Dall’uomo al centro dell’universo all’umanità ridotta a batteria di polli
di
BEATRICE ANDREOSE
(per Alias)
Un po’ di compassione. In una lettera inviata all’amica Sonja Liebknecht, Rosa Luxemburg la
chiede per un bufalo al giogo che vede mentre si trova nel carcere di Breslavia. Una lettera da cui prende l'avvio un canto polifonico sul tema della sofferenza a cui gli animali sono sottoposti dalla crudeltà umana. «Saevitia in bruta est tirociniun crudelitatis in homines», la crudeltà verso gli animali insegna la crudeltà verso gli uomini. Per Tommaso d’Aquino, che nel XIII° secolo riprende l’affermazione di Ovidio, il rischio di diventare crudeli viene corso non solo dagli autori delle
violenze ma anche da chi vi assiste. Pertanto, anche se l’uomo non ha alcun dovere diretto verso gli animali, ritenuti sempre al di fuori della sfera morale, deve però evitare spettacoli crudeli ai suoi simili. Secondo Kant «l'uomo deve mostrare bontà di cuore verso gli animali perché chi usa essereinsensibile verso di essi è altrettanto insensibile verso gli uomini».
Questa la filosofia che oggi influenza la norma ma che, tuttavia, non evita spesso sofferenze o tortura nei confronti degli animali. Il tema «La tortura e gli animali» è stato al centro di un workshop veneziano organizzato tempo fa dal Centro studi sui diritti umani - «Per i diritti del vivente, degli individui, delle comunità, dei popoli» - di Cà Foscari, che si occupa dei diritti umani di prima e seconda generazione, ma anche dei diritti collettivi, di quelli frazionari (genere, gruppi, etc.) e degli altri, quindi anche di quelli animali. Il seminario ha riunito attorno allo stesso tavolo, in una splendida sala con sguardo sul Canal Grande e il ponte di Rialto, etologi, filosofi, giuristi, antropologi per fare il punto sul quadro giuridico e filosofico in merito alla sofferenza e, quindi, al benessere animale. Chi rammenta le urla strazianti degli animali macellati raccolti dal video realizzato da Alberto Grifi sul tema del mattatoio? Ebbene, ad ispirare i numerosi relatori del convegno il sottotitolo preso a prestito da Isaac Singer «Per gli animali è sempre Treblinka», vi sono anche alcuni numeri sugli allevamenti intensivi che nella sola Europa interessano circa due miliardi di volatili e trecentomilioni di mammiferi. Tutto inizia da Aristotele, Cartesio qualche secolo dopo teorizza che il discrimen tra coscienza ed incoscienza è il linguaggio, senza parola non esiste intelligenza né coscienza. Il paradigma «realista-cartesiano» considera l’animale interamente determinato dalla sua genetica e portatore di routines comportamentali. L’antropocentrismo pone al centro dell’universo l’uomo, tutti gli altri esseri viventi sono al suo servizio. La stessa etologia, lo studio delle condotte animali, è una disciplina costruita sul presupposto di una netta demarcazione tra l’uomo e tutti i viventi che non sono l’uomo, dunque su una dicotomia forte tra umanità e animalità. Per lungo tempo si è ritenuto che non esistesse nessun dovere morale (né tanto meno giuridico) nei confronti degli animali, considerati come res, cose, di cui gli uomini, signori del creato, potevano disporre come meglio credevano. «Ciò che soprattutto conta è nascondere la violenza, renderla impensabile, invisibile, lontana dagli occhi del fanciullo che ne verrebbe diseducato - spiega il prof. Lauso Zagato giurista, docente di diritto internazionale all’università Cà Foscari e promotore del convegno - Non a caso la tradizione penalistica italiana, dal codice Zanardelli (ma anche prima la legge del granducato di Toscana) vietava le manifestazioni esteriori di crudeltà. Il bene giuridico tutelato è solo ed esclusivamente la sensibilità umana».
