30/06/15

Aiutiamo la Grecia! Un crowdfunding per ripianare il debito


“Greek Bailout Fund” 
Aiutiamo la Grecia! Aiutiamo il popolo grego a pagare il suo debito. È Thom Feeney, 29 anni, commesso in un negozio di scarpe londinese e nessuna esperienza in politica, a lanciare la proposta. Thom come molti di noi ha pensato che qualcosa forse si può fare, in pratica quello che non hanno fatto gli stati europei membri: un pò, bastava un poco per ciascuno e tutto questo non sarebbe successo. Questo vergognoso attacco alla Grecia mina la democrazia non solo del paese ellenico ma di tutta l'Europa, o almeno dell'idea di Europa unita che abbiamo, così Thom ha lanciato la campagna crowdfunding “Greek Bailout Fund” sulla piattaforma Indiegogo.com per raccogliere 1,6 miliardi circa di euro necessari ad Atene per ripianare il debito con il Fondo Monetario Internazionale. 24 ore soltanto e sono arrivati più di 250 mila euro donati da circa 17 mila persone.

«Non si tratta di uno scherzo. Ero stanco di assistere alle trattative dei politici, mentre le persone reali soffrono terribilmente a causa della crisi. Questa campagna non ha solo lo scopo di avvicinare i cittadini alla questione greca, ma soprattutto cerca di offrire un contributo dal popolo per il popolo. Gli Europei sono un popolo generoso, forse la Merkel e Cameron sono un’eccezione, ma ci sono 500 milioni di persone nell’Ue e non dovrebbe costare troppo a ognuno di loro contribuire, anche perché sarebbe un po’ come farlo per loro stessi in fondo».

Siamo daccordo totalmente con Thom che ha pubblicato l'appello sulla pagina dedicata alla raccolta – andata in tilt per l'enormità dei contatti delle ultime ore. La campagna crowdfunding non è fine a se stessa: ad ogni donazione corrisponderà  una piccola ricompensa, dalla cartolina di Alexis Tsipras spedita dalla Grecia ai cesti con i prodotti tipici. E per chi dona 5 mila euro c'è addirittura una vacanza per due persone nella penisola ellenica. Come per tutti i progetti di crowdfunding su Indiegogo le donazioni non sono vincolanti e i soldi verranno effettivamente versati solo al raggiungimento dell’intera cifra necessaria a ripagare il debito. Certo che Thom si è imbarcato in un impresa mastodontica ma piena di speranza, perchè come noi, Thom Feeney, 29 anni, ha fiducia ed è convinto che un’altra Europa è possibile.




Per la sovranità e la dignità del  popolo
«Amici greci,
da sei mesi il governo greco combatte una battaglia in condizioni di soffocamento economico senza precedenti, per implementare il mandato che ci avete dato il 25 gennaio.
Il mandato che stavamo negoziando coi nostri partner chiedeva di mettere fine all’austerità e permettere alla prosperità ed alla giustizia sociale di tornare nel nostro paese.
Era un mandato per un accordo sostenibile che rispettasse la democrazia e le regoli comuni europee, per condurre all’uscita finale dalla crisi.
Durante questo periodo di negoziazioni, ci è stato chiesto di mettere in atto gli accordi fatti col precedente governo nel “memorandum”, nonostante questi fossero stati categoricamente condannati dal popolo greco nelle recenti elezioni.
Comunque, nemmeno per un momenti abbiamo pensato di arrenderci, cioè di tradire la vostra fiducia.
Dopo cinque mesi di dure contrattazioni, i nostri partner, sfortunatamente, hanno rilanciato all’eurogruppo di due giorni fa un ultimatum alla democrazia greca ed al popolo greco.
Un ultimatum che è contrario ai principi fondanti ed ai valori dell’Europa, i valori del progetto comune europeo.
Hanno chiesto al governo greco di accettare una proposta che accumula un nuovo insostenibile peso sul popolo ellenico e colpisce profondamente le possibilità di recupero dell’economia e della società greche. Una proposta che non soltanto perpetua lo stato di incertezza ma accentua persino le disuguaglianze sociali.
La proposta delle istituzioni include: misure per un’ulteriore deregolamentazione del mercato del lavoro, tagli alle pensioni, ulteriori riduzioni nel salario minimo del settore pubblico e incremento dell’IVA su cibo, ristorazione e turismo, eliminando inoltre le agevolazioni fiscali per le isole greche.
Queste proposte violano direttamente fondamentali diritti europei, mostrano che riguardo a lavoro, uguaglianza e dignità, lo scopo di alcuni partners e istituzioni non è il raggiungimento di un buon accordo per tutte le parti, ma l’umiliazione dell’intero popolo greco.
Queste proposte sottolineano in particolare l’insistenza del Fondo Monetario Internazionale in una dura e punitiva austerity, e sottolineano più che mai la necessità per i grandi poteri europei di prendere iniziative che conducano al termine della crisi del debito sovrano ellenico. Una crisi che colpisce altri paesi europei e che sta minacciando il futuro prossimo dell’integrazione continentale.
Amici greci,
in questo momento pesa sulle nostre spalle, attraverso le lotte ed i sacrifici, la responsabilità storica del popolo greco per il consolidamento della democrazia e della sovranità nazionale. La nostra responsabilità per il futuro del nostro paese.
E la nostra responsabilità ci richiede di rispondere all’ultimatum sulla base del mandato del popolo greco.
Pochi minuti fa alla riunione di gabinetto ho proposto l’organizzazione di un referendum, perché il popolo greco possa decidere in maniera sovrana.
Questa proposta è stata accettata all’unanimità.
Domani la la camera dei rappresentanti sarà convocata d’urgenza per ratificare la proposta del gabinetto per un referendum la prossima domenica, 5 luglio, sull’accettazione o il rigetto della proposta delle istituzioni.
Ho già informato della mia decisione il presidente francese e la cancelliera tedesca, il presidente della BCE e domani una mia lettera chiederà formalmente ai leader della UE ed alle istituzioni di estendere per pochi giorni il programma attuale in modo da permettere al popolo greco di decidere, libero da ogni pressione e ricatto, come richiesto dalla costituzione del nostro paese e dalla tradizione democratica europea.
Amici greci,
al ricatto dell’ultimatum che ci chiede di accettare una severa e degradante austerità senza fine e senza prospettive di ripresa economica, vi chiedo di risponde in maniera sovrana e orgogliosa, come la nostra storia ci chiede.
Ad una austerità autoritaria e violenta, risponderemo con la democrazia, con calma e decisione.
La Grecia, il luogo di nascita della democrazia, manderà una forte e sonora risposta all’Europa ed al mondo.
Mi impegno personalmente al rispetto dei risultati della vostra scelta democratica, qualsiasi essi siano.
Sono assolutamente fiducioso che la vostra scelta onorerà la storia del nostro paese e manderà un messaggio di dignità al mondo.
In questi momenti critici dobbiamo tutti ricordare che l’Europa è la casa comune dei popoli. Che in Europa non ci sono proprietari ed ospiti.
La Grecia è e rimarrà una parte fondamentale dell’Europa, e l’Europa è una parte della Grecia. Ma senza democrazia, l’europa sarebbe un’europa senza identità e senza bussola.
Vi invito a mostrare unità nazionale e calma e fare la scelta giusta.
Per noi, per le generazioni future, per la storia dei greci.
Per la sovranità e la dignità del nostro popolo.»

( Alexis Tsipras Atene, 27 giugno 2015, 1 am)



Senza barriere



Outside Lands Music Festival in San Francisco

embracing the sunset


29/06/15

Chris Squire: E' con il più pesante dei cuori e tristezza insopportabile

Chris Squire, è importante per me. Lo sono tutti i componenti degli Yes, perchè nella strenua battaglia giovanile tra i fan dei Genesis e quegli degli Yes io sono stato uno dei sostenitori più accaniti della band di Squire, Anderson, Howe.. E se il basso è stato lo strumento che ho tentato di suonare, con risultati decisamente scarsi, questo lo devo proprio a Chris Squire, coraggioso co-fondatore degli Yes,  morto a 67 anni  stroncato da leucemia acuta eritroide. Per primo è stato uno dei tanti compagni di band, Geoff Downes, a dare ieri conferma via Twitter.
Chris serenamente scomparso ieri sera a Phoenix in Arizona.

