Nella Napoli di fine Ottocento degradata e priva di un ruolo produttivo adeguato alle sue dimensioni fisiche, la trasformazione dell’attività politica in gestione clientelare e "camorristica" della cosa pubblica era un fatto compiuto. A un secolo di distanza era come se il progresso, con le enormi trasformazioni avvenute, avesse riguardato anche le forme di espansione e d’intreccio tra politica, affari e camorra. La sua incidenza è profonda e devastante sul tessuto morale di una città eccezionalmente ricca per l'assorbimento di grandi e molteplici civiltà nel corso dei millenni di storia, ma, forse anche per questa peculiare ricchezza, da sempre refrattaria a farsi contenere dentro regole, un po' asfittiche certo, di organizzazione e di amministrazione.
F. BarbagalloBenvenuti a
Qua c’e un piccolo ponte che lo collega col paese vicino e a meta del ponte c'e il cartello con su scritto Benvenuti a ma il nome del paese non si legge perché e cancellato da una quantita di fori neri e poi dalla fine del ponte andando dritto c’e il paese che e praticamente tutto qua lo vedi qui da questa parte e qui da questa parte ci sono strade e stradine e case su case dappertutto pero tutto il paese e legato a questa strada grande che lo attraversa tutto e che diventa questo corso principale questo corso Umberto e alla fine di questo corso Umberto c'è un’altra piccola salita poi la ‘strada esce dal paese qua c’e il cartello che il paese finisce e la strada fa cosi e cosi e poi cosi e si collega con la provinciale che va verso Casale qua é Casale poi la strada prosegue e la strada provinciale che da Villa Literno va fino ad Aversa e tocca esternamente tutti i paesi non li attraversa ma li tocca dall’esterno e una volta su questa strada provinciale c’era pure il tram che faceva tutta questa strada mi racconta mio padre che una volta suo zio Nicola stava andando col suo calesse col cavallo e stavano dietro al tram stavano facendo questa strada che li portava al paese vicino con la strada provinciale che usciva dal corso e su questa strada allora passava il tram mio nonno andava sul suo calesse e di fianco a lui c’era un suo amico e questo suo amico a un certo punto vede tra la gente, che c’é sul tram un suo rivale uno di una famigliat rivale che aveva fatto uno sgarro alla sua famiglia allora questo qua chiede a mio nonno di dargli la sua pistola perché lui la sua se l’era dirnenticata a casa mio nonno pure normalmente usciva con la pistola come fanno tutti e non si fa neanche il problema di domandarsi perché questo vuole la pistola gliela da e questo aspetta che il tram si ferma alla prossima fermata poi calmo scende giu dal calesse sale sul tram e in mezzo a tutta la gente che urla gli spara e ammazza quello che deve ammazzare poi scende giù dal tram ridà la pistola a zio Nicola sul calesse e si allontana via per i campi se ne va via
c’é tanti piccoli forisu tutti i cartelli di questi paesi che tocca la provinciale quasi a indicate che in questa zona bisogna stare attenti perché é un territorio che é sotto controllo dove tutto quello che fai é controllato per cui é meglio che stai sempre attento a quello che fai mentre spesso da altre parti diciamo piu normali su questi cartelli che indicano l'inizio di un paesc c’é scritto Dio c’é e questo sccondo una leggenda metropolitana vuole dire che in quel posto puoi trovare roba o comunque una base in cui puoi rifornirti di solito é usato per hashish ma pure per altre droghe invece nei paesi come il mio il cartello con la classica scritta Benvenuti é sempre pieni di colpi di pistole e fucili.
Il padrino è in trappola ma spera ancora di farcela é in un bagno di sudore tossisce e impreca mentre fa segno ai suoi due bambini alla moglie e al cognato di non fiatare di resistere perché ci sono gli sbirri ma non riescono a capire dove diavolo sono nascosti il boss con la sua famiglia sanno che si trovano in quella villetta in quella specie di magazzino da qualche parte eppurc da 13 ore abbattono porte sfondano mura lanciano 1acrimgeni nelle condutture senza risultati ora verrà fuori é la speranza Sandokan si difende come può tappa con abiti e lenzuola ogni bocchettone i1 gas penetra lentamente i1 suo effetto è ridotto ma non si respira nel rifugio l'aria condizionata non può accendersi spargerebbe il gas per i bambini é un inferno Chiara e Angela piangono Sandokan le consola teneramente non é niente ora passa state calme qualcuno intorno a mezzogiorno sente una voce di donna una Se non vanno via non possiamo muoverci poi ancora silenzio il martello pneumatico sfonda un muro in direzione di quella voce subito seguita da un’altra voce Non sparate ci sono i bambini mi arrendo mi arrendo é la voce di Sandokan finisce qui la sua fuga dalla giustizia Per carità state fermi ci sono le bambine mi arrendo ma non fate male alle bambine o a mia moglie cosi Sandokan al secolo Francesco Schiavone 44 anni la primula rossa della camorra campana capo indiscusso del clan più feroce dell’Italia meridionale quello dei Casalesi ha accolto gli uomini della Dia li ha aspettati con le sue due bambine in braccio quando ha capito che per lui non c’era più scampo si è consegnato cosi al capo della Dia di Napoli Guido Longo un catanese di 44 anni che da circa sette mesi lo stava braccando inseguendolo come un cacciatore fa con la lepre Sandokan si è arreso quando ha sentito sbriciolarsi il muro che divideva il suo rifugio dal resto della casa e venuto fuori con Chiara e Angelica in braccio per avvertire i poliziotti che c’erano le bambine e che quindi lui non avrebbe reagito gli uomini della Dia dopo circa una settimana di appostamenti intercettazioni telefoniche e ambientali sono rimasti di sasso quando dopo aver abbattuto un cancello di 8 metri che difendeva la villa hanno trovato l'abitazione deserta arriva un’auto apre il cancello automatico e l’autista della moglie del boss scatta il blitz in 4 sono addosso a quell’auto dentro la villetta dentro la tana del boss perlustrano ovunque sorpresa nessuna traccia di Sandokan il capo della Dia non demorde Guido Longo accetta la sfida Ragazzi dice ai suoi da qui non si va via senza Sandokan
