29/09/11

Biondillo: dai margini arrivano le rivolte

«Se fossimo messi bene, si riconoscerebbe che questo è un gran libro, e che Gianni Biondillo è un grande scrittore». “Questo” è I materiali del killer, e racconta un’Italia in cui lo «squallore morale» trionfa da Nord a Sud. Ma visto che vanno di moda «i gialli nordici e adesso tornano anche i Templari, non vende milioni di copie». Parola di Valerio Evangelisti. È mercoledì, siamo da Melbookstore e accanto a lui siede Biondillo.
 
Il libro sarebbe un giallo, per la trama, tra una rapina con un epilogo tragico e l’evasione di un nero apparentemente di piccolo calibro, Towongo Haile Moundouma, aiutato però da un commando malavitoso. Le indagini sono dell’ispettore Ferraro, personaggio di successo di Biondillo. Ma «l’altro giorno la giornalista di una rivista femminile mi ha chiesto perché ho messo tante cose così “forti” come la condizione carceraria o il tema del razzismo. Non sapevo cosa rispondere. Di cosa deve parlare un giallo? Io, se metto in scena l’ispettore Ferraro, il mondo irrompe nel mio libro. Forse il titolo giusto sarebbe “viaggio in Italia”, ma al contrario del Grand Tour, di Goethe: è un paese “sotto un cielo blu diluvio”, devastato, che ragiona con logiche da clan».
L’immagine “sotto un cielo blu diluvio” è una citazione-omaggio a Grazia Verasani (è il titolo del suo ultimo cd), tra il pubblico come un altro scrittore, Wu Ming1. Apprezzano Biondillo, che dei propri “gialli” dice: «sono in un terreno limaccioso», snobbati dalla «critica laureata» perché “gialli”, con «troppa roba» per essere ritenuti “gialli” tout court. Lo dice col sorriso, scherzando, senza snobismo, tanto che elogia la parola “intrattenimento”. A modo suo: «ho il dovere di dare al lettore storie belle, deve voler sapere come vanno a finire. Ma intanto gli voglio raccontare altre cose. Scrivendole bene. Ho in testa questa storia da 4 anni. La trama era pronta, ma dovevo andare a vedere l’Africa, che è uno dei protagonisti di questo libro, e cercare la lingua. Un libro non è solo trama. È l’ossatura, poi serve tutto il resto».
Difficile raccontare l’Italia d’oggi? «A Milano abbiamo avuto un vicesindaco che si vantava di aver ordinato 400 sgomberi di campi rom. Io ci andavo, per parlare con loro, capire i loro problemi. Con i continui sgomberi, non sapevano neanche dove mandare a scuola i loro bambini. A me interessa sapere e raccontare cosa sta al di sotto della cronaca, che non mi interessa: è fiction. Non sono un giallista che insegue gli omicidi!»
Qui apre una parentesi: il rapporto tra scrittori e media. Dice: «a volte mi chiamavano grossi giornali per un pezzo “da giallista” su qualche omicidio. Io rimanevo stupefatto: abbiate rispetto!, sono morti veri! Ma c’è sempre qualcuno che a questo gioco ci sta». «Basta ricordare la lettera di Moccia su “Libero” per Yara Gambirasio. Pornografia necrofila – interviene Wu Ming1 – Questo è un estremo, ma ogni testata ha un suo scrittore tuttologo. È la fiera del dilettante, del pressapochismo ben scritto».

Dal pubblico un lettore dice che le donne nel libro risultano migliori degli uomini. «I personaggi femminili in Italia sono stereotipati, ma le donne sono diverse da come le raffigurano e le vorrebbero i maschi». Chi sono questi maschi? «Noi a Milano abbiamo vissuto prima di voi il berlusconismo. Dicevano: siete giovani, divertitevi, godete, ed ecco quarantenni infantilizzati che rimpiangono Sabrina Salerno».
Un altro lettore chiede, in tutto questo, che ruolo abbia il pubblico. «Tutti parlano male di Vespa, ma lo si guarda. Il gossip, la pornografia, piace. Ma è ora di svegliarci. La letteratura in Italia è marginale rispetto alla tv, ma i margini rodono gli imperi, e dai margini arrivano le rivolte».

Repubblica Bologna


26/09/11

Copyng Beethoven: Ed Harris

Ben dieci minuti del concerto della Nona realizzato in modo egregio, completato da perfetti costumi dell'epoca, ambientazione e fotografia eccellenti,in un film dalle reazioni contrastanti: molti non apprezzarono la sceneggiatura romanzata degli ultimi tre anni di vita di Ludwig Von Beethoven, ormai cinquantaquatrenne, malato, sordo e con un pessimo carattere, e il personaggio di Anna Holts,(una copista cui viene affidato il difficile lavoro di copiare gli spartiti della parte finale della Nona Sinfonia) completamente di fantasia ed impersonato da una dolce e brava  Diane Kruger,che si prenderà cura del maestro,ritratto come un moderno bohèmien nella sua disordinatisssima  e caotica abitazione. Intensa è la descrizione della collaborazione fra i due,con personalità diametralmente opposte,e la loro lenta e burrascosa affinità e sintonia, che porterà entrambi ad una nuova consapevolezza di sé. Grandissimo Ed Harris,che  interpreta un altro genio dal carattere non facile,burbero,volgare e schizzofrenico,ma che sentiva come voce di Dio le armonie che sentiva dentro di se e che trasformava in musica per tutti,dopo aver diretto e impersonato Pollock (2000), geniale e sregolato pittore e artista americano.




25/09/11

Hanno tutti ragione (?)

Tutto quello che non sopporto ha un nome..

