31/12/12

Strange Day


Una splendida emicrania

Il caffè è proprio buono, è una splendida giornata e sta volgendo verso sera..

Ma la solita emicrania quotidiana, fastidiosa, compromette la speranza.

Son soggetto molto spesso a dei vuoti di memoria che proibiscono i ricordi,

e di fare i cruciverba, le sciarade e gli anagrammi ..

Tutto questo non è nulla, se poi parlo della gente che per forza dovrò incontrare,

mi conviene stare a casa sprofondato sul divano. Forse, ci sarà un bel film.

No. Non riesco a sopportare queste fredde luci al neon, e di far passare il tempo,

senza fare i cruciverba, le sciarade e gli anagrammi..

Il telefono non squilla, non mi chiamerà nessuno.

Sò che c’è una festa in giro, ma io proprio non m’illudo..

RADAR





Auguri a tutti per il nuovo anno. Anche se le prospettive non sono certo entusiasmanti.
Ma, come sempre .." NEI GIORNI DI NERA TEMPESTA ATTENDERE IL SOLE! "



30/12/12

La Calavera di Posada

PhotobucketJose Guadalupe Posada, litografo, incisore e disegnatore. Creatore di stampe nel Messico pre Rivoluzione, meglio conosciuto per la creazione di La Calaca Garbancera, che più tardi divenne La Catrina, la donna scheletro, icona utilizzata durante il giorno delle celebrazioni morti.
Con la creazione di personaggi fittizi,come Chepito, esprimeva una forte critica sociale, e una feroce satira politica, come la Calavera dei Ciclisti (1889-1895), in cui s'intravede quasi un ossessione per il progresso. Utilizzando la figura del diavolo per rappresentare la tentazione di commettere crimini gravi, ha disegnato scene di vita quotidiana, il clero, i rivoluzionari e le tradizioni popolari messicani come ad esempio le feste, le risse e i costumi tradizionali, nonché i ritratti di eroi nazionali come Emiliano Zapata. Le incisioni di Calavera incarnano l'originalità di Posada e anticiparono la pittura murale messicana degli anni 1920 e 1930. Posada è considerato dagli studiosi il padre del messicano arte moderna.


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Rock Impresa

Dopo anni di lunghe sedute in studi di registrazioni, tournee in giro per il mondo, trasferimenti in alberghi, sale prove, cene e ricevimenti, il tutto perpetrato nello stile di vita classico delle rockstar, sesso droga e r'n'r, molti musicisti hanno messo su attività lavorative, piccoli e grandi hobby, piccole e medie imprese magari più o meno remunerative ma senza dubbio più riposanti. Certo è che dopo tanto tempo e a una certa età, tanti hanno acquisto una mentalità imprenditoriale "sul campo": lo showbiz musicale naturalmente, sviluppando un senso degli affari che fa fruttare soldi e soddisfazioni forse anche maggiori di quelle del favoloso mondo dei fan. Quello che colpisce è che la quasi totalità delle rockstar in affari preferiscono attività legate alla natura, a un lavoro che permetta una vita tranquilla in campagna, altri nei campi più svariati e a volte..sorprendenti.

Ian Anderson, Jethro Tull
Oltre che alla protezione dei gatti selvatici (attività e passione anche di Interzone!) e lo smodato interesse per il motocross, è l'allevamento di salmoni la sua principale attività extramusicale. Iniziato come hobby, Ian ha rilevato alcune aziende del settore in crisi, accorpandole in una tutta sua, la Straithaird Salmon Ltd nelle Highland, che è diventata in breve tempo la maggiore azienda indipendente di salmone affumicato del Regno Unito.

RogerDaltrey1Roger Daltrey, Who
La pesca come hobby principale, che lo fa sentire "come se fumasse dieci canne", e che negli anni diventa un business con la Lakedown Trout Fishery, ditta di allevamento di trote nell'Essex, un successo decretato da molte riviste e associazioni specializzate.


James Murphy, Lcd Soundsystem
Finiti gli Lcd dopo dieci anni di onorata carriera, James non ci pensa proprio a mettere su un’altra band e si lancia invece nella coltivazione di cibo, preferibilmente frutta e ortaggi biologici, da rivendere poi sul mercato.

Steve Vai
Il grande chitarrista, proprio in questo periodo sui palchi italiani, ha sempre avuto la passione per le api (!) e ora è proprietario di diverse fiorenti colonie di apicoltura. I suoi vasetti di miele Fire Garden Honey fanno la felicità dei suoi amici, mentre è molto attivo nel campo della beneficenza, donando il miele prodotto in eccedenza.

 Alex James, Blur
Sembrava perso tra alcol e psicofarmaci, poi la reunion del gruppo insieme a Damon Albarn e il trasferimento da Londra nella campagna circostante, dove fonda una piccola impresa casearia, la Evenlode Patnership, dove produce formaggi di qualità come il Blue Monday e una linea di Cheese biologici molto apprezzati anche alla corte della regina.

Maynard James Keenan, Tool
Il cantante e frontman dei Tool riesce persino a diplomarsi in Arti Enologiche, dichiarando di avere un vero e proprio virus per il vino che gli ha cambiato la vita. Produzione nell'Arizona con la Caduceus Cellars e una collezione prestigiosa di seimila bottiglie, di quello buono.

wyman300_zps1e9cc40fBill Wyman, ex Rolling Stones
Nessuno ha veramente mai capito la sua uscita dalla "più grande band di R'n'R del pianeta" e mostruosa macchina da soldi. A settantasette anni è ammissibile un po' di stanchezza, cosi quando non lo si avvista su spiagge esotiche a riposarsi si dedica ai metal detector: ne ha brevettato uno tutto suo, il Bill Wyman Signature Metal Detector, l'ideale, nelle sue affermazioni, per "chiunque inizi una caccia al tesoro!"

Lenny Kravitz, Cantante, chitarrista
E sempre ..sciupafemmine. Dal 2003 è impegnato nella Kravitz Design con studio a New York, impresa di architettura d'interni e vendita di oggetti firmati, progettazione di arredi conosciuta in tutto il mondo. Parallelo un vasto catalogo di divani, poltrone, cristalleria. Fin da ragazzo ha sognato sempre di diventare designer.

Brian May, Queen
Un intellettuale, quasi uno..scienziato. Quando ancora macinava successi con Freddy Mercury negli ani '70 scriveva saggi di ricerca scientifica come An Investigation of the Motion of Zodiac Dust Particles, fino a conseguire un diploma in astrofisica all'Imperial College di Londra. All'asteroide 52665 è stato dato il suo nome ed è preside della John Moore University di Liverpool. Non c’è che dire, proprio un chitarrista..stellare.

Gary Newman
 Il gelido genio dei sintetizzatori della new wave, prima con la Tubway Army e poi come solista ha lavorato come stunt professionista (!) , consegue il brevetto di pilota collaudatore di aerei e la licenza per addestrare i piloti acrobatici, anche se ha dichiarato ultimamente di non guidare più aeroplani da ormai quattro anni. Tempus fuggit..


PhotobucketBruce Dickinson, Iron Maiden
Chi ancora non ha rinunciato a volare è la voce metal dei Maiden: ha la licenza di volo per piloti ed è il capitano del Boeing su cui viaggia la band, ancora in tour in giro per il mondo. Fa tutto da solo, piani di volo e organizza l'intero carico di strumenti e materiale per i concerti per il charter che li trasporta.


David Lovering, Pixies
Finite le magie alla batteria con i Pixies ora si occupa di vere "magie", calcando palcoscenici come mago e prestigiatore. Si è auto definito "scientific phenomenalist", possiede una laurea in ingegneria elettronica, che combina efficacemente con i suoi spettacoli di illusionismo che somigliano un pò ad esperimenti scientifici..