sono le 23 e allora via in una caccia all’uomo che dura per tutta la notte si scava si tastano i muri si cerca dappertutto lacrimogeni nelle tubature 13 ore di ricerche ieri mattina alle 12,15 il novello Diabolik viene scovato gli agenti devono abbattere un finto muro una parete di granito montata su cardini scorrevoli dalla feritoia compare lui in fuga dal novembre del ’93 in compagnia delle due bambine una delle quali ha compiuto un anno pochi giorni fa e della moglie Giuseppina Natta piangono per i lacrimogeni le due bimbe ma anche per quelle 13 ore di angoscia e silenzi forzati con il nemico a un passo e papà cosi agitato come non lo aveva visto mai esce dal bunker una donna forte grintosa
Giuseppina Natta la moglie riconosce un investigatore inveisce Sernpre tu ti sputerei in faccia ammanettano pure il cognato del boss Mario poi via verso la sede della Dia con il padrino che in auto dice poche parole Avete vinto ma io non mi pento non ho niente di cui pentirmi sono vittima dell'ingiustizia avete vinto ma speravo di farcela anche questa volta non riuscivate a trovarmi avete vinto ma io non parlo infatti prima aveva tentato di andarsene anche da quel bunker cercando di sfondare a colpi di piccone una parete di tufo anziché tentare di percorrere una via sotterranea dove poi sono state trovate armi munizioni e due tende da campo alla quale si accede da una botola direttamente all’interno del bunker forse temeva che anche quel percorso fosse stato scoperto il suo covo una villa come tante muri alti e cancelli inviolabili un capannone messo male apposta e a terra a destra l’ultimo blocco di pietra chc nasconde l’ingresso e scorre magicamente su un binario metallico e ci devi entrare in ginocchio mesi di lavoro per tirarlo su cosi perfetto complici a centinaia e dentro una fortezza ma anche una casa piena di confort né porte né finestre ma aria condizionata di lusso salone camera da letto la stanza dei bambini cucina e bagno due frigoriferi pieni di tutto sul muro il foglio con l’ultima nota dclla spesa mancano i carciofi e abiti in grande quantita profumi delle migliori marche almeno due impianti stereo tre teIevisori di quelli che costano un occhio proiettore e schermo cinematografico a parete centinaia di film dalla medicina alla pornografia i libri di storia ma solo i Borbone e un computer la sua camorra gli appalti i poitici i miliardi la contabilità dell'inferno e le armi due mitra N70 di fabbricazione bulgara un fucile a pompa 81 cartucce caricate a pallettoni un coltello a scatto
la cattura di Sandokan è frutto di un’indagine che unisce l’alta tecnologia ai vecchi e un po' dismessi metodi pedinamenti appostamenti suole di scarpe consumate sette mesi in tutto con una accelerazione nell'ultima settimana il segreto del blitz e nel satellite e nell'abilita di chi ha saputo piazzare una microspia satellitare ultimo tipo potentissima e invisibile sotto la Rover con cui si spostava Giuseppina Natta è avvenuto non più di una settimana fa da quel momento in poi su un video un puntino si accendeva a intermittenza segnalava ogni spostamento della donna del padrino una settimana fa cinque investigatori della Dia travestiti da operai girano per Casal di Principe con un occhio a via Salerno a quella villetta venerdi sera il satellite i pedinamenti gli appostamenti tutto coincide tutto porta a credere che il boss sia tornato dalla Val di Fassa in Trentino arrivano due pulmini scuri stipati dentro 40 agenti della Dia alcuni impugnano mitragliatori altri pistole Beretta e attendono un segnale fra di loro ci sono gli investigatori di una squadra molto speciale della Dia i Ghostbuster gli Acchiappafantasmi quelli che danno la caccia ai latitanti l'uomo che ha sfidato lo Stato diventando due volte padre durante cinque anni di latitanza l’uomo che parIava a tu per tu con politici e imprenditori dettando le regole e imponendo tangenti per la costruzione di autostrade ponti faraoniche opere pubbliche l’uomo che ha ucciso il suo vecchio padrino senza esitare un attimo l’uomo che si faceva chiamare Sandokan per la sua ferocia proprio come la Tigre di Mompracem e come la Tigre di Mompracem aveva lunghi capelli e barba nerissimi lo stesso uomo anche se con trenta chili in pù e senza la barba di salgariana memoria ha avuto paura quando dopo tredici ore di ricerca lo hanno scovato nel suo covo dorato tappezzato di libri e quadri che lui stesso dipingeva prediligendo soggetti come Mussolini Napoleone e ovviamente se stesso il tempo a volte é impietoso nell’uomo catturato non c’é niente se non la mole che possa ricordare 1’ antica somiglianza con Kabir Bedi quella che gli valse un soprannome Sandokan fatto apposta per costruirci una leggenda niente chc possa tradire il capo di un impero di cinquemila miliardi a tante ammonterebbe il giro d’affari della famiglia
Nanni Balestrini
Sandokan, Storia di camorra
Sandokan, Storia di camorra
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