamento della vera tomba del grande Signore dell'Universo, a 330 km da Ulan Bator..









26/08/12

Il peggior inchiostro è sempre meglio della migliore memoria: i miei migliori Live

I migliori Live (parte seconda)

IL PEGGOR INCHIOSTRO E' SEMPRE MEGLIO DELLA MIGLIORE MEMORIA
(proverbio cinese)


Più un esercizio di memoria che vere e proprie recensioni dei concerti visti. Alcuni sono veramente troppo lontani, quindi ci sono ricordi..essenziali, altri più recenti e quindi più nitidi, altri ancora completamente sfuggiti (ma a questo c'è rimedio..).
L'elemento soggettivo della memoria credo sia importante, almeno quanto lo sia quello oggettivo, cioè l'importanza della memoria nella costituzione e nella costruzione dell'identità personale è altrettanto importante di quella collettiva, come la memoria di un popolo, di una comunità, di una nazione. Il non ricordare più niente di se stessi equivale quasi a una condanna a morte. La memoria ci consente di tener traccia del percorso da cui proveniamo, e che ci tiene ancorati al presente per poi proiettarci nel futuro.

A cosa serve la memoria? A ricordare, certo, ma più profondamente, serve a pensare, a riflettere, e più in generale, a conoscere. Platone, criticò la scrittura proprio perché stimolava la memoria esteriore a discapito della memoria interiore, mentre il proverbio cinese ci riporta all'importanza della memoria scritta, che assume un ruolo fondamentale, perché abbiamo l'impressione che perdendone anche un solo pezzo potremmo perdere parte della nostra identità. Come contro altare c'è che spesso abbiamo bisogno di dimenticare, episodi, fatti, accadimenti della nostra vita e il non poter dimenticare è una cosa terribile, un’identica condanna come quella di quanti non riescono più a ricordare niente. Inoltre bisogna andarci cauti perché la memoria non è infallibile e può causare guai seri, come nella testimonianza oculare in un processo per crimini commessi. Ecco perché tra la troppa memoria e la poca memoria c'è  il pensare, che significa appunto..ricordare ma non troppo.

NB: Non c'è un ordine cronologico, ho buttato giù così come la memoria mi suggeriva.



David Bowie

Lo Spider Mars Tour..per promuovere Never Let me Down, un disco mediocre, disconosciuto da Bowie stesso (..lasciai a Carlos Alomar e ai ragazzi il compito di finire e arrangiare l'album a N. Y, mentre me ne andavo in giro a rimorchiare ragazze..) Credo sia stato il tour più disastroso del Duca, con contestazioni a Milano, l'incidente di Firenze con la morte di un tecnico delle luci, una scenografia kitsch, (un enorme struttura a forma di ragno, lui che svolazzava per aria su di una giostra da luna park..), un gruppo di ballerini sconclusionati e..Peter Frampton alla chitarra, e a cui fu affidata Son of the Silent Age in una versione più che disastrosa. Arrivati allo stadio Flaminio, le premesse non erano per niente buone, c'era già tensione nell'aria, tanti erano senza biglietto e i primi tafferugli iniziarono quasi subito. Bowie rientrò in scena con un asciugamano bagnato sul volto: fuori lo stadio impazzava la battaglia, i fumi dei lacrimogeni invasero tutta l'area del concerto che continuò nonostante le molte interruzioni. Impiegammo più di un’ora per raggiungere poi l'auto, tra lacrimogeni ad altezza d'uomo, pestaggi di gruppo, caos e panico totale. Il tour fu ferocemente stroncato in Europa, mentre negli Usa, che di cattivo gusto ne sanno molto più di noi, andò meglio, tra recensioni entusiaste e sold-out.

Tutt'altro il Sound and Vision Tour, con tappa al Palaeur per due date consecutive. Senza fuochi d'artificio, raggi laser e ragni giganti a occupare il palco, con una band di solo quattro elementi, Erdal Kizilcay al basso, Rick Fox alle tastiere, il fido Michael Hodges alla batteria e un superlativo Adrian Belew alla chitarra. Bowie costruì uno spettacolo memorabile anche se essenziale e minimale. La scaletta fu costruita in gran parte attraverso precedenti sondaggi tra i fans, cosi da ripercorrere l'intera carriera non attraverso i successi commerciali ma assecondando le richieste, con brani che non venivano eseguiti ormai da molti anni. Tutto andò per il meglio, per uno dei migliori show mai visti nella capitale. (ps:comunque in questo caso sono proprio di parte, essendo Bowie il mio idolo dalla notte dei tempi).

Massive Attack

Una delle location più belle per un concerto, L'Arena Flegrea alla Mostra d'Oltremare di Napoli, sotto una luna piena spettacolare. Non un vero live dei Massive, piuttosto un set di Robert Del Naja, con Horace Andy come vocalist principale, che veniva a presentare il "suo" album 100th Windows. Daddy G entrò in scena solo per Karmacoma, quasi come guest star, dopo che la band aveva eseguito quasi per intero l'ultimo album. Anche se qualcuno ci rimase male, fu un grande spettacolo, con il megaschermo alle spalle del gruppo ricreato sul modello del sito multimediale dedicato a 100thWindows, una Future Proof iniziale a volume stratosferico con la chitarra elettrica che fece tremare la struttura..e una ragazza minuta al violino elettrico che fece sfaville. Pubblico delle grandi occasioni, sold out e non poteva essere che così: le origini partenopee di Robert e il suo amore per Napoli (e per il Napoli Football Club) hanno reso i Massive Attack il gruppo più amato in ambito alternative in città e in tutta la regione.

Al Roma Rock Festival, allestito presso l’ippodromo delle Capannelle, con il gruppo al gran completo e dieci mila fans e più ad accogliere la band dopo anni di assenza. Dal vivo suoni dei Massive Attack sono ancora più profondi. Ottimi musicisti, ti potevi concentrare su ogni singolo strumento, per un’acustica che rasentava la perfezione. Il dub prende il sopravvento, Mezzanine come riferimento principale, eseguito con un mix di dub, trip hop e rock che mandò in visibilio il pubblico.  Letteralmente osannato Horace Andy, in splendida forma, dalla colonna rasta della capitale, una delle più folte in Italia. Nessun problema, birra gelata, atmosfera di festa e un po’ d’invidia per le persone che avevano i posti migliori ai lati del palco..