Non smentisce la sua antica fama di reazionario Eric Clapton, che si diletta principalmente nella caccia con la sua carabina in perfetto stile old british, mentre quel fascistone di Ted Nugent si aggira ancora per i boschi in mimetica e uccide con arco e frecce, ha fondato addirittura il Ted Nugent's  Kamp per insegnare la caccia  con l'arco ai bambini.

da un idea di G. Michelone (Alias)


28/12/12

Fiat: l'orribile "adunata", messainscena a Melfi

Quegli operai che battono le mani

La politica è una cosa, l'analisi teorica un'altra. “Classe operaia” e operai in carne e ossa sono parecchio differenti.

Nei momenti migliori gli esseri umani tendono a somigliare all'icona che la Storia ha disegnato. In tempi difficili, come questi, oltre a battaglie generose e disperate, si vedono invece anche scene vergognose. E che dovrebbero far pensare soprattutto i protagonisti. A Melfi è andata in scena, giovedì 20 dicembre, una cerimonia tentata soltanto nel ventennio fascista. Per la precisione nell'ottobre del 1932, al Lingotto, quando Mussolini venne omaggiato da Gianni Agnelli – il nonno dell'Avvocato, a sua volta nonno del John Elkann che a nome della “Famiglia” affiancava Sergio Marchionne sul set lucano – nello stabilimento torinese del Lingotto.

Anche allora ci furono applausi per il Duce e il Padrone. Operai selezionati tra il personale più fedele, capi travestiti in tuta (come ieri il direttore di Melfi!), una militarizzazione che sconsigliava dissonanze. Ma c'era anche una prospettiva industriale, una produzione che “tirava” nonostante il mondo intero stesse assaggiando la frusta della crisi del '29.

Lo stesso gioco, sette anni dopo, per l'inaugurazione di Mirafiori, non riuscì affatto. Il silenzio degli operai del 1939 fu tale da far andare via i gerarchi, di corsa, con Agnelli al seguito. La crisi non era affatto finita, l'Italia stava per entrare in guerra (lo fece qualche mese dopo, ma la discussione era all'ordine del giorno), e la Fiat stava per costruire camion militari e blindatini, invece di automobili.

A Melfi gli applausi ci sono stati. Obbligati, pagati, sotto ricatto occupazionale e produttivo (i due nuovi mini-suv che dovrebbero esservi costruiti partiranno solo nel 2014, e se non succederà qualcosa che lo sconsigli). Ma ci sono stati. Soprattutto, Monti e Marchionne hanno squadernato il “nuovo modello sociale” che dovrà caratterizzare secondo loro l'Italia del futuro: tanto lavoro per sempre meno gente, silenzio e testa bassa, applausi quando si accende la luce rossa a volontà del capo. Sputare sangue ed esser pronti a ringraziare, facendo la claque.
Dentro la fabbrica, e nel sistema delle relazioni industriali, un solo sindacato: quello di regime. Oggi sono ancora quattro (Cisl, Uil, il Fismic solo perché erano in casa Fiat, e l'inesistente Ugl ex-fascista), ma in tempi rapidi diventeranno uno solo, sfrondando apparati davvero pletorici per il lavoro che li aspetta: dire sì al padrone.

Fuori dalla fabbrica, e dal sistema della rappresentaza “riconosciuta”, tutte le sigle non omologate, conflittuali, dissenzienti. A Melfi c'era - fuori - la Fiom, con Maurizio Landini; considerato quasi un “sindacato di base”, ormai, e come quello “da cancellare”. Non c'era la Cgil e tantomeno Susanna Camusso, ufficialmente impegnata in un Direttivo nazionale durato un solo giorno invece dei due previsti. Si vede che non hanno trovato nulla su cui discutere, o almeno ragionare, mentre governo e padroni stanno disegnando un mondo che non prevede più la presenza di una cosa chiamata Cgil.
Gli applausi ci sono stati e ci devono far pensare. Senza una prospettiva, senza un orizzonte concreto verso cui indirizzare il malcontento e la rabbia, anche tra chi viene spremuto come un limone la Resistenza non inizia, non prende corpo. Ci si affida al Padrone e al Duce di turno nella speranza che le cose vadano meglio, che almeno quei pochi che lavorano continuino a farlo, che “passi 'a nuttata”.

Il ritiro delle organizzazioni “complici”, lo smarrimento di quelle che pur hanno resistito in questi ultimi anni senza però comprendere fino in fondo lo spessore “epocale” del “modello Pomigliano” (la Fiom, in primo luogo, ma non solo), sembra aprire una prateria davanti.
C'è il rischio, se si commettono altri errori, di lasciarla diventare un deserto.
Non serve sparare parole incendiarie, oggi. Serve, è necessario, è indispensabile, individuare quella prospettiva e mantenere-radicare-articolare la presenza antagonista. Mettere in piazza organizzazione fatta per durare, cervello e cuore, sguardo lungo e piedi per terra. Poche chiacchiere, nessuna mitologia, tanto lavoro.

Dante Barontini (Contropiano)





Cbgb. I sopravvissuti

Photobucket Aperto nel 1973 al 1315 della Bowery Street di New York, ha chiuso i battentinel 2006. E' il leggendario CBGB, il tempio del punk americano. In quel club è nata l'avanguardia Usa degli anni '70, e di tutto quel che ne e' seguito.
Oggi è parte di un locale più ampio, la boutique dello stilista John Varvatos che l' ha inglobato, e che ne ha comunque conservato le caratteristiche essenziali, come i bagni le cui mura sono totalmente ricoperte di scritte e graffiti. Presto inizieranno le riprese di un film dedicato interamente al Cbgb diretto da Randall Miller, con Taylor Hawkins, batterista dei Foo Fighters, nei panni di Iggy Pop, e l'attrice Mickey Sumner in quelli di Patti Smith.

Tommy Ramone (Ramones)Photobucket
Gli anni passano, i tempi cambiano.. Lo sa bene Tommy Ramone, batterista originario dei Ramones, la band che piu' di tutte ha contribuito alla trasformazione del Cbgb in una delle icone più significative della storia del rock. . Con i primi tre dischi i Ramones spazzarono via tutto quello che il rock aveva sfornato fino ad allora, eliminando tutto il manierismo e la pomposità dei gruppi '60 e '70, i lunghi e noiosissimi assoli: misero il punto su come doveva essere il rock'n'roll dei padri fondatori, portandolo nell'era moderna alla velocità della luce. Anni fa i Ramones erano l'anti-esblishment. Adorati in Europa e Sud America ma snobbati e maltrattati in patria, oggi sono un marchio multimilionario: t-shirt, felpe, cappelli e quant'altro indossati da tanti senza sapere esattamente chi fossero i Ramones. Oggi Tommy Ederley (Ramone), che abbandonò la band per motivi di salute dopo quei primi grandiosi tre dischi per passare alla produzione, unico sopravvissuto dopo la morte di Johnny, Joey e Dee Dee, ha prodotto, tra gli altri, Tim dei Replacements, suona chitarra, mandolino e banio nel duo bluegrass Uncle Monk con Claudia Tienan.
 

Richard Lloyd  (Television)
ll chitarrista col volto d’angelo dei Television abita ancora ha New York e fa ancora il musicista (il suo disco solista piu recente è uscito nel 2009). Ha lavorato anche come produttore comparendo alla chitarra nei  Rocket from the Tombs. Informazioni su tutti i suoi lavori sono su ww.richardlloyd.com, insieme alla sezione 'Ask Richard', dove risponde alle curiosità dei propri fan. Su youtube, le  sue lezioni di chitarra: da anni insegna a New York in uno studio tutto suo, dando consigli sulla tecnica, con un approccio molto singolare allo strumento, condito con le sue meditazioni sulla vita, la filosofia e la natura dell'universo.

Tom Verlaine (Television)
Dal canto suo Tom Verlaine. un vero e proprio recluso della new wave, frequenta librerie e biblioteche, non rilascia interviste. Ha annunciato una possibile reuniuon dei Television con un quarto album, di cui molto si era parlato in passato.