Non sopporto i vecchi,la loro bava,le loro lamentele,la loro inutilità. peggio ancora quando vogliono rendersi utili. La centralità dei loro racconti. La loro aneddotica esasperata. Il loro disprezzo per le generazioni successive. Ma non sopporto neanche le generazioni successive. Non sopporto i vecchi quando sbraitano e pretendono il posto a sedere in autobus. Non sopporto i giovani,la loro arroganza. La loro ostentazione di forza e di gioventù. La prosopopea dell'invincibilità eroica dei giovani è..patetica. Non sopporto i giovani impertinenti che non cedono il posto ai vecchi in autobus. Non sopporto i teppistelli. le loro risate improvvise,scosciate,inutili. Il loro disprezzo verso il prossimo diverso. Ancor più insopportabili i giovani buoni,responsabili e generosi. Tutto volontariato e preghiera. Tanta educazione e tanta morte. Nei loro cuori e nelle loro teste. Non sopporto i bambini capricciosi e autoreferenziali e i loro genitori,ossessivi e referenziali solo verso i bambini. non sopporto i bambini che urlano e che piangono. E quelli silenziosi mi spaventano. Non sopporto i manager. e non c'è bisogno nemmeno di spiegare il perchè. Non sopporto i piccoli borghesi,chiusi a guscio nel loro mondo stronzo. alla guida della loro vita,la paura. La paura di tutto ciò che non rientra in quel piccolo guscio. E quindi snob,senza conoscere neanche il significato della parola. Non sopporto i fidanzati poichè ingombrano. Non sopporto le fidanzate poichè intervengono. Non sopporto i giocatori di biliardo,gli indecisi,i non fumatori,lo smog e l'aria buona,i rappresentanti di commercio,i convenevoli,i falò,gli agenti di cambio,i parati a fiori,il commercio equo e solidale,il disordine,gli ambientalisti,i topi,le citofonate senza preavviso,le telefonate lunghe,i compagni di scuola che ti incontrano dopo trent'anni e ti chiamano per cognome,gli svampiti che dicono "intrigante",i modaioli che dicono "figata" , "schillato" e derivati,gli sdolcinati che dicono "bellino" e "carino" e "stupendo",gli ecumenici che chiamano tutti amore. Non sopporto i dolcificanti,gli stilisti,i registi,i ballerini,i politici,gli scarponi da sci,i sottosegretari,gli scrittori boriosi e seriosi,i parenti,i finti biondi,gli inchini,i vip,gli stupratori,i pedofili,gli operatori culturali,i divertimenti,le risate finte,i provinciali,i collezionisti,gli hobby,i costruttori,il jazz rock,i luna park,il baciamoano,le beauty farm,i filosofi di bell'aspetto,le piscine con troppo cloro,le vacanze,le supposte,i chierichetti,la musica etnica,i finti rivoluzionari,le telline,i soprammobili,i vegetariani,i cosmetici,i cantanti lirici,i pullover a collo alto,le feste,i meeting,i figli di papà,i figli d'arte,i figli dei ricchi,gli assessori,i gioiellieri,le catenine d'oro,i funerali,la burocrazia,le automobili di tutte le cilindrate,i cantautori,i razzisti,i cuochi in televisione,la folla,i comunisti che si innamorano della musica brasiliana,le zuppe,le alghe,le lobby,gli slang,le vallette,i giocatori di golf,le modelle,i militari,i pacifisti,gli ottusi,le persone con il cappello,le lampade abbronzanti,i massoni,le messe,i raccomandati,i faziosi,le barzellette,i tifosi,i cocainomani,i matrimoni,i massoni,la prima comunione,il turismo sessuale,coloro che parlano..per esperienza,i viaggiatori,chi sa stare al mondo,i malati di riunioni,gli infermieri con gli zoccoli. non sopporto i timidi,i logorroici,i finti misteriosi,gli estrosi,gli eroi e i valorosi,i vigliacchi,i maleducati,gli imprevedibili,i comprensivi,gli eterni sorpresi,gli inconcludenti,gli appassionati,i paurosi,i superbi,i litigiosi,i millantatori,i vigorosi,i vincenti e gli avari,i lagnosi,i rumorosi. non sopporto la normalità,la cattiveria,l'iperattività,la stupidità,la tracotanza,l'arroganza,l'inettidudine,la falsità,l'autocompiacimento,la pomposità,la miseria umana,la prevedibilità,la negligenza,l'esibizionismo,l'entusiasmo,la sciatteria,l'eleganza,la felicità..

Non sopporto niente e nessuno. Neanche me stesso. Sopratutto. Solo una cosa sopporto: la sfumatura.
















24/09/11

Caprica

58 anni prima degli avvenimenti della miniserie di Battlestar Galactica, le 12 colonie di Kobol tentano di mantenere quieti rapporti diplomatici, nonostante uno strisciante fanatismo religioso e un non velato razzismo fra gli abitanti. Questo difficile clima sfocia in un attentato in cui tragicamente periscono Zoe Graystone, viziata ma geniale figlia del magnate della tecnologia Daniel Graystone e Tamara e Shannon Adams, figlia e moglie dell’avvocato originario di Tauron Joseph Adams. Il lutto e una sconcertante scoperta su Zoe da parte di Daniel avvicineranno le due famiglie e cambieranno per sempre le loro vite.

Cos'è Caprica?

Caprica e’ ambientato circa 50 anni prima di Battlestar Galactica. Caprica e’ un family drama che e’ ambientato in un mondo fantascientifico. Non e’ uno space drama, anche se ci sara’ anche lo spazio. Caprica, in fondo, non e’ altro che la storia della creazione dei Cylon e di come i Cylon sono stati sviluppati all’inizio, quindi e’ proprio l’inizio della fine.
E’ una serie totalmente diversa da Battlestar Galactica. Ha un tono diverso, un ritmo diverso, e ha un aspetto diverso e un diverso punto di vista.
Il motivo per cui io e Ron abbiamo scelto questo particolare momento di Caprica e’ perche’ e’ proprio il culmine della societa’ di Caprica che inizia a disintegrarsi e cadere in pezzi. Rendendosi in qualche modo vulnerabile a quella che alla fine sara’ l’ascesa dei Cylon.
Caprica non e’ una serie di azione/avventura. Caprica e’ ambientata prima della Guerra, Caprica parla di una societa’ in pace. Caprica ci racconta di persone che vivono la propria vita senza vedere come i semi della propria distruzione siano attorno a loro.
So che i fan di Battlestar Galactica lo guarderanno e vedranno quel qualcosa in Caprica da fargli dire: “Oh, mio Dio! Oh, mio Dio! Ecco come e’ successo!”. Ma quello di cui ci siamo preoccupati io e Ron e’ stato assicurarci di portare ad un pubblico differente la stessa filosofia dietro Battlestar Galactica, cioe’ che guardando qualcosa che e’ al di fuori del nostro tempo possiamo riflettere sul nostro tempo.