The Fall

La verità: uno dei pochi concerti di cui ricordo ben poco. Al Brancaleone di Roma, una di quelle serate in cui magicamente ci si ritrova tutti, ma proprio tutti. Non poteva essere altrimenti, per assistere a un concerto dei Fall, che certo non si può definire uno show. Quello che ricordo è l'arrivo sul palco di Mark E. Smith, il volto invecchiato ed emaciato, scorbutico e distaccato come sempre, quasi accasciato sull'asta del microfono. E la band di quasi ragazzini che lo supportavano. Ricordo un bell’intro e il girone infernale che si scatenò tra noi, con una specie di roulette russa del bicchiere. Mi risvegliai la mattina dopo..incredulo.

  
Fleshtones

Ricordo invece di essermi divertito molto a quello dei Fleshtones, una bellissima serata estiva in giro per Napoli e più esattamente..per i bar di Napoli. Non eravamo in molti nel tenda a strisce e forse fu proprio questo a creare un’atmosfera intima e di festa. Non sono mai stato troppo un tipo da ballo o da pogo ma sfido chiunque a star fermo a uno spettacolo dei Fleshtones, con Peter Zaremba scatenato sulle note dell’organo farfisa e con il resto della band che sembrava davvero divertirsi. Nel lungo viale che ci riportava alla metro, fu tutta una sequenza di fischi e d’inviti da parte di prostitute e travestiti, i più simpatici e spiritosi, alcuni/e si offrivano gratis, ero..molto giovane, davvero un ragazzino.


P.G.R

Nella splendida cornice degli scavi di Ostia Antica. La serie di concerti per presentare l'omonimo disco, prodotto da Hector Zazou, scomparso poi nel 2008, spesso presente anche on stage. Avevo visto più volte Cccp e Csi, che consideravo (e considero) davvero delle formazioni innovative nel panorama italiano, allora veramente vivo, pieno di fermento, voglia di sperimentare; la collaborazione di Zazou non fece per niente bene sia al disco che ai relativi concerti, i suoi arrangiamenti world produssero solo noia e stanchezza, anche se il pubblico, composto per la grand parte dallo zoccolo duro ferrettiano non fischiò, limitandosi ad approvazione di routine. Ferretti, che aveva già manifestato i primi sintomi di squilibrio ai tempi dello scioglimento dei Csi, poco dopo entrò nella vastissima schiera dei pentiti, visto che i tempi erano ormai maturi, e andò perfino in televisione da Ferrara, poi da Chiambretti e ancora su Mtv, il capostipite dei voltagabbana per interesse, a dichiarare il suo amore per il berlusconismo e per il nuovo papa. Dal punk islam al vaticano per una delle giravolte più incredibili che la storia musicale e non ricordi. Non contento, vista l’indifferenza che ne segui, dopo un primo smarrimento dei tanti fans, dichiarò che era una fortuna che in Italia ci fosse la Lega. Visto com’è finita l'allegra combriccola di scrocconi, incompetenti e razzisti padani, direi che porta pure un po’ sfiga. Generosamente qualcuno andò sotto casa sua, limitandosi a una sintesi preziosa: dalle pere a..Pera, in riferimento al senatore Marcello Pera, ultra cattolico e un altra delle grandi teste pensanti che il berlusconismo riciclò e mise in campo, e uno dei nuovi idoli di Ferretti, mentre per le "pere", il riferimento è all'uso di eroina che il nostro eroe ha piu volte ammesso, poi rinnegato, poi di nuovo ammesso e cosi via. Dei concerti dei Cccp non parlo, davvero un'altra epoca. Rimando tutto a questa bella sintesi del 2 006 sul blog Leonardo. Comunque, massimo rispetto per Zamboni, Maroccolo (uno dei bassi più potenti mai ascoltati dal vivo) e gli altri componenti dei tre gruppi..




Michael Rother
 
Quasi da non crederci. Per quanti di noi, amanti della musica dal vivo, avevano sognato di poter vedere un live dei Neu! fu un’occasione imperdibile. Con solo quattro album pubblicati i due ex collaboratori dei Kraftwerk nei primi anni settanta, Michael Rother e Klaus Dinger, con i Neu! sono stati il fulcro del Krautrock, uno dei gruppi più avanguardistici, sperimentali e influenti non solo della musica elettronica ma di tutto il panorama rock. Da David Bowie ai P.i.l, dai Joy Division a Gary Newman a tutta la new wave e il post punk, tutti hanno tratto ispirazione e idee dal duo di Düsseldorf che dopo la rottura del sodalizio, tra scontri e incomprensioni, andarono a formare band separate, gli Harmonia per Rother e i L.A. Düsseldorf per Dinger. Forse proprio dopo la morte di quest'ultimo che Rother decide di proporre la musica dei Neu! in una serie di concerti in giro per il mondo, insieme al batterista dei Sonic Youth (fan accaniti dei Neu!) P. Shelley e il bassista Aaron Mullan, denominato Hallogallo da uno dei pezzi più famosi della band.  Cosi in una fresca serata d'ottobre attraversiamo come il solito tutta la tuscolana e arriviamo in anticipo al Circolo, già affollato e che si riempirà del tutto a inizio concerto. Rother semi-nascosto con la sua chitarra dietro mixer e computer, Shelley picchia duro sostenuto da Mullan, per settanta minuti senza fiato, ipnotici, con suoni che sembrano ripetitivi ma, per chi ama i Neu! e il kraut, ripetitive non sono. Nella scaletta manca qualcosa ma è tiratissima, con brani degli Harmonia (grandissima De Luxe) e un inedito, mi sembra. Un po’ di birra, il ritmo pulsante e potente di tre soli musicisti e un’acustica accettabile rendono bene l'idea di una serata "cosmica", da tanto attesa, troppo, e finalmente arrivata..

Nota di merito per..Jujuka: nonostante la birra e la bolgia non mi sviene tra le braccia, come al concerto dei God is an Astronaut e tutto va per il meglio.

Ian Gillan Band.

