30/07/11

Mix Tape Culture

Chi è che non ha sfornato una playlist, una sequenza di brani per comunicare qualcosa,un elenco di musiche,una manciata di canzoni per ingraziarsi una ragazza,far colpo su un nuova amica? Erano anni in cui si poteva rifiutare un amicizia solo per il fatto di non avere gli stessi gusti musicali,e una playlist con la propria musica era il modo per evitare l'odiosa presentazione: diceva molto di più che una boriosa biografia. Ricordo che per molti anni What in the World di D.Bowie (da Low) non poteva mancare in nessuna delle C60 o C90 su cui si lavorava per interi pomeriggi: You're just a little girl with grey eyes,never mind, say something, What in the world can you do, What in the world can you do, I'm in the mood for your love,For your love, For your love, For your love...Cosa posso fare nel mondo,per il tuo amore? Era perfetta,anche se per la maggiore,incompresa. Alla fine,il risultato era sempre che la cassetta risultava difficile:doveva piacere a lei ma parlava di te,esprimeva il tuo DNA, quello che tu provavi in quel preciso momento,quindi incomprensibile. Doveva dire..'ti amo' ma finiva sempre per dire..'mi amo'. Ricordo mix  pieni di quella rabbia che ti divora l'anima e ora sono lì: le cassette conservate nei nostri scaffali trasudano ricordi, il dolore degli amici perduti,e i bei tempi passati..

"La cassetta,servitrice dell'umanità,era una specie di roadie definitivo. Bastavano pochi soldi per farla lavorare,non chiedeva mai troppo,si lasciava abusare senza lamentarsi e non si negava mai. Droghe, troppo denaro, storie d'amore maledette, notti brave, fan invadenti e pedinatori, critici stronzi - nessuno degli inconvenienti della vita di una rockstar ha invaso lo spazio della cassetta..Ha avuto vita breve, come una star maledetta, non certo per colpa sua: l'ha annichilita all'improvviso il digitale,sbucato dal nulla e proveniente da una tecnologia del tutto aliena. Il segreto del Mix Tape è che non era solo musica,ma istruzione e cultura."
Bruce Sterling

Le taglie erano da 45,60,90 minuti. Anche da 120,scomode e difettose:il nastro si spezzava o si attorcigliava ed era d'obbligo adoperarsi con penna o matita per il riavvolgimento del nastro,o munirsi di pazienza santa,adesivo e pinzette per riattaccare i due pezzi spezzati.
Le cassette nascono nel 1963,prodotte dalla Philips e vanno subito a sostituire i nastri magnetici a bobine. Solo nel 1971 viene introdotta l'alta fedeltà,col sistema Dolby che permetteva la riduzione del fruscio e del rumore e con la produzione dei nastri al cromo. I mangia nastri,usati fino ad allora solo per la riproduzione e per le registrazioni casalinghe,da giovani giornalisti per interviste e discorsi di scarsa qualità,diventano il primo strumento di massa per la duplicazione, di dischi,45 e 33 giri,per farli poi circolare tra amici,parenti,conoscenti,oltre che per registrare messaggi,discorsi,concerti,eventi live,iniziando cosi l'era della duplicazione pirata,non autorizzata.Diventa anche la versione musicale e sonora del Cut-Up di W.Burroughs,un taglia e cuci che aprirà la strada alla Dub music,all'era dei Dj e dei Mix. L'audiocassetta e il mix musicale hanno la loro golden era negli anni '80,cavalcando il do-it-yourself del punk:si registrano interi dischi,compilation per generi,argomenti. Di soldi non ne giravano molti,non sempre si potevano acquistare dischi:chi aveva la fortuna di potersi permettersi Yessongs (disco live triplo!) doveva sopportare file di amici pronti con le immancabili tdk d90 per la duplicazione,con tanto di pennarello d'ordinanza per creare fantasiose copertine.Si ritagliava,creando collage e si colorava e poi le si scambiava con gli altri per tenersi aggiornati sugli ultimi ascolti. Proprio questo determinò il successo della cassetta:la sua portabilità associata alla sua economicità. Nel 1979 la Sony mette in commercio il primo walkman e tutti hanno la possibilità di portare sempre con sè il lettore collegato con le cuffiette:si corre,si va in bici,si passeggia,ci si allena in palestra e si va in macchina ascoltando le canzoni preferite. Il binomio cassetta più  radioregistratore o boombox (Ghetto Blaster in America) portatile è stata l'cona della ribellione per tutti gli anni '80. Una volta diventato possibile muoversi per la città con la propria musica cassette mixate,compilation,e ( grazie al radione,)  programmi radiofonici diventarono la colonna sonora urbana,una rivoluzione del suono che travalicava gli stili:pop,punk,rap,reggae diventano la nuova  forma d'espressione giovanile. Negli anni '60 ci si radunava attorno i falò o nei grandi raduni musicali,negli '80 in qualsiasi luogo della città l'aggregatore era il radione. Uscirono quelli a doppia cassetta:si potevano registrare interi programmi radiofonici,tagliare la pubblicità, creare la propria colonna sonora personalizzata incollando e tagliando brani anche diversissimi tra loro e molti ragazzi che volevano metter su una band lo trasformarono nel primo strumento per realizzare i demo divenendo cosi il primo studio di registrazione casalingo. Nell'opinione di alcuni Dj  i mix tape e i registratori portabili  hanno rappresentato un idea di democratizzazione della musica: chiunque poteva piazzare,ovunque si trovasse, la propria radio,aprire gli sportelli delle macchine e schiacciare il tasto play..

Ps: Spazzati via la cassetta  e il radio registratore la tecnologia,dispensatrice di saperi ma a volte impietosa, si prepare a licenziare gli studi di registrazione,almeno per come li conoscevamo. Gli studi chiudono, l'ultimo L'Olympic Studios di Londra: Rolling Stones,Jimi Hendrix,Led Zeppelin,Who e gli stessi Beatles fino ai Duran Duran hanno registrato negli studi della Emi. Il mercato dei dischi è in caduta libera irreversibile,i costi alti,l'ndustria discografica che non investe per l'insicurezza sul profitto, lo studio personale che chiunque può crearsi in casa,con i nuovi software a disposizione. Resistono gli studi di Abbey Road,ormai divenuto un istituzione nazionale..

