Abbiamo riportato la sentenza della Cassazione, che dopo ben 9 ore di camera di consiglio ha condannato 25 tra
poliziotti e dirigenti dei vari corpi di sicurezza dello Stato responsabili delle
delle torture e delle violenze contro i manifestanti che
dormivano nella scuola Diaz di Genova il 21 luglio del 2001. E abbiamo riportato come vergognosamente la prescrizione ha salvato i condannati: incredibilmente, nessuno dei responsabili di quella efferata
brutalità contro persone inermi, della costruzione delle prove false e
dei depistaggi su quanto accadde quella notte pagherà veramente. Neanche
con un giorno di carcere. (La cassazione condanna)
Ora arriva la condanna della corte Europea per i Diritti dell'Uomo, Il comportamento delle forze dell'ordine all'interno della scuola Diaz, durante
il G8 di Genova, "deve essere qualificato come tortura".
Lo dice la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo che ha condannato - all'unanimità - l'Italia per violazione dell'articolo 3 della Convenzione Europea: "nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti".
Inoltre il nostro Paese è stato condannato anche ai
sensi dell'articolo 13 perché è mancata un'inchiesta efficace per determinare la
verità e perché l'Italia non ha una legislazione che condanni il reato di
tortura.
Il nostro paese dovrà versare un risarcimento di 45mila euro al
manifestante torturato.
Questo il resoconto del Manifesto sulle promozioni e le carriere di alcuni dirigenti e poliziotti responsabili delle violenze a Genova.
<<Durante i processi, i poliziotti imputati per l’irruzione nella
scuola Diaz hanno dato prova di grande «solidarietà» tra di loro.
Alcuni hanno provveduto a «coprirsi», provando anche a modificare
l’esito del procedimento, almeno secondo i pubblici ministeri di
Genova.
Nel frattempo le loro carriere progredivano o, nel peggiore dei casi, nulla accadeva. Si è sempre detto che la «catena di comando»
nell’operazione Diaz è rimasta nel dubbio. In realtà nelle carte
processuali emergeva fin troppo nitidamente, complici foto
scattate nel cortile della scuola genovese e testimonianze ai
processi. E nel gennaio del 2014 il tribunale di sorveglianza ha
infine imposto gli arresti domiciliari per tre dei «super
poliziotti» condannati per i fatti della Diaz.
Stiamo parlando di Francesco Gratteri, Spartaco Mortola e Giovanni Luperi.
Il primo, il funzionario di grado più alto tra quelli processati
per la Diaz, era allora a capo dello Sco. Nell’aprile del 2006, durante
una deposizione al processo, un ragazzo lo riconobbe nei video
mostrati in aula. A tradire l’allora capo dello Sco, il vestito. Il
teste, un ragazzo tedesco del 1975, lo aveva indicato: un uomo alto,
in completo scuro, camicia chiara, barba e casco. Francesco
Gratteri, da lì a poco promosso a capo dell’antiterrorismo italiano,
poi questore a Bari, oggi è ai domiciliari.
Spartaco Mortola nel 2001 dirigeva la Digos
a Genova. Nel febbraio del 2010 ricomparve sulla scena politica
italiana, perché era lui a guidare le cariche contro i cortei no
Tav in val di Susa. Eppure anche lui nel gennaio scorso è stato
condannato ai domiciliari. Il suo nome emerge nelle cronache
giudiziarie nel 2004, quando venne condannato il primo poliziotto
del G8, responsabile di avere picchiato il minorenne diventato un
simbolo di quelle giornate, per il suo volto sformato e tumefatto.
Mortola, indagato, venne però assolto e ai giornalisti presenti
in aula esclamò: «Uno a zero». Perché ci sarebbero stati altri
«goal». Mortola, infatti, era tra i 28 poliziotti rinviati
a giudizio nel processo per l’irruzione alla scuola Diaz. Come capo
della Digos di Genova, era stato lui a scortare i reparti speciali
alla scuola per l’azione. Poi, era rimasto fuori a chiacchierare,
mentre il sacchetto con le due molotov — false secondo i pm, prova
suprema del covo dei black bloc per la polizia — passava di mano in
mano. Proprio quelle molotov finirono per mettere Mortola in un
nuovo procedimento, da indagato. Nel frattempo era stato promosso:
questore ad Alessandria.
Poi questore vicario a Torino (ecco il collegamento con i no
Tav). Ma Genova incombeva, anche perché Mortola si trovò invischiato
nel caso delle molotv scomparse e nel procedimento con indagato
l’ex capo della polizia Gianni De Gennaro.
Quest’ultimo è oggi Presidente di Finmeccania, prima di essere
stato Commissario Straordinario per l’Emergenza rifiuti in
Campania. Nel 2008 è stato nominato direttore del Dipartimento
delle Informazioni per la Sicurezza, e nel 2012 sottosegretario
alla Presidenza del Consiglio dei Ministri del Governo Monti.
Gianni Luperi nel 2001 era il capo dell’Ucigos.
Indagato, fu promosso: capo del Dipartimento analisi dell’Aisi
(Agenzia informazioni e sicurezza interna), ovvero l’ex Sisde.
Durante l’operazione alla Diaz, Luperi — oggi in pensione — era da
considerarsi riferimento per gli operatori appartenenti alle
Digos. Murgolo, che all’epoca era al Sismi, in sede di indagini ha
ricordato: «C’è stato un movimento, quando è stato il fatto delle
molotov, si sono interessati quelli che erano li! Io lì ricordo
appunto Mortola, Luperi e Caldarozzi, io ho sentito qualcuno che
chiedeva dove erano, io ho avuto cioè lì la percezione che le
facessero vedere, che qualcuno se le facesse vedere». Luperi avrebbe
poi affidato le molotov alla dottoressa Mengoni, funzionaria
della Digos fiorentina. La Mengoni – in sede processuale — ha
ricordato «che ero fuori dal cancello, ho visto il dottor Luperi che
aveva questo sacchetto, aveva un sacchetto in mano con due
bottiglie”. Promosso dunque, mentre era indagato.>>
(dal manifesto.it)
(Ancora carriere, ancora promozioni)
Ansoino Andreassi, all’epoca dei fatti era vicecapo vicario della polizia, poi vicedirettore del Sisde. Oggi è in pensione, ma dispensa consigli sul terrorismo internazionale.
Gilberto Caldarozzi, nel 2001 vicequestore e vice dello Sco.Poi promosso a capo dello Sco (nel 2011).
Vincenzo Canterini, allora comandante del VII Nucleo speciale Mobile, condannato a 5 anni. Nel 2005 venne promosso a questore. È in pensione.
Filippo Ferri, era capo della Mobile della Spezia, venne trasferito a Firenze, come primo dirigente, per guidare la squadra mobile.
Oscar Fioriolli, era questore di Genova. Poi di Napoli. Dirige le “Specialità” della polizia (polfer, polstrada, polizia postale).
Pietro Troiani, vicequestore addetto alla logistica della Mobile di Roma, è stato condannato a 3 anni e 9 mesi, per detenzione armi da guerra (molotov) e calunnia.
Roberto Sgalla, all'epoca dei fatti capo ufficio stampa della polizia di stato (e quindi colui che prima di tutti pubblicizzò la presenza di molotov e del famoso giacchino di un poliziotto con tagli da coltello, poi rivelatosi artefatti dagli stessi poliziotti). Sgalla è stato promosso prima a capo della scuola superiore di polizia di stato e dallo scorso luglio direttore centrale di tutte le specialità della polizia di stato. (Grazie al lettore Roberto che l'ha segnalato)
#tortura
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