Quando il film Uomini che odiano le donne di Niels Arden Oplev è uscito in tutto il mondo, i commenti — positivi e negativi — si sono incentrati quasi tutti su due aspetti. Uno di essi riguarda la protagonista, l'investigatrice Lisbeth Salander. Magrissima, bisessuale, gotica, vari piercing al naso e una memoria fotografica: con la sua abitudine di fumare incessantemente farebbe vacillare un esercito di ministri della sanità. Quando non è intenta a sopraffare avversari maschi con colpi di karate e mazze da ’ golf, o non è a sua volta brutalizzata, Lisbeth (interpretata da Noomi Rapace) è una hacker che penetra nei computer di corporations ed enti governativi con l'abilità di un agente della Cia per inchiodare qualcuno o, all’occasione, solo per mettere le mani su qualche milione di corone. L'altro aspetto attiene alla fonte del film: il primo, strabordante romanzo della cosiddetta trilogia Millennium firmata da Stieg Larsson. Secondo alcuni, l'adattamento cinematografico di Oplev di quello che in Svezia è conosciuto con il titolo Man som hatar kuinnor («Uomini che odiano le donne») puntava eccessivamente su intreccio, volume e violenza, a fronte di una storia che già sulla pagina era fin troppo intreccio, volume e violenza; secondo altri, si è trattato di una trasposizione fedele — per quanto possibile — di un'opera popolare da un medium a un altro.
Ma la maggior parte dei critici non si è soffermata sul fatto che nella vita — e nella morte — di Larsson vi sono stati momenti di virtuosismo, brutalità e fatali ironie che non sono da meno di quelli della sua creatura Lisbeth Salander. In termini di letteratura scritta, la trilogia di Larsson è stata l'ultima cresta dell'onda di libri gialli provenienti dai paesi nordici che negli ultimi vent'anni hanno sommerso la fiction internazionale. Discendenti dei romanzi nati dalla collaborazione di Per Wahlòo’ e Maj Sjòw“ l negli anni '60 e '70, queste serie hanno trasformato in classici gli svedesi Henning Mankell, Ake Edwardson e Haken Nesser, i norvegesi K.O. Dahl, Karin Fossom e lo Nesbo, e l'islandese Amaldur Indridason, solo per citarne alcuni. Gli operatori del settore, per spiegare il successo planetario di questi libri, tendono a sottolineare come, nel complesso, essi siano «diretti» e «chiari»: una spiegazione più elegante rispetto alla eventualità che ai lettori di Berlino, Dublino e Sydney, così come a quelli di Oslo e Copenhagen, piaccia il contatto con il dolore, in un genere dominato da protagonisti poliziotti apatici, cupi e/o alcolisti. In confronto agli eroi di questi gialli più recenti, Martin Beck — il personaggio creato da Sjòwall e Wahlòò —era pieno di vita. Per la maggior parte degli anni '90 del XX secolo, fino " all’inizio del nuovo millennio, l'ispettore Wallander di Henning Mankell è stato senza dubbio il più popolare dei segugi nordici, e a provarlo ci sono i diritti mondiali incassati dall'autore e le serie televisive. Ma poi nel 2005 è arrrivato Larsson con Lisbath Salandar e, sulla pagina, la tetra Svezia è diventata decisamente più violenta. Due statistiche ne attestano l’accoglienza ai botteghini: nel marzo 2010 la trilogia aveva venduto quasi 30 milioni di copie in 40 paesi. In Gran Bretagna a altrove, Larsson ha agevolmente eclissato la vendita di Dan Brown, con i suoi intrighi che i lettori cercavano di decriptare. Purtroppo, l’unico problema è che Larsson non era li a godere del suo successo, essendo morto da quasi sei anni. Be’, veramente questo è solo il primo problema. Il secondo problema é che, mentra i suoi libri andavano a ruba, soggetti diversi si contendevano la royalties maturate dall’autore dopo la sua morte. E questo, solo perché Larsson aveva temuto par la sua vita prima di perderla. ll primo a riconoscere che il pericolo non era frutto della sua immaginazione ara stato lo stato svedese. Nato a Skallaftahamn il 15 agosto 1954, Karl Stig-Erland Larsson aveva trascorso i primi 9 anni di vita con in nonni materni, soprattutto perché i suoi genitori erano troppo giovani a poveri per allevarlo. Suo nonno, Savarin Bostrorn, era un marxista militante la cui idea anti-naziste durante la seconda guerra mondiale lo avevano fatto finire in un campo di lavoro e in vetta alla classifica delle persone più ammirate da Larsson. Come l’autore avrebbe ricordato in seguito, Bostrorn non mancava mai di mettere in guardia il ragazzo sull’ipocrisia della presunta neutralità della Svezia durante la guerra o sulle simpatie naziste dei capitani d’industria del paese, almeno fino a che la Germania non cominciò a perdere. Temi, questi, che trovano ampia espressione nella trilogia Millennium. Alla morte del nonno, Larsson era tornato a vivere con i genitori e con suo fratello minore Joakim. Di questa seconda parte della sua infanzia, la cosa che ricordava maggiormente era la macchina da scrivere usata, ricevuta per il suo dodicesimo compleanno. Solo di rado non restava alzato fino alle ore piccole a inventare racconti, solitamente con sfumature di radicalismo politico e di fantascienza. Dopo il successo di Uomini che odiano le donne suo padre avrebbe dichiarato che all’epoca trovava tanta dedizione divertente, ma altri riferiscono che il vecchio era soprattutto irritato da tutto quel rumore mentre cercava di dormire. Questo non è l’unico esempio dei ricordi controversi che costellano la storia di Larsson, da quando Salander ha conquistato il successo. Durante l’adolescenza, lo studente Larsson era sempre in prima fila nelle manifestazioni in difesa dei diritti civili e delle donne e contro le guerre, come quella combattuta dagli Stati Uniti in Vietnam. Fu durante una di queste manifestazioni antimilitariste a Umea, nel 1972, che Larsson incontrò Eva Gabrielsson.
