La caratteristica principale dell’mp3 è di eliminare le frequenze sonore che l’orecchio umano non potrebbe comunque udire per limiti fisiologici. Nell’mp3, infatti, il contenuto sonoro di una canzone è drasticamente ridotto rispetto a quello del cd affinché' questa canzone occupi meno memoria possibile e possa cosi circolare più velocemente attraverso la rete. E' grazie ad un particolare algoritmo (cioè una serie di sequenze di calcoli matematici accurati) che questa riduzione avviene, algoritmo che elimina una parte consistente dei dati informatici che compongono un suono, basandosi sull’idea che l'orecchio umano è in grado di udire solo alcune particolari frequenze sonore e non altre.
Gli mp3 che compriamo, che scarichiamo, manipoliamo e ascoltiamo sono quindi il risultato di un calcolo matematico, fondato sulla concezione di come funziona fisiologicamente il nostro orecchio. L'algoritmo stabilisce a priori quello che è importante ascoltare e quello di cui l'ascoltatore può invece fare a meno. L'invenzione dell'mp3 è stata una rivoluzione, perpetrata soprattutto a discapito della grande industria discografica. Tra le tante curiosità ho scoperto che questo formato ha origini molto antecedenti al world wide web ed esattamente negli anni '70 e nella filodiffusione e la trasmissione della musica attraverso le linee telefoniche. Dieter Seitzer, ingegnere tedesco fu il primo, nella seconda metà degli anni '70, a sperimentare e migliorare la trasmissione di musica attraverso il telefono, ma fu un suo allievo, Karl Heinz Brandenburg, nel 1987, a sviluppare un primo algoritmo, l'Ocf, in grado di comprimere un suono digitale. Nel tempo, l'Ocf venne sempre più migliorato: l'Aspec fu il risultato di questo miglioramento: quest'algoritmo era basato sul principio che per comprimere un suono bisogna comprendere fino a che punto l'orecchio umano fosse in grado di percepire determinate frequenze sonore e come questi limiti potessero essere manipolati per migliorare la riproduzione musicale (principio psicoacustico). Una delle canzoni scelte dal team di Brandenburg per testare l'algoritmo fu Tom's Diner di Susan Vega, in cui la voce della cantante è in primo piano e per la semplicità della struttura che rendeva paradossalmente più individuabili le imperfezioni del processo di compressione. Grazie alle ricerche svolte in quegli anni anche da altre aziende, tra cui la Philips, la Thompson, Sony, Panasonic, la Bbc inglese, la televisione di stato francese e ai finanziamenti della comunità europea, oltre all'Aspec fu creato un altro algoritmo di compressione, il Musicam, con differenti caratteristiche rispetto al primo. Ma alla fine sarà un ingegnere italiano, Leonardo Chiariglione: fondò un gruppo di lavoro, il Mpeg (Moving Picture Experts Group) che creò l'omonimo formato video mpeg adottato in seguito da tutti i pc e nel 1993 il gruppo mise a punto tre differenti formati di compressione destinati a usi differenti. Il terzo, denominato Mpeg audio Layer 3 (basato sempre sull’algoritmo Aspec ma con lievi modifiche) sarà la base di quello che oggi conosciamo come Mp3. Nel 1995 sarà ulteriormente sviluppato un programma per la riproduzione dell’mp3, il WinPlay3 e nello stesso anno viene registrato il brevetto a livello globale con il nome definitivo di mp3.
Nel 1999 Napster, la prima piattaforma di file-sharing, da una svolta al formato Mp3, che diventa attore protagonista nella diffusione di Internet, poi l'Ipod che farà da volano per la diffusione dell'mp3 sui dispositivi mobili e Itunes, per la distribuzione della musica digitale in rete sconvolgono completamente l'intero panorama dell'industria musicale e discografica ed entra definitivamente nelle nostre vite di ascoltatori..
Parla Leonardo Chiariglione
Ovviamente le tecniche di valutazione e i test soggettivi non li abbiamo inventati noi del MPEG. Allora c'erano già i broadcaster che erano pubblici ed erano ricchi e si potevano dedicare a sviluppare queste competenze per la valutazione soggettiva dell'audio. Mi ricordo che nel luglio del '89 ci trovammo a Stoccolma alla radio pubblica svedese per definire in modo compiuto questi test soggettivi. Coloro che facevano i test non erano persone qualsiasi, ma erano dei "golden ears", degli orecchi assoluti, che le aziende e i broadcaster utilizzavano per valutare le registrazioni, per cui erano dei veri superesperti.
Ricorda quali tipi di musica erano più problematici per gli algoritmi?
C'era una lista di brani musicali e c'erano alcune sequenze musicali che erano più critiche di altre. Ma queste sequenze non erano scelte in base ai gusti, ma in base al fatto che alcuni algoritmi avevano una debolezza rispetto a certi suoni e allora noi proponevamo una sequenza di suoni per osservare le performance degli algoritmi. In particolare c'era un suono, il 'glockenspiel', il "metallofono", che era particolarmente critico. La lista originale comprende: viola solo instrument, piano solo instrument, female speech in English etc..
Erano solo suoni o usavate anche canzoni?
Vediamo..c'era la voce 'pop music': Paul Simon, Susan Vega, Tomoyuki Okada. Poi..Strauss (Cosi parlo' Zarathustra), Bach (The Christmas Oratorio)..
A distanza di anni come riassumerebbe l'importanza dell'Mp3 sul mondo della musica?
E' stato la liberazione dell'utente e dell'ascoltatore dalle catene imposte dall'editore. Per decenni, per tre quarti di secolo gli editori musicali avevano imposto quello che gli ascoltatori dovevano sentire, nell'ordine in cui dovevano sentirlo, mentre con l'mp3 abbiamo spostato il baricentro completamente dalla parte dell'utente: è stata una liberazione incredibile!
Cosa risponderebbe ai critici che sostengono che l'mp3 ha aperto le porte alla pirateria musicale?
La risposta può essere solamente che la tecnologia altera sempre lo status quo. Una volta lo status quo veniva alterato nel corso di decenni, se non di secoli, come è successo per la stampa di Gutenberg che mise fuori business gli amanuensi. C’è stata senza dubbio una rivoluzione che ha fatto si che la copia del brano potesse avvenire con una semplicità e una perfezione prima impossibili. Però io dico che le case discografiche sono state cieche e incapaci di sfruttare questa possibilità che veniva data per consumare la musica. Il problema è che le case discografiche sono state sempre tentate di dire: "Rendi il sentire la musica il più difficile possibile, così la gente è costretta ad acquistare se proprio vuole sentire."
Questo è stato il modello. E all'inizio l'unica cosa che hanno fatto è stato portare la gente in tribunale. Le industrie hanno sempre cercato di tamponare la situazione e non c’è stato mai nessuno che sia stato cosi..open minded da sfruttare questa situazione..
Brani dell'intervista a Leonardo Chiariglione e informazioni per l’articolo tratti da Alias, supplemento de il Manifesto.
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