La copertina di un album è sempre stato un esempio calzante, un contributo spesso fondamentale per descrivere la direzione emotiva dell'intera opera. Il mondo dell’arte e quello della musica sono sempre stati collegati, e molte delle cover più importanti sono state realizzate non solo da fumettisti e disegnatori visionari, ma da studi e fotografi illustri (Andy Wharol è l'esempio più lampante).
Abbiamo spesso dedicato post alle cover, non solo musicali, ma anche editoriali, libri, fumetti ed altro. Oggi abbiamo scelto alcune cover per noi significative, e tralasciato, come sempre, quelle più famose e più rappresentate (Dark Side of the moon, Nirvana etc..), e non potevamo però inserire l'unicità della Banana di Wharol o l'essenza di Never Mind the Bollocks. Abbiamo scelto non in base ad una bellezza estetica o a virtuosismi stilistici, ma perché la copertina di un disco è la fotografia della società al momento in cui essa viene realizzata, è l'espressione del contesto, oltre che la percezione di quello che andremo ad ascoltare.
Il rapporto tra musica e arti grafiche era strettissimo nell’epoca del vinile, quindi iniziamo la nostra carrellata proprio dagli anni '50, per proseguire con l'intensificazione della sinergia nel corso degli anni ’60, ’70 e ’80. Ricordiamo che molti dischi sono ricordati per la loro copertina prima ancora che per la loro musica.
Abbiamo spesso dedicato post alle cover, non solo musicali, ma anche editoriali, libri, fumetti ed altro. Oggi abbiamo scelto alcune cover per noi significative, e tralasciato, come sempre, quelle più famose e più rappresentate (Dark Side of the moon, Nirvana etc..), e non potevamo però inserire l'unicità della Banana di Wharol o l'essenza di Never Mind the Bollocks. Abbiamo scelto non in base ad una bellezza estetica o a virtuosismi stilistici, ma perché la copertina di un disco è la fotografia della società al momento in cui essa viene realizzata, è l'espressione del contesto, oltre che la percezione di quello che andremo ad ascoltare.
Il rapporto tra musica e arti grafiche era strettissimo nell’epoca del vinile, quindi iniziamo la nostra carrellata proprio dagli anni '50, per proseguire con l'intensificazione della sinergia nel corso degli anni ’60, ’70 e ’80. Ricordiamo che molti dischi sono ricordati per la loro copertina prima ancora che per la loro musica.
Elvis Presley - Elvis Presley 1956
La prima cover nel suo genere. Quella del debutto del Re del Rock'n'Roll che schizzò direttamente al top, n°1 della classifica Bilboard negli States. L'iconico album rappresenta l'alba del rock, con la chitarra posta al centro (quindi all'attenzione) invece del pianoforte, fino ad allora lo strumento predominante sulle copertine dei dischi. Era il 23 Marzo del 1956 e nessuno aveva visto una cosa del genere" . A poco meno di quattro dollari per copia, si trattò del primo album della Rca ad aver incassato oltre un milione di dollari a un solo mese dalla pubblicazione. Elvis Presley è poi diventato il primo album in assoluto ad aver venduto più di un milione di copie. La foto per la cover fu scattata da William V. “Red” Robertson durante uno show a Tampa. Quell’immagine, datata 1955, è diventata un'icona. Così tanto da non essere solo usata sui giornali e le locandine per pubblicizzare gli show del "Re", ma come vedremo tra poco, finire anche su dischi altrui.
The Clash - London Calling 1979
Spartiacque tra due decenni fondamentali per la musica. Insieme al precedente due classici album e due classiche cover. Anche a sguardi meno curiosi rivela la similitudine tra le due foto e le stampe. Senza malizia e perché consideriamo i Clash come una delle band che più ha contribuito al rinnovamento del rock diciamo che fu un tributo a Elvis. Al limite, gli copiarono solo il celebre.. ciuffo! Ray Lowry, curatore della grafica riportò fedelmente i colori ed il lettering di Elvis Presley e colloca il nome del disco nella identica posizione usata dal grafico del Re. La foto fu scattata alle 22.50 del 21 settembre 1979 al Palladium di New York da Pennie Smith.
