«La regola era sesso, droga e rock’n’roll. Noi eravamo il sesso».
La storia di molte di queste ragazze raccontata attraverso le canzoni a loro dedicate
G.M. Alias
La storia di molte di queste ragazze raccontata attraverso le canzoni a loro dedicate
«Crew Slut» Frank Zappa
Nella canzone del 1979 tratta dall’album Joe's Garage uno Zappa dissacrante come al solito mette in scena il reclutamento di una «sgualdrina del gruppo»: «Hey ragazze di questa città industriale! So che vi state annoiando dei pagliacci che abitano qui. Non vi rispettano e non vi trattano bene. Dovreste forse provare a seguire un consiglio da amici e diventare «sgualdrine del gruppo».
Se c’è un musicista rock che ha contribuito a creare e celebrare il mito delle groupie questo è stato proprio Zappa. Il suo genio musicale era pari alla sua incontinenza sessuale e si circondava di eserciti di amanti giovanissime disposte a tutto. Negli anni ’60, reclutò nel suo harem viaggiante forse la più famosa groupie di sempre, Pamela Ann Miller (in seguito Pamela Des Barres) che avrà tra le sue conquiste anche Jim Morrison, Mick Jagger, Jimmy Page, Keith Moon, Noel Redding, Gram Parson e in tempi più recenti Terence Trent D’Arby. Zappa convinse Pamela e le ragazze del suo entourage (che utilizzava anche come babysitter dei suoi figli) a fondare un gruppo rock chiamato The GTOs. La sigla era l’acronimo di Girls Together Outrageously, (Ragazze insieme oltraggiosamente) e furono la prima e, per fortuna, unica band di groupie della storia del rock. L’eclettico Frank produsse il loro album uscito nel ’69 e intitolato Permanent Damage, disco in cui compaiono anche, chissà perché, Jeff Beck, Ry Cooder e Rod Stewart. Pamela è poi diventata giornalista e ha scritto diverse memorie dei suoi anni al seguito dei grandi del rock. Zappa ha spesso celebrato e dileggiato il mondo delle groupie in pezzi dalla forte ironia misogina come Easy Meat (Carne facile) e Wet T-Shirt Nite (Notte delle magliette bagnate).
«She Came in Through the Bathroom Window» The Beatles
Più che una vera e propria groupie, Diane Ashley era quella che oggi definiremmo una stalker. Faceva parte di un gruppo di fan dei Beatles che passavano la loro vita a pedinare i Fab Four e stazionavano regolarmente davanti al quartier generale londinese della casa discografica dei Beatles, la Apple,tanto da guadagnarsi il nomignolo di Apple Scruffs (scarti di mela). La Ashley spese una significativa parte della propria adolescenza a seguire Paul McCartney che incontrò, si narra, 560 volte. La cifra è così precisa perché la ragazzina teneva un diario di ogni avvistamento. Un giorno però decise di passare all’azione e, con la complicità di un’amica, prese una scala entrando in casa di Paul a St. John's Wood, approfittando della finestra del bagno aperta. Aprì poi la porta alle amiche e insieme si impossessarono di qualche maglietta sporca e di souvenir assortiti, tra cui alcune fotografie. McCartney al momento dell’effrazione era negli Stati Uniti e, secondo alcune fonti, si fece restituire dalle fan una foto a cui era particolarmente affezionato. La vicenda ispirò She Came in through the Bathroom Window, canzone finita nell’album Abbey Road e resa celebre anche da Joe Cocker. Un onore forse immeritato per delle ladre. Ma Diane non ha rimpianti, sposata con 4 figli ha dichiarato dei suoi anni beatlesiani: «Non mi sono mai pentita per quello che ho fatto. Mi sono sempre divertita tantissimo».
George Harrison dedicò alle ossessive Apple Scruffs un’affettuosa canzone omonima inclusa nel suo album solista All Things Must Pass del 1970.