Fonte: Video “What the frak is Caprica. Traduzione di ITASA. 


IL PILOT

E’ ambientato 58 anni prima della caduta delle dodici colonie e narra la storia di due uomini. L’esperto di robotica militare Daniel Graystone (Eric Stoltz) e l’avvocato Joseph Adams (Esai Morales) accomunati da una tragedia, la perdita dei propri cari, che li costringe a riconsiderare il significato della famiglia nelle proprie vite. Entrambi infatti hanno perso una figlia in un attentato terroristico di matrice religiosa.
Le prime scene sono incentrate sulle figlie adolescenti dei due uomini e potranno far storcere il naso a qualche spettatore ma ben presto ci si accorge che il tema principale è un’altro. Siamo in presenza, anche questa volta, di una storia ben scritta e ben sceneggiata e il filo degli eventi diviene interessante. Dopo l’attentato Daniel scopre che sua figlia, Zoe, aveva creato un proprio avatar nel suo computer, un avatar estremamente sofisticato, una simulazione virtuale quasi perfetta delle sue conoscenze e della sua personalità. Tale scoperta è così impressionante che convince Daniel della reale possibilità di far rivivere Zoe portandola nel mondo reale costruendole un corpo robotico e offre questa possibilità anche a Joseph, in cambio del suo aiuto.
Questa proposta mette Joseph dinanzi ad un dilemma simile a quello di Adamo nel paradiso: assaggiare il frutto proibito o rassegnarsi alla realtà dei fatti ed accettare la morte di sua figlia. A differenza di Daniel, Joseph però ha ancora un altro figlio di 11 anni, William, che in futuro crescerà e diverrà il comandante della Galactica.
Stoltz e Morales interpretano con grande maestria due uomini che intraprendono strade emotivamente opposte. Adams alla fine affronta la tragedia che lo ha colpito riscoprendo ciò che per lui conta di più, l’amore di suo figlio e il suo retaggio, tanto da rivelargli il suo vero cognome, Adama. Per tanto tempo tenuto nascosto per evitare l’intolleranza strisciante dei Capricani per i Tauriani.
Daniel invece si immerge nel lavoro lasciando che il dolore lo corrompa. Stoltz riesce a ben interpretare un uomo che alla fine sceglie di ignorare la perdita per sfruttarne le opportunità che gli vengono offerte. Con agghiacciante distacco, Daniel va avanti nella sua ricerca che lo conduce alla creazione del primo Cylon.
Nel 1978, la serie classica era una sorta di estensione televisiva di “Star Wars” e quindi trattava il tema del bene contrapposto al male. La serie reimmaginata ha ridefinito questo concetto rendendolo più sfumato ma è rimasta comunque una space opera.

Caprica è qualcosa di ancora diverso, la si potrebbe paragonare a Gattaca perché descrive le potenzialità di un futuro tanto vicino al nostro tempo, con l’infusione di elementi di “Matrix” e “Terminator”. Sicuramente non è una serie alla “Portami su Scotty” per usare una frase usata da Morales in un dietro le quinte del pilot, cioè non ci sono molti elementi d’azione, non ci sono alieni, né battaglie spaziali. Si tratta di un vero e proprio dramma con scene di sesso esplicito, omicidi ed intrighi.
Alla fine Caprica parla del futuro dell’umanità qui sulla Terra, dei pericoli del progresso tecnologico senza morale, del progressivo disfacimento della linea di demarcazione tra giusto e sbagliato, del pericoloso connubio sempre più spinto tra carne e circuiti, del pericolo della nostra arroganza. Tutto questo viene legato assieme con un filo sottile all’universo di “Galactica”. Insomma Caprica è qui, Caprica è adesso.






Zimbelli e il 15 Ottobre a Roma

Al telefono con Tarantini, il presidente del Consiglio confessa di "pensare solo alle sue bambine". A Marysthell Polanco dice di "fare il premier a tempo perso". A Lavitola racconta che "vuole andare via da questo paese di m...". Ma nel memoriale spedito ai pm di Napoli e nella lettera pubblicata dal Foglio, Il Cavaliere si trasforma in serio statista, ricordando di aver "ammonito tutti" sulla crisi e di aver "riunificato il Paese". Le donne? Gianpi può stare tranquillo:"Voglio che tu abbia le tue, poi ce le prestiamo... il prezzo è buono".














L'articolo (o meglio l'evento http://italy.indymedia.org/node/864) pubblicato su Indymedia Italia è stato citato da diversi media nazionali. Panorama ad esempio (http://blog.panorama.it/italia/2011/09/21/lallarme-dei-servizi-segreti-g...) prendendo spunto dall'articolo in questione annuncia un allarme dei servizi segreti proprio per una "guerriglia urbana" a rischio nella data del 15, a Roma.
Ad aumentare la tensione ci sono anche le dichiarazioni di Di Pietro con le sue certezze sul fatto che presto ci "scapperà il morto".
Che il clima nel paese si stia rapidamente surriscaldando è ormai sotto gli occhi di tutti. Ciononostante le modalità con cui si gonfiano certe dichiarazioni lasciano adito a qualche dubbio. Non voglio certo affermare che l'autore del post in questione sia per forza un provocatore o un agente dei servizi segreti, sebbene la cosa non dovrebbe destare grande stupore in un paese come il nostro, ma annunciare sui siti di movimento "disordini" ai cortei del 15 ottobre pare realmente senza alcun senso.
Soprattutto visti i pregressi italiani, da Napoli e soprattutto da Genova, quando le dichiarazioni di guerra stile zapatista contribuirono significativamente a giustificare la brutale repressione poliziesca contro migliaia di giovani manifestanti.
Il comunicato si raccomanda che non dovrà finire "come a Genova", pur riproponendone le stesse dinamiche, cui prodest? E che dire della delirante raccomandazione di "portare con sè di tutto" per mantenere la piazza? Insomma, a chi si rivolge l'autore del post? A presunti rivoluzionari pronti ad uno scontro armato con le forze dell'ordine o ad un esercito (quello si) armato e pronto a slvaguardare "l'ordine democratico"?
Persino il linguaggio del documento pare un pò lontano da quella vena poetica cui siamo abituati, soprattutto lontano dai suoi riferimenti storici. La citazione di Napoleone pare in questo senso addirittura uno scivolone maldestro.
Le cose sono due. O l'autore del post voleva prendersi gioco di Indymedia e dei suoi detrattori foraggiando un pò di mainstream con i soliti cupi allarmismi, sempre che non siano i giornalisti stessi a divertirsi in questo modo, oppure qualcuno si sta dando da fare per innalzare la tensione sulla data del 15. E su questa seconda ipotesi le opzioni sono decisamente inquietanti.