"Assolutamente devastato nel dover riportare la triste notizia della scomparsa del mio caro amico, compagno di band e ispiratore Chris Squire," afferma Downes, che è apparso su tre album in studio degli Yes,  -  Drama 1980,  Fly From Here nel 2011 e Heaven and Earth del 2014. Squire è stato  l'unico membro costante in una band che dal 1969, anno di debutto, con una serie di cambi di formazione ha visto circa 40 membri, ex membri e occasionali sideman di studio attraversare i suoi ranghi.  Il '7 agosto il concerto con i Toto segnerà la prima volta senza di lui. Tralascio la dichiarazione ufficiale della band, piena di tristezza e commozione, che fa riferimento alla famiglia e in particolare alla moglie Scotty.

Avevo citato Chris nel post dei migliori bassisti proprio poco tempo fa,  con il suo tratto distintivo e inimitabile del Rickenbacker 4001 elettrico, che ha  aiutato a ridefinire il ruolo del basso, e che lo ha fatto diventare il leader indiscusso degli Yes: con loro ha pubblicato 21 album in studio.
Chris ha influenzato innumerevoli bassisti di tutto il mondo, ed era anche un fantastico autore: aveva scritto e co-scritto gran parte della musica più accattivante della band e inciso un bellissimo album da solista, Fish Out of Water,

Squire è  il secondo membro degli Yes che ci lascia, dopo un altro co-fondatore, Peter Banks morto nel 2013. Squire era spesso una figura più sottovalutata della leggendaria band prog-rock. Nel corso degli anni, il loro stile si è evoluto dal prog sinfonico ad  accessibili lavori vicino alla New Wave e al pop-rock e viceversa. Ma è difficile, anzi impossibile immaginare glì Yes senzi il falsetto della voce sui cori e il penetrante tono del  basso Rickenbacker di Squire...
Anche se questo blog aveva esordito affermando che quì non si facevano necrologi, non posso fare a meno di ricordare Chris Squire con una piccola playlist, quattro sole canzoni che hanno avuto una parte importante (seppur una delle tante..) in quello che sono oggi..



Da 'Fragile', vers. Yessongs (1971)
Fragile è l' album prog classico indiscutibile, che vanta canzoni come "Heart of the Sunrise" e hit di svolta per la band come  "Roundabout". Ma è anche l'album più strano che abbiano mai fatto, con oltre la metà dei brani strutturati come vetrine individuali per musicisti virtuosi, quasi un album di.. presentazione.



Da 'Relayer' (1974)
The Gates of Delirium", è il fulcro  di Relayer, una  fusione di sfumatureimbottito con  riff classici di basso. Questa epica, lunga jam non ha pause, raramente si riprendere fiato, costruendo per tutto il disco psichedelia conclamata alla magniloquenza del jazz-rock, fino alla serenità di chiusura con "Soon". L'intera banda (compreso il ripiego alle tastiere con Patrick Moraz) è al top della forma, ma il basso di Squire ruba la scena..


Da  'Drama' (1980)
Come per altri brani,  "Tempus Fugit" è definito dai riff  di Squire - senza i quali  l'intero brano crollerebbe. Una delle caratteristiche delle linee di basso di Chris, è che ne ha scritto di più tecnicamente impressionanti, ma quasi mai una orecchiabile.





27/06/15

Thurston Moore (ex Sonic Youth) boicotta Israele

Uh.. Buone notizie. Notizielle che ci piacciono. Finalmente anche il mondo della musica inizia a scuotersi. Thurston Moore ex Sonic Youth è diventato l'ultimo artista ad aderire alla campagna di boicottaggio contro Israele per quello che definisce "brutali violazioni dei diritti umani" nei confronti del popolo palestinese.."

Thurston aveva in programma un live nella seconda città più grande di Israele, Tel Aviv, all'inizio di quest'anno, ma ha poi annullato il concerto senza offrire una spiegazione ufficiale. La notizia è stata resa pubblica solo ora e l'ex frontman dei Sonic Youth ha ora confermato che la decisione dell'annullamento è stata presa per dare sostegno al movimento BDS, organizzazione che si batte per la campagna di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) contro lo stato ebraico fino a che non accetterà le norme internazionali sancite per il diritto e i diritti dei palestinesi ".

"E 'stato dopo un serio ripensamento che alla fine sono arrivato alla conclusione personale che esibirmi con la mia band in Israele era in conflitto diretto con i miei valori", ha spiegato Moore in una dichiarazione al The Quietus. "Con la consapevolezza che un boicottaggio culturale e accademico è fondamentale per lo scopo di portare all'attenzione una realtà di brutali violazioni dei diritti umani - tra cui quelle delle leggi discriminatorie e l'occupazione della Cisgiordania - che ho sentito il bisogno, con umiltà, di annullare l'impegno . "

Moore ha aggiunto in seguito nella sua dichiarazione: "Chiedo scusa e ringrazio tutti. Cerco di fare il mio lavoro con professionalità, e sò che questa decisione comporta una scelta difficile, e ad ogni persona che ha il desiderio di ascoltarci dal vivo, dico che ho preso la decisione, con la certezza che aiuterà a riconoscere pienamente la causa del boicottaggiohe fino a quando arriverà il momento in cui non ce ne sarà più bisogno "

Nel mese di maggio, Lauryn Hill ha cancellato un spettacolo in Israele dopo che gli era stato impedito di organizzare un corrispondente concerto in Palestina. Altri artisti hanno annullato i tour in Israele, come Lana Del Rey, Pixies, Neil Young, Gorillaz e Klaxons.. In passato i nomi più noti ad aderire a Bds erano stati quelli di Elvis Costello e Carlos Santana, mentre avevano ignorato l'appello di Roger Waters dei Pink Floyd i vecchi Rolling Stones: il 4 giugno 2014 i Rolling Stones hanno suonato a Tel Aviv, ma hanno anche posticipato l’inizio del loro concerto di 45 minuti per permettere agli ebrei ortodossi che osservavano la vestività dello Shavout – durante la quale non è permesso guidare o maneggiare soldi – di raggiungere in tempo il concerto.
I Rolling Stones hanno dato a Israele una foglia di fico per nascondere le oppressioni del loro regime, anche se, come sempre nel loro caso, la decisione è più dovuta a questioni finanziarie, più che ideologiche: il  biglietto più economico per il concerto degli Stones costava 200 dollari, 150 euro circa. Eh..pecunia..pecunia..






Ghost On the Highway, i Gun Club su Dvd

Buone notizie per noi tutti, fan dei Gun Club: Ghost On the Highway, il documentario sulla band è ora disponibile in edizione dvd  film e in streaming: la notizia è ghiotta perchè questo è l'unico lungometraggio dedicato alla leggendaria band di Los Angeles. Anche senza l'autorizzazione ad usare la musica originale, ( uno dei tratti distintivi di un documentario non proprio riuscito) i Gun Club hanno ancora abbastanza fascino e complessità intrinseche per garantire una visione obbligatoria. La pellicola, diretta da Kurt Voss e che dura 98 minuti, è un ritratto di Jeffrey Lee Pierce e dei Gun Club e ha un cast di personaggi  piuttosto esteso, con interviste a Dave Alvin e John Doe degli X, Henry Rollins, Mike Martt, Peter Case e Lemmy, oltre che agli ex membri del gruppo Kid Congo Powers , Ward Dotson, Terry Graham, Jim Duckworth e Dee Pop. Racconta abbastanza bene tutta la storia sordida  punk di ossessione e dipendenza e rivela aneddoti ancora sconosciuti sulla band. Questo racconto ha davvero bisogno di essere ascoltato, per collocare i Gun Club in un universo molto più grande  e meritevole nella storia della musica alternativa.

E anche se sarebbe stato davvero bello avere il permesso di utilizzare la musica di Jeffrey Lee Pierce e compagnia,  in quello che potrebbe eventualmente essere l'unico documentario realizzato su di loro, vale la pena spendere un pò di soldi e un'ora e mezza del nostro tempo prezioso. Il DVD, è disponibile su Amazon, qui.



Mick Jones compie 60 anni!