Forse..il mio primo vero live, poco tempo dopo aver acquistato Made in Japan dei Deep Purple, e fù davvero un impresa trovare i soldi per il biglietto, dato che i miei, visto la piega che stavo prendendo..chiusero il rubinetto. In un teatro tenda strapieno, sotto il palco ondeggiando all'unisono con la folta e la lunghissima capigliatura di Ian. Kids in delirio.

Alvin Lee.

Davvero tanti..ma tanti anni fà. Seduto tutto il tempo..ma che chitarra!

James Brown.

Autentiche prodezze sul palco, una macchina perfettamente in sincronia con il ritmo pulsante dell'orchestra. Nonostante l’età già avanzata, cantava, danzava, scattava e piroettava a velocità supersonica quasi a sfidare le leggi di gravità. Mister Dynamite pareva sempre sul punto di esplodere. Un post a parte meriterebbe le coriste, fasciate in vestiti fluorescenti, distraendo più di qualche spettatore..Sulla via del ritorno ci fermò una gazzella dei carabinieri, ma fu troppo anche per loro: eravano talmente stralunati che incasinammo cosi tanto la situazione, tra documenti che cadevano, caccia al libretto di circolazione, accuse tra di noi, che davanti a quello spettacolo decisero che dovevamo sparire.In fondo eravamo solo cinque ragazzi un pò allo sbando. E incensurati.

Eric Clapton

Il terribile viaggio verso Slowhand su di una Ford Escort bianca che sembrava reggersi con la colla fu compensato dall'ingresso gratuito al Palasport di Roma, grazie allo sfondamento dei cancelli da parte degli autonomi. Scavalcando mi bucai un piede e della conseguente infezione me ne accorsi solo due giorni dopo. Nonostante i casini Eric ci deliziò con più di due ore di musica mentre fuori ci aspettava la celere per vendicarsi..

Frank Zappa

Zappa a Napoli. foto di L. Capozzi
Il grande Frank e la sua ciurma allo stadio. Metà esibizione spalle alla curva dove eravamo assiepati, bacchetta in mano a dirigere precise geometrie sinfoniche da perfetto direttore d'orchestra; l'altra metà in un esplosivo esercizio di disumana maestria chitarristica. Incredibilmente alla fine venne sotto la curva osannante, strinse mani e conversò amabilmente con noi fan. "La nostra arte - amava ripetere e per nostra intendeva non solo i musicisti ma anche chi vi partecipa, cioè il pubblico - è speciale, in uno spazio negato ai sognatori". La sua scomparsa..una perdita immane, per tutta l’umanità.


Robert Plant

I pochi vigili urbani impazzirono, colonne di auto che come formiche impazzite non sapevano dove dirigersi e dove parcheggiare (zona largo lanciani, se ben ricordo) per un’esibizione molto penalizzata da uno dei più incredibili temporali estivi che la capitale ricordi. Nessuno rinunciò alla voce forse più popolare del rock anche se Plant, come aveva annunciato nelle interviste precedenti, concesse quasi niente dei vecchi Zeppelin.


Lou Reed

Anche Lou..allo stadio, che forse non era proprio la location adatta per un concerto che aveva bisogno di..intimità'. Acustica scarsa, una band poco affiatata e frettolosa per una delle delusioni più cocenti dopo anni d'attesa..

B.B.King

Ricordo una ressa incredibile, dovuta al fatto che il concerto era gratis. I lunghi gemiti acuti della sua chitarra blues mandarono in visibilio gente accorsa da angoli remoti e sperduti, gli occhi chiusi e il capo reclinato, il sudore che gli colava sul viso. Non si risparmiò di certo il chitarrista a cui Clapton e tanti chitarristi bianchi devono più di un ringraziamento. Esordi con .." il blues è la malattia di un vecchio cuore che duole"..

Ray Charles

Ho poco da ricordare se non un pubblico in giacca e cravatta e Martini con oliva, e la noia. Eravamo reduci dalla sua apparizione in The Blues Brother e le attese erano su quel genere di corda. Inoltre eravamo in quel periodo totalmente immersi in altri tipi di musica e stili di vita..Talmente tanta fu la noia che girammo le spalle poco dopo l'inizio e andammo via.

Litfiba

I primi Litfiba quando ancora si suonava nei..teatri tenda. Poco famosi, ancora con Magnelli e De Palma ricordo che fui io a trascinare gli altri, scettici,  a sentirli, una grande performance tra musica e teatro per pochi intimi, . Da lì a poco spiccarono il volo..Mai più visti.

Diaframma

Loro suonarono in un vero e proprio teatro. Devo ammettere di non essere mai stato un loro grande estimatore e la serata si rivelò un fiasco totale, con Federico Fiumani che iniziò a scagliarsi contro il pubblico perché' a suo dire, eravamo fermi e non ballavamo. Cosa c’è da ballare con la musica dei Diaframma ancora lo chiediamo, mentre ancora ricordiamo l'iniziale indifferenza e, dopo la sparata di Fiumani, la confusione, gli insulti e il tentativo di una parte del pubblico di salire sul palco. Un disastro di serata..insomma.

De Novo

In quel periodo li inseguivo e con me un piccolo gruppo di accaniti fans..I De Novo da Catania rappresentavano tutto il meglio della nuova ondata italiana, la musica tra il pop e gli Xtc e i testi in cui potevi facilmente immedesimarti. E dal vivo sapevano suonare. Disponibili e allegri con i ragazzi era strano trovare ai loro concerti gruppi di dark estremi. Mentre raggiungevamo il posto, da un cavalcavia una lattina di coca cola piena d'acqua atterrò sul parabrezza della macchina, fortunatamente senza conseguenze..

Vasco

Anni 80, stadio Cava de Tirreni. Con Massimo Riva e Salieri come primo chitarrista, fu un evento surreale: allo stadio, sul prato, con i carabinieri tra la folla a caccia di stupefacenti e con Vasco dal palco che li prendeva per il culo. E poi tutti a cantare.."Siamo solo noi..siamo solo noi.."

The Clash

Quelli di Cut the Crap, quindi con solo Joe Strummer e Paul Simonon della formazione originale. Non fu male comunque, la band suonò solo alcuni brani dell'album, che a posteriori non fà poi tanto  schifo come fu detto, con un grande singolo come This is England cantato da tutto lo stadio  e proponendo furbamente il vecchio repertorio con buona energia. La fotografia che mi rimane è di tanti ragazzi sdraiati per terra che vomitavano, gente stravolta, allucinata..




