A Alexis Madrigal, giornalista di The Atlantic, che Internet la frequenta dagli inizi degli anni '90, l'enfasi sul 'web social' gli suonava strana. Come se prima di Zuckerberg e soci ci fossero solo eremiti digitali.
Al contrario, anche agli albori della rete di massa, l'esistenza virtuale di Madrigal
(e di tanti altri) era tutt'altro che isolata.
Derrick de Kerckhove, massmediologo ed esperto di internet: "Dal commercio digitale a Facebook, ogni giorno immettiamo sul web numerosi dai personali. E' importante la consapevolezza che il proprio 'profilo' è osservato da diversi soggetti, dai mercati ai governi"
"Avevamo la messaggeria istantanea, le chat, Icq, i forum e l'email. La mia presenza su internet ruotava proprio intorno alla condivisione di link con amici. " Certo, tecnicamente quelli erano strumenti che "correvano paralleli al web, e non sul web, ma c'erano". Eppure la
narrazione prevalente non dava conto della ricchezza di relazioni virtuali prima
di Facebook. Di qui, un disagio che Madrigal ha coltivato silente fino all'ottobre
scorso, quando in suo aiuto e' arrivato Chartbeat, azienda specializzata nell'analisi
del traffico web che, esaminando la provenienza dei visitatori delle pagine interne
dei siti, ha certificato che la maggior parte di essi non giunge da Facebook e simili.
Ben il 69% arriva da link scambiati attraverso applicazioni non identificabili dai
sistemi di misurazione: email, chat, instant messaging. Folgorato dalla rivelazione,
Madrigal ha deciso di chiamare questo universo "Dark Social", visto che sfugge alle rilevazioni ed e' offuscato da una visione Facebook-centrica. La scoperta ha un paio di conseguenze. "Primo, se pensi che ottimizzare la tua pagina Facebook o i tuoi tweet sia "ottimizzarli per i social" sei solo a meta' strada (o ad un terzo). Secondo, il patto implicito che stringiamo con i social network non e' quello che ci raccontano: non regaliamo i nostri dati peersonali in cambio della possibilita' di condividere link con gli amici. Un gran numero di persone, piu' ampio di quello che sta sui social network, lo fa gia' al di fuori di questi.
Piuttosto scambiamo i nostri dati personali con la possibilita' di pubblicare e
archiviare un database delle nostre condivisioni."
Derrick de Kerckhove, massmediologo ed esperto di internet: "Dal commercio digitale a Facebook, ogni giorno immettiamo sul web numerosi dai personali. E' importante la consapevolezza che il proprio 'profilo' è osservato da diversi soggetti, dai mercati ai governi"
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