Mick Jones che abitava con la nonna Stella, e la maggior parte della LP d'esordio The Clash fu scritto proprio al 18 ° piano del grattacielo a Harrow Road, nell'appartamento di proprietà della nonna di Mick, che regolarmente si presentava ai concerti Clash! 
Mick che dedica Stay Free in Give 'em Enough Rope a Robin Crocker, alias Robin Banks, arrestato per rapina a mano armata e condannato nel carcere di massima sicurezza nell'isola di Wight; Mick Jones che rubava vestiti a Carnaby Street per i Delinquents, la sua prima band e poi per i London SS, sinistro nome del gruppo in cui militava anche Paul Simonon; Mick che finalmente arriva a formare i Clash dopo l'ingresso nei The Young Colts di Joe lo strimpellatore, Joe Strummer.
Quando Strummer convocò la riunione nel 1982 per licenziare il batterista Topper Headon per la sua inaffidabilità a causa dell'eroina, lo stesso Headon e Mick piangevano. Strummer, presto avrebbe sparato il proiettile di troppo proprio contro Jones:
una delle immagini più tristi viste sullo schermo è proprio quella di Mick che in The future is Unwritten descrive con amarezza di come venne sbattuto fuori dai Clash da Bernie Rhodes, che voleva sostituirlo con Steve Jones dei Sex Pistols e dal buon Joe, accusato poi sempre nel film da Don Letts di profonda codardia. Alla fine, Strummer che  era figlio di un diplomatico e che era cresciuto in un relativo benessere,  sognava di essere Woody Guthrie, mentre Mick, cresciuto negli appartamenti comunali, desiderava essere una rock star: tutto è venuto a galla quando la furia di Strummer ha incontrato l'ambizione di Jones.

Mick che scrive Should I stay or Should I go pensando ad Ellen Foley, cantautrice americana che ebbe parte rilevante in uno degli album più venduti negli States: Bat Out Of Hell dei Meatloaf.

Fu Mick che volle Train In Vain come una delle prime ghost track su vinile per London Calling.

Mick che cercò di insegnare a Paul Simonon a suonare la chitarra, ma Paul proprio non riusciva a capire i meccanismi della sei corde, così passò al basso perche <<è più facile e poi ha solo 4 corde>>..
Mick su Joe Strummer: <<Quello che è importante per me è quello di portare avanti quello che ho fatto con i The Clash e cercare di rimanere fedele a quella idea originale. ... Joe è con me tutto il tempo si sa. .. E 'qui stasera con me in questo momento ed era con me quando sono andato sul palco e suonato stasera. Lo sento in tanti modi.. >>

Su Sid Vicious: <<Era un bel ragazzo intelligente - e nessuno si sofferma su questo punto. Siamo stati veramente buoni amici, Sid era più vicino al nostro gruppo che a loro [i Sex Pistols]. Eravamo in uno squat insieme ed siamo stati gli unici che lo hanno difeso dagli attacchi dopo i fatti di New York. Era un ragazzo molto più complesso di quanto si pensi..>>

Mick e le donne: <<All'inizio vivevo con mia nonna, sua sorella e sua cognata. Così vivevo con tre vecchie signore in Edgeware Road. Era una cosa completamente pazza, ero in una società completamente matriarcale. Sono stato circondato da donne di tutte le età per tutta la vita, ora ho tre figlie, una di 27, una di 7 e una di 8, più una figliastra di 22...>>

Il nuovo progetto dell'ex Clash con Tony James, ex Generation X e Sigue Sigue Sputnik, sono i Carbon Silicon. Hanno uno zoccolo duro di fan che va oltre il riconoscimento dei nomi, e ci hanno regalato tre album e due EP sul loro sito web. Carbon Silicon oggi scrivono ancora canzoni capaci di ispirare i ribelli di tutte le età.
www.carbonsiliconinc.com

Auguri, Mick!!
Mick Jones
Mick JonesAKA Michael Goeffrey Jones
Nato: 26-Jun-1955
A: London, England
Gender: Male
Razza or Etnia: White
Sexual orientation: Straight
Occupazione: Musician
Nazionalità: England
Executive summary: The Clash
 
    General Public
    The Clash Guitar
    Big Audio Dynamite Vocals, Guitar
    Big Audio Dynamite II Vocals, Guitar
    Libertines, Producer
    Gorillaz, Guitar
    Carbon Silicon Vocals, Guitar  
    Best Artist, Keith Richards
    Risk Factors: Cocaine








25/06/15

Siamo già angeli: 4:44, l' Ultimo giorno sulla terra di Abel Ferrara


Incredibile la somiglianza tra questi due film, entrambi molto belli, e potremmo dire l’uno il riflesso dell’altro. In questi due film-lampo si somigliano molto Eva e Adam, i vampiri intellettuali e nostalgici di J. Jarmush in Only lovers left alive, con Cisco e Skye, la coppia di amanti che accettano il proprio destino in una New York assediata dall'ombra di una minaccia globale. Lo strato di ozono ormai talmente assottigliato promette una esplosione massiva da cui l'intera umanità sarà spazzata via, senza possibilità di salvezza per nessuno. E’ questa la trama di 4.44, Last day on Earth di Abel Ferrara, presentato a Venezia nel 2011 e visto colpevolmente solo adesso.. Ditemelo se non ve lo siete mai chiesto: “cosa accadrebbe se tutti noi sapessimo che stiamo per morire? Cosa faremmo nelle ultime ore della nostra vita?” Cisco, un grandissimo Willem Defoe e Skye fanno l’amore, si dedicano all’arte, alla musica (proprio come i vampiri di Jarmush..) serrati,  aspettano nel loro appartamento, in un intreccio che coniuga armoniosamente corporeità e spiritualità, immanente e trascendente. Ormai il loro legame con il mondo esterno è composto da schermi, quello della televisione, sempre accesa, dei computer, con i quali attraverso Skype salutano parenti e amici, quelli dei cellulari, in un continuo rimando alla società dello spettacolo di Debordiana memoria. Intanto fuori vi è una parvenza di calma, c’è chi si ubriaca, chi si ama e chi si butta dal balcone, mentre sugli schermi risuonano le parole del Dalai Lama, e quelle di Al Gore, non vi sono panico e violenze nonostante la situazione, tutti continuano a fare il proprio lavoro: l’alienazione della società capitalista non lascia scampo. Come Only Lovers, 4:44 è un film sulla dipendenza. Cisco, attraverso la relazione con la giovane pittrice Skye, più giovane di lui, cerca liberarsi dal suo passato di eroinomane, anche attraverso un rinnovato valore delle relazioni umane: il tentativo di di parlare con la figlia che lo accusa dell’abbandono, la fugace visita ai vecchi amici.. Ci sono i temi e le ossessioni del miglior Ferrara, il sesso, la droga, le religioni, e infatti forse questo è il miglior film del regista dopo alcuni passi falsi. Emozionante  (senza voler fare spoiler) l'ultimo saluto del pony express tramite il PC di Cisco mentre schitarrate di blues elettrico inondano l'appartamento per quasi tutto il film.
Alla fine, Ferrara (come Jarmush) pare suggerire che l’unica alternativa, l’unico rifugio per il genere umano, che si sta infliggendo la condanna all’autodistruzione con le proprie mani, è si l’arte, ma anche l’amore: nell’ultimo giorno che si affaccia sulla fine del mondo, dove non ci saranno superstiti, non  resta che tenersi stretti in un ultimo abbraccio che combatta la paura: "Siamo già angeli".. recita l’ultima battuta di Cisco, epitaffio del bel film del cattivo Abel Ferrara..
E film molto..molto consigliato.

