Dapprima ne fu affascinato per le sue intuizioni e le sue macchine, poi respinse la dottrina che aveva bisogno di un controllo poliziesco
Per alcuni versi, la dottrina di Scientology delineata da L. Ron Hubbard in Dianetics. La scienza moderna della salute mentale (pubblicato nel 1950; oggi appare con il sottotitolo La forza del pensiero sul corpo), visualizzando alcuni usuali
processi mentali, inventa una sorta di «tecnologia della mente umana» antipsichiatrica di relativo interesse – in particolare il meccanismo della così detta mente reattiva (reactive mind) – e, come sostiene in un articolo lo scrittore visionario William Seward Burroughs, («drogato omosessuale pecora nera di buona
famiglia»), «alcune delle tecniche sono molto valide e meritano ulteriori studi ed esperimenti» e «L’E – Meter è un utile congegno» («The E – Meter is
a useful device»). Ne parleremo più avanti. Per altri versi, la pretesa degli
Scientologist di un’adesione acritica al loro pensiero è ingiustificabile, oltre che sospetta. Continua Burroughs: «Sono in netto disaccordo rispetto alla polizia organizzativa. Nessun corpo di conoscenze ha bisogno di una polizia organizzativa.
La polizia organizzativa può solo impedire l’avanzamento della conoscenza. C’è un’incompatibilità di base tra qualsiasi organizzazione e la libertà di pensiero».
L’articolo di Burroughs,Scientology Revisited, è apparso per la prima volta su Mayfair (Londra, gennaio 1968) ed è stato ripubblicato
nel marzo del 1970 dal Los Angeles Free Press con il titolo Burroughs on Scientology; infine viene incluso nella raccolta di saggi Ali’s Smile / Naked
Scientology.
L’E-meter o elettro-psicometro – secondo Burroughs «invenzione interessante e sorprendentemente accurata nel calcolo delle reazioni mentali» , in Lettera a Joe Gross, da Londra, 1968, in Letters, vol II; va segnalato che una scelta delle lettere sarà pubblicata da Adelphi) - è un apparecchio elettronico brevettato dallo stesso Hubbard nel 1966 in grado di misurare lo stato delle caratteristiche elettriche del campo statico che circonda il corpo umano,al fine di evidenziare eventuali masse di energia mentale condensate che
corrisponderebbero ad altrettanti impedimenti spirituali o alterazioni elettriche causate dall’attivazione della mente reattiva. La mente reattiva viene distinta da quella analitica: la prima archivia e conserva le emozioni dolorose, la seconda
organizza i dati per risolvere problemi. I problemi fisici e psichici non sarebbero altro che manifestazioni degli eventi traumatici da noi registrati, denominati Engram, eliminati i quali si perverrebbe allo stato di Clear, ovvero uno stato di
igiene mentale senza «aberrazioni» (sic!) in cui l’individuo sarebbe in grado di «funzionare» (!?) al massimo delle sue potenzialità (resta da stabilire cosa significhi il «massimo delle potenzialità»). E il pensiero? La memoria che il
nostro pensiero abita? Cancellati senz’oblio. «Il soggetto non mi pare idoneo… Digli di presentarsi allo Smaltimento» (La seduta di Igiene Mentale del dottor Berger nel Pasto nudo). Afferma Burroughs: «Il controllo non può mai essere un mezzo per perseguire un fine pratico… Non può mai essere un mezzo per perseguire qualcosa che
non sia un controllo maggiore…
Come la droga»: «Polizia del Sogno che si disintegra in gocce di ectoplasma putrido, spazzate vie da un vecchio tossico che tossisce e sputa nell’astinenza del mattino» (Pasto nudo).