Richard Hell  (Neon Boys, Television, Heartbreakers,Voidoids)
Dopo i Voidoids ha inciso a nome Dim Stars con Thurston Moore e Steve Shelley dei Sonic Youth. Oggi é dedito prevalentemente alla scrittura di romanzi (tre finora), poesie e critica rnusicale. Ha recitato anche in Cercasi Susy disperatamente. Il suo "look" ha ispirato buona parte dell' iconografia punk.

Dick Handsome Manitoba (Dictators)
Bastano dieci minuti a piedi dal 315 della Bowery, per scovare un altro rocker storico del Cbgb, cresciuto a pane, macchine e ragazze. Dal 1999, Manitoba voce dei Dictators, gestisce un bar a suo nome ne1l’East Village, sulla Avenue B, orgogliosamente tappezzato di fotografie che lo ritraggono insieme ai suoi clienti pin celebri. Quando non è dietro at bancone, Manitoba conduce un programma radiofonico satellitare su Sirius XM, dove staziona anche Little Steven, in duplice veste di conduttore e produttore. (ascoltabile qui http://www.siriusxm.com/undergroundgarage/weeklyschedule). Oppure, continua ad aazzuffarsi con qualche rivale. L'ultimo malcapitato è Dan Snaith, portato in ‘tribunale per aver osato appropriarsi del nome  Manitoba (poi cambiato con Caribou)

Wayne Jayne County (Electric Chairs)
E a proposito di risse, una delle più celebri é quella tra Manitoba e Jayne County, la trans del punk Wayne County, e convertito (di nome e di fatto) in Jayne. County, la cantante degli , Electric  Chairs possiede un sito (www.jaynecounty.com) ricco di informazioni con un blog molto vivace, il cui contenuto varia da riflessioni politiche a immagini un pò sopra le righe e la sezione per il merchandising.

AlanVega (Suicide)
Continua saltuariamente a suonare con Martin Rev, secondo componente dei Suicide. ll suo amore principale, però, é oggi la scultura, che lo porta ad esporre in giro per il mondo. Ha esposto anche al Moca di Lione.

James Chance (Contortions)
E ancora attivo con una versione tutta francese dei Contortions. ll suo sax indomabile non conosce sosta e la sua fama di entertainer lo precederà fin quando sarà in vita.

Cheetah Chrome (Dead Boys)
E' stato il chitarrista di una delle band più potenti del Cbgb e del e punk Usa. Sonic Reducer è anoora oggi un inno. Ex Stilettos, collaboratore di Ronnie Spector, su Siren, il disco solista dell’ex Ronettes e ex moglie di Phil Spector, ex Rocket From The Tombs, nel 20l0  ha colpito con il libro Cheetah Chrome: A Dead Boyk Tale the Front Lines of punk rock, tra le memorie più ficcanti dell'era del punk.

Peter Zaremba (Fleshtones)
I Fleshtones debuttarono al Cbgb il 19 maggio1976, e nel dicembre 2003  suonarono alla gran festa per il 30 anniversario del locale con i Dictators, gruppo parallelo ai Fleshtones. Il loro super-rock,  preso in prestito dal sound garage degli anni '60 da band come Animals, Syndicate of Sound, Beatles, Kinks e Yardbirds, è ancora in giro per il mondo e suona sempre fresco e vitale. Peter ha scritto per la colonna sonora di I was a teenage zombie e quando non è in tour scrive per riviste e giornali, non musicali: "Scrivo di posti dove sono stato e di cibo,  cose piacevoli per chi va in viaggio di nozze ... Davvero!"





22/12/12

Steven J. Bernstein, poeta del grunge e i Big Black di S. Albini

"La violenza entra da un angolo, troppo lontano per accorgersene, per vedere chiaramente..Non un omicidio, ma violenza per divertirsi. Divertimento e paura, ecchimosi gialle e rosse, una piccola quantità di sangue..Troppo tardi per scappare.."
A questo punto, dalla platea si alzò un grido: "Vogliamo la musica..!" "Questa è musica..testa di cazzo!"

Questa la memorabile introduzione, l'intro dell'ultimo concerto dei Big Black di Steve Albini a Seattle, l'11 agosto 1987. Protagonista, Steven J. Bernstein, detto Jesse. Poeta, scrittore, un passato da jazzista, allievo e amico di Wiliam Burroughs, tossico e alcolizzato, con un passato da ex marchettaro e con una diagnosi medica di psicosi maniaco-depressiva, amante dei gatti. Anche quella serata fu memorabile: tra il pubblico presente all'ultima performance della band di Albini erano presenti tutti i futuri protagonisti del movimento grunge: Bruce Pavitt, fondatore dell'etichetta discografica Sub Pop, Mark Arm dei Mudhoney e, udite, Kurt Cobain che avrebbe ritrovato poi Albini in veste di produttore per l'ultimo disco dei Nirvana, In Utero. Dopo l'incendiaria overture di Jesse, Albini, punk con tanto di laurea e occhialoni da nerd, distrusse insieme alla band, tutti gli strumenti presenti sul palco. Quella sera Jesse aveva 37 anni, esile, tatuato, sguardo allucinato e occhi da schizzato, era famoso nell'underground di Seattle, dove era ritornato dopo vari vagabondaggi, e le serate nei teatrini off dove si esibiva finivano spesso in zuffe e aggressioni, con lancio di oggetti e una volta addirittura piscio' sul pubblico, scatenando un vero putiferio. Alloggiava a Seattle nei peggiori hotel della città perché', diceva, solo in quelle stanze, piene di messicani irregolari, tossici e prostitute, trovava l'ispirazione per scrivere. Era nato a Los Angeles, i genitori divorziarono presto e lui si ammalò di poliomielite, in seguito gli fu diagnosticata una malformazione alla scatola cranica, che aggravò i suoi problemi psicologici. Alcol, psicofarmaci e droghe varie, per curarsi. Fu l'incontro con il gruppo della Sub Pop a cambiare la sua immagine pubblica: erano gli anni dell'esplosione grunge a Seattle e Jesse indossò volentieri i panni del poeta punk, la sua missione era di portare la letteratura nel cuore del rock e in quel periodo aprì i concerti di tutti i maggiori gruppi della città: oltre ai Big Black, per Nirvana, Soundgarden, Mudhoney, e facendo da supporto a gruppi come Dead Kennedys, D.O.A. ..
Inoltre, aveva una vera ossessione per le rock star morte, da Jimi Hendrix a Jim Morrison:  “Questo è il Rock' n' Roll dei cadaveri/il corpo pieno di vermi di Janis Joplin/urla sotto sei piedi di terra del Texas/e i dottori non possono fare niente per me/ 'Janis Joplin Dead Valentine'- 1979

Nel 1988 intervista Burroughs per la fanzine The Rocket:" Come vedi il rapporto tra la tua immagine pubblica,le tue opere e la persona vera?" Burroughs:" Non c’è nessuna persona vera.."
Sempre per la Sub Pop incise un disco, con registrazioni prese in un carcere speciale, aggiunse la musica, tracce di jazz elettronico da lui composte: l'album, The Prison, si apriva con una poesia:"E' mezzanotte, gli occhiali da sole confondono le mie ferite/ una pianta sorda e deformata in un giardino di Hollywood/ pieno di lattine di succo di frutta e aghi ipodermici.." (No no man).  Quando la scoprì Oliver Stone la inserì immediatamente nella colonna sonora di Assassini Nati.

Jesse si tolse la vita con tre coltellate alla gola, in un piccolo albergo di New York nell'ottobre 1991. 
Solo un mese prima era uscito Nevermind dei Nirvana. Tracce del lavoro di Jesse, il suo lato selvaggio, ma anche l'autore e l'interprete di poesie d'amore, di canzoni strazianti e di opere teatrali senza tempo, si possono rintracciare nel film-documentario di Peter Sillen,"I am Secretly an Important Man", mentre il fratello sta raccogliendo tutto il materiale per la creazione di un sito web a lui dedicato. 