4:44. Ultimo giorno sulla terra (Cineblog)
4:44 Last day on Earth (in lingua originale)


24/06/15

The Long Riders: Fuga da Northfield

La sparatoria durò 8 minuti: durante la fuga, Cole Younger fu colpito da cinque proiettili: ad entrambe le spalle, al braccio destro, all'anca sinistra, e a entrambe le cosce. Jim Younger fu colpito tre volte, ad entrambe le spalle, alla coscia destra e al braccio destro. Bob Younger due, al gomito destro e a un anca. E' vero che Frank James fu raggiunto da un solo colpo alla spalla, mentre Charlie Pitts si beccò tre pallottole. Bill Chalwell morì colpito al cuore da copli di fucile, Clell Miller fu prima colpito in volto: raggiunto in fronte, ad un occhio, a una mascella. Una scarica di pallini sparati da un fucile da caccia lo fece cadere dal cavallo. Rimontò sparando all'impazzata, uccidendo Nicholas Gustavson, uno studente svedese: nella sua furia gli sparò alla testa uccidendolo all'istante. Subito dopo fu raggiunto da un colpo alla spalla sinistra, sparato da Henry Wheeler, un cittadino di Northfield, scaraventandolo giù dal cavallo per la seconda volta, e che lo uccise, recidendo un arteria. Solo Jesse James uscì totalmente illeso dallo scontro. Dopo la sparatoria di Northfield, la banda si separò: i fratelli James tornarono in Missouri, mentre i tre Youngers (Cole, Bob e Jim) assieme a Charlie Pitts, iniziarono una sparatoria con gli inseguitori in un bosco. Pitts, già ferito, fu ucciso, Cole, Jim e Bob Younger, feriti gravemente, vennero catturati e condannati all'ergastolo nella prigione di Stillwater il 18 novembre 1876. Frank e Jesse James fuggirono a Nashville dove vissero pacificamente per i successivi tre anni. Nel 1879 Jesse tornò ad essere un criminale finché non morì il 3 aprile 1882 a St. Joseph. Frank James si consegnò al governatore del Missouri Thomas T. Crittenden il 4 ottobre 1882. Alla fine Frank James fu assolto e visse senza commettere più crimini. Bob Younger morì nella prigione di Stillwater il 16 settembre 1889 a causa della tubercolosi. Cole e Jim furono rilasciati sulla parola il 10 luglio 1901, con l'aiuto del direttore del carcere. Jim si suicidò in una stanza d'hotel a St Paul, in Minnesota, il 19 ottobre 1902. Cole scrisse le sue memorie che lo ritraevano come un vendicatore Confederato piuttosto che come un fuorilegge, ed ammise un solo crimine, quello di Northfield.








23/06/15

Viva Le Famiglie! Il Family Day 2015

Molti mi rimproverano di occuparmi poco delle cose italiote. Vero. Perchè a volte questo paese è davvero anacronistico, buffo, irritante. Ad esempio: non sarebbe ora che uno dei paesi della cerchia dei cosiddetti "avanzati", si apra alle unioni civili tra le persone dello stesso sesso? Il buon senso ci risponderebbe di sì, ma nel nostro paese il buon senso è merce rara. Così, quasi 100 parlamentari aderiscono al Family Day 2015, tenutosi sabato 20 giugno a Roma, in quella Pz San Giovanni oramai preda di cani e porci. E dov'è il buon senso se la maggioranza di questi 100 stimati parlamentari sono tutti.. divorziati? Ci sarebbe da ridire a crepapelle se poi il nuovo messia degli ultra cattolici italiani è quel Mario Adinolfi, detto Marione, onnipresente su tutti i mezzi di comunicazioni possibili, e che si era fatto eleggere nelle liste del PD: il nostro Marione, croce in spalla e megafono, si è sposato, ha lasciato moglie e figlia, ha divorziato, e si è risposato in un casinò di Las Vegas. Strenuo difensore della famiglia e del caminetto e fustigatore di gay e abortisti. Per un pò di visibilità Marione Adinolfi scatenerebbe volentieri una guerra di religione, e magari in un altro secolo ci riuscirebbe pure. In un altro secolo, però..


22/06/15

Me ne andavo da quella Roma di m...

Le mille e una vita di REMO REMOTTI..

Francis Ford Coppola, Marco Bellocchio, Nanni Moretti, Ettore Scola, i fratelli Taviani, Peter Ustinov, Nanni Loy, Maurizio Nichetti, Carlo Mazzacurati, Carlo Verdone...

Struggente e arrabbiato, come l'inno che aveva dedicato alla sua città, Mamma Roma addio!. Così era Remo Remotti, 90 anni compiuti a novembre scorso, e che ci ha lasciato ieri. Con la sua ferocia, l'ironia, e il disincanto Remo era stato l'attore feticcio di Nanni Moretti ma era stato chiamato da una miriade di grandi registi, a testimonianza della sua versabilità e la sua sincerità. Aveva sintetizzato quello che tanti che vivono nella capitale pensano: <<“Roma? Ci sono stato da Dio ma l’ho anche odiata. Io so’ nato sotto er fascismo. Quello vero e quello della Chiesa Cattolica, nel cuore della borghesia romana. Praticamente nella merda. Peggio de così”.>> Poeta, attore, scrittore e artista, aveva vissuto in Perù e in Germania e oltre ai registi citati sopra, aveva lavorato anche con "quello stronzo di Woody Allen". Intellettuale e provocatore, Coppola l'aveva voluto ne Il Padrino III, il suo film forse più anticlericale della sua carriera. Oltre che al cinema, ci piaceva molto la sua voce e i suoi testi sulla musica dei Recycled: ci mancheranno le sue invettive, le sue parolacce, i suoi racconti strambi ..





21/06/15

La pioggia prima della tempesta: Earthling, David Bowie

Buttate tutto. Tutti i dischi di Drum 'n' Bass, Jungle, Electronic dance, Breakbeat, Electrostep, Big Beat.. Avete altro da aggiungere a questa lista? Buttate tutto e ascoltate Earthling di Bowie, e per prima Battle for Britannia (Letter). Versione in studio e quella dal vivo, in particolare quella nel concerto per i festeggiamenti dei 50 anni di Re Bowie. Earthling è un disco dello scaffale, ma di quelli di prima linea. Ci sono ritornato dopo la sbornia di fine anni '90, e l'ho riscoperto ancora più bello, intenso, innovativo. Commovente, a pensare che i contemporanei musicali attivi di Bowie, almeno quelli più vicini, sarebbero i Rolling Stones: è stato il solo della sua generazione (e forse, anche, della generazione a seguire nella sua scia), che ha continuato a indagare nuovi territori, resistendo a qualsiasi tentazione di rilassarsi su il suo infinito catalogo.
"Non mi sarei mai aspettato di avere un tale appetito per la vita, a questo punto. Avevo pensato, come gli eroi poeti romantici che avrei bruciato tutto. Ma nulla si è spento. Sento ancora il fuoco."
Ogni tanto ci riprovo, sapete, a fare quei divertenti grafici per ogni cosa: qual'è l'argomento preferito dei libri che posseggo, l'artista di cui ho visto più concerti, gli argomenti dei post che pubblico. E in quello del musicista o del gruppo più ascoltato, c'è poco da fare, lo spicchio di torta più grande è sempre il suo: Bowie. Anche Last.fm me l'ha confermato.

Earthling vide un altro cambiamento di direzione, e fu una mossa destinata a portarlo al fianco di contemporanei (di quegli anni, parliamo della seconda metà dei '90) come Goldie e The Prodigy. E' importante affermare che Earthling era ben lungi dall'essere solo un altro stantio, e non creativo album dance.

Sono invece 9 brani che offrono una sorprendente quantità di piacere a quegli ascoltatori che hanno una spiccata e grande apertura mentale. Chi possiede un minimo di ritmo musicale nel sangue, davvero non può resistere a un pezzo come Battle for Britannia, non può restare fermo. Ma in generale Earthling è geniale rispetto al Drum'n'Bass tradizionale perchè fu il primo a fondere strumenti tradizionali con quelli elettronici: i tamburi sono una combinazione di campionamenti e ritmi dal vivo, stratificati l'uno sopra l'altro; le chitarre sono altrettanto meditate - i riff furono registrati live e poi messi nel sintetizzatore in modo che potessero confluire elettronicamente, creando l'approccio a una miscelazione perfetta tra suoni reali e costruiti. Earthling è il disco di Bowie che più mi piace dai tempi di Scary Monsters del 1980. Le tracce sono legate dal potere delle chitarre di Gabriel Reevers, grandissimo, sovralimentate; dall'energia e l'intensità dei ritmi drum-and-bass e dai testi che si combattono in una guerra tra lo spirituale-tecnologico. Si ritorna al tema dello spazio, una fascinazione per Bowie dai tempi di "Space Oddity", ed era il 1969 . "Looking for Satellites": "C'è qualcosa nel cielo / che brilla nella luce / Ruota lontano". E' sempre quello, il tentativo di riconciliare il progresso tecnologico con la crescita spirituale.
Infine la firma, con la voce croon/baritonale di Bowie. Un'esplosione di sferraglianti beat e stridore di elettronica: da il via il drammatico singolo, "Little Wonder."