22/09/11

Interview: Simon Reynolds (GQ)

La cultura pop ha smesso di evolversi. Malata di passato. Oggi tutto è retro. Un nome su tutti? Lady Gaga: un riciclaggio di decadenza glam dei '70 (Bowie), look eccessivo degli '80 (Madonna), neo-dark dei '90 (Marilyn Manson). A sostenerlo nel suo ultimo saggio Retromania. Musica, cultura pop e la nostra ossessione per il passato (Isbn) è Simon Reynolds, il più autorevole critico musicale britannico dei nostri tempi, tra le firme di punta di Melody Maker prima, di Rolling Stone, Mojo, The Guardian poi e autore di libri cardine come Post-punk 1978-1984 e il monumentale Totally Wired. "Un tempo il metabolismo pop ribolliva di energia dinamica, creando quel promettente senso di speranza nel futuro associato a movimenti come la psichedelia degli anni sessanta, il post-punk dei settanta, l'hip hop degli ottanta, il rave dei novanta. I duemila sembrano irrimediabilmente malati di passato"






17/09/11

Meet the Eels

Credo che chi segue la storia degli Eels dagli inizi sappia quanto i drammi familiari di Mark Oliver Everet siano una presenza costante nella sua musica. Appena quarantenne rimase unico superstite della sua famiglia, decimata, tagliata,pezzo dopo pezzo da un infame destino: Hugh Everett III,padre, genio della fisica (nella meccanica quantistica) era morto d'infarto appena cinquantenne, poi la sorella Elizabeth,suicida dopo anni di tossicodipendenza e disturbi psichici. La madre Nancy si spegne dopo una lunga lotta contro il cancro,infine la cugina Jennifer,assistente di volo sull'aereo che va a schiantarsi sul pentagono nel fatidico'11 settembre del 2001. (Si può trovare l'intera storia nell'autobiografia Thing Grandchildren Should Now..). E anche se la disperazione lo ha indotto a scrivere una canzone come Suicide Life,  c'è da credergli quando dichiara che.."la musica mi ha salvato la vita" e non è certo retorica la sua,unico supersite scampato all'estizione della discendenza. Tutta la musica degli Eels,ogni disco ha un identità ben precisa,passano dalla meditazione all'estro,dall'oscurità e dalla depressione alla disinvoltura e allo schiamazzo. Ma è tutto sempre molto intimista. Bizzarro, eclettico, provocatorio, look da lupo mannaro (.."quando l'istinto prende il sopravvento  sul raziocinio; non fai tanto il furbo,con un lupo mannaro,"..) nel 2008 presenta nei teatri uno spettacolo intervallato con proiezioni di filmati sull'attività scientifica del padre e sketch di varia natura che non viene apprezzato dal pubblico,sopratutto da quello italiano ("non è stato colto l'aspetto umoristico,volevo solo prendermi in giro..").
Avevo un blog personale,tempo fà,prima di conoscere Eels e la sua musica. In quel blog cercavo di elaborare la mia vita in tutti i suoi aspetti,le storie,gli errori,le rivelazioni piene di memorie e di fantasmi,alcuni benevoli,altri no,di aspirazioni e ambizioni intellettuali e/o spirituali .Simmetria: entrambi abbiamo parlato di noi,della nostra vita,della famiglia,degli equilibri e delle sue alterazioni che ti portano a fare cose che non pensavi che saresti arrivato a fare,della natura e dell'istinto che si prendono la rivincita sulla cultura..Poi si va in tutt'altra direzione,perchè.."c'è una dimensione della creatività che ha a che fare con la fantasia e la narrazione e non vuole più mischiarsi con l'autobiografismo: dopo un pò, parlare troppo di se stessi prosciuga interiormente..". Fare sempre quello che dice il cuore,questa è l'unica regola.Uno dei pochi musicisti disposto coraggiosamente e dignitosamente a denudarsi, la musica e i testi di Oliver Everett ti prendono alla gola,ed è sempre un gran piacere starlo a sentire. Preferibilmente ..con il cuore aperto.