23/07/11

L' Eternauta


L'ETERNAUTA

di U. S. (ALIAS)

«Donde està Oesterheld?»
Una domanda scritta su tanti muri d’Argentina, dai crepuscoli delle Ande fino al porto di Ushuaia. Nella città più a sud del mondo, fino a ieri un murale in pieno centro reclamava «Don-de està Oesterheld?», e sotto c’era il ritratto dell’eroe di un fumetto argentino sceneggiato da Hector German Oesterheld alla fine degli anni 50: l’Eternauta. L’hanno cancellato, ma c’è chi ha giurato che lo farà tornare dal buio di vernice che l’ha coperto. Perché l’Eternauta ritorna sempre. Tanto da elevarsi, nel tempo, a simbolo di resistenza al potere, all’economia liberista e colonialista, alla tortura delle genti. Libri, magliette, spille e ide-ali. L’Eternauta è oggi un gadget di denuncia e di cultura in tutta l’Argentina.Tuttavia il suo posto nell’anima, meravigliosa teca, è il muro. La sua comparsa su qualunque casa argentina ha una forza ammonitrice inconfondibile. Da lì, l’Eternauta parla e lotta da anni. È come se abitasse quegli edifici e ne uscisse per ricordare a tutti da dove viene. A ogni smarrimento di democrazia l’Eternauta torna a sedersi sulla sedia d avanti all’uomo comune e inizia a raccontare. Ripete una lezione di storia e amor patrio. Forse è per questo che negli ultimi anni la sua figura è stata riproposta e mutuata dal governo coniugale di Nestor e Cristina Kirchner come simbolo di orgoglio nazionale e di rientro del potere nel calco della legalità.
Il bello è che oggi in Argentina pochi sanno che in Italia è uscita da poco un’edizione eccezionale dell’Eternauta, della 001 Edizioni di Torino. Gli autori hanno avuto accesso alle tavole originali disegnate per Oesterheld dal magico tratto di Francisco Solano Lopez, le hanno ripulite e fotografate per poi organizzarle in modo da portare alla luce particolari mai visti. Una specie di archeologia del fumetto, capace di produrre l’edizione «definitiva» dell’opera che ha fatto prigionier i milioni di lettori di historietas.Sembra quasi partorito dalla fantasia e dalle premonizioni di Oesterheld questo intreccio tra Italia e Argentina, tra editori torinesi e uno sceneggiatore desaparecido, strozzato dalla dittatura argentina, tra i m uri di questa capitale sudamericana prolifica di fenomeni letterari e i fogli patinati di un libro che per i fans dell’Eternauta non può essere un semplice volume, ma un vero oggetto di culto.Buenos Aires horror tour. Nella stretta dell’inverno che comincia a farsi sentire, le anime di Buenos Aires si passano il testimone. Il futbol dà spazio alle altre allegorie della vita. Le gente spende più tempo davanti al mate e ai libri, al cinema e in casa, nel tepore di una m ilonga o di un bar dalle sedie anni Cinquanta ancora ben tenute. Tanto fuori c’è l’Eternauta. Lo trovi negli accessi remoti o, imponente, come screen-saver di muraglioni senza epoca.Ognuno lo dipinge a modo suo,ma è sempre lui. Non è un’invasione. È una presenza. Un volto inscatolato da una rudimentale maschera antigas, una tuta, un paio di guanti e un fucile a tracolla. Nient’altro.A San Telmo, il quartiere del tango e dell’antiquariato, lo noti in plaza Dorrego e lungo la via Defensa. Lui sbuca. In tutti i formati. Poi lo rivedi in centro, sotto i vialoni caduchi di Avenida 9 de Julio o Avenida de Mayo, quella che porta alla piazza dove ogni giovedì pomeriggio, dal 1978, le Madres de Plaza de Mayo chiedono: «Donde està mi hijo?», dov’è mio figlio? Ve lo siete preso e non è più tornato.