Big Black - Atomizer


20/12/12

San Fannullone

MESSAGGIO A TUTTE LE FILIALI

Cari Colleghi

in considerazione dell'importante lavoro aperto e da definire entro la fine dell'anno, abbiamo rilevato che il calendario del mese di Dicembre presenta alcune 'criticità' causa di un giorno lavorativo in meno verso lo scorso anno, e delle vigilie di Natale e Capodanno che cadono nei lunedì del 24 e 31.

Al fine di dare un miglior servizio ai nostri clienti e con l'obiettivo di ottimizzare i nostri tempi lavorativi, vi "suggeriamo" a partire dal giorno 15, l'apertura per tutta la giornata del sabato e anche la domenica.
Peraltro queste aperture sarebbero in linea con il periodo natalizio, dove ogni esercizio commerciale è aperto anche durante i fine settimana.

Vi contatteremo per raccogliere le adesioni al fine di poter allineare anche le vostre agende (...)
Siamo sicuri che accoglierete favorevolmente questa importante opportunità che potrà contribuire al buon risultato di fine anno.
Alleghiamo format dei cartelli degli orari di apertura che potrete personalizzare ed esporre per informare i clienti.
Grazie a tutti in anticipo per la collaborazione.
Cordialmente e blah blah blah...

Che dire, un comunicato in perfetto stile Fornero. L'azienda si 'lamenta' di un giorno lavorativo in meno rispetto allo scorso anno..Un giorno!
Ora, calcolando che si lavora dal lunedì al sabato pomeriggio, che si salta solo nei giorni veramente festivi, le due vigilie e le giornate di Natale e capodanno, che la struttura resta chiusa una sola settimana in un anno, la settimana di ferragosto (e anche questo per 'nostra' scelta, contro le direttive aziendali), che non vi è personale sufficiente e nessuno vuole pagare straordinari, che tanti colleghi hanno la famiglia lontano (in alcuni casi..molto lontano), che non è un’azienda di consumo di massa  e che quindi non avrebbe nessun giovamento commerciale nelle aperture "suggerite", che si arriva a fine anno letteralmente distrutti ed esauriti, che comunque sono stati assicurati i risultati richiesti in anticipo alle chiusure commerciali annuali, che l’azienda ha tagliato e continuerà a tagliare quei pochi bonus rimasti, ecco, premesso tutto ciò, non c’è stato bisogno di riunioni, non ci sono stati disaccordi ne ricorsi al sindacato (peraltro quasi inesistente in questo settore e quando c’è, è meglio lasciar perdere) e abbiamo risposto che a noi, ci piace proprio a volte essere choosy..e che preferiamo approfittare di questi 'scampoli' di tempo libero per stare con le famiglie, con le nostre compagne, con i figli, gli amici, i nostri animali e perfino da soli, per riposare e riprendere fiato. 
Nel salutare con affetto il consiglio di amministrazione e gli azionisti (che ci conoscono solo attraverso numeri e codici identificativi e che si godranno, loro si, una lunga e 'meritata' vacanza..) gli dedichiamo il discorso di Jean Aulas alla festa di San Fannullone del 1949, festa che ricorreva fino a pochi anni fa durante i giorni di Pasqua nella piccola cittadina francese di La Napoule.

La festa di San Fannullone inizia il sabato di Pasqua con "una fiaccolata rallegrata da girandole, al suono dei pifferi e dei tamburi. Le vie sono infuocate, e ciò produce, con un po’di artificio, un gioco di luci abbagliante. La serata termina in modo esaltante con l'incendio di un bel pino purificatore trapiantato in piazza, tra l'allegria e le danze alle quali partecipa una folla di turisti.
ll giorno di Pasqua la festa prosegue. Dopo una serenata in onore delle personalitia, un’orchestra saluta l’arrivo del Re dei fannulloni che sbarca dalla sua caravella all’entrata del del porto, e sale su un carro rustico scortato da paggi e araldi, a cavallo dei palafreni della società ippica.
Il corteo si ferma davanti al castello e il signore e la sua dama vengono a rendere omaggio al proprio sovrano. Poi, ingrossato dalla folla in giubilo, il corteo si reca all'aperitivo d’onore offerto dal Comitato dei festeggiamenti, in presenza delle personalità dipartimentali e locali. Riprendono le
danze e i canti, e tutto si conclude con giochi a palla, gare di bocce, e divertimenti sulla spiaggia per i bambini. Sebbene San Fannullone non faccia affatto parte dei santi canonizzati, il parroco di La Napoule, per timore di perdere la fiducia delle sue pecorelle, si vede costretto a partecipare alla festa del santo laico che dà, alla ricorrenza religiosa, un colore popolare unico nel suo genere.

DISCORSO Dl JEAN AULAS ALLA FESTA Dl SAN FANNULLONE DEL 1949
Signore e signori,
l’aureola di San Fannullone si libra sopra le nostre teste. Gloria dunque a San Fannullone!
E gloria a tutti i fannulloni de La Napoule, presenti e futuri. Vedete, si parla molto male dei fannulloni: la Chiesa ha fatto della pigrizia un peccato capitale e il vostro curato vitupera la fannullaggine dall’alto del pulpito; a scuola, il nostro cappellano laico ne fa l'argomento delle sue prediche mattutine; perfino la 'saggezza delle nazioni', pretende che la pigrizia sia madre di tutti i vizi; e l'ingiuria suprema é di gridare: "Va là, fannullone!»
Ebbene, signore e signori, per fare il fannullone non basta volerlo! La fannullaggine è un’arte.
E tutti coloro che gridano contro la fannullaggine, in realtà, non sono altro che spiriti pigri che non hanno voluto fare la fatica di andare al fondo delle cose. La Fannullaggine! Ma é la base di tutti i progressi del genere umano!
Se non fossero esistiti dei fannulloni come il nostro amico Chichoix (il "taxi" de1l’anglo), il quale trova che camminare sia una fatica immane, si sarebbe forse pensato di inventare i taxi?
Se non fossero esistiti dei fannulloni come il nostro agile Simon (sindacalista dei pescatori, molto grosso), il quale trova che remare sia una fatica immane, si sarebbe forse peasato di inventare le barche a motore?
Se non fossero esistiti dei fannulloni come i nostri bravi coltivatori di Capitou (frazione di orticoltori, rivale di La Napoule), che trovano la terra troppo bassa, si sarebbe forse pensato di inventare i trattori?

Se non fossero esistite delle fannullone come voi, signora, che trovate assai penoso lavare la biancheria, si sarebbe forse pensato di inventare quelle belle lavatrici?
E se non fossero esistiti dei fannulloni come me, che trovo che gridare forte sia una fatica immane, si sarebbe forse pensato di inventare la scatoletta (il microfono) che sta davanti al mio naso?
I Fannulloni? Ma é a loro che dobbiamo tutto ciò che fa la gioia di vivere.
E senza la fannullagine, é tutto il culto del bello a sfuggirci.
Senza pigrizia niente tempo libero, e senza tempo libero, niente feste, niente cinema, niente teatro, niente pittura né musica.
E niente cittadine di riposo e di lusso come La Napoule o Cannes. Niente Costa Azzurra, luogo d’incontro di tutti coloro che vogliono fare i fannulloni; niente fiori; pensate forse che chi se ne sta con l’occhio all’orologio e si industria a non perdere un istante, si preoccupi di comprare alla sua bella un ramo dclla nostra mimosa?

Ma la fannullaggine é la madre delle invenzioni e la madre delle arti. Aggiungerei, per quanto paradossale possa sembrare, che essa é anche la madre del lavoro.
Prendete un bravo fannullone, stanco di dormire sul duro e desideroso di un buon letto. Quale lavoro non eseguirà per potersi pagare la bella camera da letto e il materasso morbido che tanto brama!