Earthling ha colto lo stato d'animo della cultura popolare degli anni '90 - dall'angoscia del rock industriale all'estasi della musica dance britannica. Anni ormai passati, anni lontani...





My, my, the time do fly
When it's in another pair of hands
And a loser I will be
For I've never been a winner in my life

I got used to stressing pain
I used the sucker pills to pity for the self
Oh, it's the animal in me
But I'd rather be a beggarman on the shelf

Don't be so forlorn, it's just the payoff
It's the rain before the storm
On a better day, I'll take you by the hand
And I'll walk you through the doors

Don't be so forlorn, it's just the payoff
It's the rain before the storm
Don't you let my letter get you down
Don't you, don't you, don't you, don't you

My, my, but time do fly
When it's in another pair of pants
And illusion I will be
For I've never been a sinner, la di da

Don't be so forlorn, it's just the payoff
It's the rain before the storm
Don't you let my letter get you down
Don't you, don't you, don't you, don't you

nwod uoy teg rettel ym tel uoy t'nod

Don't you let my letter get you down, down, down, down
Don't you, don't you, don't you, don't you
Don't you let my letter get you down, down, down, down
Don't you, don't you, don't you, don't you

Down, down, down, down, down, down
Down, down, down, down, down, down
Down, down, down, down, down, down

DAVID BOWIE's  band: guitarist Reeves Gabrels; keyboardist Mike Garson; bassist Gail Ann Dorsey and drummer Zachary Alford



20/06/15

Niente dura per sempre: le liste nere del rock del Komsomol

GIOVANI! È il vostro turno!
«La musica è l’arma». La musica è pericolosa e potente, e può essere, senza volerlo, un'arma politica. Ha irriso, denun­ciato e sfi­dato dit­ta­ture mili­tari e i potenti di turno, pagando a volte prezzi altissimi. La musica può condurre verso un’inquietudine che vuole indicare un cammino di rivolta e di riappropriazione della vita. La musica è politica in tutti i suoi aspetti, ma soprattutto è politica quando riesce a farti pensare. Tutti i regimi autoritari hanno compreso questo, inclusi gli elementi repressivi negli Stati Uniti durante la Guerra Fredda. Una risata vi seppellirà. Questa potrebbe essere la reazione a un elenco pubblicato nel 1985 dal Komsomol, l'organizzazione giovanile sovietica nata come l'Unione leninista dei Giovani Comunisti nel 1918. E' una lista composto da trentotto band e ce ne per tutti: punk, rock, metal, disco , e le varie fasi della New Wave.

L'elenco riflette materiale stampato nello stesso periodo da alcune organizzazioni giovanili. I meccanismi della repressione statale in Unione Sovietica alla vigilia della perestrojka potevano sembrare eccessivi, rispetto ai tentativi relativamentemeno pesanti di censura della musica fatta dal governo americano, ma i meccanismi di propaganda erano in fondo simili. Come negli opuscoli allarmati e libri che circolavano nei campi estivi, la lista del Komsomol descrive ogni band in termini ottusi e assurdi, ognuna inserita in categorie in un ottica di propaganda". I Black Sabbath, ad esempio, viene associata con gli Iron Maiden per "violenza" e "oscurantismo religioso", e definite band spaventose e politicamente astute. (I Nazareth erano altrettanto colpevoli di "violenza" e "misticismo religioso".) Un gran numero di artisti venivano citati a volte con un solo aggettivo, tipo "violenza" o con "sesso", il che dimostra quanto ne sapevano a volte sulle band e sulla musica in generale. Una manciata di punk band -Sex Pistols, Clash, Stranglers- sono citate per violenza, e anche semplicemente accusato di eseere "punk", un crimine questo, di cui sono accusati anche i Ramones. Ci sono diciture stranamente specifiche: i Pink Floyd sono colpevoli di una "distorsione della politica estera sovietica" (le critiche della band di Waters e Gilmoure all'aggressione sovietica all' Afghanistan')". I Talking Heads venivano tacciati di essere i propagandisti del falso mito della minaccia militare sovietica, di essre punk e violenti gli Yazoo e i Depeche Mode (!!) , due delle band più easy del periodo, mentre i Kiss e i Village People, due gruppi forse tra i più ridicoli di tutta la storia della musica e comunque inserite nella lista, si dice che propagandano e diffondono "neofascismo "e" violenza ". Chiaramente, viste l'inconsistenza della cultura musicale che queste sedicenti organizzazioni giovanili avevano, si arriva alla conclusione che dietro non vi fossero veramente dei ragazzi, dato che dopo la caduta del muro (ma anche prima) venne alla luce che vi era una notevole attività musicale underground nelle maggiori città dell'Unione Sovietica, e che queste liste venivano fatte circolare al solo scopo di "intensificare il controllo sulle attività di discoteche". In "Niente dura per sempre, The Last Soviet Generation, di Alexei Yurchak viene citato come esempio, la "natura contraddittoria della vita in Unione Sovietica", dove i cittadini partecipavano pro-forma al discorso ideologico ritualizzata, ma questo discorso ha anche permesso loro di ritagliarsi quello che chiamavano una 'vita piena di significato normale' che andava oltre l'ideologia di Stato." Una gran parte "della vita "normale" consisteva nella circolazione di dischi della musica ideologicamente sospetta..

Sex Pistols: punk, violence
B-52s: punk, violence
Madness: punk, violence
Clash: punk, violence
Stranglers: punk, violence
Kiss: neofascism, punk, violence
Crocus: violence, cult of strong personality
Styx: violence, vandalism
Iron Maiden: violence, religious obscuritanism
Judas Priest: anticommunism, racism
AC/DC: neofascism, violence
Sparks: neofascism, racism
Black Sabbath: violence, religious obscuritanism
Alice Cooper: violence, vandalism
Nazareth: violence, religious mysticism
Scorpions: violence
Gengis Khan: anticommunism, nationalism
UFO: violence
Pink Floyd (1983): distortion of Soviet foreign policy (“Soviet agression in Afghanistan”)***
Talking Heads: myth of the Soviet military threat
Perron: eroticism
Bohannon: eroticism
Originals: sex
Donna Summer: eroticism
Tina Turner: sex
Junior English: sex
Canned Heat: homosexuality
Munich Machine: eroticism
Ramones: punk
Van Halen: anti-soviet propaganda
Julio Iglesias: neofascism
Yazoo: punk, violence
Depeche Mode: punk, violence
Village People: violence
Ten CC: neofascism
Stooges: violence
Boys: punk, violence
Blondie: punk, violence


19/06/15

Tokyo Tower Wax Museum

INTERZONE ha dedicato più di un post al Giappone e a Tokyo in particolare, una città senza dubbio affascinante e degna di essere scoperta, magari con una visita e qualche settimana da dedicargli. Il Tokyo Tower Wax Museum ad esempio, è un museo delle cere privato, che oltre alle solite figure di grandi nomi come The Beatles, Gesù, astronauti giapponesi, è, udite dite, la sede di numerose altre statue di cera più esoteriche e addirittura un'intera sezione dedicata al krautrock: compaiono Tangerine Dream e Ash Ra Tempel, Faust, e moltissimi altri, da Frank Zappa. a Klaus Schulze. Peccato, perchè questo strano museo delle cere, di proprietà di Gen Fujita, che comprende anche oggetti di memorabilia e intere e eclettiche collezioni di dishi che riflettono la passione del proprietario del museo per tutte le cose prog, chiuderà i battenti il 1 °settembre, lasciando la sua bizzarra collezione di cere krautrock senza casa. Intanto la filiale appena aperta a Tokyo di Madame Tussauds ha aggiunto la statua di Ryuichi Sakamoto alla sua collezione...







18/06/15

Dedicato alle ragazze. Con la chitarra.

Dedicato alle ragazze...
Mentre il mondo della chitarra rock, bisogna ammetterlo, è pesantemente appannaggio dei maschi, un certo numero di musicisti di sesso femminile è salitoalla ribalta nel corso degli anni, dimostrando che le donne hanno altrettanto attitudine per la 6 corde come i loro colleghi uomini.