Essential Eels






14/09/11

Per uscire dalla crisi

Piazza Pulita -  Per uscire dalla crisi 

E’ stata varata la prima manovra economica di 54 miliardi voluta dai “poteri forti” (prelevati in grandissima parte dalle tasche degli italiani) Insieme all’altra ancora in corso, produce la riduzione della circolazione monetaria sul mercato pari alla somma delle due manovre ed insieme all’aumento dell’IVA un’ulteriore contrazione dei consumi interni e quindi un diffuso incremento della povertà per tutti. La manovra, almeno questa è la versione ufficiale, serve per ridurre il mastodontico debito pubblico. Tutti sanno che non sarà l’ultima, (hanno già cominciato a prepararci in tal senso) e tutti continuano a ballare allegramente al suono dell’orchestrina delle menzogne come sul ponte del Titanic mentre stava affondando. Gli analisti in buona fede concordano nell’attribuire all’emissione monetaria ad opera dei banchieri privati, Banca d’Italia prima e BCE dopo, la causa e la fabbrica del debito pubblico. Il significato del titolo del libro, da me pubblicato nel1997, “La Fabbrica del Debito, dell’Usura e della Disoccupazione”, ritenuto all’inizio incomprensibile, lo stanno appalesando gli accadimenti. In tanti anni non è pervenuta nessuna contestazione ne denunce di vario tipo dagli ambienti economici, bancari e monetari, ma solo prudente ed omertoso silenzio. I fatti oggi stanno impietosamente a dimostrare quanto tempo si è perso e quanti disastri si sarebbero potuti evitare solo se la “politica” avesse svolto la sua legittima e doverosa funzione di controllo, prevenzione e d’indirizzo nei confronti del sistema bancario-monetario a favore dei cittadini e dei propri elettori. La prova che la “politica” continua irresponsabilmente ad ubbidire ai diktat che giungono dagli ambienti bancari-monetari a proprio vantaggio ed a danno dei cittadini, la si ricava proprio dall’impostazione di questa ultima manovra economica. Anche i più sprovveduti sanno che prima, o nella più drammatica delle ipotesi durante lo sgottamento dell’acqua che sta imbarcando il bastimento, bisogna accanirsi a tamponare la falla mediante la quale la nave rischia di affondare. Ciò è indispensabile per impedire che gli addetti allo sgottamento debbano continuare ad espellere l’acqua all’infinito. Ci vengono richiesti 54 miliardi senza farci capire a che titolo e per cosa farne, se servono per abbattere il debito o ancor peggio per pagare gli interessi sul debito pubblico che stanno crescendo a dismisura. Di tamponare la falla che continua a produrre il debito, nessuno ne parla ne è dato sapere se rientra nei piani di una qualunque compagine partitica. E’ del tutto insensato continuare ad emettere i titoli di debito nazionali, sui quali paghiamo subito gli interessi ai signori banchieri privati, scontarli presso la BCE ed utilizzare il netto ricavo per pagare i titoli di debito in scadenza. Tutti comprendono che se non si blocca questo meccanismo diabolico il debito pubblico non può che continuare a crescere e l’inevitabile strangolo che ne deriva diventa sempre più soffocante. Per interrompere questa spirale malefica è sufficiente che lo Stato smetta di emettere propri titoli di debito e ritorni ad emettere titoli monetari come ha saputo fare benissimo per cento anni dal 1874 al 1975. Alle immancabili perplessità dei soliti “economisti di sistema”, ricordiamo loro che il “valore convenzionale della moneta” enunciato da Auriti, nell’interesse dei cittadini lo impone, e per quanto concerne i trattati europei, troppo frettolosamente firmati, e sufficiente un piccolo strappo sulla scia dei numerosi già effettuati anche da Paesi più blasonati di noi. Gli ultimi due, proprio attinenti all’argomento, riguardano quelli della Grecia e dell’Irlanda avvenuti addirittura con la benedizione della Ela (Emergency liliquidity assistance) - BCE. Le banche di questi due Paesi emettono direttamente Euro in proprio. I soliti pateracchi dei banchieri privati e della “Commissione Europea” si evince dalla risposta all’interpellanza del parlamentare greco Kostantinos Poupakis, che chiedeva lumi sull’accaduto: “la commissione europea non detiene statistiche sulle varie operazioni Ela …. Mentre è la BCE che cura questi aspetti”. I fatti sono ineludibili; non è più possibile che la politica tutta permetta che lo Stato italiano così maldestramente continui ad indebitarsi nei confronti dei banchieri privati.

Lo Stato, in nome e per conto dei propri cittadini deve ritornare ad emettere la propria moneta. La deve acquisire a titolo originario e registrarla all’attivo del proprio bilancio al valore corrispondente al signoraggio. L’attività così conseguita dovrà essere utilizzata per le proprie spese istituzionali, per dimostrare che le istituzioni sono al servizio del cittadino e non viceversa.

Su queste posizioni dobbiamo realizzare un fronte comune capace di fare piazza pulita, trasversale ai vecchi apparati partitici a difesa degli interessi nazionali e quindi di tutti i cittadini. Lasciamo agli altri la difesa dei banchieri, delle losche attività finanziarie e dei poteri forti. La nuova linea di demarcazione della politica separa quelli che intendono operare per il benessere dei cittadini da quelli a tutela dei banchieri & C. Così facendo rilanciamo l’economia e l’occupazione, e ciò che più conta la speranza nel prossimo futuro. Per quanto riguarda il debito pregresso, tra i tanti suggerimenti che ci sono giunti registriamo anche quello del prof. Bruno Amoroso (economista italiano che insegna in una università in Danimarca) che sostiene non solo di “non pagare un debito illegittimo” ma addirittura “chiede i danni” per il mal tolto. Abbiamo tempo per decidere su tutto ciò, intanto pensiamo all’Islanda. Mai come oggi; o con i cittadini o con i banchieri.

Savino Frigiola
12 settembre 20011

12/09/11

Cile, 11 Settembre 1973

La storia commemora anche un altro crimine contro l'Umanità

11 settembre 1973: Golpe Militare in Cile.
Quel giorno le Forze Armate del Cile guidate dalle più alte autorità, misero in atto un colpo di stato militare che è ormai ricordato come il momento in cui terminò la Democrazia cilena. 
Ernesto Celestini -  Fonte: El Mundo e Educar Chile 



In quel giorno Salvador Allende, Presidente della Nazione, decise di immolarsi nel mezzo del bombardamento che aveva come obiettivo La Moneda.Con questo atto, che lo stesso presidente Allende definì "sacrificio", la sua figura può essere considerata come martire caduto a difesa del fenomeno culturale e sociale, proposto dai partiti della sinistra. Con Allende morto, e dopo che i militari avevano occupato e immobilizzato il paese mettendolo in stato di assedio, venne dichiarata una giunta militare governativa composta da Augusto Pinochet, José Toribio Merino, Gustavo Leigh e Cesar Mendoza. Il golpe militare messo in atto nel paese, fu presentato alla cittadinanza come un ordine temporaneo che avrebbe rapidamente lasciato il posto alla creazione di un governo legittimamente eletto ma che restò al governo del Paese per altri diciassette anni. Durante questo periodo, il paese subì cambiamenti sociali epocali dal punto di vista culturale ed economico, instaurando una politica repressiva attuata dal governo che costò al Cile decine di migliaia di vite umane.