«Star Star» The Rolling Stones
Gli Stones sono stati tra i padri fondatori del mito delle groupie e ne descrivevano sommariamente, ma ruvidamente le imprese in questo brano del 1973, uno dei più volgari del loro repertorio. Il titolo originale era Starfucker,ma il nome fu cambiato per ordine della casa discografica. Compaiono comunque amenità ed eccessi vari («Ho visto le tue Polaroid, ecco quello che definisco osceno. Il tuo giochetto con la frutta era davvero divertente») nonché citazioni di personaggi famosi: «Ali McGraw ti odia perché hai fatto un lavoretto a Steve McQueen (…) Scommetto che ti farai John Wayne prima che muoia». Nel ’73 gli Stones erano reduci da uno dei loro tour più selvaggi, quello seguito all’album Exile on Main St. e che venne seguito anche per un breve periodo da Truman Capote in qualità di reporter. Testimone e protagonista di quegli anni selvaggi fu la groupie Chris O'Dell che non fu solo donna di corte,ma fu regolarmente assunta come assistente e poi divenne tour manager. Originaria dell’Arizona venne reclutata dall’entourage dei Beatles rimediando un lavoretto in Inghilterra alla Apple e diventando in seguito parte della cerchia più intima del quartetto e amante di Ringo Starr e George Harrison. In tour con gli Stones nel 1972, ebbe relazioni con Keith Richards, che riforniva di droghe, e con Mick Jagger che pretendeva in maniera esplicita che tutte le donne che lavoravano per gli Stones dovessero essere disposte a fare sesso con lui. La stessa O’Dell ha confessato che la sua popolarità presso le rockstar era forse dovuta al fatto che lei era una delle poche in grado di condividere con le rockstar le droghe, fatto che gli conquistò la stima e l’ammirazione di Richards. La O’Dell è una sorta di Forrest Gump del rock, assistette alle incisioni del White Album e Abbey Road, partecipò al coro di Hey Jude, compare sulla copertina di Exile on Main St., fu poi collaboratrice (e forse amante) di Bob Dylan, ebbe una relazione con Eric Clapton e lavorò con Santana, Phil Collins, Led Zepplin, Fleetwood Mac e la Electric Light Orchestra. A lei George Harrison dedicò nel 1973 la canzone Miss O’Dell.
«Living Loving Maid (She's Just a Woman)» Led Zeppelin
Dalla fine degli anni ’60 i tour dei Led Zeppelin si caratterizzarono per scene da basso impero i cui resoconti sono ormai la parte più scabrosa dell’aneddotica dell’epopea rock. Si racconta addirittura di un’orgia in un hotel di Seattle in cui vennero coinvolti alcuni squali appena pescati dalle acque dell’Oceano. Secondo Cynthia «Plaster Caster» la band inglese era come un’orda di barbari che attraversò l’America «saccheggiando e stuprando». Erano guidati da un manager senza scrupoli, Richard Cole, che il giornalista Nick Kent definì «decisamente terrificante», e da un promoter, Peter Grant, che agiva con metodi da boss della malavita. Robert Plant, Jimmy Page, John Paul Jones e John Bonham si comportavano come dei Caligola del rock, girando in motocicletta nei corridoi degli hotel, devastando camere, tirando televisioni giù dal balcone, aggredendo George Harrison a torte in faccia e bevendo quantità di alcol spropositate. Le groupie erano parte essenziale, ma anche vittime, di questa folle corte e finirono anche in diverse canzoni della band. Living Loving Maid (She's Just a Woman) è un brano del 1969 dedicato a una fan ossessiva e a caccia di soldi. In Sick Again del 1975 la band sembra più consapevole dello sfruttamento a cui molte ragazze giovanissime si sottoponevano per seguire i loro idoli. Gli eccessi alla fine costarono molto. John Bonham morì a 32 anni, Page e Plant divennero schiavi dell’eroina. Plant si è più tardi giustificato per i suoi anni selvaggi: «Ero molto giovane quando arrivai in America, avevo solo 19 anni. Quando incontrai le GTOs andai fuori di testa. Venivo dal nulla, da una città sconosciuta nelle Midlands e si presentarono davanti a noi queste bellissime ragazze che si spogliavano e si buttavano addosso a noi. E impazzimmo».
«Whole Lotta Rosie» AC/DC
«Voglio raccontarvi una storia, su una donna che conosco. Quando si parla di amore ruba la scena a chiunque».
Uno degli inni più memorabili firmati dagli AC/DC, tratto dall’album Let There Be Rock del 1977, è ispirato e dedicato a una groupie di nome Rosie con cui l’allora cantante del gruppo, il compianto Bon Scott, passò una notte infuocata al Freeway Gardens Motel di Melbourne. Scott la presenta come una dea del sesso,ma non ne nasconde le fattezze: «non è esattamente bella, né esattamente piccola». Il testo della canzone rivela che Rosie era un donnone di più di cento chilogrammi («19 stone») e cita delle misure più che giunoniche, 42-39-56, dimensioni che tradotte nei nostri centimetri diventano davvero importanti: 106-100-142. Fellini sarebbe stato contento. Bon Scott lo era anche di più e cantava: «Non ho mai avuto una donna come te». Il leader degli AC/DC però aveva la cotta facile. Sempre nell’album Let There Be Rock compare la canzone Go Down, ispirata a una celebre groupie australiana chiamataWendy. Scott la conobbe nel corso di un Festival. Era nota nel mondo del rock con un soprannome che era tutto un programma «bbra di rubino», la canzone lascia davvero adito a pochi dubbi. Scott, però, recita la parte del sedotto e abbandonato e intona
sconsolato i versi: «dove sei stata tutto questo tempo? Da quando te ne sei andata non faccio che bere whisky».