Nel 1993 però qualcosa cambia. Si fa strada anche a livello legislativo, dopo essere stata a lungo dibattuta in ambito filosofico, l'idea che gli animali in quanto esseri senzienti e sensibili, vanno protetti dalla crudeltà umana per loro stessi e non per scopi indiretti, educativi o simili. In campo etologico c’è chi, come Dominique Lestel che ha lavorato soprattutto nel campo della cosiddette «scimmie parlanti», è in linea con le attuali posizioni della biologia fortemente critiche nei confronti del determinismo genetico. Lestel considera la genetica soltanto un vincolo tra gli altri e sottolinea che «l’animale innova e inventa». «All’idea cartesiana dell’animale-macchina, che dà risposte prevedibili e spiegabili meccanicisticamente, Lestel contrappone l’idea dell’animale-ermeneuta. Ovvero l’animale interpreta costantemente il mondo che lo circonda, gli altri esseri viventi e se stesso - ha ricordato la filosofa della scienza Maria Turchetto - L’osservatore perciò elabora le interpretazioni dell’animale osservato (di qui il «bicostruttivismo») e accetta l’interazione con esso anziché attribuirsi la posizione di chi è al di sopra del mondo per osservarlo». Gli animali vengono però divisi: da una parte ci sono quelli destinati agli allevamenti intensivi, dall’altra quelli con comportamenti e caratteristiche simili all’uomo, tra cui i grandi antropoidi (scimpanzé, gorilla ed oranghi) ed i cetacei. I primi, ha spiegato l’avv. Monica Gazzola, appartengono alla famiglia degli ominidi e sono tutelati anche dalla normativa U.E che nel 2010 con la direttiva n.63 ha vietato la sperimentazione scientifica su di essi. La Gazzola ha ricordato i più recenti studi delle neuroscienze secondo cui l’origine neuronale della coscienza risulterebbe indipendente dal linguaggio. Gli scienziati-filosofi Humberto Maturana e Francisco Varela spiegano l’esistenza di linguaggi (intesi come interazioni orientanti) anche in animali diversi dall’uomo, in particolare tra primati e delfini. Alcuni scienziati propongono il riconoscimento del diritto alla vita dei cetacei. Recentemente, una corte distrettuale statunitense ha esaminato un ricorso contro il parco acquatico Sea world per violazione del 13° emendamento (divieto di schiavitù e servitù) presentato dall'associazione ambientalista PETA. Cinque orche del parco sono state nominate, per la prima volta, come ricorrenti. Il giudice ha respinto il ricorso, argomentando che il 13° emendamento non si applica alle «non persons» come le orche. «Sul piano del diritto internazionale, il diritto alla vita dei cetacei non può dirsi affermato, nonostante la prassi di alcuni Stati si muova verso l’estensione della moratoria sulla caccia alle balene. Tuttavia, se la prassi si consolidasse,-ha affermato la giurista Sara De Vido - i tre Stati cacciatori diventerebbero ’persistent objectors’, senza ostacolare pertanto la formazione di una norma consuetudinaria che riconosce il diritto alla vita dei cetacei». Sul piano giuridico internazionale il benessere degli animali sta sempre più assumendo una dimensione autonoma, come valore da tutelare per evitare sofferenze non necessarie. Elisa Baroncini, giurista dell’Università di Bologna, ricorda come l’organizzazione mondiale del commercio ha, per la prima volta nella storia del sistema multilaterale, giustificato una misura Usa che vietava l'importazione di gamberetti senza tutelare adeguatamente le tartarughe marine che insieme ad essi nuotano. Nella recente causa sull'etichetta Dolphin-Safe (maggio 2012) infatti, l'Organo d'appello ha riconosciuto come interesse legittimo, da tutelare in base all'art. 2.2 dell'Accordo Tbt il diritto all'informazione dei consumatori sui metodi di pesca del tonno, che nell'Oceano pacifico orientale nuota insieme ai delfini, al fine di garantire il non utilizzo delle reti a strascico e del metodo di pesca a circuizione, che uccide, ferisce e stressa notevolmente i mammiferi marini, i quali, anche laddove sopravvivano alle battute di pesca, per lo shock cessano di riprodursi.