Qualcosa più della politica li unì, e la coppia fini per trascorrere insieme la maggior parte dei successivi trentadue anni. Sebbene avesse sviluppato una vera e propria dipendenza nei confronti di Agata Christie, Dorothy Sayers e altri giallisti britannici, Larsson non si vedeva come uno scrittore, e ancor mano come un romanziere. Al primo posto c’era la sua dedizione ai principi del nonno, gli ideali che avevano ispirato il suo attivismo per la Komrnunistiska Arbetoreforbundst (Lega dei lavoratori comunisti) e successivamente avrebbero fatto di lui il direttore della rivista svedese trotskista Fjarde Iternationalen (Quarta lnternazionale). Egli inoltre condivideva un opinione diffusa negli scettici anni 70, secondo cui l’unica fiction degna di essere praticata sarebbe stata la fantascienza, mentre gli altri generi romanzeschi sarebbero stati nulla più che alibi borghesi per l’oppressione sociale. In linea con questo atteggiamento, diresse o co-diresse svariate fanzines di fantascienza e, alla fine degli anni '70, divenne persino presidente del più grande fan club di fantascienza. Un’altra sua passione era la foto grafia, e raramente si faceva vedere ad una marcia di protesta senza la macchina fotografica per documentare ciò che accadeva.
Incidentalmente, un altro appassionato di fotografia era Stieg Larsson, in seguito autore di Sorelle e fratelli e di una quantità di romanzi, commedie e collezioni di poesia. Anche se in quel momento non avevano ancora pubblicato un solo libro, i due decisero che non potevano andare avanti con lo stesso nome, perciò Karl Stig-Erland cambiò il suo in Stieg (alcuni aneddoti narrano che lanciarono una moneta per decidere chi dovesse aggiungere la e, ma Stig Larsson lo ha sempre negato). - Malgrado tutta la sua passione per la fotografia e la fantascienza, Larsson dovette guadagnarsi da vivere per circa ventitré anni (1977 —1999) come grafico per l'agenzia di stampa svedese Tidningarnas Telegmmbyra. Anche se non lo entusiasmava, questo lavoro gli dette la possibilità di portare avanti i suoi impegni politici dando vita alla Fondazione Expo, dedita a «contrastare la crescita dell’estrema destra e la cultura bianca di potere nelle scuole e tra i giovani». Come direttore della rivista Expo, si fece conoscere per le sue denunce di violenze di destra e razziste in Svezia. Interveniva spesso sull'argomento come oratore nelle università e nei media. Era diventato particolarmente richiesto dopo l'omicidio, avvenuto vicino Stoccolma nell'ottobre 1999, del leader sindacale Bjom Soderberg per mano di alcuni neonazisti. Larsson contribuì molto al dibattito nazionale sulla persistenza delle influenze naziste in Svezia, e gli assassini di Soderberg furono arrestati e imprigionati, ma pagò anche un prezzo per la sua militanza. Nel 1993 la polizia arrestò una banda di skinheads neonazisti autori di un complotto per uccidere Larsson. Un'altra volta alcuni malintenzionati lo attesero fuori della redazione di Expo con le mazze da baseball, finché non si resero conto che la loro vittima predestinata era uscita da una porta posteriore. In un'altra occasione ancora, la polizia riferì di avere trovato il nome e una fototessera di Larsson nell'appartamento di un veterano delle SS svedesi ricercato per omicidio. A seguito di questi episodi, Larsson e Gabrielsson adottarono alcune misure di sicurezza, specialmente dopo l’omicidio Soderberg. I due erano già attenti a non pubblicizzare la loro relazione, per timore di rappresaglie dirette a lei per colpire lui. Ciò significò, tra l'altro, esporre solo il nome di Gabrielsson sul campanello della porta di casa e non uscire mai insieme. Ma soprattutto — in termini di conseguenze a lungo termine — ciò significò anche non potersi sposare, a causa di una legge svedese che impone a coloro che stanno per sposarsi di pubblicare il loro indirizzo). La cosa più vicina al matrimonio che fecero nel corso di tre decenni fu portare la fede nuziale per la maggior parte del tempo. La polizia svedese non solo era consapevole delle precauzioni adottate dalla coppia, ma la assisteva nascondendo la loro identità ed altri dati personali nei documenti pubblici. Nell'aprile del 2004 Larsson vendette Uomini che odiano le donne a un editore di Stoccolma con aspettative molto diverse rispetto a ciò che sarebbe poi successo. Tematicamente, egli vedeva il personaggio di Salander come un emblema per le sue campagne, durate anni, contro la misoginia, e per questa ragione non risparmiò la ferocia a proposito delle esperienze di lei. Allo stesso scopo aveva già completato altri due romanzi su di lei e aveva cominciato ad abbozzarne molti altri. «Pensammo: se siamo fortunati, venderà in Scandinavia e in Germania» ha raccontato in seguito Garielsson. «Il nostro piano era che il ricavato del primo libro andasse a noi e lo avremmo usato per ripagare i nostri prestiti e prenderci un cottage estivo. Il denaro dei romanzi successivi lo avremmo devoluto alle nostre cause.