«We’re an American Band» Grand Funk Railroad
Oggi quasi dimenticati, i Grand Funk Railroad furono una delle band di riferimento della scena rock Usa all’inizio degli anni ’70. Il loro brano più memorabile è questa cavalcata in cui celebrano la loro vita on the road da divi della musica. La canzone paga pegno nei primi versi a una ragazza che di divi se ne intendeva davvero, Connie Hamzy. Per alcuni anni è stata un’istituzione nella scena americana e chiunque si esibisse nella sua città di Little Rock, in Arkansas, era destinato a richiedere le sue attenzioni. Tra gli altri tenne compagnia (per così dire) a Neil Diamond, Alice Copper, Huey Lewis, Willy Nelson, Geddy Lee dei Rush, Gene Simmons e Paul Stanley dei Kiss, Gregg Allman, Keith Moon, Don Henley, non mancano neppure il solito Frank Zappa e i soliti Led Zeppelin. Le sue avventure furono raccontate nel 1974 dalla rivista Cosmopolitan e nel 1992 rivelò tutti i dettagli più scabrosi della sua carriera a Penthouse confessando che l’amante più focoso che aveva mai avuto era stato Alex Van Halen (per una volta preferito al fratello Eddie) e il più deludente, per motivi strettamente anatomici, il chitarrista Peter Frampton. La Hamzy rivelò anche di aver ricevuto pesanti avance da Bill Clinton all’epoca in cui era governatore dell’Arkansas. Clinton fu costretto a smentire ufficialmente e diramò una versione alternativa dei fatti, corroborata da testimonianza firmate, secondo cui la intraprendente groupie si era spogliata davanti a lui. «È ancora una leggenda a Little Rock - ha dichiarato di recente un proprietario di un rock club della città -. Ogni volta che c’è un buon concerto viene qui prima dello show, si fa versare uno chardonnay e ci racconta queste straordinarie storie sulla sua vita». Chi voleva ambire al titolo di «american band», come i Grand Funk Railroad, non poteva non ricevere la sua approvazione.
«Lady Grinning Soul» David Bowie
Definire Claudia Lennear una groupie e forse è un po’ ingeneroso, certo fu modella di Playboy, donna di irresistibile sensualità, cantante di classe, amante e musa di grandi rockstar. Era una soul singer di talento e lavorò come corista per Ike e Tina Turner, gli Humble Pie, Leon Russel, Joe Cocker, incidendo anche l’album solista Phew nel 1973. Riuscì a stregare David Bowie che le dedicò la ballata Lady Grinning Soul (la signora sorridente del soul), pubblicata nel 1973 nell’album Aladdin Sane. Bowie ai tempi aveva come responsabile delle pubbliche relazioni un’altra celebre groupie che si faceva chiamare Cherry Vanilla (anch’essa amante del Duca Bianco) che spesso ospitava la coppia nella sua casa di New York in una stanza da letto con la tappezzeria rosa circondata da specchi e rifornita di sex toys. Bowie aveva conosciuto Claudia grazie al suo grande amico Mick Jagger che la frequentava dal 1968. Si narra,ma qui la questione è più controversa, che l’ammaliante Lennear fosse stata anche la vera ispirazione per il classico degli Stones Brown Sugar.
«Summer of ’68» Pink Floyd
Anche una delle canzoni più note dei Pink Floyd tratta da Atom Heart Mother è dedicata alle groupie. La band era lontana forse dagli eccessi degli Stones e dei Led Zeppelin,ma non era estranea all’abitudine di circondarsi di ragazze intraprendenti. Il brano è scritto da Richard Wright: «Ci siamo detti addio prima di dirci ciao. (...) Domani arriva un’altra città e ci sarà un’altra ragazza come te».
«Look away» Iggy Pop
«Sono andato a letto con Sable quando aveva 13 anni. I suoi genitori erano troppo ricchi per fare qualcosa. Si fece strada a Los Angeles finché un New York Doll la portò via». Nel suo album del 1996 Naughty Little Doggie, Iggy Pop racconta la storia di Sable Starr che fu nota negli anni ’70 come la regina delle groupie di Los Angeles. Iniziò a frequentare giovanissima e ancora minorenne i club di LA diventando nota come la «baby groupie».