Joni Mitchell
Joni Mitchell (1943) é una delle due uniche musiciste donne ad essere inclusa nella lista di Rolling Stone dei 100 chitarristi più grandi di tutti i tempi (al numero 72. L'altra è Ioan Iett, al numero 87). Nata in ambito folk, la Mitchell è cantante, autrice e chitarrista. Al pari di Bob Dylan come poeta, come musicista è invece molto più sofisticata di lui, una delle chitarriste più creative e originali di sempre. E celebre per gli accordi non standard che ha ideato per compensate il fatto che la sua mano sinistra è stata indebolita da un attacco di polio durante l'infanzia. Da ascoltare Blue (1971), uno degli album più imponenti degli anni Settanta.

Bonnie Raitt
Nata nel 1949, Bonnie debutta nel 1971 con l'album eponimo, e da allora ancora non si è fermata, continuando a suonare e a vincere premi (dieci volte il Grammy , ad esempio). Suo padre John Raitt) era una star di Broadway, sua madre (Marjorie Haydock) una pianista, e i suoi genitori artistici giganti del blues quali Howlin' Wolf e Mississippi Fred McDowell. A sua volta e stata un influenza per musiciste quali Melissa Etheridge e Sheryl Crow. Una delle maggiori chitarriste slide al mondo, la sua chitarra preferita per i live é una Fender Stratocaster personalizzata che usa dal 1969.

Chrissie Hynde
Voce, chitarra e penna dei Pretenders dal 1978, vegetariana e attivista per i diritti degli animali Chrissie Hynde (1951) ha dichiarato di non sapere nulla di chitarre, davvero. Una chitarra è solo un oggetto, un arnese. Sembra però preferire una Telecaster blu. In una recente intervista ha affermato <<Sono fisicamente adatta per la chitarra, ho una forma maschile. Se avete le tette grosse e le spalle strette, e meglio che vi atteniate al piano>>.

Nancy Wilson
L'intricata intro di Crazy on You, e il riff di Barracuda, bastano per includere Nancy Wilson (1954) in questa lista. La musicista americana, influenzata da Joni Mitchell e dai Beatles, suona da sola fino al 1974, quando si trasferisce in Canada per unirsi alla sorella Ann negli Heart. Allora c’erano sono ancora poche donne che rockeggiano. E Nancy è una donna che rockeggia, di brutto. Brani delle Heart quali Sing Child, Crazy on You e Magic Man fanno guadagnare loro l‘appellativo di <<Led Zeppelin femminili>>. Ma la band delle sorelle Wilson, che diventa uno dei gruppi hard rock più di successo di sempre, non le la copia di nessuno. <<Sono sposata con la mia chitarra» (una Fender Telecaster blu).

Charlotte Caffey
Le Go-Go's sono il primo gruppo di donne (che suonano e si scrivono le canzoni) a ottenere un successo planetario. Charlotte Caffey (1957) era (ed é, visto che ancora sono attive) la loro chitarrista, e una delle autrici principali della band. Si unisce alle Go-G0‘s nel 1978. Dal 1988 al 1992 fronteggia la sua band The Graces, oltre a lavorare con Belinda Carlise (voce delle Go-Go‘s) nei suoi album solisti. Suona principalmente una Fender Telecaster.




Vicki Peterson
Vicki Peterson (1958) da ragazzina porta la sua chitarra ad ogni pigiama party per suonare i suoi brani a chiunque voglia ascoltarli. Nel 1981 fonda le Bangs, poi Bangles, con la sorella Debbi Peterson e Susanna Hoffs, che diventano uno dei gruppi femminili più famosi di sempre. E’ stata ispirata da Joni Mitchell, George Harrison, Paul Simon, e Bonnie Raitt. Ha dichiarato in un'intervista:

<<Voglio incoraggiare le ragazze che stanno pensando di suonare: fatelo e basta. Se siete timorose perché la ‘ chitarra sembra grande e spaventosa, date un'occhiata alle chitarre Daisy Rock. Noi abbiamo un modello speciale che suoniamo ad ogni show (...). Non scoraggiatevi..>>

Joan Jett
Una delle rock star più influenti e cool in assoluto, l'impavida Joan Jett (1958) diventa incredibilmente famosa negli anni Settanta con le Runaways, band formata da ragazzine adolescenti. Oltre alla Jett, la band losangelina comprende Lita Ford, Cherie Currie e Sandy West. Dopo quattro anni si sciolgono. Joan Jett fonda The Blackheaits e con loro produce una serie di hit entrate nella leggenda: Bad Reputation, I Love Rockfn Roll, I Hate Myself for Loving You. E’ stata una delle ispirazioni maggiori per le Riot Girl degli anni Novanta, producendo addirittura un singolo delle Bikini Kill. Suona una Gibson Les Paul.




Kelley Deal
Chitarrista delle Breeders, Amps, e Kelley Deal 6000, Kelley (1961) è la sorella piu autodistruttiva delle gemelle Deal. Non ha una grande tecnica, ma rimedia con la creatività e una piacevole propensione per la melodia. E’ un fiore sbocciato tardi: ha preso su la chitarra (la sua preferita: una Gibson Les Paul Deluxe) per le prima volta dopo i trent'anni. Secondo lei, <<ai ragazzi piace davvero sentirsi parlare. Le donne chitarriste sembrano più` concentrate sulla canzone. Quello che scelgono di suonare contribuisce a rendere la canzone migliore, non solo a riffeggiarci sopra. E’ una relazione più profonda>>.


Ani DiFranco
L‘eroina della musica indipendente americana, Ani DiFranco (1970) ha, dal suo debutto nel 1990, il controllo totale sulla sua musica, pubblicandola attraverso la sua etichetta Righteous Babe Records. E’ ammirata da chiunque, dall'ultimo musicista di strada a megastar come Prince, e suona per lo più in acustico (preferisce le Alvarez).

Corin Tucker e Carrie Brownstein
Quando, nel 1997, esce Dig Me Outle Sleater-Kinney vengono elette <<la più grande punk band del rnondo>> da riviste quali Village Voice e Rolling Stone. Il successo commerciale non arriva mai (probabilmente non è neppure cercato), e le Sleater Kinney (che dal 2006 sono in pausa) rimangono una delle tante band sottovalutate della storia del rock. L‘interazione magica tra Corin Tucker (1972) e Carrie Brownstein (1974), entrambe alla voce e chitarre, è uno dei punti di forza della band. La più talentuosa sembra essere la seconda, per Rolling Stone una dei chitarristi più sottovalutati di sempre. Donna dai mille talenti, Carrie recita, canta, scrive, oltre a suonare la chitarra, prima con le Excuse 17, poi con le Sleater-Kinney, oggi con le Wild Flag. Suona una Guild.


Donita Sparks
Delle imprese controverse di Donita Sparks (1963), una delle fondatrici delle L7, si sa abbastanza, ma a guardare oltre a lanci di tampax usati, troviamo una chitarrista che sa il fatto suo. La dea del grunge spacca quanto qualsiasi collega maschio: ascoltare Bricks Are Healgy (1992) per credére. Mentre era nelle L7 Donita suonava alternativamente una Gibson e una Epiphone Flying V. Negli Stellar Moments (la band che ha fondato successivamente), una Melody Maker.




Kat Bjelland
Kat Bjelland (1963) inizia ad interessarsi alla musica rock da teenager. A diciannove anni acquista in un banco dei pegni la sua prima chitarra, una Rickenbacker 425, per 200 dollari: la suonerà per tutta la sua carriera. Nel 1987 fonda le Babes in Toyland, con Lori Barbero (batteria) e Michelle Leon (basso). Ha detto: <<Quando ho fondato la band non sapevo neppure suonare, volevo solo fare chiasso con le mie amiche>>. Le Babes si sciolgono ufficialmente nel 2001, ma ci sono pettegolezzi su una possibile reunion.

