10/01/15

Tokyo Rockabilly Club

photo Daniel Rubio
Si dice che il rock'n'roll non muore mai, e c'è una chiazza di sottocultura, fatta di capelli impomatati con oscene quantità di gel e giacche e pantaloni e tute in pelle nera, in un angolo di Tokyo, che lo fa rivivere alla grande e che celebra lo spirito ribelle di una era.

Ogni domenica nella città del famoso Yoyogi Park, vicino alla stazione Meiji-Jingumae, per trent'anni il Tokyo Rockabilly Club ha raccolto un passato, dal 1955, quando "Rock Around the Clock" fece la prima apparizione in Giappone, e subito dominò le classifiche musicali del paese. Naturalmente la gente non poteva andare su iTunes e scaricare il nuovo singolo, e nemmeno andare a cercare informazioni sull'artista su Wikipedia, così come può fare oggi un adolescente, e in quegli anni, quello che si poteva fare per avere le canzoni preferite era acquistare un registratore e cercare le canzoni alla radio per registrarle su nastro, oppure cercare una band o un cantante che eseguivano cover. La cultura e lo stile americano Rockabilly divenne tradizionale grazie alle etichette musicali giapponesi che intuirono di poter realizzare profitto grazie alle band dedite alle cover degli artisti a stelle e strisce. Questa tendenza vide una rinascita nel 1970, non solo nella musica ma nell' estrema re-immaginazione della moda, che è probabilmente il modo in cui nacque il Tokyo Rockabilly Club.



Tokyo è sinonimo di tribù e sottoculture, e i Rockabillies danno un senso reale della città dello yin-yang, senso che può essere tranquillo e sereno da una parte, ma estremo, oltraggioso e ribelle, dall'altro. E' possibile che questa sottocultura sia stata anche influenzata da una precedente cultura giovanile giapponese chiamata il "Kaminari zoku" (Thunder tribù ), considerata all'epoca, nel 1950, una pericolosa banda, che scorrazzavano con moto truccate, guide spericolate, gare di velocità sulle strade cittadine e risse. Esprimendo insoddisfazione per la società tradizionale giapponese, vestiti in modo simile ai Rockers britannici della stessa epoca, sventolando bandiere imperiali, provocavano violenti scontri con la polizia giapponese a colpi di mazze da baseball e bottiglie incendiare. Molti erano ex militari, addirittura piloti kamikaze sopravvissuti alla guerra.


Oggi, l'ideologia zoku Kaminari è scomparsa a tutti gli effetti, ma i loro "discendenti" si ritrovano ogni Domenica allo Yoyogi Park di Tokyo.
Negli ultimi anni, molte le donne che hanno aderito alla vivace scena. Alcune ragazze abbinano l "American greaser style" dei ragazzi, che pagano un'attenzione maniacale ad ogni dettaglio,( dalle marche dei pettini che spuntano dai loro Levi 501s) al loro modo in cui effettivamente si pettinano e si muovono. C'è anche una presenza (di supporto) di ballerini/e swing e signore vestite con gonne a barboncino stile anni '50, aggiungendo un tocco di colore alla piazza. Anche membri a quattro zampe sono accettati nel gruppo.


Mary Cherry


Laika AC

via MessyNessy.com

Nihon Ska Dansu 
"Land Of The Rising Ska - The Best Of Japanese Ska"

Non solo Rockabilly, ma rock, soul, elettronica, punk e..toasters ! Il Giappone, e Tokyo in particolare, ha un grande fermento musicale, anche se non brilla propriamente per originalità. Come per il fenomeno Rockabilly, le giovani band nipponiche si rifanno per lo più ai movimenti e alle mode occidentali, americane e inglesi in primis.
Questa raccolta di ska (J-Ska) è uscita prima come Skaville Giappone Vol. 1, esclusivamente in Giappone, mentre quella che presentiamo quì (la versione Luna Ska) è stata pubblicata poco dopo, nel 1997.  





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