John Coltrane - Blue Train 1957
Raramente un etichetta discografica ha prodotto così tante cover diventate poi "classiche" come la Blue Note, la seminale label di musica Jazz. Più di tutti hanno avuto un approccio consistente e evocativo, tanto da essere considerata la migliore arte grafica degli anni '50 e '60. Blue Train non fa eccezione. Fu il brillante secondo album del geniale sassofonista, di cui abbiamo parlato in questo post: The giant- John Coltrane
The Beatles - Revolver 1966
Avremmo potuto scegliere la cover di Sgt. Pepper, che ha una classe a se stante. Tuttavia l'innovativo lavoro creato un anno prima da Klaus Voormann, un loro amico dai tempi di Amburgo, appunto la cover di Revolver, fu altrettanto creativa e influente nei tempi successivi: dopo tutto, dopo la mitica copertina di Sgt Pepper tutto sarebbe cambiato.
Revolver fu uno dei primi album dell'era psichedelica. Il collage di disegni e foto di Voormann riflettevano gli esperimenti con l'LSD dei Beatles durante la sua produzione.
“Voormann dichiarò al Guardian che John Lennon gli si avvicinò durante le registrazioni: “Hai qualche idea per la nostra nuova copertina dell'album?’ Ho pensato: Si! Dovevo fare una cover per la band più famosa del mondo!In momenti come questo, si potrebbe improvvisamente dimenticare che una volta erano stati dei ragazzini trasandati di Liverpool."
"Quando ho sentito la musica, ero scioccato. Era incredibile. Ma era anche spaventosa, perché l'ultima canzone era ‘Tomorrow Never Knows '".
Il testo di Tomorrow Never Knows, era stato adattato dal libro di Timothy Leary, The Psychedelic Experience: Un manuale basato sul Libro Tibetano dei morti e combinato con i loop estratti da nastri, vecchie registrazioni e il drumming ipnotico di Ringo Starr contribuì a creare l'atmosfera psichedelica - e l'arte della copertina di Voormann.
A Londra, lavorò tre settimane nel suo minuscolo appartamento, con penna e inchiostro nero per creare i quattro grandi disegni dei Beatles. Vennero combinati con un collage di foto in bianco e nero scattate da Bob Whitaker.
Il lavoro di Voormann su Revolver gli valse un Grammy per la Miglior Copertina per Album Musicali, che però non lo rese ricco. La casa discografica dei Beatles lo pagò solo circa 50 sterline.
“Io lo avrei fatto anche per niente", dichiarò. E ci crediamo, davvero!
Revolver fu uno dei primi album dell'era psichedelica. Il collage di disegni e foto di Voormann riflettevano gli esperimenti con l'LSD dei Beatles durante la sua produzione.
“Voormann dichiarò al Guardian che John Lennon gli si avvicinò durante le registrazioni: “Hai qualche idea per la nostra nuova copertina dell'album?’ Ho pensato: Si! Dovevo fare una cover per la band più famosa del mondo!In momenti come questo, si potrebbe improvvisamente dimenticare che una volta erano stati dei ragazzini trasandati di Liverpool."
"Quando ho sentito la musica, ero scioccato. Era incredibile. Ma era anche spaventosa, perché l'ultima canzone era ‘Tomorrow Never Knows '".
Il testo di Tomorrow Never Knows, era stato adattato dal libro di Timothy Leary, The Psychedelic Experience: Un manuale basato sul Libro Tibetano dei morti e combinato con i loop estratti da nastri, vecchie registrazioni e il drumming ipnotico di Ringo Starr contribuì a creare l'atmosfera psichedelica - e l'arte della copertina di Voormann.
A Londra, lavorò tre settimane nel suo minuscolo appartamento, con penna e inchiostro nero per creare i quattro grandi disegni dei Beatles. Vennero combinati con un collage di foto in bianco e nero scattate da Bob Whitaker.