Prendete un abitante di Capitou, che vuole evitare di portarsi un bécu (zappa a tre punte) e di lavorare poeticamente nell’aria profumata del mattino. Quanto non si darebbe da fare per manovrare la sua tonnellata di ferraglia, assordare il vicinato e avvelenare la strada con i suoi gas di scarico, pur di far ammirare il suo bel trattore...

Prendete il nostro automobilista, che per andare a Cannes vuole evitare i sette chilometri della magnifica passeggiata a piedi, sognando in riva al mare. Lo vedete alzarsi un’ora prima per gonfiare le ruote, soffiare nel carburatore, lavare e lucidare la sua bella macchina, e... lavorare due ore per evitare tre quarti d’ora di strada a piedi!

Prendete la padrona di casa che ha fatto venire dal Salone delle arti domestiche tutte le nuove macchine, che deve solo stare a guardare mentre lavorano al suo posto. Dovrà stare alzata una parte della notte per pulire e lucidare tutti quei begli apparecehi!

Prendete i nostri turisti, che per offrirsi il piacere di fare i fannulloni per quindici giorni o tre settimane, hanno lavorato senza sosta per undici mesi. E vedete quanto male si fanno per ammazzare il tempo.

Non hanno mai un minuto per se stessi: ci sono il golf, le corse dei cavalli, la pesca, il bagno...Rientrano la sera stremati, affermando: "Comunque è bello non avere niente da fare!".
Non esiste fatica, per quanto lunga e terribile essa possa sembrare, che un vero fannullone non sarebbe capace di affrontare per evitare anche solo un quarto d’ora di lavoro.
Se si volesse fare il calcolo di tutte le ore di lavoro e di veglia trascorse per fabbricare tutte quelle macchine destinate a... evitare il lavoro, a donate qualche istante di fannullaggine, si dovrebbe ben convenire che la pigrizia é la madre del lavoro.
Queste banalità avrebbero certamente potuto trovare una forma più raffinata e uno stile più fiorito, ma ammetterete che per celebrare la fannullaggine non si può pretendere un simile lavoro cerebrale.
E vorrei concludere dicendo agli spiriti afflitti che forse non sono riuscito a convincere:
Non criticate più i fannulloni, poiché voi tutti aspirate, non solo a riposarvi il settimo giorno come Dio padre, ma a cogliere la suprema ricompensa di un paradiso ove regna la beata fannullaggine!
E adesso in questo giorno di Santa Pigrizia, Signore, sbrigatevi a correre al lavoro davanti ai fornelli,
per sudarvi sangue e acqua affinché quando sarà ora troviamo un buon pranzo che degusteremo a nostro agio, in tutta fannullaggine...

E voi, Signori, malgrado questi consigli, consumcrete in fretta il pranzo, per andare a vostra volta
a sudare sangue e acqua in piazza a difendere le vostre probabilità di vincere la gara di bocce.
E quanto a voi, Signorine, sono quasi certo che lascerete i piatti da lavare alle vostre madri per sudare anche voi sangue e acqua a dimenarvi ballando.
Per festeggiarc il nostro San F annullone...
Al lavoro voi tutti fannulloni!
E buon pro vi faccia!



buddies






Dark Social

A Alexis Madrigal, giornalista di The Atlantic, che Internet la frequenta dagli inizi degli anni '90, l'enfasi sul 'web social' gli suonava strana. Come se prima di Zuckerberg e soci ci fossero solo eremiti digitali. Al contrario, anche agli albori della rete di massa, l'esistenza virtuale di Madrigal (e di tanti altri) era tutt'altro che isolata.
"Avevamo la messaggeria istantanea, le chat, Icq, i forum e l'email. La mia presenza su internet ruotava proprio intorno alla condivisione di link con amici. " Certo, tecnicamente quelli erano strumenti che "correvano paralleli al web, e non sul web, ma c'erano". Eppure la narrazione prevalente non dava conto della ricchezza di relazioni virtuali prima di Facebook. Di qui, un disagio che Madrigal ha coltivato silente fino all'ottobre scorso, quando in suo aiuto e' arrivato Chartbeat, azienda specializzata nell'analisi del traffico web che, esaminando la provenienza dei visitatori delle pagine interne dei siti, ha certificato che la maggior parte di essi non giunge da Facebook e simili. Ben il 69% arriva da link scambiati attraverso applicazioni non identificabili dai sistemi di misurazione: email, chat, instant messaging. Folgorato dalla rivelazione, Madrigal ha deciso di chiamare questo universo "Dark Social", visto che sfugge alle rilevazioni ed e' offuscato da una visione Facebook-centrica. La scoperta ha un paio di conseguenze. "Primo, se pensi che ottimizzare la tua pagina Facebook o i tuoi tweet sia "ottimizzarli per i social" sei solo a meta' strada (o ad un terzo). Secondo, il patto implicito che stringiamo con i social network non e' quello che ci raccontano: non regaliamo i nostri dati peersonali in cambio della possibilita' di condividere link con gli amici. Un gran numero di persone, piu' ampio di quello che sta sui social network, lo fa gia' al di fuori di questi. Piuttosto scambiamo i nostri dati personali con la possibilita' di pubblicare e archiviare un database delle nostre condivisioni."


Derrick de Kerckhove, massmediologo ed esperto di internet: "Dal commercio digitale a Facebook, ogni giorno immettiamo sul web numerosi dai personali. E' importante la consapevolezza che il proprio 'profilo' è osservato da diversi soggetti, dai mercati ai governi"





16/12/12

Charlie Chaplin, “anarchico libertario” e “umanista”. Il Grande Dittatore

CHARLIE CHAPLIN “IL GRANDE DITTATORE” 1937-1940 THE NATIONAL ARCHIVES/PUBLIC RECORD OFFICE (TNA/PRO) KEW GARDENS SURREY
REGNO UNITO DI GRAN BRETAGNA


SINTESI
Londra, febbraio 1939. Il viceministro degli Esteri, Richard Austen Butler, chiede ai suoi uomini di indagare sul nuovo progetto cinematografico di Charlie Chaplin a Hollywood, “Il Dittatore”, una sferzante parodia su Adolf Hitler. Londra è in ansia. Il premier britannico Neville Chamberlaine sta tentando di salvare la pace europea con la politica dell’“appeasement” nei confronti della Germania nazista. Il Patto di Monaco è stato appena siglato (settembre 1938) e nel gennaio del 1939 Chamberlaine rende omaggio a Mussolini con una visita ufficiale in Italia. Il film del grande attore e regista – non ha mai rinunciato alla cittadinanza britannica anche se risiede in America da trent’anni – avrebbe dunque effetti disastrosi sulle strategie politiche di Downing Street e del Foreign Office verso il Fuehrer e il Duce.
E poi Chaplin è da sempre in odore di “comunismo” sulle due sponde dell’Atlantico, in specie dopo il trionfo mondiale di “Tempi Moderni” nel 1936. I diplomatici del Consolato di Sua Maestà a Los Angeles avvicinano Chaplin a Hollywood. Riferiscono a Londra che si sta dedicando alla produzione della pellicola “con una foga che rasenta il fanatismo. Impressionano il suo odio e il suo disprezzo verso le personalità che intende mettere in satira. Il suo unico obiettivo consiste nel poter sferrare un attacco diretto a Hitler”. Si aggrappano addirittura a una legge britannica del 1917: “Non è consentito rappresentare sullo schermo personaggi viventi senza il loro consenso scritto.” Premono per poter visionare il copione prima dell’inizio delle riprese, in modo che la sceneggiatura definitiva non arrechi “offesa alcuna alla Germania”. Ma nel maggio del 1939, dalla California, gli inglesi gettano la spugna: “Riteniamo che andremmo incontro ad un immediato e definitivo rifiuto da parte di Chaplin se mai provassimo a suggerire delle modifiche al copione. E’ certo che non raggiungeremmo risultato alcuno.”