E donde està Oesterheld? L’avete preso. E non è più tornato. Lo sceneggiatore dell’Eternauta ha cominciato a denunciare i pericoli della dittatura in tempi non sospetti. Quando i giorni sono diventati guerra sporca, il suo destino era già ammobiliato. Molti intellettuali sono fuggiti all’estero. Oesterheld invece ha affrontato il lato alieno del potere: nelle versioni degli anni 70, l’Eternauta è un esplicito invito a combattere il regime in tutti i modi.Di fatto l’eternauta-Oesterheld diventa un sovversivo legato alla falange più dura ed estremista dell’opposizione argentina, i Montoneros. E nella sua opera la morte poco alla volta prende i connotati di qualcosa che, in una repressione basata sul terrorismo di stato, è un rischio concreto e inevitabile. Inevitabile era cadere in questa battaglia, e il combattente Oesterheld lo sapeva.È andata a finire che a quest’uomo fiero di origine tedesca hanno ucciso quattro figlie tra i 16 e i 22 anni, due erano incinte. Anche attraverso le figlie maggiori, Diana Irene e Beatriz Maria,Oesterheld si era avvicinato al peronismo e al battito della sinistra. Una fatto di sangue, di cuore e di mente. Dopo le figlie, hanno fatto sparire lui. Hanno lasciato viva solo la moglie, Elsa Sanchez, che oggi vive malinconicamente da star,applaudita ogni volta che mette piede a una fiera del libro in qualunque angolo del mondo. Il 23 luglio Hector German Oesterheld compirebbe 92 anni.Come ha potuto un uomo credere talmente alla forza eversiva della sua creatura al punto di diventarne l’incarnazione? È nato prima l’uomo o il fumetto? E come ha potuto l’Eternauta conservare la sua simbologia così alta senza perderne un grammo in tutti questi anni in cui si sono viste anche versioni improponibili nate senza una missione da compiere e un messaggio dal portare? Forse per spiegarlo bisogna immergersi nel traffico dolente di Buenos Aires e fare l’horror tour (c’è un libro perfetto con questo titolo, lo ha scritto Massimo Carlotto) dei luoghi dove venivano torturati e uccisi i desaparecidos,dalle caserme alle scuole di meccanica della marina militare.Bisognerebbe bussare ai portoni dove abitavano giovani, studenti, avvocati e politici prelevati a forza da poliziotti in borghese e traslocati nel nulla. Circa trentamila nomi chiedono di emergere dalla vernice nera dell’oblio. La sede delle Madres de Plaza de Mayo è tappezzata di fototessere di persone scomparse. Sono scosse al cuore che non si dimenticano. Tanti luoghi di Buenos Aires che ai turisti non dicono nulla, agli abitanti della città raccontano un passato di terrore e immagini. Basta andare all’incrocio delle vie Triunvirato e Monroe per provare un brivido profondo e triste: è lì che una pattuglia arrestò Oesterheld il 27 aprile
1977. Da quel giorno, solo informazioni frammentarie su di lui da vari detenuti nei centri clandestini. La data della sua morte non esiste: fanno risalire la sua esecuzione a Mercedes, fuori Buenos Aires, nel 1978. Che strano destino: un uomo che scriveva storie dalla prima all’ultima lettera, ancora oggi si ritrova senza la data della sua fine. Ma di lui rimane quel fumetto, il testamento in vita di un argentino vero. Un murale dell’Eternauta affresca la fermata Uruguay della metro. Un altro irrompeva negli scompartimenti dei treni che fermavano alla stazione Rivadavia. Che muro, ragazzi. L’hanno cancellato. Ma niente ferma l’Eternauta, che è forse l’unico fumetto al mondo ad aver tenuto testa a una dittatura andando oltre il tempo e le sconfitte, sostenendo gli oppressi senza illuderli, soccorrendo il lutto lacerante dei padri morti, dei figli mai più tornati.
A lezione dall’Eternauta
Se i ciottoli umidi delle strade non bastano a raccontare la perpetua tormenta nell’anima di Buenos Aires, ci pensa la forza evocativa dell’Eternauta. Lo fecero uscire per la prima volta nel 1957, lo pubblicarono per due anni di fila a strisce settimanali su una rivista che si chiamava Hora Cero. In tutto, 119 puntate.
A più riprese l’hanno aggiornato. L’Eternauta II, nel 1976, era ormai un manifesto politico, un invito ad alzare le barricate, quasi un grido disperato al sordo Sudamerica di quegli anni.L’Eternauta è un pellegrino errante che attraversa il tempo. Così inizia il fumetto, con questa figura che si materializza davanti a uno sceneggiatore di historietas che sta lavorando nel suo studio in una fredda notte d’inverno. L’Eternauta racconta il suo passato. Narra di un attacco alieno alla Terra. Prima attraverso una nevicata killer, poi con lo sbarco di esseri d’altre galassie dotati di mezzi superiori e capaci di manipolare la mente umana. Quei pochi che intuiscono subito che la nevicata uccide, si attrezza per non venire a contatto con i fiocchi indossando mute e occhiali da sub.La resistenza si sviluppa attorno a un nucleo di amici che si erano ritrovati quella sera a giocare a carte in una mansarda, in un quartiere a nord di Buenos Aires. Sono Juan Salvo e i suoi amici. Sono loro che organizzano i superstiti. Sono loro che lottano fino all’ultimo contro gli invasori, gli Ellos. Cioè: Loro, gli Altri.
Un potere invisibile che uccide e conquista, o viceversa.C’è dunque alla base dell’Eternauta un eroe collettivo. Un gruppo. La prima lezione di Oesterheld: fare blocco, non isolarsi, essere un fronte. Gli avvenimenti si svolgono nella zona nord di Buenos Aires, da Olivos a Barrancas de Belgrano, un parco dove passa l’autobus 63 e dove c’è una copia della Statua della libertà di New York, fino alla zona dove sorge lo stadio Monumental, quello del River Plate.L’horror tour non finisce mai, a Buenos Aires. Quando esce a combattere, il gruppo si trasforma in un esempio di resistenza straordinario. Perché non basta sopravvivere. Bisogna resistere e combattere.Volendo, la lezione dell’Eternauta potrebbe stare tutta qui. Limpida e realistica. Il genere fantascienza da sempre attinge all’invasione aliena come elemento scatenante di un’azione, di una storia. La bellezza dell’Eternauta è sempre stato l’abbinamento di questo pretesto al richiamo palese della situazione dell’Argentina - e in generale del Sudamerica - sottomessa ad un imperialismo proveniente dal nord.Quanto a Oesterheld, non ha mai nascosto la sua concezione di fumetto come elemento portatore di valori importanti, sociali e culturali, dal forte impatto popolare. E anche questo trasferimento di idee nelle tavole disegnate prima da Francisco Solano Lopez e poi da Alberto Breccia è uno dei motivi del suo intaccato successo. Ma l’elemento più straordinario dell’Eternauta, letto da qui, da questa città così popolata di radici italiane, da questo grandangolo dell’America Latina così immerso nelle sue bellezze e nelle sue colpe, è la lucidità con la quale Oesterheld ha intuito il futuro e i tempi della dittatura, agevolati dal sonno della mente di chi non ha alzato le barriere. Soprattutto i politici,troppo presi da nostalgie peroniste e componimenti di opere indegne per un paese che ha da sempre nella mobilitazione delle masse popolari il punto di forza.La morale, alla fine, è che chi porta avanti le idee è sempre la gente, l’apparato civile di un paese.Nella mente premonitrice di Hector German Oesterheld il ruolo delle forze armate e quello delle classi medio-basse erano
decisivi nella costituzione di uno stato a prova di golpe. Militari famelici e corrotti hanno portato l’Argentina all’esatto opposto.Classi sociali scollate hanno condotto l’Argentina alla cieca deriva. Non c’è niente di peggio per un paese che non saper riconoscere il nemico, dove si nasconda, dove muova: un paese così si
consegna al primo che passa.
Lezione storica di eterna attualità.
La 001 Edizioni non si è limitata al fumetto. Ha anche editato Memorie dell’Eternauta - Storia di un fumetto desaparecido, scritto dai giornalisti argentini Fernando Ariel Garcia e Hernan Ostuni.
In 190 pagine si leggono genesi, cronistoria ed evoluzione de L’Eternauta legate alla trasformazione del suo autore da oppositore figlio del peronismo a militante dei montoneros.Qui dentro c’è tutto,ma proprio tutto, quello che si vuole sapere de L’Eternauta e di Hector German Oesterheld.
Un libro manuale molto utile, che spiega perfettamente le dinamiche dell’Argentina nel ventennio 1960-1980 e quelle dell’America Latina oppressa a più riprese dalle dittature.





Acid (Jazz)

'Non sono a conoscenza di nessuna particolare scena. Non so,ma Acid Jazz è un termine terribile,non trovi? E' proprio senza senso...'

The James Taylor Quartet

Si diffonde prima a Londra per poi espandersi in tutto il Regno Unito nella seconda metà degli anni '80,anche se ha un effettivo riscontro di pubblico nel decennio successivo. Sono gli anni del Grunge,impazzano Soundgarden,Pearl Jam,Nirvana e del Brit Pop,con Stone Roses,Oasis, Blur.  Sull'onda della nascente Club Culture e dell'esplosione dell'House nasce un nuovo sound che ha radici ben piantate nella black music dei primi anni '70,quindi con connotazioni dance molto adatte alle discoteche: l'Acid Jazz prende il nome dalla omonima etichetta fondata dai due dj,E.Piller e G.Peterson. Funky,soul e r'n'b,suoni che in seguito si vanno a contaminare con elementi jazz,bossa,ritmi elettronici,e suonati con strumenti tradizionali in un momento dominato da elettronica e tecnologia. Una nuova generazione di musicisti amanti del Jazz e dei ritmi afroamericani si riuniscono sotto una nuova etichetta,la Talkin' Loud,all'insegna della sperimentazione: Galliano,Incognito,James Taylor Quartet,Jamiroquai,,Brand New Heaven,i Freakpower (del futuro Moby), Shara Nelson, mentre in America la contaminazione coinvolge il Rap ed è Guru,con Dj Premiere nei GangStarr,che fà esplodere il fenomeno negli Usa: un grooves di jazz beat,rap e blue note style a cui Guru dedica alcuni episodi nel progetto Jazzmatazz insieme a Ronnie Jordan. Solsonics,Us3,Giant Steps,Digable Planet..Come movimento l'Acid Jazz non è stato mai amato dalla critica e tenuto sempre ai margini,di Jazz e di Acid (se lo si interpreta come un rimando alla psichedelia) ha ben poco,ma che resiste agli anni,mescolandosi ora con i nuovi mood downtempo e lounge,in un epoca dove dominano falsa modernità e conformismo .