Courtney Love
E’ recentemente arrivata ai 50 (è del 1964) in forma smagliante, avendo abbandonato alcol e droghe (almeno cosi dice). Non sarà la più brava della lista tecnicamente, ma quante sono le ragazze che vedendo Courtney sul palco con le Hole hanno deciso di prendere in mano una chitarra? Autodidatta, ha suonato moltissime chitarre, tra cui una Rickenbacker 425 all'inizio della sua carriera, una Fender Jazzmaster (nel video di Miss World), poi una Squier Venus co-disegnata da lei per Fender:

<<Volevo una chitarra molto semplice, con un suon caldo e pop>>, e, piu recentemente, una Rickenbacker 360. Negli anni Novanta indossava sempre la chitarra con una mitica cinghia di Built by Wendy (cinghie che, tra l‘altro, inizieranno ad essere riprodotte a settembre, per il loro ventesimo anniversario).

Kristin Hersh
Meglio conosciuta come la leader dei Throwning Muses negli anni Ottanta, Kristin Hersh (1966) dal 1994 si è dedicata alla carriera solista con dischi focalizzati sulla sua voce e chitarra acustica. Il padre le insegna a suonare la chitarra quando ha soli sei anni. Poco dopo inizia a comporre, e da teenager forma i Muses con la sorellastra Tanya Donelly. Nel 2003 fonda il trio 50 Foot Wave, dalle influenze punk/hardcore. La sua prima chitarra? <<Mio padre mi diede la sua Yamaha>>. Oggi?
<<Suono una Strato e una Telecaster con i Throwing Muses; una SG e una Les Paul con i 50 Foot Wave; e una Collings come solista>>. La Collings acustica attuale le è stata regalata dai fan (perché lei non se la poteva permettere).




Tanya Donelly
Dopo aver lasciato i Muses nel 1991, Tanya (1966) va a suonare prima con le Breeders (1990-92) e poi con i Belly (1991-1996). Alla fine degli anni Novanta inizia a dedicarsi alla sua carriera solista. Uno degli esempi migliori della bravura e dello stile originale di Tanya é il disco dei Muses The Real Ramona (1991). Anche a lei il padre ha regalato la sua prima chitarra, quando aveva circa quattordici anni. Ha citato tra le proprie influenze: Marc Ribot, i Beatles, la Hersh.


Liz Phair
Il picco della carriera di Liz Phair (1967) è senza dubbio Exile in Guyville (1993), uno degli album indie rock migliori degli anni Novanta, e quello che l'ha portata al successo. Il suo faux pas? Accettare che il suo quarto disco (Liz Phair, 2003), venisse prodotto da The Matrix - (produttori di Britney Spears e Avril Lavigne). Nonostante la collaborazione con loro riguardasse solo quattro brani, questo le ha attirato una valanga di popò, soprattutto dalla stampa indipendente, e accuse di essersi “venduta”. La povera Liz non se lo merita: é indubbiamente una musicista che ha ispirato migliaia di ragazze a prendere su una chitarra (lei suona diverse Fender, Mustang e Telecaster).

PJ Harvey
E’ dal lontano 1991 che la voce e la chitarra scorticata di PJ Harvey (1969) eccitano gli appassionati di musica rock. Unica artista a vincere per ben due volte il prestigioso Mercury Price (nel 2001 e nel 2011), PJ si considera principalmente un autrice e non una musicista. Ciò nonostante, possiede una vasta collezione di chitarre, soprattutto Telecaster



17/06/15

La forza della sopportazione: Allman Brothers Band

<<Tutti quelli che vengono a contatto con l’Allman Brothers Band diventano tossicodipendenti e pazzi>>. Così riassumeva uno dei tanti avvocati in uno dei tanti processi che coinvolsero la moltitudine di personaggi che ruotavano intorno alla band. In questo caso si trattava della difesa di Twiggs Lyndon, road manager che assassinò il proprietario di un club di Buffalo, New York, con tre coltellate, reo di non aver pagato una performance del gruppo, durata per altro solo quindici minuti. Nei dieci anni della loro vita comunitaria, gli Allman Brothers hanno pagato però ben più di quanto possa risultare da un semplice conto economico. Duane Allman e Berry Oakley, morirono proprio quando sembrava che il grande successo fosse finalmente arrivato. Duane muore in sella alla sua Harley Davidson mentre cerca di evitare un camion che gli taglia la strada verso Macon, località della Georgia dove la Allman Brothers Band aveva messo su la sua comune musicale chiamata “The Big House”. . Con lui, scomparve uno dei più grandi chitarristi della scena rock, oltre al vertice del complesso, unico continuatore della stirpe Allman. Trascorre appena un anno e il bassista Berry Oakley, l’11 novembre del 1972, si schianta contro un bus: stesso posto e stesso mezzo, la moto. Nonostante tutto, gli Allman tirarono avanti, serrando le fila e proponendosi d’esser sempre piu forti, riempiendo i vuoti che si erano venuti a creare, con la ferrea determinazione che sempre li ha contraddistinto. Il fato colpì Gregg Allman per ultimo, atto finale di una sorte spietata che aveva gia messo in ginocchio la più grande band sudista della storia del rock-blues. E’ il , 1973, poco dopo l’uscita di Brothers And Sisters, Gregg viene arrestato e processato per traffico di stupefacenti. Spacciava cocaina per pagarsi la sua dipendenza dall’eroina. Il cantante, per salvarsi accusò il suo assistente e roadie, John “Scooter” Herring, di essere il suo fornitore (<< Come potevo accettare di finire in una prigione?>>), accusa che fece condannare “Scooter” a una pena severissima con molti anni di carcere (oltre settanta poi ridotti in appello). Gregg Allman dovette subire il rancore e il disprezzo di quella band che aveva fatto della vita comunitaria una bandiera. Una bandiera sporcata ovunque di polvere tossica. , Da quel processo seguirono tensioni, divisioni e rinascite fino ad oggi, ma le cose non sarebbero mai tornate davvero apposto. Solo molto tempo dopo, nella seconda meta degli anni Ottanta, Gregg Allman riuscì a smetterla con la droga. Adesso parla con distacco di quell’epoca e sorride. Il primo album degli Allman Brother Band suona come indicazione di quello che poi verrà: musica blues con profondo sentimento; l’incredibile slide guitar di Duane si avvolge con la voce e l’organo di Gregg, instancabili nel macinar energia. Egualmente valido il secondo Idlewild South, anche se apparve subito chiaro che luogo ottimale degli Allman erano le esibizioni dal vivo, dove il guscio delle incisioni in studio si spaccava per dischiudere lunghi esercizi di melodia e ritmo, in una continua sfida per migliorare. Di fronte al gioco dei “fratelli”, il pubblico letteralmente impazzi. ln qualsiasi momento, gli Allman erano in grado di compiere il più difficile e significativo esercizio possibile ad una band, l’improvvisazione. I Cream avevano gettato le basi di quel nuovo modo di far musica; i Grateful Dead avevano sublimato l’idea. Gli Allman si limitarono a seguire il solco tracciato, suonando per ore e ore, fermandosi solo quando pubblico e musicisti davano segni di sfinimento, tracciato che viene immortalato in Live at Fillmore East di New York, nei primi mesi del 1971, dove dimostrarono d’essere il miglior complesso live d’America. Quando, nel giugno di quello stesso anno, il Fillmore East chiuse i battenti, gli Allman vollero misurare il proprio valore suonando per oltre sette ore, la penultima sera. . . Oltre all’attività in gruppo, tutti provarono con album solistici, senza l’impaccio che solitamente grava su simili esperienze. Anche se con le perdite che avevano subito, gli Allman conoscevano bene e perfettamente la forza della sopportazione…





16/06/15

Andrea Pazienza e il bar­rito dell’elefante

"Se mi dovesse succedere qualcosa, voglio solo un po' di terra, e un albero sopra".
 
(Dall' archivio Interzone,  del 10 - 08 - 014)


Il 16 Giugno 1988, ventisette anni fa, ci lasciava Andrea Pazienza, mito adolescenziale, talento portentoso, che tanto mi ha dato in così poco tempo. Andrea che mi costrinse a dire addio senza rimpianti alla Marvel, a Zagor, Mister No.. Solo i Tnt hanno resistito, stessa forza dirompente, fuoco dissacratorio, ironia arcigna, cattiveria bonaria. Fumetto, rock, cinema, letteratura..Andrea prendeva da tutto senza gerarchia e con la militanza nichilista di Zanardi, la disperazione di Pompeo ho imparato che si, si può tirar fuori la rabbia, la cattiveria, a volte la violenza in modo creativo: l'incontro-scontro con la vita. Con Andrea ho capito che volere un altro mondo è possibile, o almeno è possibile provarci. E con lui però, ho condiviso quel senso irrimediabile di perdita che attraversa tutta la sua opera. Attraverso le sue storie, Andrea mi ha fatto capire dove stavamo andando, verso un mondo mediato dall'apparenza, dal mercato, dalla televisione, dal denaro..e dalle droghe.
Andrea Pazienza, per sempre bello, sempre giovane. Le donne, e la droga..