L’attore reagisce pubblicamente, senza però menzionare le pressioni che arrivano da Londra: “Intimidazioni e censure non mi turbano affatto.” Durante l’estate l’Ente della censura britannica scrive: “Siamo stati molto chiari su ciò che è consentito e su ciò che non lo è. Di conseguenza Chaplin finirebbe per incolpare solo se stesso se il film non dovesse superare l’esame della censura britannica. Sempre e quando decida di andare avanti con il suo progetto cinematografico.”
E’ lo scoppio della guerra a risolvere l’affaire nel settembre del 1939. Le riprese de “Il Grande Dittatore” iniziano a Hollywood negli stessi giorni. Ora Hitler è il nemico pubblico numero uno dell’Impero britannico, anche se gli Usa continuano ad essere neutrali. Il film esce in America nell’ottobre del 1940 e a Londra in dicembre. In Inghilterra è un successo straordinario di pubblico e critica. Winston Churchill è il nuovo capo del governo. Il premier parla chiaro. Solo “sangue, sudore e lacrime” riusciranno a sconfiggere la Germania nazista. Ben vengano quindi satira e sberleffi. L’“appeasement” di Chamberlain va in soffitta per sempre. Ben presto gli incassi al botteghino superano di gran lunga quelli di “Tempi Moderni” in tutto il mondo. Ad eccezione ovviamente di Germania, Italia e dei paesi alleati dell’Asse, dove la pellicola uscirà solo nel dopoguerra.
Narra la leggenda che Hitler ordini all’ambasciata tedesca a Lisbona di spedirgli una copia della pellicola. Il Fuehrer avrebbe assistito alla proiezione de “Il Grande Dittatore” durante le vacanze di Natale del 1940 nella sua residenza di Berchesgtaden sulle Alpi austriache, il “Nido dell’Aquila”.

Mario J. Cereghino
2 luglio 2012
mariojosecereghino59@gmail.com

13/12/12

Fine pena, mai. Contro l'ergastolo.

Aboliamo l’ergastolo. La forza della democrazia è non avere paura: sostituire all’ergastolo una pena giusta non è un atto di debolezza, ma di forza, perché afferma il principio che nessun uomo è estraneo alla società. L’ergastolo non risponde al bisogno di giustizia, ma a quello di vendetta, per soddisfare la reazione istintiva ed emotiva dei cittadini. Non risolve il problema reale, che è quello di vivere in un Paese civile, in cui la sicurezza individuale è tutelata da una giustizia equa. Una giustizia vendicativa e non rieducativa infatti non riduce la criminalità, è un insegnamento distorto per i cittadini che non porta a un miglioramento nei rapporti umani.

La legge, che sta alla base di ogni convivenza civile, deve essere semplicemente giusta.Il carcere a vita non ha il carattere di giustizia, ma è una forma di pena di morte. E’una pena fino alla morte, e chiude ogni speranza. Non solo è incompatibile con il principio costituzionale del carattere rieducativo della pena, ma non è di alcun interesse per la società, che sarebbe ugualmente risarcita e protetta da una pena detentiva a termine, naturalmente proporzionata al delitto.

Siamo a favore dell’abolizione dell’ergastolo perché lo riteniamo una pena non solo anticostituzionale, ma antiscientifica. E’dimostrato che il nostro cervello ha cellule staminali che possono colmare il vuoto lasciato dalle cellule cerebrali che scompaiono. Il cervello quindi si rinnova, e se diamo a un condannato le condizioni di una rinascita personale, troveremo che può diventare una persona completamente diversa, capace di ritrovare il suo posto nella società. Lo dimostrano le storie di tanti condannati che sono entrati in carcere con la licenza elementare, e ne sono usciti con la laurea.

Perché si compia questo cammino bisogna finalmente mettere mano alle proposte di legge presentate ormai da anni, e mai discusse per il timore dell’impopolarità della proposta. Ma bisogna ricordare che il carattere inumano delle pene è sottrazione di libertà per tutti i cittadini. E che la violenza contro la dignità riguarda tutti, e non solo i colpevoli di delitti.
Il Parlamento, che rappresenta la libertà della nazione, ponga fine a quello che è un abuso di giustizia, e cancellando l’ergastolo restituisca a tutti la speranza di riscatto.

Science for Peace – Fondazione Umberto Veronesi

L'Oracolo dei Maya e il Cauac

Forse anche voi (come noi..) avete viaggiato per anni da soli, sentendovi in qualche modo estranei alla cultura dominante. Forse anche voi (come noi..) vi sentite attratti dalla mitologia, dalla fantascienza, dalla metafisica, dalle..metafore o dagli antichi simboli e dalle antiche civiltà. Forse anche voi possedete doni psichici particolari o avete avuto esperienze visionarie. Forse qualcuno ha studiato una varietà di discipline spirituali e ha provato molti lavori differenti, per arrivare alla conclusione che il suo "vero" lavoro poteva manifestarsi solo nei suoi sogni. Nonostante le difficoltà, abbiamo perseverato, seguito le voci interiori cercando una comunione più profonda con la vita e le persone più simili a noi, nel cuore e nella mente.

09/12/12

Piccolo Dizionario Psichedelico

( PER SOPRAVVIVERE ALLE FESTE NATALIZIE )


"CHI FA DI SE STESSO UNA BESTIA SI SBARAZZA DELLA PENA DI ESSERE UN UOMO"
Dr Johnson

Accutron Bulova
In quanto primo orologio al quarzo, ancorché' con strumentazione analogica, veniva reclamizzato come "L'orologio dell'era spaziale". Non c'entra nulla, ma chi ha nostalgia dell'Era Spaziale si legga il racconto "Il continuum di Gernsback" di William Gibson, nella raccolta "La notte in cui bruciammo Chrome.
(E. Nesi)

Altamont
Luogo del famigerato concerto "nero", segnato dal primo grave incidente della storia del rock. Era il 6 Dicembre del 1969, a pochi mesi dalla sbronza pacifista di Woodstock, e i Rolling Stones suonavano, ebbri e spensierati, dopo aver incautamente affidato il servizio d'ordine ai duri Hell's Angels, angeli sì, ma dell'inferno, i quali di fronte agli scalmanamenti di rito del pubblico che si agitava sotto il palco, decisero di passare alle maniere forti. Il concerto era stato pubblicizzato come "il regalo di Natale degli Stones alla gioventù americana", ma si trasformò in un incubo. Mentre Jagger, manco a farlo apposta, cantava Simphaty for the Devil, gli "angeli" credettero di vedere un giovane nero che estraeva una pistola, o almeno così dichiararono in tribunale. Sta di fatto che la pistola non è mai venuta fuori e il giovane Meredith Hunter fu fatto a pezzi. Gli assassini sono rimasti impuniti..
(G.Castaldo)

08/12/12

No Mercy: L'addio di Hugh Cornwell

..Hugh Cornwell (voce,chitarra) abbandona il gruppo,sostituito da un certo..Paul Roberts,dopo allarmanti rumors che annunciavano Dave Vanian (!) dei Damned come possibile sostituto. Fine della storia.

Gli dei solo sanno se ho provato ad ascoltarli con il nuovo front man, ma non c'è niente da fare, non c'è storia, ne partita. In questi tempi di reunion continue, invogliati anche dal conformismo musicale di tutte queste nuove band insignificanti, la speranza di un ritorno di Hugh Cornwell è pressocchè nulla.

Il ringhio coriaceo, la voce gutturale di Hugh Cornwell, ha cantato con gli Stranglers e con carisma ribollente i nostri istinti di base - la fame, la lussuria, la vendetta - in epoche di rivolte bianche. Ha scritto canzoni che incredibilmente sono state delle hit, Peaches, No More Heroes, Golden Brown, Grip, Nice' N 'Sleazy, Walk On By, Strange Little Girl, Skin Deep.. in un contesto di spettacolare successo in epoca punk e new wave, clamoroso insuccesso, tra tossicodipendenza, lotte intestine, sfortuna e rovine finanziarie e che avevano permesso agli Stranglers di sopravvivere a molti dei loro contemporanei punk. Poi Cornwell decise di uscire dal gruppo nel 1990: "Anche se abbiamo continuato a sperimentare con la nostra musica, la band era diventata un'istituzione, e questo ha fatto sì che tutto il pericolo e il rischio, che sono state le basi su cui gli Stranglers hanno costruito la loro carriera, non c'erano più."