The Very Best of This is Acid Jazz: La Instint Records Celebra  10 Anni di Acid Jazz scavando  nel suo archivio con questo doppio best-of. Il primo disco si concentra sugli anni 1991-1996  con tutti i classici che hanno contribuito a far ripartire il movimento acid jazz. Il secondo disco raccoglie gli anni dal 1997 al 2001, con gruppi d'avanguardia come Unite Future Organization (Somewhere) e Jimpster (Tobics in Groove). Questo best è il luogo perfetto per iniziare,per chi si avvicina solo ora a questo genere di musica..
Enjoy 

Acid Jazz Vol 1 
Acid Jazz Vol 2
The Story of Acid Jazz




21/07/11

Che spettacolo la casta in un giorno da leoni!

Che spettacolo la casta in un giorno da leoni!

 ALESSANDRO ROBECCHI

 Se siete di quelli che se la prendono ogni giorno con la famosa casta, che costa e non produce, questo è il giorno di cambiare idea. Pochi, infatti, sanno produrre spettacoli di arte varia, commedie degli equivoci, teatro dell’assurdo come i rappresentanti del governo del fare. Ieri, a grande richiesta del fare ridere.

Primo atto.
Lo spettacolo è cominciato in mattinata, con una protagonista assoluta, Stafania Prestigiacomo, e alcuni nobili figuranti, tra cui Fabrizio Cicchitto, la spalla ideale di ogni comico. Trama entusiasmante. Su una mozione della Prestigiacomo, i ministri votano contro. Cicchitto percorre l’aula a grandi passi dando misteriose indicazioni, La Russa si agita come al solito, sempre Cicchitto viene alle mani con la ministra Brambilla (era dato 6 a 1 a Las Vegas, ma solo in caso di ko tecnico prima della quarta ripresa), ma purtroppo Verdini li divide. La Prestigiamo si mostra donna tutta d’un pezzo e davanti alla sua stessa mozione stupisce amici e avversari astenendosi. Poi, invece di suicidarsi con un rituale giapponese, dichiara: “Non mi sento sconfessata”. Applausi, richiesta di bis, standing ovation.
Risultato: il decreto rifiuti torna in commissione, il che è un’oggettiva vittoria della Lega. Che così andrà a votare per l’arresto di Alfonso Papa con un fagiano nel carniere, e si sospetta che renderà il favore.

Secondo atto.
Si svolge in due luoghi diversi: Camera e Senato. Alla camera si vota per l’arresto di Alberto Tedesco, Pd, accusato di corruzione. Alla Camera si vota per l’arresto di Alfonso Papa, Pdl, accusato di estorsione, concussione e altro ancora. Un tipo in gamba. Quella che segue è una sommaria cronaca di cui Ionesco sarebbe invidioso.
Ore 11.40 – Siamo contro il voto segreto per Papa. Lo dicono quasi all’unisono Rosi Bindi e Antonio Di Pietro. Temono che la Lega approfitti del voto segreto per dire una cosa e farne un’altra.
Ore 12.45 – Bersani annuncia che il Pd voterà per l’arresto in tutti e due i casi, per Tedesco e per Papa.
Ore 12.50 – Alfonso Papa si dice “sereno”.
Ore 12.52 – Franceschini lancia l’allarme: il ritorno in commissione del decreto rifiuti è la merce di scambio che la Lega incassa in cambio del voto contro l’arresto di Papa.
Ore 13.05 – Marco Reguzzoni, della Lega risponde indignato a Franceschini e accusa il Pd di volere lui il voto segreto per votare di nascosto contro l’arresto di Papa. Pensiero contorto, ma eccitante.
Ore 13.08 – Italo Bocchino chiede il voto palese. La Lega gli grida Scemo, scemo. Eppure la Lega voleva il voto palese, quindi grida scemo a uno che ha la sua stessa posizione. Si teme il diffondersi del virus Prestigiacomo: proporre una cosa e votarsi contro. Purtroppo nessuno si trasforma in un bacellone verde come nei romanzi di fantascienza-horror. Obiettivamente è un errore della sceneggiatura, pensavamo meglio.
Ore 15.35 – Fabrizio Cicchitto chiede il voto segreto nella speranza che alcuni del Pd salvino Papa alla Camera per salvare poi Tedesco al Senato. Però dice di farlo per combattere il cinismo. Omeopatia.
Ore 15.36 – Alfonso Papa: “Vivo questa giornata con grande serenità”. Se fosse vero sarebbe l’unico.
Ore 15.53 – Alberto Tedesco fa sapere che voterà sì al suo arresto e chiede il voto palese, forse per vedere chi è d’accordo con lui. È disposto anche a spararsi in un piede, ma solo con sparo palese.
Ore 15.56 – Alfano, segretario del partito degli onesti, chiede di votare contro l’arresto di Papa, pur sottolineando che non è per l’impunità. Ai mondiali di tuffi sarebbe un carpiato, voto, 9,8, peccato l’ingresso in acqua un po’ scomposto.
Ore 16.07 – I Responsabili chiedono il voto segreto. Tutti meno uno, un tale Pisacane che si indigna perché qualcuno ha firmato al posto suo. Verbale: il Responsabile Pisacane non è responsabile della sua firma, ma ritirare la firma, perché non è sua, sarebbe irresponsabile.
Ore 16.32 – Visto che il voto sarà segreto, chi voleva il voto palese cercherà di votare facendo vedere bene cosa vota. Pd e Idv comunicano al mondo che voteranno con il dito indice, in modo che non ci siano dubbi. Indicativamente, è un bel gesto. Mostrare il medio, invece, è maleducato. Avere il pollice opponibile, come mostra questa giornata parlamentare, non è stato poi questo grande affare.
Ore 17.00 – Il tempio della democrazia rappresentativa scopre nuove forme di espressione. Nei cessi della Camera spunta la scritta sul muro: “Cosentino camorrista, Papa in galera”. Per l’esame calligrafico ci vorranno gli investigatori di C.S.I.
Ore 18.12 – Berlusconi si dice “ottimista sul voto”. Il nostro consiglio, invece è di non farsi mai consigliare da lui un cavallo nella terza corsa, se non volete buttare i soldi.
Ore 18.16 – Alfonso Papa parla della sua coscienza, di Dio, degli uomini e della Verità. A occhio e croce pare un po’ meno sereno di prima.
Ore 18.23 – Berlusconi applaude l’accorato intervento di Alfonso Papa. Lo applaudono anche i ministri seduti ai banchi del governo. Il ministro Maroni, invece, è seduto ai banchi della Lega e non applaude. Bossi non c’è.
Ore 18.34 – Divertente siparietto di Fabrizio Cicchitto sul giacobinismo, che “ha fatto tante vittime nel secolo scorso e rischia di farne anche in questo secolo”. Meno degli incidenti d’auto, comunque.
Ore 18.36 – L’arresto di Alfonso Papa viene concesso con 319 voti, la maggioranza era fissata a 302, per cui si può dire che 17 giacobini hanno fatto nuove vittime in questo secolo. Meno degli incidenti d’auto, comunque.
Ore 18.50 – Con ben 14 minuti di ritardo sul collega Papa, anche Alberto Tedesco taglia il traguardo della votazione con voto segreto, ma al Senato. 151 contrari e 127 favorevoli. Per lui l’arresto è negato, nonostante il suo voto e quello del suo partito. Al Senato l’opposizione è impotente. Tranne D’Alema che è potente pure lì.
Ore 18.51 – Alcuni deputati del Pdl lasciano la Camera in lacrime. Ci si chiede se soffrano davvero o se abbiano riso tantissimo, come tutti noi.
Ore 18.59 – L’onorevole Fabrizio Cicchitto detta alle agenzie alcune
Furibonde parole di condanna per l’accaduto. Tangentopoli 2, la vendetta, può cominciare.
Ore 19.00 – Sipario. Recensioni entusiastiche, pubblico in visibilio. Spuntano a Roma le prime bancarelle che vendono forconi. Inquietante segnale di giacobinismo.
ah ah ah.. (n.d.r.)
www.alessandrorobecchi.it/

