Jens |
Jens Voig mercoledì 17 settembre 2014 ha festeggiato i 43 anni. Lui è tedesco. Ma uno strano tedesco di quelli che, nati quando il Muro di Berlino sembrava destinato a durare da qui all’eternità, portano ancora la Germania Est nel cuore. Non solo. Forse forse questo ciclista professionista, esempio di longevità agonistica e un palmares lungo così che comprende tappe al Tour e al Giro, sotto sotto, se non comunista, resta comunque uno che guarda a sinistra, senza se e senza ma.
Quando non c’erano gelosie tra lavoratori...
Abita ancora a Berlino (zona orientale, natürlich...) e a differenza di tanti suoi colleghi che hanno trasferito la residenza a Montecarlo o in Svizzera ci tiene - ha chiarito in un’intervista a Le Monde - «a pagare le tasse nel mio Paese». Senza contare quel rimpianto nemmeno troppo velato per il regime pre 1989. «Nel nostro sistema politico - si, ha detto proprio così: «nostro» - le imposte servivano per equilibrare le differenze. Non c’erano gelosie tra il giardiniere e il professore che guadagnavano lo stesso salario».
A lungo dilettante, la vittoria nella Corsa della Pace
Nato nel 1971 in quel di Grevesmühle, mar Baltico, Jens a quattordici anni lasciò casa per frequentare la (prestigiosa) Scuola dello Sport di Berlino. Si, quella che sfornava supermen a getto continuo e per favore almeno stavolta cerchiamo di non associare il doping alla bici. Le specialità in cui Voigt (allenamenti divisi con il gesell Jan Ullrich) eccelleva erano il ciclismo e l’atletica leggera. Poi, verso i 18 anni, optò per il ciclismo. A lungo dilettante di Stato (si usava così nella Ddr, ricordate?...) arrivò alla fama con quella vittoria nella leggendaria Corsa della Pace che nel patto di Varsavia contava come Tour, Giro e Vuelta messi assieme, attraversando praticamente tutti i paesi della ex Cortina di ferro. Poi il passaggio al professionismo. Ma era il 1997. E la Ddr nel frattempo era divenuta un ricordo buono solo per i libri di storia.
Prese a vincere da bimbetto, a 10 anni per non smettere praticamente più. L’ultimo successo risale all’anno scorso (negli Usa, guarda il caso: al giro di California... il traguardo era a Santa Barbara) e in circa vent’anni , da ottimo passista cronoman, ha raccolto una cinquantina di primi posti , tra cui il prestigioso Gran Premio delle Nazioni. Al Giro del 2006 ce lo ricordiamo per un gesto di grande sportività. Arrivato al traguardo in cima al Passo San Pellegrino in compagnia dello spagnolo Gárate, Voigt rinunciò alla volata poiché durante l’intera tappa era sempre stato a ruota in seguito a ordini di squadra. Vinse poi Gárate che sul podio ringraziò Jens.
Sulla bici la bandiera della ex Germania Est
Giusto pochi giorni Jens fa aveva annunciato il ritiro agonistico, dopo il Giro del Colorado. Poi deve averci ripensato. E appunto, tenterà di battere il record dell’ora detenuto con 49 km e 700 mt dal ceco Ondrej Sosenka. Non ha chiarito se al velodromo di Grenchen (Svizzera), dove è prevista la prova, userà quella bici su cui ha fatto incidere i nomi dei suoi sei figli: Marc, Julian, Adriana, Kim, Maya, e Helen. Sotto compare anche una bandiera tricolore nero-rosso-oro. Al centro campeggiano spighe di grano, un compasso e un martello... Lo stendardo della sua Ddr.
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