Era magnifico ascoltare il trillo dell'apertura di una cassa, a tutte le ore: era il segnale che qualcuno aveva accettato la tua richista d'amicizia, o qualcuno che te la chiedeva, o che avevi ricevuto un commento. Ma non era un semplice commento scritto, due parole o frasi scarne, fredde, come adesso capita con facebook. No, i commenti su My Space erano delle vere e proprie dichiarazioni: potevano essere ugualmente frasi e piccoli commenti, ma spesso erano scritti lunghi, oppure immagini bellissime ricercate e attinenti con quello che si voleva comunicare, e ancora immagini corredate con un video o un file musicale.. Insomma si potevano fare delle vere opere d'arte. Avrete certamente capito che parliamo di My Space, glorioso Social Network, che tra il 2003 e il 2008 fu il primo ad avere una diffusione davvero mondiale.
Vera comunità virtuale, su Myspace, per questioni di forma, era necessario estetizzare qualsiasi aspetto della nostra personalità, nel fortunato caso in cui ce ne fosse una. Su My Space il profilo era tutto, importantissimo: si traduceva in un layout con presentazione, frasi, immagini e corredi grafici rappresentativi della nostra individualità, virtuale che fosse, studiata e ritoccata nei minimi dettagli, con l’idea di interagire virtualmente con CHIUNQUE manifestasse una qualche sintonia di gusti e preferenze, e diventava interessante, per non dire vitale. C'era poi l’elemento musicale, indispensabile per chi davvero voleve trovare e interagire con propri simili, nella propria città, nel proprio paese o in giro per il mondo. Il confine con la meno nobile, ma pur sempre legittima arte del rimorchio, era molto labile. New wave, coldwave, darkwave, post punk, new hippie, su My Space potevi essere o trovare di tutto, e c'era il player musicale che poteva partire in automatico con la tua playlist sempre aggiornata, lì a testimoniarlo. La musica come abbiamo detto era l'elemento essenziale: tanti gruppi poi diventati famosi, come gl'Artic Monkeys , Lily Allen hanno mosso i primi passi sul social, e si poteva avere tra gli amici i propri preferiti: non era esilerante invitare i Damned in Italia con un “Come to Italy, please!” sulla loro bacheca e aspettare un feedback (che non sempre arrivava) ?. Il ruolo di Myspace nell’industria musicale è stato importante, se si pensa che anche insospettabili come i R.E.M. pubblicarono in anteprima Around The Sun proprio su Myspace, mentre moltissimi altri si convertirono brutalmente alla cultura dello “streaming”, dei messaggi in bacheca e dell’Extended Network. Possiamo dire che un certo giro indie è nato su My Space. E' questo che manca davvero oggi, uno standard di comunicazione tra persone simili, dai gusti affini o tra artista e fan: a questo, chiaramente, fa nostalgia pensare. A quelli che all'epoca avevano sviluppato un'attenzione all'estetica oltre che all' etica, bastava un pò di HTML per realizzarsi nel meraviglioso mondo nvirtuale ed esprimere e condividere la propria cultura, Tutti potevano manifestare il proprio estro musicale, da musicista o da semplice fan, anche nella maniera più inutile, ma che risultava vincente solo grazie all’ingranaggio SOCIAL e a quanto gradevole fosse il risultato finale.
Navigando poi sul sito e sbirciare liberamente sugli Space degli altri, gruppi o persone che fossero, costituiva senza dubbio un fascino: si potevano trascorrere ore e ore, e confesso che anchio, ho trovato una compagna grazie proprio al faccione di Tom Anderson, fondatore e proprietario, che era anche il primo amico che ti ritrovavi appena ti registravi sul sito. L'impossibilità di avere e personalizzare un profilo in tutti i suoi aspetti è stato il motivo per cui sono stato uno degli ultimi, credo, ad abbandonare My Space, e uno degli ultimi a iscrivermi a Facebook, che non ne ha assolutamente la stessa attattiva, ancora oggi.
Di Myspace manca lo spirito con cui si veniva a contatto con le persone e con la musica, i musicisti e il loro modo di approccio con i fan, la standardizzazione estetica ha ucciso la fantasia e l'ottima visibilità che si poteva avere con tutte le tipologie di layout; potevi essere te stesso o potevi restare anonimo e avere un contatto immediato worldwide, creando un circolo virtuoso tra l' attività online e la vita offline: le esperienze non si esaurivano su My Space, ma da qui prendere spunti, idee e feedbacks per le esperienze offline. Inoltre My Space era facile da usare, non richiedeva nozioni particolari, dava la possibilità di condividere foto, video, musica, slides e aveva innumerevoli siti di supporto (glitter,custom etc..). E poi c'era il blog, anche questo, tutto da personalizzare, a cui affidare il proprio diario. Vero era che ad un certo punto le pagine risultavano troppo "pesanti", proprio perchè cariche di immagini, video, slideshow, lettori multimediali e altre applicazioni, ma si poteva ristrutturare il sito in maniera più..leggera, invece ci fu un totale "azzeramento " dei profili, e un omogenizzazione a livello grafico. Il Social perse in tutto la sua identità, fino all'abbandono della maggior parte degli utenti a favore dell'allora nascente Facebook.