19/07/11

Open Access: La pirateria libera tutti

'PER VIVERE AL DI FUORI DELLA LEGGE, BISOGNA ESSERE ONESTI..'
BOB DYLAN

La rete è di tutti,frequentata da tutti. E' uno strumento di comunicazione tanto normale quanto lo erano telefono e televisione a metà del ventesimo secolo.. Culturalmente c'è stata la piena affermazione del diritto a comunicare e non solo a ricevere informazioni. Così si moltiplicano le comunità virtuali: forum di dibattito,gruppi di interesse,forme nuove dell'organizzazione politica e sociale. Le forme sono le più diverse,perchè lo strumento è totalmente versatile. La rete viene usata come tecnologia di relazione:divertimento,relazioni private,affari,tutto. E' un normale e diffuso luogo di conoscenza,di scambio di idee e di cultura,di formazione di proposte,di controllo e influenza sulla politica. Per questo succede che tutti i principali governi percepiscono come una minaccia la libera comunicazione elettronica,che sfugge ad ogni loro controllo. L'attacco e la distruzione dei diritti collettivi perpetrati dalla globalizzazione si accompagnano ad una politica di controllo sui saperi. I risultati dell'attività intellettuale sono dei beni comuni. Bene comune è anche ciò che produciamo tutti insieme. Ricercatori,artisti,critici,spettatori,studenti:il tempo trascorso a ricercare,a sognare,a sperimentare,a condividere,a non far nulla,a parlare,non appartiene ad artisti e ricercatori. E' semplicemente patrimonio dell'umanità,è parte della nostra intelligenza collettiva,e in nome di questa intelligenza si esige una reale apertura della conoscenza a tutta la società. Le scelte politiche che riguardano insegnamento, cultura,ricerca,salute non riguardano solo le condizioni di lavoro,la retribuzione di chi li produce,ma anche e sopratutto i fruitori,il loro diritto all'accesso e alla conoscenza,il costo che devono pagare per accedervi e i contenuti.Chiaramente la trasformazione di tutti i contenuti in codice binario (unita alla capacità di trasmissione di Internet) non poteva certo lasciare immutato il panorama della cultura e della conoscenza  e la dirompenza con cui si è manifestata la portata delle nuove tecnologie ha avuto il merito di di tornare a parlare del diritto d'autore,diritto che si è affermato sempre più nelle sedi legislative ma che era stato sempre tenuto fuori dalle discussioni dell'opinione pubblica e degli utenti.
Pirati. per alcuni sono solo dei pirati. Per altri,criminali audiovisivi,poi ci sono presidenti emeriti di emerite repubbliche che vorrebbero disconetterli definitivamente dalla rete,negli Stati Uniti si propone di rallentare la velocità delle loro connessioni e in Italia,un ex ministro nell'euforia di ricostituiti ministeri della gioventù e di nuovi Min-Cul-Pop voleva addirittura..educarli,fino ad arrivare all'odierna ridicola delibera di cui sotto..
Milioni di utenti costretti a vestire i panni di moderni Robin Hood  pur di accedere alle tante risorse condivise in rete,per resistere alle crescenti offensive dei colossi dell'intrattenimento. Dopo la politica dei tribunali e le intimidazioni a base di denunce e multe salate,all'insegna del 'colpirne uno per spaventarne cento',siamo all'atto finale,con la trasformazione in veri e propri poliziotti della rete dei signori delle major. Tutto ha inizio con Napster e milioni di ragazzi,di uomini e donne che scaricano e condividono file attraverso sistemi peer-to-peer (p2p) ,software che trasformano ogni pc in una straordinaria macchina di trasmissioni di informazioni. Sono la bestia nera,questi pirati,di etichette musicali e signori di Hollywood che cercano di convincere governi e parlamentari ad adottare misure repressive per fermare pratiche che danneggerebbero i loro fatturati. A contrastare questa offensiva ideologica-giudiziaria non vi sono solo gli utenti  e i navigatori ma fortunatamente vi sono seri economisti liberali,accademici,studiosi,professori emeriti. Che ci spiegano che tanto astio rischia di danneggiare l'economia nel suo complesso. Le opportunità di business si fondano infatti spesso su innovazioni tecnologiche adottate da comunità di dilettanti al di fuori delle logiche di mercato. Come i radioamatori,che all'alba delle trasmissioni radio,popolarono l'etere ponendo le basi per la successiva entrata in campo dei colossi commerciali negli anni 20, o gli appassionati che negli anni 70 misero a punto i primi personal computer,e internet ,promossa e sviluppata da una comunità universitaria. Ma la nostra società è propensa a glorificare gli innovatori animati da intenti commerciali (come imprenditori creativi) e disprezza come pirati o abusivi le comunità innovatrici. Le tecnologie peeer-to-peer dovrebbero essere considerate frutto di imprenditorialità collettiva,apprezzate e incoraggiate (dalla regolazione) perchè apriranno nuovi spazi di sviluppo economico,e non represse con la caccia al pirata ,frutto di una visione miope di chi si illude di porre argine al p2p con i sistemi che limitano la fruizione di file (i Drm) o con soluzioni lesivi alla privacy,come i sistemi di controllo del traffico internet e le politiche di disconnessione.
Chi fruisce di musica e video in formato digitale,oltre all'informazione scritta tradotta in bit, ritiene ormai di aver diritto al pieno controllo del proprio ambiente mediatico. Ha legato un brano musicale o un film alla memoria di un momento della propria esistenza e visto che la tecnologia lo permette,pretende di alimentare la memoria riproducendo quel "medium" a piacimento,convinto che il valore di questo sia nella specifica relazione con esso.. Comprare un altra volta un pezzo di vita,come vorrebbero le major,è cosa assurda ,come sarebbe assurdo comprare ogni volta le foto digitali delle proprie vacanze.Il fine non giustifica mai i mezzi. La disattivazione è una misura illiberale,perchè colpisce un nucleo familiare e non la persona che ha effettivamente scaricato: in Italia,almeno,la responsabilità penale è personale. E poi,se si taglia la connessione via cavo si utilizzeranno connessioni alternative oppure si intesteranno i contratti a prestanomi. Insomma,non ci si rende conto dei potenziali rischi della repressione:si spingerà gli utenti a creare sempre più nuovi sistemi criptati che potranno essere sfruttati anche per veri e propri crimini come la pedofilia, gruppi di programmatori mettono a punto nuovi servizi di file sharing in grado di nascondere l'identità di chi scarica.Un inseguimento di massa che,quanto più mostra i muscoli,tanto più si dimostra fallimentare. Evidentemente, impauriti,la strada della repressione anche quando è dimostrato sia totalmente inutile,resta una tentazione forte. E' evidente che tutti viviamo vite intellettuali e da questo punto di vista siamo uguali. I mezzi per parteciparvi sono però mal distribuiti. Il problema non è tanto la garanzia all'accesso,ma di cosa te ne fai  dell'accesso,cosa capisci, e come questo cambia la capacità di trasformazione della tua vita intellettuale.
Bisognerebbe piuttosto guardare ad una riforma del copyright più consona all'era digitale,all'adozione collettiva di licenze in cui l'utente paga una piccola tassa di accesso ai servizi p2p ed è libero di scaricare quello che vuole,riduzione della durata del diritto d'autore,e per l'indusria musicale rivedere le proprie politiche dopo i tantissimi errori commessi,concentrati sopratutto sui profitti a breve termine. Piratare e reinventare le opere degli altri è una prassi consolidata della cultura umana,la gratuità del web resta uno stimolo cruciale per l'innovazione.