L’incontro di Burroughs con Scientology avviene a cavallo degli anni sessanta, poco dopo la pubblicazione del Pasto nudo (Naked Lunch, scritto a Tangeri e pubblicato
su sollecitazione di Jack Kerouac e Allen Ginsberg nel 1959) e la scoperta
dell’efficacia della terapia dell’apomorfina; se inizialmente ne è attratto,credendo la dottrina un aiuto per sottrarsi al controllo, in seguito rifiuta la natura autoritaristica dell’organizzazione, l’oscurantismo (non rivela la propria scienza se non agli iniziati: che cos’è, ad esempio, la tecnica di assassinio conosciuta
come R-2-45, «Hubbard assassination technique known as R-2-45»?) e i dettami fascisti («fascist utterances») di Hubbard, che «non può tollerare alcuno che abbia un briciolo d’intelligenza nel suo territorio. Comunque, il concetto di body thetans (spirito bloccato in un corpo umano) espresso certo in differenti termini è stato avanzato da un numero di studiosi, per esempio nel Libro dell’Es di Georg Groddeck» («he cannot tolerate anyone with an iota of intelligence in his vicinity. However, the concept of body thetans expressed of course in different terms has been put forward by a number of investigators, for example in Groddeck’s Book of the
It»). A Hubbard nega anche la paternità dell’idea: «È venuto fuori che uno di nome Asturias (sic Anastasius ndr) Nordenholz nel 1934 ha pubblicato un libro intitolato
Scientology. La scienza di sapere come conoscere. Naturalmente nessuna menzione da parte di Hubbard. Così io sono sicuro che v’è una fonte non rivelata riguardo a
questo libro. Probabilmente fantascienza… Come molti scrittori di fantascienza, Hubbard deve aver
speso molto tempo in biblioteca
cercando idee di altri» (in Lettera a Barry Miles, da Londra, 1970, in Letters, vol. II).
Il 21 dicembre dell’anno che abbiamo appena salutato doveva esserci la fine del mondo. Così non è stato,ma speriamo che, invece, il 2013 si apra a nuove visioni. La spinta di molti verso la dottrina di Scientology è un sintomo che attesta
una generica volontà di trasformazione, nonché una febbre che indica una malattia. Chi è il malato? Si ha l’impressione che tutti soffrano d’ipocondria, come se chi è
davvero malato passi in secondo piano, come se uno stato di malattia cancellasse, rimuovesse un file con le tracce del reale e, con esse, la realtà della malattia. La malattia tecnologica, ovvero la volontà e i tentativi più o meno riusciti di
tecnologizzazione dell’attività umana, deve però, ancora una volta, fare i
conti con il pensiero, il vero malato, l’Asmatico, l’Epilettico, il Drogato, e
con le sue visioni. Vede il poeta Allen Ginsberg, l’«angelico» (Pasolini,Lettera a Ginsberg, ottobre 1967), «poeta fratello e vivente contestazione» (Pasolini, Poeta delle ceneri): «Ho visto le migliori menti della mia generazione / distrutte dalla pazzia, affamate, nude isteriche / trascinarsi per strade di negri all’alba in cerca di droga rabbiosa / hipster dal capo d’angelo ardenti per l’antico contatto celeste…» (Allen Ginsberg, Urlo, il Saggiatore, 2010).
Ma «che cosa significa pensare? Che cos’è quello che ci chiama nel pensiero?» domandava Heidegger durante il secondo corso tenuto presso l’Università di Friburgo, in Brisgovia, nel semestre estivo del 1952 (Che cosa significa pensare? Qual è l’essenza nascosta della tecnica moderna. SugarCo edizioni, 1971). Il pensiero, custode del passato e del presente, pur il più dotato di capacità anticipatrice, è chiamato: «Noi stessi entriamo nel testo della domanda,nel suo tessuto…Con essa siamo, nel senso più rigoroso dell’espressione, messi noi stessi in questione». Il pensiero serba ciò a cui è chiamato, la memoria dunque è il «raccoglimento del pensiero (Andacht) – quel raccoglimento grazie al quale tutto ciò che resta da
pensare è protetto e nascosto».
Pertanto, la «serbanza (Verwahrnis) è il fondamento essenziale della memoria». Ma che cosa hanno in comune memoria, serbanza e sogno, se non una visione di quello che è stato, che è e che sarà e di quello che non è stato, che non è e che forse sarà o non sarà mai? Il pensiero non viene forse continuamente traghettato lungo il fiume Lete che unisce chiarità e oscurità, vita e morte? L’oblio del fiume Lete è una
pietà del pensiero che custodisce la memoria, non la cancella, anzi, la bagna di mistero. Così come, forse, la speranza del pensiero è una visione. Avverte lo stesso Burroughs, scrivendo ad Allen Ginsberg (da Parigi, 27 ottobre 1959, in Lettere vol.