                       La dittatura di Pinochet

Cosa accadde dopo il colpo di stato?
Dopo il colpo di stato del settembre 1973, Pinochet instaurò in Cile un regime ferreo e sanguinoso, che provocò la morte o la scomparsa di migliaia di persone e causò la fuga di un milione di persone che cercarono rifugio principalmente in Europa. Il dittatore continuò a governare il paese fin quando fu costretto a indire un plebiscito, che perse, ma sopravvisse a qualsiasi tentativo della Giustizia di farlo rispondere per i crimini commessi contro il suo paese.

Pedagogia del terrore
L'11 settembre 1973 la sanguinaria dittatura che fu imposta al Cile concluse un periodo durato 150 anni di storia repubblicana e si impose occupando tutte le istituzioni del paese con cariche nominate direttamente dal regime, tanto da cambiare profondamente le condizioni di vita di tutti i suoi abitanti. Negli occhi di tutti i cileni rimarrà per sempre l'immagine della Moneda, il Palazzo presidenziale, in fiamme, lo stadio trasformato in lager per rinchiudere i prigionieri politici e i roghi con cui furono bruciati migliaia di libri definiti "pericolosi"

Lo stesso giorno del colpo di stato, i comandanti in capo, con Pinochet in testa, formarono una giunta militare, dichiararono che era in atto una "guerra civile" nel paese e decretarono lo stato di assedio ed il coprifuoco che furono prorogati, fatta eccezione per brevi periodi, fino al 1987.
Pinochet esercitò il potere con pugno di ferro fino al 1990, anno in cui introdusse un modello neoliberista ad oltranza che, anche se salvò l'economia, secondo dati ufficiali, lasciò in povertà più di cinque milioni di persone. Ci sono testimonianze che affermano che le forze militari continuamente presenti in strada, gli elicotteri che sorvolavano le città di notte, gli arresti alla luce del giorno, contribuirono a instaurare una "pedagogia del terrore".
Come eredità politica, comunque, Pinochet ha lasciato una Costituzione ancora oggi, in vigore e vari grovigli autoritari che i governi democratici non sono ancora riusciti a sbrogliare, come la carica di senatore a vita, che servì al dittatore per evitare di fare i conti con la storia. Nel 1988, dopo aver negoziato con alcuni settori che si opponevano alla dittatura, Pinochet indisse un plebiscito con cui voleva legittimare il suo governo.
Perse e la sua sconfitta segnò la fine di una dittatura sanguinosa.



La Carovana della Morte

Nel mese di ottobre 1973, una delegazione militare guidata dal generale Arellano Stark percorse tutto il con un elicottero Puma. Furono i giorni della Carovana della Morte. A questa sinistra 'delegazione' si attribuirono settantacinque omicidi, la maggioranza leader politici e sindacali, con la cui morte si voleva scongiurare una più che probabile opposizione che si sarebbe sollevata nei primi mesi del regime di Pinochet. Il dittatore sicuramente "conosceva" tutte le loro attività, infatti, non chiese di indagare sulle loro abitudini. Una volta perso il potere politico, si fece scudo della sua posizione di senatore a vita per sottrarsi all’azione della giustizia.

Stati Uniti: L'indifferenza è nella memoria
Gli Stati Uniti cercano di lasciarsi alle spalle il ricordo dell’anniversario del colpo di stato di Pinochet. Washington, che ha riconosciuto, anche se in modo molto tiepido, il suo coinvolgimento con i preparativi del golpe, ha ormai una commemorazione ben più viva nella mente degli americani e può far scorrere gli anniversari con discrezione. Il paese ha rivelato poco a poco, anche se in forma parziale, migliaia di documenti, alcuni dei quali mostrano un chiaro sostegno per l'opposizione di Allende e del collegamento con alcuni degli autori del colpo di stato, prima ancora della nomina di Allende alla presidenza. I documenti rivelano anche che gli Stati Uniti erano a conoscenza anche di un coordinamento tra il Cono Sud per la soppressione degli avversari oltre i confini: Operazione Condor.


                                    Operazione Condor

Nei primi anni '90 in Par aguay si sono trovati dei documenti della polizia segreta politica paraguaiana. Questi documenti, detti "archivi del terrore", rivelarono un piano machiavellico ordito nel '70 dai servizi di sicurezza militari dei regimi-dei paesi del Cono Sud : Argentina, Cile, Brasile, Paraguay, Uruguay e Bolivia per farla finita con gli oppositori delle loro dittature: "le sinistre, i comunisti e i marxisti".



Anche se alcuni governi hanno negato l'esistenza di questo piano, i documenti decodificati della CIA indicano il contrario. Alcune organizzazioni per i diritti umani stimano che questa operazione abbia prodotto circa 30.000 vittime e molte di queste erano cilene. Come già detto, è stato stimato che oltre un milione di persone abbia lasciato il Cile dopo il colpo di stato militare del 1973. Tra gli esiliati numerosi sono stati i casi di suicidio, nevrosi e depressioni. Ancora oggi, 800.000 cileni che vivono all'estero, alcuni dei quali fuggiti durante la dittatura, cercano di recuperare la loro nazionalità.

Pinochet sopravvive

La personalità di Augusto Pinochet rimane ancora nascosta dietro i suoi occhiali scuri ed è rimasta nascosta anche dietro i tanti cavilli legali e burocratici con cui ha evitato di pagare, per i crimini contro il suo popolo, fino alla morte. Il suo aspetto che appariva scheletrico e malato a Londra durante la sua detenzione per ordine del giudice spagnolo Baltasar Garzon, era tutto il contrario di quello che mostrò al suo arrivo a Santiago, 503 giorni dopo. Quando il Boeing 707 delle Forze Armate, che lo aveva riportato nel suo paese, atterrò in Cile, abbandonò la sua sedia a rotelle che aveva usato fino a quel momento per qualsiasi movimento e si alzò attraversando la pista dell’aeroporto, come risorto.

"La storia dimostra che i dittatori non finiscono bene", dichiarò Pinochet alla rivista The New Yorker, prima della sua morte. Ma non è sempre vero.
Note:

Gli orrori della storia non cessano mai e a volte tornano a ripetersi, tanto che in certi casi la nostra memoria stenta a trattenerli tutti.
Può anche succedere che alcune date vengano commemorate nel pensiero di un evento tanto drammatico e spettacolare che difficilmente la mente umana potrà dimenticarlo.
Come può anche succedere che, nella stessa data, si stenti a ricordare un altro evento meno determinante nella scena politica mondiale ma che ha profondamente cambiato la vita di milioni di uomini, facendo diventare tristemente comprensibile in tutto il mondo il significato di una parola "desaparecido".