La storia sembra ripetersi: quello che accade oggi in Cina, India, Brasile con la tecnologia a basso costo, consistente, spontanea e incontrollabile è analogo a quello che accadde in America nel XIX secolo con i libri britannici,allegramente fotocopiati e a inizio secolo con la nascita di Hollywood. Da quando gli USA sono diventati una potenza della proprietà intellettuale hanno mutato atteggiamento e si sono fatti meno permissivi e oggi sferrano l'attacco più deciso insieme ad Italia e Francia)  alla libertà della rete. E non solo l'industria culturale,ma anche l'altra industria: il termine Yankee viene dall'olandese 'pirata'. Lo sviluppo industriale statunitense è stato possibile grazie alla pirateria tecnologica ai danni dell'Europa e all'infrazione delle restrizioni alla circolazione di idee e tecniche poste dall'avanzato vecchio continente. Gli europei,infastiditi dai furti, iniziarono a chiamare gli statunitensi indistintamente..Yankees..


12/07/11

Remote Controll: THE CLASH (1)

THE LAST GANG IN TOWN
La più importante band dell'intera epopea punk (Lester Bangs) e chissà quante volte avrete letto la storia dei Clash su riviste,libri,fanzine,in rete. I Clash hanno fatto ciò che hanno fatto,durante i frenetici sette anni della loro esistenza. Nelle parole dei quattro componeti della band si ripercorre gli anni di un esplosione controculturale i cui effetti arrivano fino ad oggi. Perchè il Punk oltre ai suoni e alle idee aveva anche una carica iconografica ineguagliata..
Un omaggio al gruppo che ha segnato il mio immaginario, lo spirito di un epoca, il mio background socio-culturale. E una dichiarazione d'amore per Joe Strummer,prematuramente scomparso, un icona per intere generazioni di fan e musicisti,un omaggio al suo talento, alla sua musica, alla sua integrità, e alla sua umanità.

"Mio padre lavorava per il ministero degli esteri e fu spedito ad Ankara: per questo sono nato in Turchia. Dopo la Turchia siamo andati a Città del Messico per un paio d'anni, poi a Bonn. Poi i miei mi mandarono in collegio in Inghilterra. A quei tempi i collegi avevano un impostazione molto militare e c'era un sacco di bullismo:o facevi il bullo o lo subivi e non c'era alcuna protezione da parte di nulla e nessuno. Non era piacevole ma si trattava di istinto di sopravvivenza e in quella scuola sono stato però felice,perchè lì ero un leader e perchè andarci significava essere diventati indipendenti. Non ci si aspettava che nessuno facesse qualcosa per noi,e il punk era in gran parte così,perchè nessuno t'avrebbe aiutato. Avevo un rapporto terribile con mio padre,perchè ero uno studente pessimo. A causa dell'educazione ricevuta,pensavo che l'autorità fosse qualcosa da evitare,se possibile. Però,se si potesse attaccarla e uscirne indenni,io consiglierei di farlo..Mettere in discussione l'autorità era ai primi posti nell'elenco delle mie priorità. I miei genitori non avevano nessun talento musicale,il primo disco che ho comprato è stato I want to Hold your Hand dei Beatles, e poi i primi singoli degli Stones. Ricordo di aver sentito Fade Away in collegio,a undici anni,e ho pensato:questo è qualcosa di diverso,questo è il contrario di tutte le cose che devo sopportare qui! Quello è stato il momento in cui mi sono innamorato della musica. In quel momento ho preso una decisione nel subconscio,quella di seguire la musica per sempre,e che la musica sarebbe sempre stata il mio stile di vita. In effetti senza la musica,senza l'eplosione che era in corso a Londra con i Beatles, i Kinks, gli Yardbirds, non riesco ad immaginare come sarei riuscito ad uscire vivo da quella scuola.Solo dopo aver lasciato gli studi, però, ho cominciato a pensare che avrei potuto suonare. Ero solo un appassionato ascoltatore e quando riuscii a mettere insieme alcuni accordi ero al settimo cielo. Fui stupito quando accettarono la mia domanda per l'Istituto d'Arte,ma non durò molto:avevo capito che non ci stavano insegnando niente,se non come fare segni..artistici su una pagina. Il primo gruppo in cui suonai la chitarra furono i Vultures,una r&b band che per me era l'ideale. Un giorno a Newport un tizio, che era sosia sputato di Jim Morrison, studente che girava coi ragazzi neri e che fumava erba è venuto da me e mi ha detto:c'è una musica che si chiama DUB, vieni con me! Sciolsi i Vultures, dovevo fare qualcosa di nuovo.."