II): «quanto alle visioni, raffreddale, o usale» e, quanto al desiderio, «di chi è il desiderio».
Il legame di Burroughs con la beat-generation (da cui,peraltro, si dissociò), l’amore ricambiato per Ginsberg, che conobbe nel 1943 e con il quale ebbe una lunga relazione, l’amicizia con Jack Kerouac, - nacquero e vissero in seno all’idea di una «nuova visione» per la letteratura e per l’America: «La cosa più pericolosa è rimanere immobili» (Burroughs).
Ricco di visioni e suggestioni, una fra tutte le macchine per scrivere che si trasformano in scarafaggi giganti, è Il pasto nudo di David Cronenberg, del 1991, ispirato all’omonimo romanzo e alla vita di Burroughs. Il quale, peraltro, aveva lavorato come disinfestatore per sei mesi. Il protagonista del film William Lee
(interpretato da Peter Weller) è uno scrittore e «sterminatore» di insetti.
William Lee, peraltro, è lo pseudonimo con cui Burroughs firmò La scimmia sulla schiena (Junk). Si narra del viaggio che intrapresero, nel 1957, Ginsberg e Kerouac – nel film rispettivamente Martin (Michael Zelniker) e Hank (Nicholas Campbell)
- : ritrovarono Burroughs a Tangeri, sotto effetto di droga e sommerso di fogli di carta che - riuniti insieme - diedero vita al Pasto nudo. Talvolta accade che una visione anticipi la realtà. Leggendo William Blake in un appartamento di Harlem,
in una giornata estiva del 1948, Allen Ginsberg ebbe una visione auditiva – in seguito denominata la sua «visione Blake» - nella quale udì il suono della voce del poeta. S’impara, fin da piccoli, a «non dar corpo a fantasmi».
Sovente si continua, con deliziosa noncuranza, a parlare con amici invisibili, a evocare lo spirito del Pifferaio Magico o di Jean-Paul Marat, di Tom Sawyer o di William Lee, di Catherine Hearnshaw o di Alioscia – lo spettro di Dostoevskij si
aggira oggi lungo le nostre strade, magari a braccetto con Heathcliff e la Brontë.
C’è un’intera legione di spettri la cui percezione intona l’Inno alla gioia accanto all’Isola dei morti op. 29 di Rachmaninov - poema sinfonico ispirato all’omonimo
quadro del pittore simbolista svizzero Arnold Böcklin. Come si potrebbe rinunciare a tali miracolose esplosioni di presenze? All’Isola dei morti (in una seconda versione
chiamata anche L’isola dei sepolcri) - quadro che ossessionò Hitler e che il führer possedeva nella terza versione originale - e affascinò Freud, Lenin,Georges Clemenceau, Salvador Dalì, nonché ispirò a Strindberg la Sonata degli spettri - si affianca un altro quadro, L’isola dei vivi, sempre del pittore di Basilea. All’impressione di silenzio assoluto, alla figura in piedi ammantata di bianco accanto ad un bara posta di traverso sulla barca, al suono dei remi di Caronte, si
sovrappongono bianchi cigni e delicate movenze di bagnanti.
Afferma Nietzsche ne La nascita della tragedia: «Si trasformi l’Inno alla gioia di Beethoven in un quadro e non si rimanga indietro con l’immaginazione, quando i milioni si prosternano nella polvere: così ci si potrà avvicinare al dionisiaco (...)
Ai colpi di scalpello dell’artista cosmico dionisiaco risuona il grido dei misteri
eleusini: - Vi prosternate milioni? Senti il creatore, mondo? – ». Insomma, diamo corpo a fantasmi! Ché gli spettri sono scomodi e chiedono di essere ascoltati, visti:
«Nient’altro da dire, e niente per cui piangere salvo gli Esseri nel Sogno, intrappolati nel suo sparire, singhiozzando, urlando per questo,comprando e vendendo pezzi di fantasma, l’un dell’altro adoranti, adorando il Dio che dentro vi è incluso – per nostalgia o inevitabilità? – mentre dura, una Visione – e poi cos’altro?» (Allen Ginsberg, Kaddish, per Naomi Ginsberg, 1894-1956,la madre morta in manicomio).
di E. V. ZUCCHI (Alias)
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