Avion Travel

Due volte e non ci crederete, la prima per un festival dell’Unità da noi organizzato e dedicato a band emergenti italiane, gli Avion Travel fecero il loro debutto come gruppo..ska! Con Pepe Servillo in tenuta da clown che incitava a comprare un loro singolo e fargli pubblicità.

Nina Hagen

Teatro tenda..ma che divertimento. Che concerto! Tutta la carica e l'energia del punk e una band di cinque elementi potentissima e coinvolgente, lontani anni luce dall'atteggiamento da rock star un po' snob di tanti musicisti. Una sezione ritmica di basso e batteria a volume altissimo che faceva tremare tutto e tutti, le luci di scene cambiavano di colore in continuazione, tra gli spogliarelli di Nina, il cambio di parrucche, dando l'impressione di un concerto punk ai tempi della decadente Weimar.Ricordo il giorno dopo che anche i giornali non prettamente musicali intitolarono: "Terremoto a Napoli, Nina Hagen"..Che tempi.


Killing Joke

Chiamati dal comune di Mugnano per la..festa patronale!. Nella piazza del paese invasa da punkettoni e dark da ogni dove davanti ai paesani..esterrefatti. La band aveva al seguito un nutrito gruppo di supporto, pezzi di marcantoni borchiati dalla testa ai piedi con cui familiarizzammo subito. Sotto il palco pero, il pogo sfociò quasi in rissa con la complicità dell'alcol, giacché gli italici non volevano essere da meno. Consapevole del mio fisico non proprio imponente, nelle retrovie a godermi un live potente quanto strano e inusuale. Dopo qualche giorno, in quello che è stata la piazza e  il palco più improbabile per un concerto punk, si esibirono i Virgin Prunes di Gavin Friday, altro gruppo dark allora molto in voga

Sister of Mercy

Ero proprio sotto il palco, avvolto dal fumo bianco di scena, uno sparuto gruppo di deficienti non si sa il perché', iniziarono a sputare su Patricia Morrison, appena arrivata dai Gun Club, poi nei Damned per un breve periodo e attuale compagna di sua maestà Dave Vanian. Alta, statuaria, tutta vestita di nero, i lunghi capelli corvini. Patricia non resse a questo stupidissimo affronto e minacciò di fermarsi.. La madre degli stolti è perennemente incinta..

Sting

Per il tour promozionale di The Dream of Blue Turtles, subito dopo lo scioccante scioglimento dei Police. Sting era ancora un musicista all'avanguardia, sperimentale, e impegnato in temi sociali come la guerra, la schiavitù, il razzismo, lo sfruttamento dei bambini che ce lo rendevano più che simpatico. Una band di musicisti jazz stratosferici, con un  Wynton Marsalis strepitoso, che riformularono il repertorio del pungiglione in salsa reggae. Impianto perfetto, suono limpido, ogni nota al suo posto, più di due ore di musica e tutti a ballare. Poco dopo il nostro si trasformerà in un cantante da riunioni aziendali.A quel concerto, una delle mie cugine preferite conobbe il suo futuro marito.(sic!)

 
Wire

Tour di Send. Quando attaccarono nemmeno sembravano i Wire. Erano belli gasati per un live-act che lasciò poco all'elettronica, in pratica poco meno di due ore di autentico furore punk, a tutta velocità. Al bassista in versione mastrolindo super muscoloso il compito di fronteggiare e aizzare le prime file. L'Init Club è un locale piccolo, una bolgia infernale e sudore a litri


Siff Little Finger

Uno dei gruppi di..formazione. Chi è che non possiede Infiammable Material? Ringalluzziti da attestazioni di stima, provenienti da una miriade di nuove band e da un pezzo da novanta come Bono degli U2, Jack Burns si accompagna con nuovi giovani musicisti ma la carica e la voglia di suonare resta intatta. Una bella serata davvero, con un pubblico vario che va dai sedicenni fino ai cinquanta, che è anche l’età' di Burns. Si rivede anche qualche cresta colorata, ci sono quasi tutte le hit storiche incredibilmente cantate a memoria da buona parte dell'audience, con l'immancabile, sempiterna Alternative Ulster a chiusura. Dejà Vu che fa bene all'anima..

Rob Galliano

All'Avana Club alla fine dei '90, non so davvero quanti dei presenti conoscessero il gruppo. La parte maggioritaria era li pensando a una serata a tema caraibico e salsera. Ma io ho amato la musica di Galliano dal primo album, In Pursuit of the 13th Note..e con lui mi sono avvicinato al cosiddetto acid jazz. Nonostante il pubblico fu un buon concerto, Rob con il fedele Mick Talbot alle tastiere fece del suo meglio, anche se lo..spaesamento era evidente. Come si può intuire dal nome del locale..serata altamente alcolica. Nota curiosa: notai Edoardo Bennato defilato tra il pubblico, le mani in tasca e un espressione quasi disgustata. Dopo pochi minuti dall'inizio girò i tacchi e se ne andò. Bah..

Subsonica

Perché' andai a vederli?? Mi piaceva un pò il primo album, per il resto..mah.

Alma Megretta

Visti più di una volta prima dello scioglimento, sicuramente il combo di Raiz dava il meglio nelle esibizioni  live, con gli arrangiamenti dub che prendono il sopravvento. Una delle migliori formazioni italiane, apprezzate all'estero, molto amata dai Massive Attack, (in assoluto una delle mie band preferite) fino alla decisione di Raiz di intraprendere la carriera (totalmente anonima e fallimentare) solista, scoprirsi ebreo ed ergersi a difensore ultra ortodosso di Israele, con dichiarazioni a dir poco farneticanti (Israele è sotto assedio..!)