JOE STRUMMER
21/08/1952 - 22/12/2002


"I miei genitori divorziarono che avevo otto anni e mia nonna si è occupata della mia educazione. Credo che in una certa misura per me la musica fosse diventata una via di fuga,da bambino. Prima che si separassero,i miei genitori litigavano un sacco,e mia nonna mi portava giù nel rifugio antiaereo nel seminterrato del condominio. litigavano di brutto e io..avevo paura.Cosi io e la nonna aspettavamo che il raid finisse e poi tornavamo al piano di sopra. Riempivo il tempo collezionando oggetti,o pensare. Vivevo veramente in un mondo tutto mio e con tre vecchiette,mia nonna e due sue sorelle,che erano anche delle vere ebree. Provenivano dalla Russia e mia madre fu il primo membro della famiglia nata in Inghilterra e a sposare un non ebreo. Io non avevo fatto il 'bar mizvà',anche se mia nonna era patricante:mi ha nutrito,mi ha salvato da tutti quei litigi quando ero davvero piccolo e mi ha protetto quando ha potuto e non ha mai messo in discussione la cosa. Iniziai a gironzolare per Carnaby Street durante i fine settimana,a rubacchiare,solo cosette da niente. Era un periodo elettrizzante per crescere. Sembrava che ci fosse musica ovunque,usciva dai negozi,dalla radio,era come avere una colonna sonora della nostra vita. I primi veri dischi comprati con i miei soldi sono stati SmashHits di Jimi Hendrix e Disraeli Gears dei Cream,a 33 scellini. Hendrix in particolare,ascoltavo e riascoltavo..Fin dalla tenera età,sapevo che volevo fare musica,non ho mai voluto fare altro. Quando si è giovani non ci sono molti foghi,il calcio mi appassionò per un po'. Poi ho dovuto fare una scelta,o il calcio o la musica. C'era un gruppo a scuola,io ero il piccolo della situazione,ma ero sempre curioso e così ho iniziato a fargli da roadie. Ero felice,poi gradualmente ho cominciato a suonare la chitarra. In realtà ho suonato anche la batteria,e il basso. La chitarra è venuta dopo,perchè immaginavo che era il ruolo più figo da ricoprire. Non sono mai andato a lezione,ho imparato sopra i dischi e ho trascorso anni in camera a suonare sui dischi degli Stones,ad imparare gli assoli e tutte le sfumature..Dall'America mia madre mi spediva riviste come Creem e Rock Scene,una rivelazione per me,perchè erano piene di cose su gruppi che nessuno aveva mai sentito.. I New York Dolls,per esempio,hanno avuto un effetto enorme su di me:erano incredibili e avevano un look da sballo. Avevano l'aria di gente che se ne fregava di tutto e su quelle riviste scriveva Lester Bangs,che parlava di gruppi come gli Stooges,i Dolls,gli Embassy Five,Flamin' Groovies..Io seguivo gli Small Faces di Rod Stewart e i Mott The Hoople. Allo Hammersmith Art College sembravo Johnny Thunders,con i capelli lunghi e i jeans attillati, e non c'era molta gente a cui piacevano gruppi come gli Stooges o gli MC5. Credo che fu per questo che Viv (Albertine delle Slits..) si accosre di me. Poi ho conosciuto Keith Levene (in seguito nei P.I.L. di J.Rotten), Tony James (Generation X). Intanto,dopo l'istituto d'arte presi un lavoro in un ufficio della previdenza sociale. Aprivo i pacchetti e quello fu un periodo in cui l'IRA,molto attiva a Londra,aveva indetto una campagna terroristica a base di lettere bomba e da questa esperienza poi nacque Career Oppotunities. Ho conosciuto Bernie Rhodes nel '75,poi Chrissie Hynde (The Pretenders):non riuscimmo a mettere su un gruppo,però lei mi fece tagliare i capelli.."

Mick Jones
26/06/1955


"Crescere nei quartieri poveri di Brixtown era un luogo fantastico per un bambino,ribolliva di energia e quel misto multiculturale di persone gli dava un atmosfera unica. Gli autisti degli autobus gridavano..'Nazioni Unite' quando si fermavano davanti al Lamberth Town All.. In Shakespeare Road dove vivevo,la gente che vi abitava era in gran parte dei Caraibi e andare a casa di questa gente mi ha aperto gli occhi.La musica del giradischi del mio amico Marcus era del tipo che a volte sentivo rimbombare da appartamenti e scantinati della zona. Allora non sapevo che si chiamava SKA. Frequentavo i ragazzi di origine caraibica,sedevamo agli angoli dei muri,loro per riprendersi dalla festa della sera prima. Ero un ragazzino felice finché un giorno mio padre mi convocò e mi diede la straziante notizia che non avrebbe più abitato con noi,senza dare un motivo,una spiegazione..Quella notizia mi ha completamente scioccato e la mia visione del mondo è cambiata. Arrivò il mio nuovo padre ed è stato difficile,per tutti noi.Io non mi sono adeguato e ho lottato contro il nuovo regime.(...)Passammo un anno in Italia,a Siena,dove mi rifiutai di andare a scuola perchè la divisa era un grembiulone blu con un grosso fiocco nero sul davanti(!),ma Siena era il paradiso:il sole,i meloni,il vino.Mia madre mi portava a vedere gli spaghetti western che erano simili ad opere liriche piene di azione. Tornato in Inghilterra volevo solo imparare a disegnare e a dipingere,e all'istituto d'arte andai ad una audizione per batteristi. Fu un disastro.Qualche settimana dopo incontrai il chitarrista dell'audizione:mi ha detto che si chiamava Mick Jones,anche lui all'istituto d'arte.Iniziò a darmi lezione di chitarra,facendolo diventare matto,cosi pensammo di provare con il basso.Ho iniziato ad imparare sopra i dischi reggae,sentivo bene i giri di basso e le canzoni le conoscevo fin troppo bene.nel corso dei mesi seguenti provammo con un batterista,Terry Chimes e dopo poco abbiamo trovato il nostro cantante,anche se era in un gruppo di nome 101'ers:si chiamava Joe Strummer.."