Il lavoro di Voormann su Revolver gli valse un Grammy per la Miglior Copertina per Album Musicali, che però non lo rese ricco. La casa discografica dei Beatles lo pagò solo circa 50 sterline.
“Io lo avrei fatto anche per niente", dichiarò. E ci crediamo, davvero!
Nina Simone - Sing the Blues 1967
Album di debutto per la RCA. La sua voce sublime, sentimentale fu perfettamente evocata dall'atmosfera della foto, per una delle cover più belle degli anni '60. La foto doveva dare la sensazione di un ambiente più confortante, forse per fare appello a un pubblico più mainstream e più ampio. Oltre una canzone dedicata alla lotta per i diritti civili, e alla ripresa di House of the rising sun, il disco contiene altre cover di oscuri blues poco noti.
Velvet Underground & Nico 1967
Come disse Lou Reed in una delle ultime interviste, in quegli anni i Velvet erano avanti anni luce rispetto alle cose che producevano gruppi come i Doors. Lou non è mai stato tenero con Jim Morrison e i suoi, e più volte ha manifestato il suo disprezzo per quello che considerava puro e semplice mainstream. Anche tutto quello che girava intorno ai Velvet era rivoluzionario, tanto da ispirare Andy Wharol la famosa banana per la cover dell'album di debutto. Che fu stroncata all'epoca insieme a tutto il disco, ma è tradizione nota che tutti coloro che nel rock volevano formare una band abbiano iniziato proprio con Velvet Underground & Nico. In seguito, come sappiamo, Lou Reed divenne il re e il figlio prediletto della New York underground.
Rolling Stones - Let it Bleed 1969
Fu il punto di svolta dei Rolling con Brian Jones, e l'arrivo di Mick Taylor. L'accresciuta intensità del momento fu chiara nel sound heavy-bluesy e in canzoni come You Can't Always get what you Want. La cover fu affidata all'artista Robert Brownjhon, molto famoso per aver creato la sequenza iniziale di Goldfinger, film della saga di James Bond, apparentemente surreale e amico di Keith Richards. La torta, presumibilmente, fu creata da una certa Delia Smith, che divenne in seguito una nota scrittrice di libri di cucina e una celebrità della televisione britannica. Sì, è davvero così.. Recentemente, il MOMA di N.Y ha aggiunto questa copertina nel suo catalogo: una torta stramba con strati di un pneumatici, un orologio, una scatola (la classica pizza) metallica per pellicole, una pizza, glassa bianca condita con caramelle. Tutti i Rolling Stones rappresentati come figurine in cima alla torta, che poggia su un giradischi, con un album dei Rolling incrinato a suonare sotto.
The Who - Who's Next 1971
Leggendo l'autobiografia di Pete Townsend, un po' deludente per la verità, veniamo a sapere che a lui la copertina proprio non piaceva. La considerava non adatta al periodo in cui il disco fu prodotto, "uno scherzo di cattivo gusto", ma poi, le tante lettere dei fan che dichiaravano tutto il loro entusiasmo per quella foto che ritraeva il gruppo annoiato su una montagna di scorie dopo aver pisciato su un bizzarro monolito alla Kubrick, mentre sul retro erano ritratti in camerino dopo un concerto tutti con l'espressione incazzata. D'altronde la delusione di Townsend era anche per il titolo: lui aveva lavorato a Lifehouse per molto tempo ma i produttori alla fine scelsero Who's Next, che aveva per loro il doppio significato di: Il nuovo album degli Who e Avanti il prossimo. Fu un successo e i fan e alcuni critici scrissero che copertina e titolo erano.. fantastici. Ricordiamo che Who's Next fu il punto di riferimento per l'inserimento dei sinth nell'hard rock (Baba O'Riley, Want't fooled again..). La risoluta attitudine punk della band, molto prima che questo arrivasse, è certificata proprio nella cover dei loro dischi.
