Agli albori della contaminazione tra disco music e rock..
La disco - phenomenon non aveva ancora raggiunto il suo picco, che già proliferava l’anti-disco movement.
Ma davvero la disco era (è) una musica priva di emozione e creatività? Oggi assistiamo a spettacoli penosi: ancora c’è gente che si ostina a chiamare rock roba come l’ultimo dei Kasabian, o gli Artic Monkeys o Franz Ferdinand, quando non è altro che disco mascherata, e nemmeno di buona fattura. Eppure la disco ha una storia nobile. Come ogni fenomeno di massa, disco era una parola composita -- un tronco principale e tante ramificazioni ad allargare l’ombrello, e un giro d’affari.
Disco significa <danza>, ma ha racchiuso anche industria discografica, riviste, stazioni radio e shows televisivi, moda. Un tempo significava un luogo autosufficiente di raccolta, di intrattenimento, ennesima combinazione di divertimento, sessualità. Un intero muovo stile di vita che aveva, ricordo bene, la sua ragione di esistere nell’arena degli anni 70 e 80, la discoteca, e piantando radici dappertutto, dal proletariato al jet-set, ed era di gran lunga <<quell’altra>>. Disco sembrava evocare in molti la dualità fra Bene e Male in musica che chiunque, per i più strampalati motivi, finisce sempre per trovare nella musica che lo circonda. La solita abitudine di mettere alcuni fra i <<buoni» ed altri fra i “cattlvi>>, laddove per buono si intende creativo, emotivo, valido, e per cattivo si intende tutto ciò che possa portare alla perdizione, qualunque essa sia. Dimenticando che generalmente Bene e Male stanno dovunque insieme – (ma tanto il critico, o quello che parla di musica.. è pur sempre un fan, e l’obiettività sempre una causa persa). Cosi, sta di fatto che tutti coloro che sono venuti dal rock videro subito la forza del male nascondersi dietro i sospiri asmatici di Love to Love You Baby e il vocione da orco di Barry White.
La Disco é una musica platealmente distaccata da qualsiasi valore culturale, questo lo possiamo dire senza paura, la definizione più incisiva che ho raccolto è stata “musica per la persona non-pensante», e molti nel suo avvento videro in metafora perfino la decadenza ultima della società occidentale. Per i rasta, ad esempio, cioè “quelli che cercano la Verità”, la disco music é una bestemmia fatta di debolezza spirituale e vuoto religioso: il reggae è la <<vera» musica>>, che fa danzare e pensare insieme. Non sono gli unici a crederlo: in effetti, sono ancora in tanti a considerare la disco una forma di sfruttamento commerciale delle tradizioni musicali nere, e a disprezzare la sua totale mancanza di intenti non-danzerini.
Io non sono mai stato cosi rigido da pensare che milioni di ascoltatori siano accumunati dalla piattezza del loro encefalogramma. Equivarrebbe a dire che tutti coloro che hanno un disco di Dylan siano poeti e intellettuali, e che tutti i possessori di un disco punk siano arrabbiati cronici. Ricordo anni in cui, e questo accadeva soprattutto in Italia, il “divertimento puro e semplice» era considerato come Male. Divertimento, astrazione, frivolezza, disimpegno.
Tutto quello che rappresentava in ltalia andava sotto il nome di <<riflusso>> (anche noi abbiamo le nostre ondate).
Negli USA degli anni '60 e ’70 , la musica assumeva spesso un significato politico sociale, e parte di quel significati era arrivato fino agli anni 80. Vennero i problemi razziali, liberazione femminile, violenza della polizia e del Governo, l'amministrazione nixoniana, il Watergate. Ora non c’è niente, nessun argomento che abbia abbastanza fascino per infiammare un nuovo movimento di massa. Ora, se ascoltate anche quelli che dovrebbero opporsi, sbraitano di famiglia, i giovani non possono costruirsi una famiglia, non possono sposarsi e avere bambini, la villetta, un buon lavoro. Queste sono le aspirazioni del nuovo millennio. Nessuno resta a casa da solo a fumare e ascoltare un disco: tutti vogliono solo divertirsi. Non c'é più gente veramente arrabbiata nel nostro paese. Abbiamo quello che vogliamo (loro ce l’hanno...), paghiamo le tasse. La gente vuole socializzare, ha bisogno di energia collettiva. Il Rock? Lasciamo perdere..