Black Angels

Psychofesta..Altro sold-out per uno dei nuovi gruppi più apprezzati quì nella capitale, di cui posseggo tutta la discografia e che consiglio caldamente. Preceduti da un gruppo di cui assolutamente non ricordo il nome ma di una simpatia disarmante (feci quattro chiacchiere con il chitarrista ..) entrarono in scena con Bad Vibration: avevo preparato una mia scaletta personale, e fortunatamente ci andai molto vicino: Entrance Song, The Sniper, Young men Dead..eseguite con continui scambi di strumenti tra i componenti della band texana. mi è dispiaciuto per Boat Song, ma tant'è. Con una batterista degna di Mo Tucker dei Velvet ma molto più bella, credo che il locale non abbia dato giustizia alla psichedelia dei Black Angels, troppo piccolo, un acustica che non permetteva ai suoni distorti e potenti di espandersi. Un paio di volte uscimmo per una boccata d'aria, e solo grazie a questo che viene assegnata a  Jujuka un altra nota di merito, sopravvissuta senza perdere i sensi alla calca urlante e danzante.Peccato che Roma non disponga di locali veramente appropriati per la musica rock, ma come dice il vecchio proverbio..meglio di niente.

Ivan Graziani

Andai perché'.. non avevo niente da fare. Mi aspettavo un live cantautorale, di routine, tremavo pensando a quando avrei ascoltato le prime note di Lugano Addio. Tutti i timori furono spazzati via subito. Ho visto rari concerti di musicisti italiani come quello che ci offri Ivan: rock'n'roll puro, veloce, allegro, coinvolgente, con tutto il repertorio riadattato da una band coesa e affiatata. E lui era anche un ottimo chitarrista.


Laurel Aitken
Il grande padrino dello Ska si esibì alla fine dei novanta in un locale di Fiumicino, supportato dai Radici del Cemento, cult band reggae laziale (proprio di Fiumicino la gran parte degli elementi, vista molte volte dal vivo nella capitale). Ancora tanta energia, voce potente e una carrellata di grandi classici. Pubblico incompetente e serata non brillante con fastidiosi pischelli continuamente in cerca di qualcosa da fumare..


The Damned (vedi post)

The Animals (vedi post)


SimpleMinds (vedi post) 

Sad Lovers And Giants (vedi post)

Linton Kwesi Johnson (vedi post)



Ai Rolling Stones, U2, David Sylvian verranno dedicati post a parte nel prossimo futuro.


Mentre  QUI  alcuni dei biglietti che sono riuscito a salvare dalla mia incuria.

Ps. Ad oggi,  non frequento molto le esibizioni dal vivo, solo qualche gruppo nuovo che mi piace davvero e qualche reunion di vecchie glorie di passaggio. I motivi: c'è poca roba nuova sulle scene che valga la pena, un pò di agorafobia (mai più concerti negli stadi), locali e club non all'altezza, troppi idioti in giro che non c'entrano niente con la musica, impegni di lavoro,  stanchezza. Ma devo ammettere che mi sono bastati quelli che ho visto.











   

 

21/08/12

Buskers: dalla strada alle stelle

“L’arte di strada ha le sue origini nel Medioevo e nel Rinascimento, quando i “bascheri” arrivavano nelle comunità destando stupore e meraviglia agli occhi ignari di popolazioni composte in prevalenza di pastori e contadini, con una miscela di musica, teatro e arte di strada. Giocolieri, musici, acrobati, menestrelli e burattinai si intrecciavano in percorsi che permettevano di incontrarsi e di confrontare i diversi modi di sperimentare la musica, la poesia e il teatro."

Tanti sono i festival Buskers in giro per il mondo, e uno dei più importanti si tiene qui in Italia: il Ferrara Buskers Festival, con i suoi 800.000 spettatori, è forse la più grande manifestazione al mondo dedicata all’arte di strada. Nasce nel 1988 con l’intento di valorizzare la figura del musicista di strada e per far conoscere una città ricca di storia e fascino, obiettivi pienamente raggiunti.Anche nel Lazio, a Carpineto romano non lontano dalla capitale si svolge un festival Buskers e che proprio quest'anno compie 25 anni

Perche' l'arte, la musica e il rock in particolare, appartiene alla strada. Nelle piazze, nelle feste di paese cantastorie girovaghi contribuivano alla creazione e alla diffusione di miti e leggende e dopo cosi tanto tempo le strade sono ancora teatro e palcoscenico per future stelle della musica o semplicemente per chi vuole farsi ascoltare, per gioco e divertimento. Tanti musicisti oggi famosi hanno iniziato come buskers.

Chi l'avrebbe mai detto che Syd Barret, genio folle e membro fondatore dei Pink Floyd si avventuro' giovanissimo, in compagnia di quello che sara' poi il suo sostituto David Gilmoure, in autostop in giro per l'Europa (e in Francia soprattutto), pagando le spese suonando nelle strade un repertorio basato in gran parte sulle canzoni dei Beatles. Avventura che li porto' brevemente anche in carcere, a S.Tropez.

Damien Rice, cantautore irlandese prima di raggiungere il successo si esibiva come artista di strada in Europa, fino alla scoperta di un suo lontano parente, produttore discografico che gli permise di registrare le  canzoni che compariranno nel primo fortunato album, O.
"Ho imparato che stavo meglio senza soldi, non avendo denaro ero costretto a suonare nelle strade, scoprendo che vivere al limite rende la vita piu' appassionante", ha dichiarato.

Tracy Chapman viaggio' da Cleaveland a Boston, per studiare al college e qui, nei viali dell'universita' e nei caffe' della zona, le sue canzoni gia' all'epoca con testi impegnati e struggenti, su melodie semplici e scarne, vennero notate dal solito dirigente di una casa discografica (la Sbk) su segnalazione di altri studenti, che la porto' alla più famosa Elektra. Nel 88 il disco d'esordio che raggiunse le dieci milioni di copie vendute anche grazie alla fortuita apparizione (come tappabuchi) nel concerto celebrativo in mondo visione per i 70 anni di Nelson Mandela. Che ..culo, direbbe qualcuno.

I Pogues di Shaw MacGowan, band alcolica folk punk britannica con stretti legami con l'Irlanda iniziarono nei primi anni ottanta per le fredde strade di Londra. Decisero poi di provare al Covent Garden, prestigiosa location dove pero' bisognava sottoporsi ad una audizione preventiva, una selezione con molti altri artisti dove furono severamente bocciati. Tutti sanno come e' proseguita poi la carriera dei Pogues sui palchi di mezzo mondo.

