Il sorpasso negli Usa è avvenuto in questi ultimi sei mesi: gli album del catalogo superano il 50% delle vendite. E in Italia la proporzione è ancora più clamorosa: i dischi vecchi occupano ormai il 65% del mercato globale
I vecchi dischi di Pink Floyd e
Beatles fanno di più e meglio, quanto a vendite, dei nuovi album di
Kasabian e Coldplay. Del tutto annichiliti, nel confronto, gli artisti
al debutto, i cui dischi sembrano aver perso completamente di fascino,
come colti da improvvisa svalutazione.
Che sia un segno evidente
della crisi di creatività, o il dato più tangibile della rivoluzione
nei consumi musicali da parte delle nuove generazioni, il sorpasso
certificato dalla Nielsen è comunque epocale: per la prima volta, nel
mercato americano, le vendite degli album di catalogo ripubblicati in
cd, vinile e download hanno superato quest'anno le vendite totalizzate
dalle nuove pubblicazioni, 51 contro 49 per cento.
Un braccio di
ferro iniziato nel 2002, quando il catalogo rappresentava solo il 38
per cento delle vendite, e risoltosi in dieci anni a favore del titolo
ripubblicato a danno del nuovo, al grido di "disco vecchio fa buon
brodo".
La tendenza era evidente da tempo e in tanti aspettavano al
varco la notizia del sorpasso, che inesorabile è arrivata in questo
scorcio d'estate.
Confermata da Gfk, l'istituto di ricerca di
cui si avvale la Fimi (la Federazione dei discografici italiani), la
tendenza riguarda anche l'Italia, dove il dato è ancora più evidente:
nel primo semestre del 2012 il catalogo ha raccolto il 65 per cento
delle vendite, mentre i nuovi album solo il 35 per cento. Lo scorso
anno, nello stesso periodo, il catalogo era al 62,8 per cento, il nuovo
al 37,2. E a rappresentare in modo plastico la contrazione del
mercato, c'è il dato che riguarda il peso effettivo della classifica: i
dischi presenti nelle prime cento posizioni rappresentano solo il 27,5
per cento delle vendite.
Il mercato si è dunque polverizzato e
in questa nuvola nucleare le case discografiche fanno valere, sul tavolo
traballante del mercato, le loro carte migliori: cofanetti dei Pink
Floyd, box set dei Beatles, e dove si può si lega la riedizione di un
album al prossimo tour, meglio se caratterizzato da una reunion. Nella
classifica italiana che riunisce le top 100 dei primi sei mesi del 2012
ci sono quattro album dal catalogo dei Pink Floyd, quattro di Lucio
Dalla, due di Whitney Houston, i due vecchi album di Amy Winehouse.
Al
di là di uscite per morti recenti o anniversari, il catalogo consente
ampi margini di guadagno e poche spese, così ogni etichetta
multinazionale orienta le uscite sul proprio punto di forza: la Emi, che
dispone del più ampio catalogo di musica elettronica, sta per
pubblicare Electrospective, una collana di 200 album, dai Tangerine
Dream ai Kraftwerk fino a Deadmau5, e un doppio cd che raccoglie esempi
di musica elettronica dal 1958 a oggi.
Per Andrea Rosi,
presidente e ad di Sony music, la multinazionale che possiede 50 anni di
repertorio italiano, da Battisti a De André, da Dalla a Baglioni e al
Banco, il dato pubblicato da Gfk "è parziale, perché il mercato nella
seconda parte dell'anno, specialmente a ridosso del Natale, premia
sempre il nuovo. Però la tendenza è evidente" conclude Rosi "e si spiega
con l'aiuto che le nuove tecnologie forniscono al mercato digitale e
per la reperibilità del fisico: con l'acquisto via computer i prezzi si
fanno più competitivi e si alza l'età degli acquirenti".
E i LITFIBA incensano gli anni '80..
«Cambiare canzoni ogni sera è molto stimolante - spiega Pelù - ci stiamo
divertendo molto con questo esperimento, che facciamo per la prima
volta, e si diverte anche il pubblico con noi. Fra le tante canzoni che
non abbiamo suonato quest’inverno e che invece saranno presenti nella
scaletta di stasera c’è un momento importante, nel primo bis, che è
quello dedicato alla Trilogia del potere degli anni ottanta (gli album Desaparecido, 17 Re e Litfiba 3, ndr)».
A trent’anni dall’uscita del primo Ep e dopo una storia di cambiamenti,
separazioni, carriere soliste, la band fiorentina ha ripreso con
decisione il suo posto sui palchi e nei cuori dei fans. Gli anni ottanta
sono lontani, ma l’energia che allora si sprigionò nella scena musicale
italiana dimostra di essere ancora viva e scalciante nella misura in
cui non si avvolge nella spirale della nostalgia sterile. A Firenze la
band ha suonato ad inizio giugno in una formazione che comprendeva due
ex storici come il bassista Gianni Maroccolo e il tastierista Antonio
Aiazzi (oltre al batterista Daniele Trambusti e al chitarrista Federico
Poggipollini, collaboratori di pregio in alcuni periodi). Un flashback
emozionante per i fans della prima ora, ma anche per loro come conferma
Pelù: «L’incontro è stato molto emozionante sin dalle prove, poi, quando
siamo saliti sul palco, è partita la vecchia magìa dei Litfiba anni
’80, una bellissima sensazione». Destinata a ripetersi? Magari anche su
disco? «La vita è lunga e le occasioni infinite. Prima o poi ci
piacerebbe fare qualcosa insieme a loro, anche di più strutturato».
In fondo i tanto bistrattati anni ottanta, musicalmente hanno prodotto
moltissime cose buone, siete d’accordo? «Assolutamente - conferma Ghigo -
sono stati un momento creativo straordinario e irripetibile».
«Verissimo - incalza Piero - lo spirito, la società, la voglia di far
bene di quegli anni, oggi non puoi ritrovarli perché il mondo è cambiato
completamente e non sarebbe neanche giusto cadere nella nostalgia. Ma
noi suoniamo ancora quelle canzoni perché sono belle e anche per il
gusto di riappropriarci completamente di tutto il nostro repertorio, che
ammonta a quasi 180 canzoni. Qualcuno ogni tanto ci dice “negli ’80
eravate più selvaggi”, ma allora suonavamo un’ora e mezza al massimo,
anche perché avevamo meno pezzi, oltre che meno anni. Comunque in tour
ne portiamo una quarantina, fra le quali scegliamo ogni sera le 25-26
che suoneremo e devo dire che per il tipo di spettacolo che facciamo
noi, potente, dinamico, anche fisico, sono tante».
Uno sforzo molto apprezzato dal pubblico che ha affollato tutte le date
del tour nonostante la crisi che non ha risparmiato neanche l’ambito
della musica dal vivo. «Questa crisi - ci dice Piero - ha dimensioni
tali che esserne immuni è veramente impossibile, ma aldilà delle
affluenze, soddisfacenti considerato il periodo storico, siamo molto
contenti di quello che stiamo suonando sul palco e della risposta del
nostro pubblico».
Mix e Cut-Up da laRepubblica.it e Unità.it
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