ROCK ON DISCO
La musica anti-disco per eccellenza è sempre stato il rock’n’roll. Alcuni hanno insultato e insultano la disco-music e poi non suonano altro che un rock ugualmente finto e presuntuoso. Ma il Rock’n’Roll ha sempre filtrato con la danza.
Considerata solo una moda effimera, rapidamente divenne la forma musicale più popolare. Dalla <culla> statunitense invase l’Europa, sbarcata in Africa, fatto capolino in terra cinese - le foto della festa di fine d’anno '78 in un locale di Pechino sonorizzato disco» fecero il giro del mondo. Ormai non era più una febbre. “Disco” era la parola magica.
Discoteca, disco-party, disco-dance, disco-look, disco-star, disco-film ... Flagellati dalle case discografiche e dai mass-media, molti musicisti rock iniziarono a scrivere melodie orientate su ritmi ballerini; e per molti di loro significò Ia via aperta a una nuova celebrità. Ora per tali riciclaggi e cambiamenti repentini di pelle, non bisogna assolutamente strapparsi i denti o bruciarsi la chioma nel rogo dell’hi-fi. O peggio; atteggiarsi a moralisti. La storia del rock’n’roll è lastricata di tradimenti, di riconversioni industriali, di <<venduti al dio dollaro>>, di idoli e miti trasformati nel giro di un disco in <<inutili idioti>> e <<servi sciocchi del capitalismo. Potremmo risalire addirittura al clamoroso caso di Bob Dylan.
Quando al Festival di Newport, nel 1965, il menestrello beatnick lasciò la chitarra acustica per una Fender elettrica e rombante, il pubblico lo subissò di invettive, gridò allo scandalo. La stampa lo definì un tradimento del movimento folk. Oggi, sulle enciclopedie del rock quel concerto di Dylan viene definito come <<evoluzione>>. Quindi, rockettari credenti, attenzione al J’accuse. Due stili di musica cosi violentemente contrastanti ma ambedue motivati, a pensarci bene, dagli stessi sentimenti di alienazione e di angoscia. La musica rock e la disco-music erano in fondo due modi diversi di rispondere all’attacco di rincoglionimento della Società.
Cosi qualcosa da spartire in fondo c’é. Artisti rock lavorarono per combinare questi due mortali nemici, prendendo il meglio dalle due forme e creando veramente una musica eccitante e originale.
I Rolling Stones erano occupati in studio nella registrazione del loro “Black and Blue», e da questo 'album vienne estratto, “Hot Stuff», il primo 45 giri <<disco>> degli Stones. Un lavoro, venato di un clima reggae, che sposa in modo un po’ imbarazzante le sinuosità ritmiche della <<disco>> e che lascio un po’ perplessi noi gagliardi fans di Jagger e Rlichard. Ad ogni modo divenne un hit sia nelle classifiche americane di rock che in quelle <<disco>>. I Rolling Stones continuarono ad esplorare i ritmi disco, da“Some Girls» in poi, “Miss You” fu stampato immediatamente come maxi-single ad uso discoteca, oltre otto minuti di musica, dove la tradizionale sfrenatezza rockettara é stemperata da un arrangiamento e soprattutto da un missaggio prettamente stile disco, in particolar modo il basso dello alieno Bill Wyman e le percussioni di Charlie Watts. I Rolling furono forse i primi, ma poi Rod Stewart, Do You thing I’m sexy, I Grateful Dead, quelli delle vibrazioni e dell’Lsd infilarono nell’album Terrapin Station, anche loro, anche loro, un brano disco: una versione bruttina, di un vecchio classico di Martha and the Vandellas, “Dancing’in the Streets”. I Beach Boys poi fecero una versione disco di Here comes the night e Paul McCartney con i suoi Wings spopolarono con il loro primo singolo super disco, J.M. Jarre con Oxygene, di nuovo Dylan con Changing of the guards. Ma tra i prodotti più raffinati di questa tendenza da citare soprattutto Brian Ferry con “Take me to the river», nell’ album solo. Anche in “Manifesto», album della rifondazione dei Roxy Music, la vena disco era presente in molti brani. Con “Love is drug», i Roxy Music tentarono un primo appannaggio con la metrica disco. Anche Lou 'Reed volle dire la sua, e nel suo “The Bells» incise un brano disco dove ripete unicamente: “Disco-Mistic,Disco-Mistic ,... »,
“Per ragioni di sopravvivenza», come ammise lui stesso, anche uno dei re del blues, B.B. King, sfornò un album vicino alla disco. Completamente “discotizzate” nell’ambito della black music, e con risultati straordinari gli Earth, Wind and Fire di Maurice White: tutti li conoscono ancora per l’ adorabile “September», ma ricordiamo che prima era un gruppo di R&B e soul moderno. Il i tastieristi Chick Corea, George Duke, che era stato con F. Zappa, i Weather Report (soprattutto nelibrani firmati da Jaco Pastorius eccetera. Abbiamo ricordato che “La musica anti-disco per eccellenza è sempre stato il rock’n’roll”, e nel suo periodo di massimo splendore (della disco) l’antagonista era incarnata dalla new wave. L’estrema limitatezza tecnica del punk creò un muro di diffidenza e un solco profondo, e anche la consapevolezza che ne avrebbe fatto una cosa non duratura.