I Violet Femmes, band alternativa e di culto di Milwaukee, amavano esibirsi soprattutto davanti a bar e locali. Una sera davanti ad uno di questi che ospitava i Pretenders, gruppo allora famosissimo, il loro live impressiono' cosi tanto Chrissie Hynde che la leader dei Pretenders li volle sul palco come gruppo d'apertura del concerto: dopo un accoglienza non proprio affettuosa (bordate di fischi, urla e schiamazzi) l'esibizione prosegui e fini tra gli applausi. Dal marciapiedi ai riflettori in un sol giorno i Violent Femmes pubblicarono il loro primo album che vendette più di un milione di copie negli Usa senza essere mai stato nei primi cento dischi della classifica di Bilboard.

Rodrigo e Gabriela
In Messico militavano in una band trash metal (!). Scoraggiati dal poco riscontro e dagli scarsi risultati commerciali, chitarre classiche in spalla partirono per l'Europa, suonando sotto le metropolitane, nelle piazze, nei vicoli, sulle spiagge, con un repertorio acustico di cover che andavano dai Led Zeppelin (Starway to heaven) a Paco de Lucia e Metallica. Scegliendo infine Dublino come loro citta' adottiva, la loro fama si estese per tutto il continente e ad oggi hanno cinque album al loro attivo.

Dopo nove anni di gavetta gli alti papaveri della RAI decisero che Edoardo Bennato non era per niente..radiofonico. Deluso ma non scoraggiato il menestrello partenopeo si piazzo' davanti al Vanni, uno dei bar più famosi della capitale e accompagnato dalla chitarra e dalla sua fida armonica a bocca inizio' a suonare, fino a quando due talent scout del settimanale Ciao 2001 gli proposero di partecipare al festival di Civitanova Marche..E da li tutto inizio'.

PER GIOCO

Davanti alla stazione di Glasgow nel 1976, staziona un uomo che sembra un cacciatore di scoiattoli e suona la chitarra. Sembra uno dei tanti finché un gruppo di ragazzi lo riconosce: e' Neil Young, che con i suoi Crazy Horses sfornava in quegli anni album di successo a ripetizione. L'esibizione viene filmata da cineasti amatoriali, che poi seguirono il rocker con la sua band per tutta la giornata.
"Fatti come cocuzze, completamente fuori di testa incendiarono la hall dell'hotel Albany"..ricordarono poi.

Paul McCartney nel '84 decise di inserire una sua performance di strada in un film allora in preparazione: davanti ad una fermata della metro di Londra, camuffato si mise a strimpellare Yesterday, raccogliendo anche qualche moneta e senza essere minimamente riconosciuto dai frettolosi e infreddoliti londinesi di passaggio.

Le esibizioni on the road di Bruce Springsteen non si contano: per gioco, per dare una mano a qualche musicista amico, per incoraggiare band emergenti. Anche qui in Italia si ricordano sue esibizioni in piazza di Spagna a Roma nel '88, ancora a Napoli nel '97 (su YouTube). A Copenaghen chiese addirittura ai passanti se avevano richieste per il repertorio che stava eseguendo.

Bono degli U2 si cimenta ogni anno nella sua Dublino alla vigilia di Natale e il denaro raccolto va in beneficenza. Un anno un poliziotto non riconobbe la star e tento' di fermare l'esibizione.

I PADRI

Woody Guthrie si mise in viaggio durante la depressione in America in cerca di una vita migliore insieme alle migliaia di agricoltori e contadini ridotti alla fame. Con la sua chitarra, sui treni, nei bar, per le polverose strade degli States cantava delle ingiustizie, dei sogni e del riscatto dei disoccupati e dei diseredati.Da li nacque una leggenda della musica.

Ma forse i veri padri dei buskers sono i bluesman come Willie Johnson: gli "hobo" suonavano negli angoli delle strade del sud, nei saloon e gettarono le basi per quello che sarebbe diventato il rock'n'roll..

(da un idea di Guido Mariani)



 

10/08/12

Today, no ices: carrots







Andalusia: Spesa Proletaria



Il governo chiede l'arresto dei sindacalisti che hanno guidato la spesa proletaria in due città dell’Andalusia, dove i braccianti che stanno occupando le terre sono passati all’azione.

Ultim'ora. Il ministro spagnolo degli Interni, Jorge Fernandez Diaz, ha annunciato che e' stato ordinato l'arresto dei sindacalisti coinvolti ieri in un'azione di 'spesa proletaria' per protestare contro il carovita. Centinaia di sindacalisti e braccianti agricoli sono entrati ieri in due supermercati di Arcos de la Frontera ed Ecija in Andalusia e si sono portati via 30 carrelli di spesa non pagata. I supermercati hanno la loro parte di responsabilita' nella crisi economica, ha affermato il sindaco di Marinelada ed esponente di Izquierda Unita, Juan Manuel Sanchez Gordillo, che ha partecipato alla protesta. Uno dei due supermercati ha deciso di regalare ai manifestanti i 12 carrelli di beni sottratti, ma l'altro ha sporto denuncia

Sono usciti dai supermercati della catena Mercadona con i carrelli pieni di pane, pasta, biscotti, olio, latte e sono andati poi a rifornire le mense sociali di alcuni paesini dell'Andalusia, una delle regioni più povere della Spagna e con un tasso di disoccupazione che sfiora il 40%.
Gli attivisti erano guidati da Juan Manuel Sanchez Gordillo, deputato locale di Izquierda Unida e sindaco del villaggio di Marinaleda (tra Siviglia e Cordoba) ed hanno agito in due supermercati di Ecija e Arcos de la Frontera.
Il blitz ha suscitato scalpore e i grandi partiti politici, a destra come a sinistra, hanno denunciato un comportamento fuorilegge. La catena di supermercati Mercadona, oggetto del blitz, ha sporto denuncia e il ministero degli Interni ha spiccato un mandato d'arresto contro i membri del gruppo che ha effettuato l’azione di protesta.
I protagonisti sono per lo più braccianti agricoli della zona, e sono tranquillamente tornati alle loro tende, in quanto stanno occupando da oltre due settimane una grande proprietà agricola nel mezzo della campagna andalusa, Las Turquillas, ad est di Siviglia. I braccianti occupano da 16 giorni questo terreno di 1.200 ettari, proprietà del ministero della Difesa, per reclamare una ripartizione più equa delle terre di questa regione del sud della Spagna.
"Tutto quello che abbiamo fatto è stato requisire del cibo per portarlo nelle mense sociali", ha spiegato José Caballero, responsabile del Sindacato Operai del Campo (Soc), che partecipa
all'occupazione. "Se questo è un reato, che ci arrestino tutti allora, senza problemi, noi siamo qua. Crediamo piuttosto che illegale e disumano sia obbligare la gente a rovistare nei secchi per cercare da mangiare". Una giustizia che indica una diversa legalità.

