Aggiungi uno straccio al manganello e molti diranno che è una bandiera..
Non ogni notte termina con l'alba..Bisogna continuamente ricominciare dalla fine..
Sul finire degli anni Quaranta, 466 partigiani comunisti italiani, di cui la maggior parte del triangolo rosso emiliano, per sfuggire al carcere cui sono condannati dalla giustizia italiana, espatriano in Cecoslovacchia, a Praga. Si lasciano alle spalle anni di lotta ed episodi mai chiariti di cui ancor oggi si discute con fatica e dolore..
Non ogni notte termina con l'alba..Bisogna continuamente ricominciare dalla fine..
Non avevo ancora cinquant'anni e già mi sentivo candela consumata, senza ruolo e prospettiva. Oggi in Italia non c'era più.. Occupazioni alternative, niente. Passavo le giornate a casa nell'avvilimento, inoperoso per la prima volta da quando ero ragazzo. Il compagno Verdi mi rassicurava: presto sarai rimpatriato. Finalmente. Ma quando? Con un lavoro? Quale? Dove? In commissione non ne sapevano molto: da Botteghe Oscure solo vaghezze, accenni all'eventualità di un mio impiego all'Unipol, compagnia di assicurazioni controllata dal partito (...)
In aprile, due giorni dopo l'innalzamento del prosovietico Husàk al posto di Dubçek, rondine con le ali mozzate, il via alla partenza , prima destinazione Botteghe Oscure. Anche per Martha l'uscita dall'incubo. Preparammo il trasloco alla svelta. Il tempo restante l'avremmo dedicato a visite di congedo, passammo l'ultima domenica a Hvèzdonice, da Aristide, sempre in forza a <Ceskoslovènsky' Zivot> ma retrocesso a traduttore (e sotto una censura occhiuta) : il suo vecchio direttore Solar, ebreo sopravvissuto a Terezìn, se n'era fuggito in Svizzera. Ci venne incontro alla fermata del trenino, la nostra visita gli dava sollievo. Breve la sosta al casale, avremmo pranzato in montagna, partimmo subito. - Ti andrebbe - propose dopo un poco a Pietrovlada, - di arrivare a un passagio di caprioli e cervi? - Il bambino si illuminò. Salivamo con bastoni d'appoggio, ci entrava in petto un penetrante profumo di resina. Vicino alla cima Aristide si fermò affaticato, un calcagno gli doleva per un becco d'artrosi. Io ansimavo, e ora, diagnosi recente, sapevo bene perchè: enfisema. - Incontrarsi alla nostra età - scherzai - più che un incontro di uomini, è quasi sempre un incontro di cartelle cliniche - . Sorrise, ma era una smorfia. Prese per mano il bambino e gli parlò, l'intratteneva facendogli discorsi da grande: - Devi fare attenzione, Pietrovlada, a come si combinano i rami dei pini, le punte degli abeti, le quercie ingiallite. C'è una fantasia architettonica, nella composizione di un bosco. Un'architettura mutevole secondo i luoghi e le stagioni. E pensa tu, - caustico, scarmigliandolo con gesto di carezza, - abeti, pini, meli nascono, crescono, fioriscono, fruttificano senza aspettare , sciagurati, le direttive del Comitato Centrale cecoslovacco. L'avresti mai detto? - A pochi passi, due caprioli, non curanti di noi. Pietrovlada li rincorse felice. Dopo mangiato, ci rimettemmo in cammino, sulla via del ritorno. Era un pomeriggio chiaro, quasi l'annunzio dell'aprile italiano. Per un tratto tacemmo, ognuno dentro un suo giro di pensieri. Chissà, nell'ora del comitato anche Aristide era spinto, com'ero spinto io, a rovistare il passato, vent'anni di percorso comune, le certezze dell'inizio, i momenti esaltanti, idilli, battaglie, occasioni di felicità nel privato, traversie, ferite immedicabili. Rallentò, si stancava facilmente, vecchio più dei suoi anni. Prese Martha sottobraccio, le sorrideva, ma nell'occhio gli durava un' ombra, c'era nelle sue parole, come da tempo gli succedeva, una contaminazione di dramma e d'ironia svejkiana: - Ricordi, Martha? Franco e io sognavamo che il socialismo avrebbe addirittura creato l'uomo nuovo, e guarda un pò me. Mi ritrovo soltanto ad essere l'uomo ex. Ex tutto. Cacciato dal Partito comunista ceco quale <revisionista e opportunista di destra>. Dunque ex tesserato comunista. Cacciato dall'Associazione dei giornalisti. Ex giornalista. Anche l'Associazione dei cacciatori mi ha messo alla porta (del resto un mio amico del ministero degli esteri è stato espulso per opportunismo di destra dall'Associazione filatelici). Insomma, quanto a fortuna, potrei vestire i panni dell'Amleto di Petrolini:< Se qualche volta in festa io ballo| la mia compagna mi pesta un callo.| Monto in vettura| muore il cavallo| Se vado a Messina| ci viene il terremoto>. Sono persino un ex marito. E sento prossimo il giorno che anche il cuore affaticato mi dirà:< Ma vaffanculo, Aristide. Hai abusato di me. Sciopero generale. Arterie, ventricoli, coronarie, alt, basta!>. Ex Aristide. Ex in eterno. Sino a quando verrà un nuovo Einstein a svelarci che financo l'eternità è molto relativa.. The end. Giù il sipario, compagno. Ex totale. Ci salutammo tenendoci abbracciati a lungo. Il giorno finiva con nubi tinte di rosso calante..
Sul finire degli anni Quaranta, 466 partigiani comunisti italiani, di cui la maggior parte del triangolo rosso emiliano, per sfuggire al carcere cui sono condannati dalla giustizia italiana, espatriano in Cecoslovacchia, a Praga. Si lasciano alle spalle anni di lotta ed episodi mai chiariti di cui ancor oggi si discute con fatica e dolore..
Uomini ex, Giuseppe Fiori
Nessun commento:
Posta un commento