NEW WAVE ON DISCO
Ma anche tra i gruppi della <<nuova ondata>> ci fu chi fece il “botto” nelle discoteche: i primi? I Blondie con “Heart of Glass». Brano straordinario che si giovò molto dell’immagine lecca-disco di Deborah Harry.
Pero tra gli artisti rock, capaci di possedere una attitudine creativa verso la disco, predominano soprattutto David Bowie, Brian Eno, lggy Pop e Talkink Heads. Bowié fu uno dei primi ad usare moduli disco nel suo album piu politico in senso diretto_ “Young Americans». Sollevò molto clamore il cambiamento dell’archetipo del rock decadente inglese in un soul singer. La scelta “disco” sembrava ancora più bizzarra alla luce del tema dell’album.
L’operazione di Bowie fu di prendere e riportare in superficie il significato implicito e sommerso della disco-music. I testi dell‘album parlano di potere, le sue origini, le sue manipolazioni, cercando di analizzare la politica come metafora di ogni relazione umana.
Sia i Talking Heads che Iggy Pop furono stati identificati con il movimento punk. I primi come una delle band piu importanti, Iggy come uno dei padri fondatori della Nuova Ondata. Ma nessuno dei due suonava punk-rock nei convenzionali tre accordi di chitarra; ambedue, invece, cercavano di assorbire lo stile disco e soul. ll primo ad apparire sulla scena fu Iggy Pop. I dischi incisi con la sua vecchia band, The Stooges, negli anni settanta, definirono virtualmente lo stile punk; poi la band si sfasciò nel '73 divenne una di quelle oscure, mezze dimenticate figure carismatiche della cultura rock. Nel ’77 Iggy ritorna con un album prodotto da Bowie, <<The ldiot>> che divenne subito un lavoro controverso per l’uso di stilemi cosiddetti disco.
lnfatti Iggy rileva i ritmi e gli arrangiamenti della <<disco>> per aumentare il volume della musica; L’angoscia era ancora la; ma ora era rifinita, più riflessiva, in un nuovo senso di piacere e gioia di vita. Fondamentale per decifrare l’evoluzione del rock fra le maglie della disco-music fu l’ascolto di “Before and after the science” di Brian Eno;`che ritroviamo anche come produttore dei Devo, un altro gruppo della nuova ondata alle prese con la grammatica ritmica della <<Disco>> (la versione robotica di Satisfaction). Questi ritmi computerizzati raggiunsero nuove forme di complessità e precisione. . Disumanizzante con i Kraftwerk, il gruppo di avanguardia tedesco che raggiunse grande popolarità nel 1974 con Autobahn, prima del boom della discomania. I tratti del volto di Ian Dury erano senz’altro non indicati per invitare qualcuno su una pista da ballo, ma Sex, Drugs and R’n’R ci riuscì benissimo, insieme alla seguente Hit Me, che miscelavano cocktail di ritmi disco e sonorità.. efferate. Forse la musica dei primi anni ottanta nacque proprio dal contatto del rock con la disco-elettronica. Chissa: se si considera che sia il rock che la disco-music hanno in fondo le stesse radici: il Rhythm and Blues..
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