Da allora Cornwell ha sfornato oltre una dozzina di album da solista, uno dei quali, Hooverdam del 2008, ve lo proponiamo quì sotto e su cui non esprimiamo giudizi perchè ancora troppo poco ascoltato (anche se colpiscono subito Please Don't Put Me on a Slow Boat To Trowbridge e  Within You or Without You) .  Intanto ci godiamo il celebre concerto all'Alexandra Palace di Londra del 1990, atto finale di Cornwell come vocalist del gruppo e di conseguenza, proprio per questo, il concerto si carica di emozione, fin dall'inizio: non c'è il furore dei vecchi tempi, ma anzi, traspare un pò di malinconia: spegnere le luci, alzare il volume (la registrazione è di ottima qualità): mischiare le immagini di questo concerto d'addio con la nostra memoria è comunque un grande divertimento.




00:46 Toiler At The Sea
07:46 Something Better Change
11:24 96 Tears
14:30 Someone Like You
17:32 Sweet Smell Of Success
21:40 Always The Sun
26:11 Strange Little Girl
29:07 Hanging Around
33:40 Let’s Celebrate
38:36 Golden Brown
42:45 No More Heroes
46:38 Nuclear Device
50:15 Duchess
53:35 All Day And All Of The Night
56:04 Punch And Judy

Hooverdam














03/12/12

Quando Arafat infiammò l'Onu e l'intervento di Roger Waters al palazzo di Vetro

La vendetta isrealiana è scattata puntuale, feroce. Il governo ha approvato, dopo lo storico voto al Palazzo di Vetro che giovedì sera ha accolto alle Nazioni Unite la Palestina come stato osservatore, la costruzione di tremila nuovi alloggi per i coloni, praticamente tagliando la Cisgiordania in due, nord e sud, e minaccia altre terribile rappresaglie,come la revoca dei documenti ai palestinesi di Gerusalemme e il congelamento dei fondi provenienti dalle tasse pagate dai lavoratori palestinesi al governo isrealiano.


Quando YASSER ARAFAT infiammò l'ONU

 L'Assemblea generale dell’Onu decise, per la prima volta, dal 1952.di discutere in forma solenne la questione palestinese e invitò l'OLP a parteciparvi in qualitià di rappresentante del popolo palestinese. Quel culnine era stato opportunamente preannunciato. Nel 1947 la Francia aveva votato per la suddivisione; divenendo uno dei più fedeli amicidi lsraele nei prmi anni della sua esistsenza. Ma quando, nell’ottobre 1974, il suo ministro degli esteri, Jean Sauvagnargues  si recò in visita ufficiale in Libano, si sentì in dovere di fare colazione con Yasser Arafat. In seguito, pare avesse confidato che Arafat  stava acquisendo  la "statura di uno statista"; era un “moderato» che rappresenta, incarna, le aspirazioni dei Palestinesi.   Quel pasto‘ intimo, consumato nella residenza dell'ambasciatore francese, iniziò e fini con  l’accompagnamento dei boati sonici dei caccia israeliani che sorvolavano la cittià.. a quanto pareva in un gesto di  stizza per quello che equivaleva al primo riconoscimento da parte di una"potenza occidentale" . Pochi giorni dopo ci fù "un banchetto di nozze per i palestinesi".

02/12/12

Amici Scrittori: Charles "Hank" Bukowski

Henry Bukowski detto Charles dagli editori, Hank dagli amici. Da San Francisco andammo in aereo a Los Angeles, noleggiammo una macchina e ci avviammo a San Pedro, con l'idea di passare per Marina del Rey e lungo la strada ci fermammo a un albergo per un brunch a base di frutta sugosa e dolcissima mentre i mariaches, i suonatori messicani assunti per le feste, cantavano i motivetti del momento. A Marina del Rey dovevamo vedere Barbet Schroeder, il regista francese della Nouvelle Vague che stava montando  un documentario di un'ora e mezza su Bukowski e il lungometraggio Barfly, di cui Bukowski aveva scritto soggetto e sceggiatura e dove era comparso un attimo al banco di un di un bar: il film sarebbe uscito nel 1987 con Mickey Rourke a impersonare Bukowski (con il nome Henry Chinaski) e Faye Dunaway a impersonarne la prima moglie (con il nome Wanda).

30/11/12

L'ora del Macho

Il pugilato, poi, è particolarmente prezioso e pochi spettacoli sono sani e belli quanto un incontro di boxe. L’importante è la bellezza dell'arte del pugilato, la precisione perfetta dell'allungo, i salti laterali, i tuffi, la gamma dei colpi - i ganci, i diretti, gli swipe - e, in secondo luogo, la fantastica emozione virile che quest'arte suscita. Molti scrittori hanno descritto la bellezza, il fascino del pugilato..
Vladimir Nabokov
 
Con le parole del grande scrittore russo rispondiamo (anche se in ritardo) all'incredibile censura operata dalla Rai, che durante le Olimpiadi di Londra ci ha privato della visione in prima serata di sport come la boxe, la lotta e delle arti marziali, in nome di una presunta "tutela dei diritti dei minori e al rispetto delle fasce protette in tv". Censura e divieto che persiste al momento anche per gli incontri di pugilato professionistico. Incredibile perché' neanche nella Rai democristiana e bacchettona di Bernabei si era verificata una vicenda cosi grave e francamente..incomprensibile. Che cosa sarebbe successo con il leggendario match Benvenuti-Griffith? Sarebbe stato trasmesso a notte fonda? E con Cammarelle (che meritava l'oro, glielo ha detto anche il presidente Giorgio Napolitano) che a Londra ha combattuto di domenica alle 16 del pomeriggio? I bambini non avrebbero potuto vederlo? Inoltre, vietando ai minori la visione di tali sport si offende anche il senso comune e l'intelligenza di quei genitori che, sull'onda dell'entusiasmo dei recenti Giochi Olimpici di Londra, dove queste quattro discipline (pugilato, judo, lotta e taekwondo) hanno contribuito al medagliere azzurro con sei podi (pari al 21,4%), hanno portato in massa i loro figli a iscriverli nelle palestre di tutt'Italia. Associare il pugilato a manifestazioni di tipo violento è sconcertante e degna di un’ignoranza culturale che la Rai in quanto servizio pubblico non può permettersi. Il pugilato è lealtà, educazione, rispetto delle regole e dell'avversario.


Macho vs Sugar Ray
"Che ora è? - L'ora del Macho!"..
(Hector "Macho" Camacho) 
Dispiacere. E tristezza.. Ancora me lo ricordo quell'incontro. Con mio padre, fan accanito di Sugar Ray Leonard, il più carismatico dei pugili post-Ali', intelligente e feroce e, in generale, convinto assertore di una presunta superiorità dei pugili di colore. Io invece, giovane appassionato di boxe, schierato senza il minimo dubbio con Hector Camacho, alias "Macho". "Sei strano, non potevi che tifare per Camacho"..sentenzio'. Che fosse strano, fuori dal comune, era evidente."Macho" saliva sul ring con fare da clown, vestito da Tarzan, a volte da gladiatore romano, ma picchiava duro, e in quell'incontro leggendario annichilì il grande Sugar Ray, battuto per KO al quinto round e segnando il ritiro definitivo dell'ex campione. Mi piaceva "Macho" per quel suo fare spavaldo, per quel volto e quell'espressione da soldato da strada, affiliato a una delle tante gang del suo paese, Portorico, tra le più feroci e organizzate. Lui, portoricano cresciuto tra le strade di Harlem, la sua storia, la sua discesa all'inferno, ce l'aveva scritta in faccia. Hector "Macho" aveva combattuto contro i più grandi pugili della sua epoca, Duran, De La Roya,Chavez, Montoya: tre volte campione del mondo in tre diverse categorie,superpiuma, leggeri e superleggeri, a cavallo tra gli anni '80 e '90. Poi, un rapido declino: i problemi con alcol e droga lo portano a una condanna a sette anni per furto (pene poi ridotta), altri guai per aver picchiato la moglie svariate volte, accusa che gli era stata rivolta anche da suo figlio.
Un pugile non viene apprezzato per la sua umanità ma perché' è "un picchiatore, un selvaggio, spietato e crudele", e gli avversari non sono semplicemente sconfitti, ma "stesi, stecchiti, freddati, distrutti"... E così che è finito "Macho", freddato, massacrato: sparato in faccia, come un dio selvaggio del ring. Con lui muore Adrian Moreno,trafficante di droga a Porto Rico. L'agguato a Bayamón, sua città natale, la cocaina, forse, il motivo. 