11/09/11

The Dead Weather: Un mare di codardi!

White Stripes, poi con i Raconteurs, l'apparizione nel docufilm di Scorsese sui Rolling Stones,al fianco di J. Page (Zeppelin) e the Edge (U2) in It Might get loud in un progetto dedicato alla chitarra elettrica, altre varie collaborazioni e ora questa specie di..supergruppo, con Allison Mosshart dei Kills e Dean Fertita, turnista nei Queen of The Stoneage, dove si diletta addirittura alla batteria.. Insomma, Jack White come il prezzemolo. Che fosse figlio diretto e legittimo degli anni settanta,era evidente già dai primi lavori con gli Stripes e rispetto al primo album dei Dead, Horehound,di certo non memorabile e che alla fine è risultato solo un altro biglietto da visita per il talento multiforme di Jack White, questo Sea of Cowards (letteralmente " Mare di codardi" !) risulta spontaneo (scritto on the road e durante i soundcheck e simili), fangoso, sporco e paranoico, pronto a trasformare il blues elettrico che pervade tutto l'album in una quasi ossessione. E' spavaldo e coraggioso, in alcuni episodi..esilarante, in cui le chitarre elettriche e l'organetto Hammond duettano e la fanno da padrone,rincorrendosi e amalgamandosi in una miscela di blues e psycho-rock forte ed esplosivo. Jack sostituisce spesso la darkissima e ipnotica Allison (che merita ancor più stima dopo la sua dichiarazione d'amore per i film di J.Cassevetes!!) alla voce in questo lavoro "nero" e appiccicoso e mette il sigillo alla sua padronanza del rock blues a dispetto dei suoi (tanti) detrattori,in questo supergruppo di cowboy zombie che sembrano venuti fuori dritti da una versione blues di un film di Tim Burton! mentre le cover per i video (curati dalla 'nostra' Floria Sigismondi) e la copertina dell'album con le maschere tribali vengono da una foto/quadro del mitico Captain Beefheart!



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Sea Of Cowards












03/09/11

Dobbiamo fermarli 2

Contro l’Europa delle banche
Noi il debito non lo paghiamo

5 punti contro il governo unico delle banche in Italia e in Europa

Già oltre 1.300 militanti sindacali, dirigenti e delegati sia della Fiom che delle altre categorie della Cgil, che del sindacalismo di base, di tutte le principali aziende del paese – a partire dalla Fiat e dalla Fincantieri – assieme a militanti del movimento ambientalista, civile e democratico, no Tav, intellettuali e scrittori, professori universitari, hanno aderito all’appello “Dobbiamo fermarli”. Questo appello (sites.google.com/site/appellodobbiamofermarli) lancia 5 punti di politica economica sociale e democratica alternativi, sia alle scelte sinora attuate dai governi di centrodestra, ma anche a quelle dei governi di centrosinistra e, più in generale, alle decisioni dei governi delle banche europei.
Non a caso l’appello si propone di costruire un fronte comune contro il governo unico delle banche, che impone le stesse misure antisociali in tutti i paesi d’Europa. L’appello è quindi contrario alla politica di unità nazionale, che le cosiddette parti sociali, il governo e l’opposizione, stanno lanciando proprio in questi giorni e propone invece un’alternativa radicale che colpisca gli interessi della finanza e delle banche in primo luogo, e che ristabilisca eguaglianza e diritti. Questo appello propone e prepara un autunno di lotte insieme a tutte le mobilitazioni europee che si stanno lanciando e annuncia già che il 15 ottobre si scenderà in piazza accanto agli indignados spagnoli e ai greci, a tutti coloro che lottano contro l’Europa delle banche e della finanza.
Per cambiare davvero bisogna:

1 Non pagare il debito. Colpire a fondo la Speculazione finanziaria e il potere bancario. Occorre fermare la voragine degli interessi sul debito con una vera e propria moratoria. Vanno nazionalizzate le principali banche, senza costi per i cittadini, vanno imposte tassazioni sui grandi patrimoni e sulle transazioni finanziarie. La società va liberata dalla dittatura del mercato finanziario e delle sue leggi, per questo il patto di stabilità e l’accordo di Maastricht vanno messi in discussione ora. Bisogna lottare a fondo contro l’evasione fiscale, colpendo ogni tabù, a partire dall’eliminazione dei paradisi fiscali, da Montecarlo a San Marino. Rigorosi vincoli pubblici devono essere posti alle scelte e alle strategie delle multinazionali.

2 Drastico taglio alle spese militari e cessazione di ogni missione di guerra. Dalla Libia all’Afghanistan. Tutta la spesa pubblica risparmiata nelle spese militari va rivolta a finanziare l’istruzione pubblica ai vari livelli. Politica di pace e di accoglienza, apertura a tutti i paesi del Mediterraneo, sostegno politico ed economico alle rivoluzioni del Nord Africa e alla lotta del popolo palestinese per l’indipendenza, contro l’occupazione. Una nuova politica estera che favorisca democrazia e sviluppo civile e sociale.

3 Giustizia e diritti per tutto il mondo del lavoro. Basta con la precarietà. Abolizione di tutte le leggi sul precariato, riaffermazione al contratto a tempo indeterminato e della tutela universale garantita da un contratto nazionale inderogabile. Parità di diritti completa per il lavoro migrante, che dovrà ottenere il diritto di voto e alla cittadinanza. Blocco delle delocalizzazioni e dei licenziamenti, intervento pubblico nelle aziende in crisi, anche per favorire esperienze di autogestione dei lavoratori. Eguaglianza retributiva, diamo un drastico taglio ai superstipendi e ai bonus milionari dei manager, alle pensioni d’oro. I compensi dei manager non potranno essere più di dieci volte la retribuzione minima. Indicizzazione dei salari. Riduzione generalizzata dell’orario di lavoro, istituzione di un reddito sociale finanziato con una quota della tassa patrimoniale e con la lotta all’evasione fiscale. Ricostruzione di un sistema pensionistico pubblico che copra tutto il mondo del lavoro con pensioni adeguate.