Senza curarsi molto della sua età, le rockstar facevano a gara a conoscerla. Un’altra groupie, Bebe Buell (mamma di Liv Tyler) disse che «ogni rocker che arrivava a Los Angeles voleva incontrarla». In un’intervista del 1973, Sable dichiarò di aver avuto relazioni con i Led Zeppelin, David Bowie, Mick Jagger, Rod Stewart, Marc Bolan e Alice Cooper. Arrivò alle mani con la moglie di Mick Jagger, Bianca, che pure era al corrente delle infedeltà del marito. Si fidanzò poi con Johnny Thunders chitarrista dei New York Dolls con cui ebbe una tormentata storia d’amore autodistruttiva tra droga e violenza. L’esperienza con Thunders mise fine ai suoi giorni da «regina delle groupie» della West Coast. «Anni più tardi - canta Iggy - Thunders morì al verde, Sab è tornata a casa e ha avuto un bambino».
«Plaster Caster» Kiss
Cynthia Albritton divenne nota come «Plaster Caster», l’ingessatrice. Trasformò le sue passioni per il sesso e le rockstar in una forma d’arte. A partire dalla fine degli anni ’60 iniziò a frequentare le maggiori celebrità musicali dell’epoca chiedendo loro di immortalare i loro genitali in un calco di gesso. Jimi Hendrix fu la sua conquista più prestigiosa, ma fu Frank Zappa che rimase impressionato dall’idea e introdusse Cynthia a molti protagonisti dell’epoca. Zappa pensò addirittura di creare un’intera collezione per una futura grande esposizione ma il progetto non si concretizzò. Nella raccolta compaiono calchi tra gli altri di Noel Redding, Eric Burdon, Wayne Kramer e Jello Biafra. A quanto pare però nessuno può competere con quello del grande Jimi. I Kiss le dedicarono una canzone nel 1977 anche se nessuno della band, neppure Gene Simmons, autore del brano e notorio sex-addicted, si prestò mai all’operazione. Cynthia, che fu anche amante di Keith Moon ed ebbe un incontro burrascoso con i Led Zeppelin, raccolse rifiuti eccellenti tra cui quello di Eric Clapton nonostante i buoni uffici di Zappa. Ha proseguito questo hobby come forma d’arte e ultimamente ha raccolto calchi di seni di artiste e musiciste tra cui Peaches. A lei è dedicata anche la canzone Five Short Minutes di Jim Croce. È citata anche in un brano di Caparezza, La rivoluzione del sessintutto.
«I Need Lunch» Dead Boys
Anche il punk ha avuto le sue groupie. Siouxsie Sioux, all’anagrafe Susan Janet Dallion, fu una delle ragazze dei Sex Pistols e divenne poi protagonista della scena musicale inglese. Nancy Spungen fu vicina a band quali Aerosmith, New York Dolls e Ramones, si fidanzò poi con il bassista dei Pistols, Sid Vicious e il loro amore finì nel dramma. Lydia Lunch, musicista, scrittrice, attrice, performer, fu da giovanissima l’amante di tutti i membri della punk band dei Dead Boys di Stiv Bators che in Young Loud and Snotty, album d’esordio del 1977, le dedicarono il brano I Need Lunch («No baby, non ho bisogno di romanticismo - canta Stiv Bators - voglio solo infilarmi nei tuoi pantaloni»).
G.M. Alias
She Came In Through The Bathroom Window, cover di Joe Cocker, fu anche la sigla di apertura di Avventura, storico e mitico programma della Rai della seconda metà degli anni '70, a cura di B. Modugno e S. Dionisi. Programma di formazione di una generazione, che ricordo con gioia,Avventura era una trasmissione dedicata ai documentari, tutti di produzione RAI, sulla natura e alle imprese di esplorazione in luoghi impervi o sconosciuti, alla scoperta di popoli lontani, ed a culture diverse. Un vero viaggio intorno al mondo in un palinsensto televisivo che dimostrava una sensibilità didattica ed educativa ormai persa nel tempo. Attraverso la visione di quella trasmissione molti giovani si ritrovarono per la prima volta faccia a faccia con antiche popolazioni, scoprirono affascinanti figure storiche (dai Faraoni ai Re e Imperatori di Roma..) , fino ad argomenti più "particolari" come il deja-vu e la reincarnazione. La sigla di chiusura era A Salty Dog dei Procol Harum. Come a dire di come sia cambiata e peggiorata, di molto, la tv dei giorni nostri..
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