David Bowie - Alladine Sane 1973
Fu l'album con cui Bowie scaricò il personaggio di Ziggy, e indossare una nuova maschera: Alladine Sane, il ragazzo col fulmine sul viso. Il nome è il codice per indicare un ragazzo folle, Lad / Insane e un altro gioco di parole compare in The Jean Genie, rielaborazione del nome di Jean Genet, grande scrittore francese. La cover fu realizzata dalla Duffy Design Concepts di Brian Duffy, ovvero dalla famiglia creativa Philo, Celi e Duffy, che curarono anche il make-up del duca. Duffy, era entrato nel team di "Vogue" nel 1957, e negli anni Sessanta e Settanta aveva ritratto personalità, modelle e musicisti come ad esempio Black Sabbath e John Lennon. Nel '79 era tornato alla corte di Bowie per la copertina di "Lodger".
Patti Smith - Horses 1975
Considerato da molti critici "alti" come il miglior album d'esordio mai registrato. Certo fu la consacrazione di Patti come poetessa e sacerdotessa del punk. La cover, una foto - ritratto scattata con una polaroid dall'amico Robert Mapplethorpe sostiene e rafforza la sua aurea intrigante. La fotografia fu stata scattata dal Mapplethorpe con la sola luce naturale dell' appartamento. La casa discografica fece vari tentativi di alterare l'immagine, ma Smith non l'avrebbe mai permesso e pose il suo veto. Secondo la cantante, Mapplethorpe volle una sola regola per il servizio fotografico; se lei indossava una camicia bianca in quel momento, non avrebbe potuto indossare altro. "Ho preso la mia giacca preferita e ha scattato circa 12 foto", ricorda Smith. All'ottava, Mapplethorpe esclamò: "Ho capito. E' questa!"
Ramones - Ramones 1976
Se il set scelto da Patti Smith per la cover di Horses diventò l'autentico sfondo per l'intero movimento New Wave, (freddo, estatico, marmoreo) quello che i Ramones costruirono con la loro immagine a ridosso del muro è di un altro livello: una cover senza tempo, un'icona che guadagnò notorietà tanto quanto il contenuto del disco vero e proprio. La rivista Rolling Stone la pone al 58 ° posto nella lista delle migliori 100copertine di sempre. L'immagine, una foto scattata da Roberta Bayley, raffigura i membri della band appoggiati a un muro di mattoni che non era lontano dal famoso circolo CBGB. Joey, Dee Dee, Johnny e Tommy indossano jeans strappati, scarpe da ginnastica e giacche di pelle nera. Si tratta di un scatto che non solo, inconsapevolmente, immortala le origini della band, ma è anche riuscito a catturare lo spirito di un'epoca intera.
Sex Pistols - Never Mind the Bollocks. Here's Sex Pistols 1977
Non è solo l'album Punk per definizione e definitivo, ma anche certamente la cover definitiva. Il disco contribuì alle fortune della Virgin Records e molti rumors davano lo stesso Richard Branson come colui che stilò la tracklist definitiva! Punto di riferimento con cui valutare quanto il mondo sia cambiato nel corso degli ultimi 40 anni: otto parole che provocarono tutto quello scalpore alla morale sembra decisamente anacronistico in un'epoca di reality show per nudisti, ma la presenza della parola “bollocks” fu troppo per una poliziotta di nome Julie Dawn Storey. Avvistato l'album nella vetrina del negozio di dischi della Virgin a Nottingham, in Inghilterra, Storey arrestò il responsabile del negozio, con l'accusa di violazione della legge Indecent Advertising Act - una legge che risaliva al 1899. “Bollocks” ha due significati in inglese , uno indica i testicoli e l'altro vuole indicare qualcosa di ..senza senso. Il caso andò comunque in tribunale, con il reverendo James Kingsley che, preso la parola, testimoniò che “bollocks” era una parola anglosassone risalente a circa il 1000 dC e che in origine significava “una piccola palla.” Continuando a spiegare che “bollocks” era diventato ad un certo punto uno slang per sacerdoti, e dato che i predicatori tendono a dire un sacco di sciocchezze, la parola è poi divenuta sinonimo di una sciocchezza nonsense. Dopo soli 20 minuti di camera di consiglio, il presidente Douglas Betts emise verdetto di non colpevolezza.