Quei piani saltarono il 9 novembre 2004, quando Gabrielsson ricevette una telefonata. Un comune amico le comunicava che Larsson era stato portato di corsa in ospedale, dopo essere stato colto da infarto mentre saliva le scale del suo ufficio. Essendo un fumatore accanito come Salander, dopo due ore era morto, all'età di cinquant'anni. Non avendo mai formalmente sposato Larsson, Gabrielsson non aveva diritto a niente di quanto appartenesse a lui. L'unico documento riguardante i beni di Larsson era una dichiarazione scritta nel 1977, in cui l'autore diceva di voler lasciare tutto alla sede di Umeà della sezione svedese della Lega dei Lavoratori comunisti (ora Partito socialista). Ma poiché non c'erano testimoni, questo documento non aveva valore legale. Ciò fece del padre e del fratello Joakim gli eredi riconosciuti dal tribunale, sebbene i loro rapporti con Stieg nel corso degli anni fossero ridotti al minimo. All'inizio Gabrielsson non contestò il giudizio. Come ammise all'epoca, in quel momento i beni consistevano in poco più dell'appartamento di cui lei era proprietaria insieme a Larsson. Inoltre aveva ricevuto assicurazioni personali dal padre di lui: non era interessato ad avanzare pretese, dato che lei aveva maggiore diritto dopo 32 anni. Tutto andò in frantumi con il successo di Uomini che odiano le donne. Per cominciare, i Larsson ricordarono a Gabrielsson che erano proprietari di metà del suo appartamento. Avrebbero rinunciato ad accampare diritti, le dissero, solo se lei avesse ceduto loro il computer su cui Larsson aveva preso appunti per un altro libro di Salander. Quando Gabrielsson osservò che anche il computer era per metà suo, le offrirono del denaro pur di averlo. Anche questa volta lei rifiutò, e dopo due anni trascorsi a contare i soldi provenienti dai romanzi, i Larsson decisero che non avevano bisogno dell'appartamento e lo cedettero a Gabrielsson.
Ma quello fu solo l'inizio degli effetti domestici del successo postumo di Larsson. C'è stata quella che Gabrielsson ha chiamato la mitologia. «Ogni giorno leggi qualche nuova assurdità, ed è insopportabile. Ad esempio, dicono che Stieg era uno stakanovista, che andava a letto alle cinque del mattino e si alzava due ore dopo. Se lo avesse fatto, penso che lo avrei notato. Semplicemente, non è vero. Come avrei potuto vivere con una persona sempre assente? Il fatto è che era l'uomo più tranquillo che abbia mai conosciuto. Poteva starsene sdraiato per ore, a leggere, o a pensare, o a guardare gli spaghetti western. Questa spazzatura è di qualcuno.che cerca solo di rendersi interessante».
Per Gabrielsson, gli ex colleghi e conoscenti sono tra questi «qualcuno». Uno di loro ha scritto un memoriale sostenendo che Larsson non è mai stato un bravo reporter e che i suoi articoli, prima di essere pubblicati persino su Expo, richiedevano una accurata revisione. A sentire un altro, Larsson sarebbe stato uno scrittore così scarso che non poteva essere lui l’autore della trilogia, ed era più probabile che questa fosse opera di Gabrielsson. Ma lei ha liquidato entrambe le accuse come «opera di avvoltoi».
Nonostante tutti i problemi che la mancata formalizzazione della loro relazione le ha portato, Gabrielsson continua a dire che non rimpiange di non essersi sposata. «Se lo avessimo fatto, Stieg non avrebbe potuto scrivere i suoi libri‘. Qualcuno lo avrebbe ucciso senza dargli il tempo di flnirli».
Traduzione
di Isa Melampo
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