Paul Simonon
15/12/1955


"I miei genitori erano entrambi insegnanti. sono cresciuto a Dover,dove per farmi accettare dagli altri ragazzi facevo il clown e non ho un brutto ricordo di quel periodo. Al liceo lanciavo sassi dalla finestra e facevo follie che gli altri concepivano solo a parole. Mi ruppi una gamba giocando a calcio e per sei mesi non sono andato a scuola. Ero veramente depresso,dovevo restare seduto a guardare gli altri,mio padre,su suggerimento del medico,decise che dovevo avere una passione:a me piaceva la musica,ascoltavo gli Who e mi piaceva il suono di Keith Moon quando suonava la batteria,cosi decisi che volevo diventare un batterista. Un mese dopo mio padre comprò una batteria usata e me la portò a casa. I miei amavano la musica,entrambi gallesi,amavano cantare e mia madre suonava il pianoforte. Mi hanno incoraggiato quando ho detto che volevo suonare la batteria,anche se dovevo suonare a casa e facevo un sacco di rumore..Non ho mai preso lezione e ancora oggi,quando qualcuno mi chiede se posso dare lezioni,non ho idea di come fare. Non so leggere la musica ma so suonare il piano e la chitarra.Ho ereditato dai miei genitori,credo. Suonare la batteria è diventata la mia prima..tossico dipendenza,a sei mesi dall'acquisto facevo già dei concerti.Presto ottenni un ingaggio regolare in un pub come batterista jazz e prendevo 5 sterline a settimana,quando i ragazzi della mia età prendevano una paghetta di 5 scellini. Mi piacevano Jene Krupa e Buddy Rich ma anche ascoltare roba rock. Suonavo bene,dietro la batteria avevo fiducia in me stesso,riuscivo a parlare con le ragazze e mi sentivo capace di tutto. I miei genitori mi hanno sempre sostenuto,perchè hanno capito che era la cosa in cui ero più bravo (...) Naturalmente non sono più tornato a scuola,anche se sono uscito con due diplomi Olevel,Letteratura Inglese e lingua Inglese. Feci alcune audizioni,per gli Sparks dove arrivai secondo,poi trovai lavoro in una band che si chiamava IGs,i cui componenti erano tutti militari. Suonavamo la musica dei Temptation e dei Miracles,la musica era fantastica ma andare in tournee con loro era noioso. Mi trasferi a Londra, e tramite la rivista Melody Maker ho combinato audizioni con tonnellate di gruppi. Uno di questi erano i London SS,ed è stato cosi che ho conosciuto Mick (Jones). per un po' di tempo suonai in giro,ma mi licenziavano perchè dicevano che non picchiavo sui tamburi abbastanza forte. Una sera rincontrai Mick al Raimbow,mi chiese di fare un audizione per il suo nuovo gruppo e ho pensato:bé,adesso li sfascio di botte,quei tamburi. E cosi ho fatto,mentre suonavamo..London's Burning! per la duecentesima volta o giù di lì.. Ricordo che il gruppo chiedeva a tutti questi altri batteristi quali erano le loro influenze e tutti dicevano i Pistols,i N.Y. Dolls eccetera. Quando l'hanno chiesto a me,ho risposto Billy Cobham,B.Rich e roba che mi piaceva veramente. Dopo l'audizione,il roadie,Baker,mi portò fuori e mi disse:'il posto è tuo,se lo vuoi'. Come fai a saperlo,chiesi? 'Li conosco,il posto è tuo..' Ora,tutte queste voci sul fatto che non mi piaceva il punk sono false. Quando sono entrato nel gruppo è stato emozionante,mi piaceva il modo in cui si vestivano,incutevano timore quei tre e mi piaceva la loro energia. Ero un buon batterista,avevo talento,ma non ero potente. Quando sono entrato nei Clash ho dovuto reimparare ogni cosa e insieme ci siamo evoluti. Con i Clash sono diventato un vero batterista.."

Nicky "Topper" Headon
30/05/1955


The Clash  Isbn edizioni - p.384,euro 49 















The Clash 77








04/07/11

Schizofrenico e La Cultura della Paura: Thievery Corporation

Era ormai quel che si dice uno schizofrenico.. Contento. Più la logica contraddittoria dei flussi di informazione lo obbligavano a sdoppiarsi più si riteneva contento. Quel che si definisce una doppia vita. E a volte confondeva la propria leggera schizofrenia,il proprio sradicamento,la propria libertà. Aveva avuto la forza e il coraggio di tagliare con la sua vita precedente: famiglia,città,amici,lavoro e ricominciare altrove,senza un piano preciso,una direzione da seguire,qualcuno o qualcosa a cui potersi aggrappare nei primi tempi..Gli era sempre piaciuto stare lì e altrove nello stesso istante. Concepiva il proprio godimento in termini (per lo più) di dispersione elettronica. Ed era entusiasta di essere lui stesso una specie di piattaforma digitale: un orecchio al telefono,un occhio alla mail,circondato da hi-fi e diffusori,una bocca a un panino,una gamba su una scala mobile di una metro. E ne andava ancor più fiero quando l'altra gamba attraversava i corridoi di un Euro star (odiava volare) ,l'altro occhio ad un DVD e l'altro orecchio si svagava col suo fedele Ipod nero.Ma nell'ultimi tempi credeva di non essere quella somma di tutte le parti di se stesso. Non riusciva ad trasmettere..il suo odore,ne ricevere quello d'altri. Questo lo faceva sentire sufficientemente disincantato. E nei suoi viaggi,nel suo nuovo lavoro,nei ricevimenti aziendali high tech ebbe la conferma che il capitalismo dominante dell'informazione stava fagocitando completamente anche lui. Più si guardava intorno più vedeva uno strano mix di pezzi grossi,star,patetici politici,pseudo geni del marketing e della comunicazione. Un fluido dove anch'egli partecipava. Cominciò a fare fatica a concentrarsi. E sentiva sempre più lo scoramento. Il suo lavoro cominciò a rallentare. Dormiva poco,dimagriva. I suoi rapporti interpersonali sempre più inconcludenti. Si era perfino vantato in passato di essere un precario-volontario-creativo. Ma ora si sentiva soffocare. La sua vergogna non la provava solamente leggendo le situazioni descritte da P. Levi,ai novecento milioni di esseri umani senza cibo, davanti ai morti e all'immondizia per le strade,ma anche in condizioni insignificanti,di fronte alle bassezze e alle volgarità che pervadono le democrazie,alla propagazione di questi modi di esistenza e di pensiero. A queste società di servizi,società della noia,dello spirito di imitazione,della viltà e dell'invidia reciproca. Ma soprattutto si rese conto che vi era un attacco mai visto prima. chiunque si distanzia dalle preoccupazioni dell'uomo di strada,dalla serietà della vita,dalla stupidità è considerato..elitario,astratto,fastidioso. Davanti all'ignobile decise di fare come gli animali:ringhiare,scavare,sogghignare.. Cominciò la sua lunga traversata nel..deserto digitale.




Culture of Fear
Culture of Fear torrent


Sesto album per Thievery Corporation, non il migliore. La loro miscela di elettronica, bossa nova, dub funziona e allora, perchè cambiare? Nel disco c'è tutta la loro politica,un atto d'accusa contro il razzismo,le paranoie ingiustificabili e la cultura della paura che viene fomentata dai nostri governi. Tante le partecipazioni ( Federico Aubele e Bobbie Myers) e la voce di Lou Lou sempre splendida,ma il resto dell'album dà la sensazione che il meglio è già venuto, prima.