Contropiano.org


09/08/12

El Nido

E' stato Michelangelo Cocco a portare nel nostro paese la storia de El Nido. E si parla ancora di Cina e di Pechino in particolare. Se arrivate nella metropoli asiatica, allungatevi nella parte vecchia, in un vicoletto a due passi dal Tempio di Confucio,  troverete uno dei ritrovi più improvvisati e accoglienti della capitale cinese. El Nido è un localetto di venti metri quadrati, dove si servono più di 170 tipi di birre, rosse, chiare, stout, gestito da Li Shuai, 24 anni, lavoratore migrante proveniente da Baoding ex commesso di supermercati e ex operaio nei mercati di frutta. In una Pechino invasa dal consumismo e dai nuovi ricchi, bulli e violenti  che scorrazzano in costosissime automobili nella nuova movida notturna, e dove tutto si misura ormai in denaro, El nido è una scommessa contro tutto questo. Arredato con panche stile birreria tedesca, tappezzato da locandine, vecchi manifesti e da graffiti sui muri, frequentato da studenti stranieri e alternativi della città il locale resta aperto fino a notte fonda, non si parlano lingue straniere per attirare clienti e turisti  e in alternativa, sono i prezzi bassi la miglior pubblicità.  Quando ha iniziato, Li sceglieva le birre saggiando quelle in vendita nei supermercati, poi ha consultato la rete per informarsi e specializzarsi, e oggi è uno dei più contesi nel settore degli importatori. El Nido ci interessa e ci piace particolarmente perché è il locale dove il..punk è la musica di sottofondo e i Ramones, il gruppo preferito dai frequentatori, martella in continuazione questa strana,  microscopica oasi pop, in una delle città più popolose del mondo. Li Shuai è calmo e permeato dalla tipica saggezza tutta orientale: afferma di essere felice, vive con una ragazza,  non soffre il freddo d'inverno nè il caldo d'estate: la sua filosofia è che  nella vita bisogna trovare il proprio equilibrio, tra riposo e lavoro, altrimenti.. è una follia. Certo lui è stato fortunato, in una città dove ancora gli immigrati, seppur cinesi, non sono visti di buon occhio e sono spesso discriminati. Una legge imposta da Mao nel '58 e ancora in vigore, per limitare gli spostamenti dalle campagne alle città, prevede l'obbligo di registrarsi come residente urbano o rurale, il permesso per una determinata città o villaggio dà diritto  a usufruire soltanto lì dei servizi essenziali, quasi gratis, con il risultato che milioni di migranti che da anni vi lavorano e pagano le tasse, nelle metropoli vengono trattati come cittadini di serie B.
"Lo sai che la vita esige il suo tributo e l'istinto viscerale del poeta è quello di cercare la propria vera anima/Così maledettamente tanta confusione davanti ai miei occhi/ Ma niente sembra riuscire a programmarmi e ancora sopravvivo", urlano i Ramones.
Auguri..Li





07/08/12

William Gibson: piccolo glossario Cyberpunk

William Gibson

Immaginario Cyber






Cyberspazio/Interfaccia 1984

Uno spirito Ianciato lungo canyon digitali: ecco I'interfaccia neurale tra uomo e rete per raggiungere le informazioni che si nascondono nel cyberspazio. Le contromisure elettroniche si chiamano ICE e trattano l’intruso come un virus... Non sei più un nerd, sei un hacker, un cowboy dell’ interfaccia.

RIFERIMENTO: Neuromante



Retrofuturo 1981

L'utopia fa irruzione: citta multistrato attraversate da autostrade sospese,dirigibiIi ancorati a palazzi dorati che svettano verso il cielo, in una meraviglia che non conosce tristezza.

RIFERIMENTO: Il continuum di Gernsback



Àidoru 1996

E' possibile innamorarsi di un intelligenza artificiale? Rei Torei è un “aridoru", una cantante pop giapponese, ma programmata per compiacere e interagire con i gusti di qualsiasi interlocutore. E’ il prototipo di un essere perfetto: l'accesso al suo corpo virtuale dà dipendenza.

RIFERIMENTO: Aidoru



Meme 2003

Un passaparola efficace che fa credere che l’informazione sia segreta. Ma per sopravvivere il messaggio deve trasformarsi, viaggiare in una forma che sara diversa da quella originaria (ma le divinità dell'informazione l'hanno prevista così sin dall'inizio).

RIFERIMENTO: L'accademia dei sogni



Realm aumentata 2003

E una precisa ricostruzione dello spazio in caselle i| quattro metri quadrati. I due protagonisti narrativi di questa corrente sono Bobby Chombo e Alberto Corrales. Ma l'arte locativa esiste davvero e altro non è che la realtà aumentata degli smartphone, dove l’arricchimento della percezione sensoriale attraverso informazioni elettroniche ci colloca in un universo parallelo.

RIFERIMENTO: Guerreros. Zero History



Brand segreto 2007

Magari ha tutto inizio con sarti vintage nipponici che riproducono vecchi capi per appassionati. E forse è da questo circuito per collezionisti che nascono i brand segreti, che fanno sentire chi l’ acquista un privilegiato.

RIFERIMENTO: L’accademia dei sogni. Zero History



02/08/12

Retromania: è confermato

Il sorpasso negli Usa è avvenuto in questi ultimi sei mesi: gli album del catalogo superano il 50% delle vendite. E in Italia la proporzione è ancora più clamorosa: i dischi vecchi occupano ormai il 65% del mercato globale



I vecchi dischi di Pink Floyd e Beatles fanno di più e meglio, quanto a vendite, dei nuovi album di Kasabian e Coldplay. Del tutto annichiliti, nel confronto, gli artisti al debutto, i cui dischi sembrano aver perso completamente di fascino, come colti da improvvisa svalutazione.
Che sia un segno evidente della crisi di creatività, o il dato più tangibile della rivoluzione nei consumi musicali da parte delle nuove generazioni, il sorpasso certificato dalla Nielsen è comunque epocale: per la prima volta, nel mercato americano, le vendite degli album di catalogo ripubblicati in cd, vinile e download hanno superato quest'anno le vendite totalizzate dalle nuove pubblicazioni, 51 contro 49 per cento.