In fondo, My Space ti permetteva di non crescere, di conservare quel poco di adolescenza che rimane sempre in ognuno di noi.. Facebook è un semplice aggregatore di notizie e una semplice interazione tra esseri umani.. La mia pagina Facebook è ..istituzionale, come si dice. Nome, cognome, città di residenza. Nient'altro...
Vera comunità virtuale, su Myspace, per questioni di forma, era necessario estetizzare qualsiasi aspetto della nostra personalità, nel fortunato caso in cui ce ne fosse una. Su My Space il profilo era tutto, importantissimo: si traduceva in un layout con presentazione, frasi, immagini e corredi grafici rappresentativi della nostra individualità, virtuale che fosse, studiata e ritoccata nei minimi dettagli, con l’idea di interagire virtualmente con CHIUNQUE manifestasse una qualche sintonia di gusti e preferenze, e diventava interessante, per non dire vitale. C'era poi l’elemento musicale, indispensabile per chi davvero voleve trovare e interagire con propri simili, nella propria città, nel proprio paese o in giro per il mondo. Il confine con la meno nobile, ma pur sempre legittima arte del rimorchio, era molto labile. New wave, coldwave, darkwave, post punk, new hippie, su My Space potevi essere o trovare di tutto, e c'era il player musicale che poteva partire in automatico con la tua playlist sempre aggiornata, lì a testimoniarlo. La musica come abbiamo detto era l'elemento essenziale: tanti gruppi poi diventati famosi, come gl'Artic Monkeys , Lily Allen hanno mosso i primi passi sul social, e si poteva avere tra gli amici i propri preferiti: non era esilerante invitare i Damned in Italia con un “Come to Italy, please!” sulla loro bacheca e aspettare un feedback (che non sempre arrivava) ?. Il ruolo di Myspace nell’industria musicale è stato importante, se si pensa che anche insospettabili come i R.E.M. pubblicarono in anteprima Around The Sun proprio su Myspace, mentre moltissimi altri si convertirono brutalmente alla cultura dello “streaming”, dei messaggi in bacheca e dell’Extended Network. Possiamo dire che un certo giro indie è nato su My Space. E' questo che manca davvero oggi, uno standard di comunicazione tra persone simili, dai gusti affini o tra artista e fan: a questo, chiaramente, fa nostalgia pensare. A quelli che all'epoca avevano sviluppato un'attenzione all'estetica oltre che all' etica, bastava un pò di HTML per realizzarsi nel meraviglioso mondo nvirtuale ed esprimere e condividere la propria cultura, Tutti potevano manifestare il proprio estro musicale, da musicista o da semplice fan, anche nella maniera più inutile, ma che risultava vincente solo grazie all’ingranaggio SOCIAL e a quanto gradevole fosse il risultato finale.
Navigando poi sul sito e sbirciare liberamente sugli Space degli altri, gruppi o persone che fossero, costituiva senza dubbio un fascino: si potevano trascorrere ore e ore, e confesso che anchio, ho trovato una compagna grazie proprio al faccione di Tom Anderson, fondatore e proprietario, che era anche il primo amico che ti ritrovavi appena ti registravi sul sito. L'impossibilità di avere e personalizzare un profilo in tutti i suoi aspetti è stato il motivo per cui sono stato uno degli ultimi, credo, ad abbandonare My Space, e uno degli ultimi a iscrivermi a Facebook, che non ne ha assolutamente la stessa attattiva, ancora oggi.
Di Myspace manca lo spirito con cui si veniva a contatto con le persone e con la musica, i musicisti e il loro modo di approccio con i fan, la standardizzazione estetica ha ucciso la fantasia e l'ottima visibilità che si poteva avere con tutte le tipologie di layout; potevi essere te stesso o potevi restare anonimo e avere un contatto immediato worldwide, creando un circolo virtuoso tra l' attività online e la vita offline: le esperienze non si esaurivano su My Space, ma da qui prendere spunti, idee e feedbacks per le esperienze offline. Inoltre My Space era facile da usare, non richiedeva nozioni particolari, dava la possibilità di condividere foto, video, musica, slides e aveva innumerevoli siti di supporto (glitter,custom etc..). E poi c'era il blog, anche questo, tutto da personalizzare, a cui affidare il proprio diario. Vero era che ad un certo punto le pagine risultavano troppo "pesanti", proprio perchè cariche di immagini, video, slideshow, lettori multimediali e altre applicazioni, ma si poteva ristrutturare il sito in maniera più..leggera, invece ci fu un totale "azzeramento " dei profili, e un omogenizzazione a livello grafico. Il Social perse in tutto la sua identità, fino all'abbandono della maggior parte degli utenti a favore dell'allora nascente Facebook.
In fondo, My Space ti permetteva di non crescere, di conservare quel poco di adolescenza che rimane sempre in ognuno di noi.. Facebook è un semplice aggregatore di notizie e una semplice interazione tra esseri umani.. La mia pagina Facebook è ..istituzionale, come si dice. Nome, cognome, città di residenza. Nient'altro...
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