Uno sguardo alla disuguaglianza

Hans Rosling, professore di politiche sanitarie al Karolinska Institute in Svezia, è diventato famoso su internet per il suo modo brillante e fantasioso di spiegare le statistiche con l’infografica e i video. In questo video spiega l’evoluzione delle disuguaglianze nel mondo attraverso duecento anni di storia, prendendo in considerazione duecento paesi e incrociando 120mila dati.









26/11/12

Sebben che siamo donne

Le lavoratrici della Coop scrivono alla Litizzetto. Pubblicità ingannevole?

Un gruppo di delegate ed iscritte alla USB della Coop, scrive una lettera aperta a Luciana Littizzetto, testimonial della Coop, nella quale vengono rappresentate le condizioni vissute dalle donne che ci lavorano.La lettera intende far emergere la condizione di disagio vissuta dalle donne che lavorano nel settore del commercio, della grande distribuzione e alla Coop, ma anche la determinazione ad uscire dall’invisibilità con la prospettiva di migliorare la condizione femminile all’interno di queste nuove fabbriche metropolitane attraverso l’organizzazione e la lotta.

Lettera aperta di un gruppo di lavoratrici Coop a Luciana Littizzetto testimonial del marchio Coop

Cara Luciana,
lo sai cosa si nasconde dietro il sorriso di una cassiera che ti chiede di quante buste hai bisogno?  Una busta paga che non arriva a 700 euro mensili dopo aver lavorato sei giorni su sette comprese tutte le domeniche del mese. Le nostre famiglie fanno una grande fatica a tirare avanti e in questi tempi di crisi noi ci siamo abituate ad accontentarci anche di questi pochi soldi che portiamo a casa. Abbiamo un’alternativa secondo te?

Nei tuoi spot spiritosi descrivi la Coop come un mondo accattivante e un ambiente simpatico dove noi, quelle che la mandano avanti, non ci siamo mai. Sembra tutto così attrattivo e sereno che parlarti della nostra sofferenza quotidiana rischia di sporcare quella bella fotografia che tu racconti tutti i giorni.

Ma in questa storia noi ci siamo, eccome se ci siamo, e non siamo contente. Si guadagna poco e si lavora tanto. Ma non finisce qui. Noi donne  siamo la grande maggioranza di chi lavora in Coop, siamo circa l’80%. Prova a chiedere quante sono le dirigenti donna dell’azienda e capirai qual è la nostra condizione.

A comandare sono tutti uomini e non vige certo lo spirito cooperativo. Ti facciamo un esempio: per andare in bagno bisogna chiedere il permesso e siccome il personale è sempre poco possiamo anche aspettare ore prima di poter andare.

Il lavoro precario è una condizione molto diffusa alla Coop e può capitare di essere mandate a casa anche dopo 10 anni di attività più o meno ininterrotta. Viviamo in condizioni di quotidiana ricattabilità, sempre con la paura di perdere il posto e perciò sempre in condizioni di dover accettare tutte le decisioni che continuamente vengono prese sulla nostra pelle.
Prendi il caso dei turni: te li possono cambiare anche all’ultimo momento con una semplice telefonata e tu devi inghiottire. E chi se ne frega se la famiglia va a rotoli, gli affetti passano all’ultimo posto e i figli non riesci più a gestirli.
Denunciare, protestare o anche solo discutere decisioni che ti riguardano non è affatto facile nel nostro ambiente. Ci è capitato di essere costrette a subire in silenzio finanche le molestie da parte dei capi dell’altro sesso per salvare il posto o non veder peggiorare la nostra situazione.
Tutte queste cose tu probabilmente non le sai, come non le sanno le migliaia di clienti dei negozi Coop in tutta Italia. Non te le hanno fatte vedere né te le hanno raccontate. Ed anche a noi ci impediscono di parlarne con il ricatto che se colpiamo l’immagine della Coop rompiamo il rapporto di fiducia che ci lega per contratto e possiamo essere licenziate.

Ma noi non vogliamo colpire il marchio e l’immagine della Coop, vogliamo solo uscire dall’invisibilità e ricordare a te e a tutti che ci siamo anche noi.
Noi siamo la Coop, e questo non è uno spot. Siamo donne lavoratrici e madri che facciamo la Coop tutti i giorni. Siamo sorridenti alla cassa ma anche terribilmente incazzate.
Abbiamo paura ma sappiamo che mettendoci insieme possiamo essere più forti e per questo ci siamo organizzate. La Coop è il nostro posto di lavoro, non può essere la nostra prigione.
Crediamo nella libertà e nella dignità delle persone. Cara Luciana ci auguriamo che queste parole ti raggiungano e ti facciano pensare.
Ci piacerebbe incontrarti e proporti un altro spot in difesa delle donne e per la dignità del lavoro.

Con simpatia, un gruppo di lavoratrici Coop.



23/11/12

Burroughs - Veneziani: E se la musica fosse omosessuale?

Il vero Blade Runner

Il cult di Ridley Scott prese il titolo da un progetto di W. Burroughs, che nel 1979 aveva scritto la sceneggiatura omonima. Ricompare ora in libreria: BLADE RUNER. UN FILM. (Mimesis - pp.82 - euro 8).
Blade Runner è colui che corre sul filo del rasoio. Nel gergo della malavita è un corriere che trasporta "qualcosa" (d’illegale). A R. Scott piaceva molto e, anche se nel romanzo di Philip K. Dick non ce n'era traccia, chiese a Burroughs il permesso di usarlo. Era già il titolo del romanzo di Alan Nourse del '74 pubblicato in Italia da Urania con l'infelice titolo di Medicorriere..
Nella sceneggiatura, a dir poco lisergica, l’umanità è in pericolo per la diffusione di un virus sessuale, il B-23, che sembra anticipare profeticamente l'Aids, capace di scardinare i nessi temporali dell'universo. Al centro, vaghe accuse al capitalismo della medicina, che insieme alla droga e al linguaggio, altera le menti. Tra sperimentazione e paranoia, mercato nero dello sperma e pillole dell’Amazzonia, siamo in pieno Burroughs.. Tra i tanti prestiti operati dal cinema e dalla musica, oltre al Pasto Nudo di Cronenberg, l'etichetta HEAVY METAL viene dal personaggio di Heavy Metal Kid ne La Morbida Macchina, il nome della band Steely Dan dal vibratore del Pasto Nudo, mentre tutto il Diamond Dogs di Bowie viene dai Ragazzi Selvaggi, scritto interamente con la tecnica del Cut Up. Burroughs scrisse il libretto per The Black Rider, un'opera post moderna con la regia di R. Wilson e le musiche di Tom Waits. E ancora, i Soft Machine di R. Wyatt e D. Allen, Lou Reed, N. Cave, Bob Dylan, Jagger e Richard, J. Cage, p. Glass, F. Zappa, Devo, P. Smith, L. Anderson, Blondie, Sonic Youth, Kurt Cobain..