Non si sa di preciso come questa cover fu costruita. "Malcom McLaren: “Volevo che l'album apparisse come un prodotto, ma nello stesso tempo volevo anche una parodia dei prodotti. A tal fine, pensai ad una combinazione di colori sgargianti, come fosse un pacchetto di detersivo". Jamie Reid disegnò il tutto, mentre il titolo, è tutto riconducibile a Steve Jones. Di fatto, quaranta anni dopo, i gruppi punk indie usano ancora la stessa tecnica di collage nei loro loghi, e tutto torna ad una sola fonte, o due.
Non si sa di preciso come questa cover fu costruita. "Malcom McLaren: “Volevo che l'album apparisse come un prodotto, ma nello stesso tempo volevo anche una parodia dei prodotti. A tal fine, pensai ad una combinazione di colori sgargianti, come fosse un pacchetto di detersivo". Jamie Reid disegnò il tutto, mentre il titolo, è tutto riconducibile a Steve Jones. Di fatto, quaranta anni dopo, i gruppi punk indie usano ancora la stessa tecnica di collage nei loro loghi, e tutto torna ad una sola fonte, o due.
Abbiamo parlato anche di questa magnifica cover nel post dedicato alla band di Camden. L'album di debutto che pose immediatamente lo ska revival e i Madness nell'orbita della musica che conta. La stramba e tipica immagine è basata su una cover dei Kilburne and the High Roads, il gruppo che accompagnava Ian Dury. Qui per il resto della storia.
Un disco pieno di poesia, che dice un sacco sulle vostre personalità, se è un disco in cima alle vostre preferenze, come lo è nelle mie. Age of Consent si apre con una delle linee di basso più potenti, eleganti, e gioiose di Peter Hook e Bernard Sumner sembra chiedere a qualcuno o qualcosa "per favore ..lasciami andare". E' difficile non pensare al passato, quando si ascolta questo brano.
Power, Corruption And Lies è stato pubblicato nel maggio 1983. Per l'osservatore casuale, i tre musicisti che lo hanno suonato - più Gillian Gilbert alle tastiere - erano ancora sotto l'ombra di ciò che era accaduto tre anni prima. Il cesto di rose sulla copertina, tratto da un dipinto dal designer Peter Saville , sembra commemorativa; una corona di fiori, in ritardo, per Ian Curtis, forse.
Peter Saville (a cui abbiamo dedicato un post qui..) è stato co-fondatore della Factory Records e sua ala creativa.Power, Corruption And Lies
New Order (Factory, 1983) “Il titolo sembrava machiavellico. Così sono andato alla Galleria Nazionale alla ricerca di un ritratto rinascimentale di un principe scuro. Alla fine, era troppo evidente e mi ha dato per la giornata e ha comprato alcune cartoline dal negozio. Ero con la mia ragazza, al momento, che mi ha visto in possesso di una cartolina del dipinto Fantin-Latour di fiori e ha detto, ‘Tu non stai pensando di che per la copertina?’ E 'stata una splendida idea. Fiori suggerito il mezzo con cui il potere, la corruzione e la menzogna si infiltrano le nostre vite. Sono seducente. Tony Wilson ha dovuto telefonare al direttore della galleria per il permesso di utilizzare l'immagine. Nel corso della conversazione, disse: 'Signore, la cui pittura è?' Al che la risposta è stata: 'E' appartiene al popolo della Gran Bretagna.' La risposta di Tony era, 'credo che la gente vuole.' E il regista ha detto, 'Se la metti così, signor Wilson, sono sicuro che possiamo fare un'eccezione in questo caso'”Fotografia: Factory Records.