La legislazione sul divieto di commercializzazione ed importazione dei prodotti derivati dalla foca, introdotta dall'U.E. nel 2009, rappresenta la prima causa instaurata dinanzi al meccanismo di risoluzione delle controversie dell'Omc che ha ad oggetto esclusivamente il benessere degli animali, nel nostro caso delle foche. Oggi nell’U.E. l’art. 13 del Trattato sul Funzionamento specifica che gli animali hanno un valore intrinseco che deve essere rispettato in quanto essi sono creature senzienti.Uno scenario incoraggiante ma non sufficiente poiché la tortura persiste per gli animali ospiti negli allevamenti intensivi e per quelli da laboratorio. Per il filosofo Giuseppe Goisis, che parla di paradossi ed incoerenza umana, solo il potere crea il diritto e la legge. Pertanto gli animali sono condannati a crudeltà, tortura e sterminio. «Un principio di tutti i totalitarismi che tuttavia non preoccupa nessuno. Bisogna ritrovare la tenerezza, una istanza profonda di una umanità smarrita. L’uomo deve riconciliarsi con la propria animalità e naturalità, dalla loro negazione deriva la sua intolleranza, il disagio, persino la vergogna di sé». Oggi tortura significa soprattutto vivesezione. Come viene giustificata? George Devereux, ricordato dall’antropologa Maria Luisa Ciminelli, parla della distanza tra osservatore ed osservato che trasforma esseri viventi in ’preparati’ come per gli animali mutilati a fini sperimentali che prevedono l’abolizione o eliminazione del fenomeno che si intende studiare. «Ciò serve a legittimare la negazione nevrotica del senso di colpa provato dopo aver inferto il dolore, il «sadismo inconscio» o «latente», il «culto nevrotico della posa scientifica», la «formazione reattiva – priva di insight – contro le proprie pulsioni sadiche».
Ma la tortura animale oggi è soprattutto di genere. Secondo l’eco-femminista Annalisa Zabonati, redattrice della rivista femminista DEP, il patriarcato è la matrice di tutte le oppressioni. La storica Bruna Bianchi, direttrice della stessa rivista, ha ricordato le campagne della giornalista irlandese Frances Power Cobbe contro la vivisezione e la violenza domestica (1863-1889). Tra le fondatrici della National Anti-Vivisection Society e del suo organo The Zoopholist. Autrice di numerosi opuscoli contro la tortura agli animali, a partire dal 1863 sosteneva che la medicina e la fisiologia avevano deviato dai loro fini per divenire una professione animata dalla competizione e dalla crudeltà. Le sue campagne suscitarono aspre reazioni da parte delle associazioni mediche, da The Lancet e dallo stesso Darwin. In numerosi scritti affermava la stretta connessione tra l’impegno femminista e quello contro la vivisezione. Dunque, si parla di animali ma il riferimento costante rimane agli uomini. Una «integrazione di sguardo» è stata proposta dal filosofo Luigi Vero Tarca che a mo’ di provocazione ha concluso affermando «L’antropocentrismo è già superato: gli uomini, intesi come singoli individui, non contano più nulla. Sono ormai in balìa di organizzazioni meta-umane tecnologicamente. Se pensiamo che oggi in alcune parti del nostro pianeta si può andare alla festa di nozze della figlia ed essere uccisi, assieme ad altre 70 persone, da un drone! I soggetti che oggi fanno la storia non sono più individui umani. L’homo randagius sta a quello tecnologicus come i polli stanno a noi - ha spiegato - Anche per questo lo sguardo con il quale noi consideriamo la vita animale è importante al fine di capire quello che potrà essere il destino che i grandi organismi, i quali progettano e organizzano la vita sulla terra, riserveranno agli esseri umani. L’incredibile evoluzione tecnologica determina una trasformazione del potere che pone in maniera drammatica il problema degli animali umani nei confronti degli organismi che gestiscono un potere generale su tutte le forme di vita presenti sulla terra». Una conclusione nient’affatto rassicurante, inquietante, quasi profetica.