Un braccio di ferro iniziato nel 2002, quando il catalogo rappresentava solo il 38 per cento delle vendite, e risoltosi in dieci anni a favore del titolo ripubblicato a danno del nuovo, al grido di "disco vecchio fa buon brodo".
La tendenza era evidente da tempo e in tanti aspettavano al varco la notizia del sorpasso, che inesorabile è arrivata in questo scorcio d'estate.

Confermata da Gfk, l'istituto di ricerca di cui si avvale la Fimi (la Federazione dei discografici italiani), la tendenza riguarda anche l'Italia, dove il dato è ancora più evidente: nel primo semestre del 2012 il catalogo ha raccolto il 65 per cento delle vendite, mentre i nuovi album solo il 35 per cento. Lo scorso anno, nello stesso periodo, il catalogo era al 62,8 per cento, il nuovo al 37,2. E a rappresentare in modo plastico la contrazione del mercato, c'è il dato che riguarda il peso effettivo della classifica: i dischi presenti nelle prime cento posizioni rappresentano solo il 27,5 per cento delle vendite.

Il mercato si è dunque polverizzato e in questa nuvola nucleare le case discografiche fanno valere, sul tavolo traballante del mercato, le loro carte migliori: cofanetti dei Pink Floyd, box set dei Beatles, e dove si può si lega la riedizione di un album al prossimo tour, meglio se caratterizzato da una reunion. Nella classifica italiana che riunisce le top 100 dei primi sei mesi del 2012 ci sono quattro album dal catalogo dei Pink Floyd, quattro di Lucio Dalla, due di Whitney Houston, i due vecchi album di Amy Winehouse.

Al di là di uscite per morti recenti o anniversari, il catalogo consente ampi margini di guadagno e poche spese, così ogni etichetta multinazionale orienta le uscite sul proprio punto di forza: la Emi, che dispone del più ampio catalogo di musica elettronica, sta per pubblicare Electrospective, una collana di 200 album, dai Tangerine Dream ai Kraftwerk fino a Deadmau5, e un doppio cd che raccoglie esempi di musica elettronica dal 1958 a oggi.

Per Andrea Rosi, presidente e ad di Sony music, la multinazionale che possiede 50 anni di repertorio italiano, da Battisti a De André, da Dalla a Baglioni e al Banco, il dato pubblicato da Gfk "è parziale, perché il mercato nella seconda parte dell'anno, specialmente a ridosso del Natale, premia sempre il nuovo. Però la tendenza è evidente" conclude Rosi "e si spiega con l'aiuto che le nuove tecnologie forniscono al mercato digitale e per la reperibilità del fisico: con l'acquisto via computer i prezzi si fanno più competitivi e si alza l'età degli acquirenti".

E i LITFIBA incensano gli anni '80..

«Cambiare canzoni ogni sera è molto stimolante - spiega Pelù - ci stiamo divertendo molto con questo esperimento, che facciamo per la prima volta, e si diverte anche il pubblico con noi. Fra le tante canzoni che non abbiamo suonato quest’inverno e che invece saranno presenti nella scaletta di stasera c’è un momento importante, nel primo bis, che è quello dedicato alla Trilogia del potere degli anni ottanta (gli album Desaparecido, 17 Re e Litfiba 3, ndr)».

A trent’anni dall’uscita del primo Ep e dopo una storia di cambiamenti, separazioni, carriere soliste, la band fiorentina ha ripreso con decisione il suo posto sui palchi e nei cuori dei fans. Gli anni ottanta sono lontani, ma l’energia che allora si sprigionò nella scena musicale italiana dimostra di essere ancora viva e scalciante nella misura in cui non si avvolge nella spirale della nostalgia sterile. A Firenze la band ha suonato ad inizio giugno in una formazione che comprendeva due ex storici come il bassista Gianni Maroccolo e il tastierista Antonio Aiazzi (oltre al batterista Daniele Trambusti e al chitarrista Federico Poggipollini, collaboratori di pregio in alcuni periodi). Un flashback emozionante per i fans della prima ora, ma anche per loro come conferma Pelù: «L’incontro è stato molto emozionante sin dalle prove, poi, quando siamo saliti sul palco, è partita la vecchia magìa dei Litfiba anni ’80, una bellissima sensazione». Destinata a ripetersi? Magari anche su disco? «La vita è lunga e le occasioni infinite. Prima o poi ci piacerebbe fare qualcosa insieme a loro, anche di più strutturato».

In fondo i tanto bistrattati anni ottanta, musicalmente hanno prodotto moltissime cose buone, siete d’accordo? «Assolutamente - conferma Ghigo - sono stati un momento creativo straordinario e irripetibile». «Verissimo - incalza Piero - lo spirito, la società, la voglia di far bene di quegli anni, oggi non puoi ritrovarli perché il mondo è cambiato completamente e non sarebbe neanche giusto cadere nella nostalgia. Ma noi suoniamo ancora quelle canzoni perché sono belle e anche per il gusto di riappropriarci completamente di tutto il nostro repertorio, che ammonta a quasi 180 canzoni. Qualcuno ogni tanto ci dice “negli ’80 eravate più selvaggi”, ma allora suonavamo un’ora e mezza al massimo, anche perché avevamo meno pezzi, oltre che meno anni. Comunque in tour ne portiamo una quarantina, fra le quali scegliamo ogni sera le 25-26 che suoneremo e devo dire che per il tipo di spettacolo che facciamo noi, potente, dinamico, anche fisico, sono tante».

Uno sforzo molto apprezzato dal pubblico che ha affollato tutte le date del tour nonostante la crisi che non ha risparmiato neanche l’ambito della musica dal vivo. «Questa crisi - ci dice Piero - ha dimensioni tali che esserne immuni è veramente impossibile, ma aldilà delle affluenze, soddisfacenti considerato il periodo storico, siamo molto contenti di quello che stiamo suonando sul palco e della risposta del nostro pubblico».

Mix e Cut-Up da laRepubblica.it e Unità.it