Bjork - Homogenic 1997
E' citato tra i migliori album di elettronica di sempre, anche se il titolo rispecchia la ricerca della songwriter islandese di un sound semplice da applicare a tutto il disco. La sorprendente copertina, nasce da Alexander McQueen, lo stilista che creò l'abito per la canzone di Homogenic. Bjork voleva che evocasse una persona che “doveva diventare un guerriero. Un guerriero che doveva combattere non con le armi, ma con l'amore.” Lo scatto fu affidato al noto fotografo di moda Nick Knight.
Radiohead - Ok Computer 1997
Non l'abbiamo mai visto sul palco, o in qualche video, ma Stanley Donwood è l'art-worker del gruppo da 20 anni a questa parte. Ha creato le copertine per tutti gli album, meritandosi l'appellativo di sesto membro della band. Intreccia temi sociali riguardanti il futuro e la tecnologia, ipotizzando la loro possibile coesistenza.
Donwood descrisse il rapporto che aveva con la band in quel periodo come “armoniosa”. All'epoca di ‘OK Computer’ Tom Yorkeera convinto dell'importanza dell'art-work nella musica. Mirando ad uno schema di colori di “ossa sbiancate”, l'artista provò una nuova tecnica. “Abbiamo fatto‘OK Computer’su un computer, uno dei primi Apple Mac, con una tavoletta grafica e una penna ottica, con la sola regola che non potevamo cancellare nulla. E 'stato grande”. Donwood ha contribuito a catturare tutta l'alienazione e l'intensità di una delle band più celebri di tutti i tempi.
Donwood descrisse il rapporto che aveva con la band in quel periodo come “armoniosa”. All'epoca di ‘OK Computer’ Tom Yorkeera convinto dell'importanza dell'art-work nella musica. Mirando ad uno schema di colori di “ossa sbiancate”, l'artista provò una nuova tecnica. “Abbiamo fatto‘OK Computer’su un computer, uno dei primi Apple Mac, con una tavoletta grafica e una penna ottica, con la sola regola che non potevamo cancellare nulla. E 'stato grande”. Donwood ha contribuito a catturare tutta l'alienazione e l'intensità di una delle band più celebri di tutti i tempi.
The Stone Roses - The Stone Roses 1989
Per un breve periodo gli Stone Roses imperavano su tutte le radio del Regno Unito. Fu un lampo e il momento passò, con l'arrivo di Blur e Oasis. Lo stile alla Jackson Pollock fu ripreso dal chitarrista e appassionato d'arte John Squire. L'amore di Squire per Jackson Pollock era ben nota molto prima della pubblicazione dell'album di debutto della band. Alcuni dei testi dei singoli pubblicati facevano riferimento all'artista americano. Per l'album, Squire scrisse ‘Bye Bye Badman’ che era il suo omaggio alle rivolte di Parigi del maggio 1968 . La bandiera francese sul dipinto è un riferimento a quella canzone, i limoni furono inseriti dopo il racconto di un 65enne parigino, che i limoni annullavano gli effetti dei gas lacrimogeni sparati dalla polizia. Ian Brown racconta che l'anziano sessantottino pensava ancora che il governo in Francia potrebbe essere rovesciato un giorno, così porta sempre un limone con lui in modo da poter dare una mano in caso di scontri di piazza.
"Un atteggiamento molto ..brillante per una persona di 65 anni! “.
"Un atteggiamento molto ..brillante per una persona di 65 anni! “.
The Strokes - Is This It 2001
Ancora un album di debutto con una cover che ebbe un impatto immediato in tutto il mondo. Un disco molto.. funkiest, il disco alla Rolling Stones e una copertina alla Helmut Newton. Il rischio che non fosse adatta per il mercato americano. Il servizio fotografico fu spontaneo, secondo il racconto della modella del ritratto. Successe dopo che era uscita dalla doccia completamente nuda, e il fotografo Colin Lane, allora fidanzato suo boyfriend, scattò di getto mentre lei camminava in giro per casa.
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