4 I beni comuni per un nuovo modello di sviluppo. Occorre partire dai beni comuni per costruire un diverso modello di sviluppo, ecologicamente compatibile. Occorre un piano per il lavoro basato su migliaia di piccole opere, in alternativa alle grandi opere, che dovranno essere, dalla Val di Susa al ponte sullo Stretto, cancellate. Le principali infrastrutture e i principali beni dovranno essere sottratti al mercato e tornare in mano pubblica. Non solo l’acqua, dunque, ma anche l’energia, la rete, i servizi e i beni essenziali. Piano straordinario di finanziamenti per lo stato sociale, per garantire a tutti i cittadini la casa, la sanità, la pensione, l’istruzione.

5 Una rivoluzione per la democrazia. Bisogna partire dalla lotta a fondo alla corruzione e a tutti i privilegi di casta, per riconquistare il diritto a decidere e a partecipare affermando ed estendendo i diritti garantiti dalla Costituzione. Tutti beni provenienti dalla corruzione e dalla malavita dovranno essere incamerati dallo Stato e gestiti socialmente. Dovranno essere abbattuti drasticamente i costi del sistema politico: dal finanziamento ai partiti, al funzionariato diffuso, agli stipendi dei parlamentari e degli alti burocrati. Tutti i soldi risparmiati dovranno essere devoluti al finanziamento della pubblica istruzione e della ricerca. Si dovrà tornare a un sistema democratico proporzionale per l’elezione delle rappresentanze con la riduzione del numero dei parlamentari. È indispensabile una legge sulla democrazia sindacale, in alternativa al modello prefigurato dall’accordo del 28 giugno, che garantisca ai lavoratori il diritto a una libera rappresentanza nei luoghi di lavoro e al voto sui contratti e sugli accordi. Sviluppo dell’autorganizzazione democratica e popolare in ogni ambito della vita pubblica.

L’appuntamento a Roma è per il 1° ottobre per una grande assemblea (la cui sede sarà comunicata quanto prima) che lanci, anche in Italia, un movimento sociale e politico alternativo al governo unico della finanza e delle banche, che in tutta Europa sta distruggendo i diritti, lo stato sociale e la stessa democrazia.
Contro l’Europa delle banche
Noi il debito non lo paghiamo

Il governo Berlusconi sta distruggendo conquiste sociali, diritti, libertà. Persino le feste fondamentali della nostra democrazia sono in discussione. Si cancellano il 25 Aprile e il 2 Giugno. Come durante il fascismo, si vuole far lavorare il Primo Maggio.

Contro questo governo e la sua politica si scende in piazza giustamente, ma questo disastro il governo italiano non lo fa da solo. Il governo unico delle banche e della finanza, in tutta Europa, attraverso organismi e poteri che nessuno ha eletto, nessuno ha potuto giudicare, sta imponendo a tutti i governi e a tutti gli stati la stessa politica antisociale.

Diciamo NO al governo unico delle banche e della finanza che sacrifica tutto per difendere i ricchi e la speculazione sia in Italia che in Europa. Vogliamo costruire un’alternativa a una politica che è la stessa, sia per i governi di centrodestra, sia per i governi di centrosinistra. E per questo:

1 Non pagare il debito. Colpire a fondo la speculazione finanziaria e il potere bancario.
2 Drastico taglio alle spese militari e cessazione di ogni missione di guerra.
3 Giustizia e diritti per tutto il mondo del lavoro. Basta con la precarietà.
4 I beni comuni per un nuovo modello di sviluppo.
5 Una rivoluzione per la democrazia.

Per discutere e decidere su come fermare la distruzione dei nostri diritti e del nostro futuro e su come costruire un’alternativa a questo potere finanziario che esige qualsiasi sacrificio pur di sopravvivere,
il 1° ottobre assemblea a Roma
la sede dell’assemblea sarà comunicata quanto prima

Costruiamo una vera alternativa al governo unico delle banche e della finanza in Italia e in Europa

Per adesioni: appello.dobbiamofermarli@gmail.com
Web: sites.google.com/site/appellodobbiamofermarli

01/09/11

Voyeurismo politico

La compulsione a spiare gli altri deriva,si dice,alla curiosità sessuale dei bambini prepuberi che fremono per sapere cosa facciano gli adulti dietro le porte delle camere da letto. Quando raggiunge la maturità,una persona che ha confidenza con la propria sessualità esprime l'energia erotica facendo l'amore. Il voyeurismo dell'infanzia rimane una deliziosa forma di preliminare. Per chi non matura sessualmente,e il cui erotismo è inespresso,il voyeurismo,cioè spiare di nascosto gli altri,può diventare un ossessione fortemente sessuale. Come accade alla maggior parte degli altri 'sessualmente deviati' perseguitati dalla colpa,il voyeur è inevitabilmente conservatore in politica:scioccato,moralista, e censorio nei confronti di comportamenti che cerca compulsivamente e segretamente di scoprire. Pensiamo ai preti o alla buoncostume. Edgar J. Hoover proibiva manifestazioni extra matrimonio ai suoi agenti,a costo di espellerli e,scapolo egli stesso e voyeur straordinario presunto vergine,teneva sotto chiave rapporti,registrazioni e foto dei peccatucci sessuali dei politici americani. Definiamo gli anni '60 un'era di esplosione erotica. Ma la libertà di espressione sessuale non era condivisa da tutti. Mentre parte della popolazione faceva l'amore,l'altra parte leggeva romanzi di spionaggio su nemici che facevano cosacce cattive da indagare e fermare. La guerra fredda finì in nulla quando divenne ovvio che i leader comunisti erano sostanzialmente gran lavoratori,burocrati concreti e che le cose 'cattive' venivano fatte proprio quì in America dai capelloni fumatori d'erba che stavano crescendo in numero e in influenza. Così la Cia viene richiamata a casa per unirsi alla banda Hoover e spiare i compatrioti americani.

Tim Leary - Potere, Controcultura, e l'America conforme