LA POESIA DOVREBBE PREPARARE RIVOLUZIONARI, NON LETTORI DELLA DOMENICA..

T.Martinelli, PISA, 9.8.2014  
Vintage. Intervista realizzata a Pisa nel 1981 all’artista venticinquenne nel corso della mostra dedicata a Frigidaire: un libero flusso di parole che ce lo restituisce sempre giovane, come voleva essere

Forever young
I momenti che “attua­liz­zano” uno scritto su Andrea Pazienza non man­cano mai, tanta è l’impronta inde­le­bile del suo “segno invin­ci­bile”? nel pano­rama cul­tu­rale ita­liano degli ultimi decenni. La grande mostra che ha cir­co­lato ultima nell’ordine a Bagnoli (Napoli), ogni volta più ricca, il lavoro instan­ca­bile e pun­tuale di rac­colta dei fra­telli, le rie­di­zioni delle sue opere (pros­si­ma­mente Bal­dini & Castoldi ripro­pone il denso e pene­trante Pom­peo) e nel pros­simo futuro un film tratto dalle sue sto­rie. A osare è Renato De Maria, il regi­sta che ha girato per la Rai il docu­men­ta­rio sull’appartamento di Bifo, già sede di Radio Alice e di altri momenti del movi­mento bolo­gnese del ‘77. Dopo Hotel Paura, film con Ser­gio Castel­lito e Isa­bella Fer­rari, il regi­sta bolo­gnese che ha vis­suto con Pazienza momenti di pas­sag­gio fra il ‘77 e gli ‘80 si cimen­terà con la tra­du­zione sullo schermo di tre epi­sodi diversi ma emble­ma­tici di Paz: Pen­to­thal, Giorno e Zanardi. Di que­sta tran­si­zione fra l’apice del movi­mento del ‘77 alle prime avvi­sa­glie del cini­smo indi­vi­dua­li­stico degli “orrendi ottanta“dalla crea­ti­vità anar­coide e libe­ra­to­ria gio­va­nile pur sem­pre parte di una sini­stra di cui s’intravedeva qual­che sma­glia­tura al lato bieco e odioso della merce e del deli­rio d’onnipotenza ado­le­scen­ziale che in quei cre­pacci si è anni­dato, si par­lava con Andrea Pazienza in que­sta inter­vi­sta. A Pisa nel 1981 in occa­sione di una bella mostra a Palazzo Lan­fran­chi dedi­cata al men­sile Fri­gi­daire, la testata di “ten­denza“allora sia come contro/informazione che come fumetto, ci era­vamo seduti per terra appar­tati in un angolo. Come sem­pre allora, la chiac­chie­rata con lui era un impre­ve­di­bile flusso di coscienza, for­tu­na­ta­mente in quell’occasione fis­sato su nastro da un regi­stra­tore acceso.

Da Pen­to­thal a Zanardi, qual è il per­so­nag­gio di Pazienza?
Fac­ciamo così: io rispondo a domande in modo un po’ generico…parlando così…uscendo a volte fuori tema…Allora io penso que­sto: esi­stono due momenti della mia vita, uno è il momento Pen­to­thal che a sua volta si divide in altri due: uno molto cat­to­lico, cle­ri­cale, da sagre­stia con una ridda di gio­chi, diver­ti­mento, scuse, affet­ta­zioni, tar­ta­glia­menti, con­ge­stioni, nasi grandi, pustole ecc. Poi c’è invece un momento sem­pre in Pen­to­thal molto più duro che appunto poi è il momento Pen­to­thal, quello che io defi­nii così, che poi doveva essere que­sto siero della verità che invece non è stato solo questo…che era molto più legnoso, tote­mico e al quale potevo fare rife­ri­mento senza espormi così tanto. Ma que­sta è una fase ini­ziale di asso­luta non cono­scenza del mezzo attra­verso il quale io mi proponevo…e così, un po’ come nei temi in classe quando ti dicono “bravo, ma fuori tema”, io mi espan­devo sulla carta in modo abba­stanza scon­nesso, senza eser­ci­tarmi molto nel segno, facendo quello che io sapevo già fare, cioè pro­po­nen­domi attra­verso delle chiavi che io già cono­scevo, che avevo già spe­ri­men­tato in altre occa­sioni, nel pri­vato oppure quando facevo i qua­dri. Invece tutta l’ultima pro­du­zione –la migliore– è quella che a me piace di più e che nasce dalla volontà di diver­ti­mento, non tanto di rac­con­tare ma dalla voglia di ricreare delle situa­zioni quanto più pos­si­bile evo­ca­tive. Que­sti momenti in me nascono sull’onda di quella che vor­rebbe essere una sco­perta mate­ma­tica. Cioè, a me la mate­ma­tica è man­cata a scuola per­chè la odiavo. Invece adesso ne sento la man­canza nel senso che mi pia­ce­rebbe costruire attra­verso dei moduli in modo sim­me­trico, spe­cu­lare, defi­nito delle cose che siano quanto più pos­si­bili e rea­li­ste. Zanardi è la cat­tiva coscienza di tutti noi, è il nostro com­pa­gnuc­cio di scuola, l’amico d’infanzia per­fido che ci ha umi­liato in mille modi. E’ la per­sona che abbiamo odiato di più in asso­luto ma alla quale avremmo voluto asso­mi­gliare, alla quale ci siamo ispi­rati di più. Era nefando, igno­rante, spre­giu­di­cato per­chè asso­lu­ta­mente vuoto.

Per­chè al liceo e non nella vita nor­male dove pure c’è que­sta cate­go­ria di persona?
Io adesso sto acqui­stando forza sta­tica con l’età e perdo invece quella forza che mi faceva volare sulle scale in salita che noi tutti –abbiamo la stessa età– ricor­diamo fin troppo bene, quasi con dolore, per­chè appar­tiene a ieri, non ancora all’altro ieri o all’anno scorso. E allora ci sono ancora dei momenti in cui io mi provo, e non mi ritrovo più con quel dina­mi­smo tutto particolare.

E tu che pensi?
Penso che va male da que­sto punto di vista, mi dispiace molto. A me non inte­ressa la matu­rità per­chè io non credo nella matu­rità nel senso di acqui­si­zione di cono­scenza, respon­sa­bi­liz­za­zione, presa di coscienza di certi fatti. Mi pia­ce­rebbe rima­nere gio­vane il più pos­si­bile, nel senso di non doverla mai menare a nes­suno dicen­do­gli quello che secondo me deve o non deve fare.

E tu ti com­porti così?
No, non mi com­porto così, asso­lu­ta­mente, però quando devo inven­tare dei per­so­naggi cerco di fare in modo che que­sti per­so­naggi rispon­dano quanto più pos­si­bile a que­sto par­ti­co­lare tipo di dina­mi­smo eccen­trico, vio­lento che poi ha in sé la ribel­lione, per­chè non si tiene. Insomma però, que­sto non è l’aspetto più impor­tante o quello che m’interessa.. Io mi accorgo che in una città esi­stono mille situa­zioni diverse e le rico­no­sco molto di più nei ragazzi che negli adulti o in que­sti che rap­pre­sen­tano un po’ come me l’età di mezzo, quando non si ha più tempo da dedi­care al fatto modale spic­ciolo, al colore della vespa, a quel par­ti­co­lare aggeg­gio che ti distin­gue. E tutto que­sto muo­versi a me piace. Da un certo punto di vista mi disgu­sta: per­ché? Quando poi l’ho fatto io, tutta la mia ener­gia dina­mica in qual­che modo la disper­devo per­chè poi non sono arri­vato a nes­suna con­clu­sione degna, dal momento che oggi mi rico­no­sco con dei dubbi enormi…la disper­devo quindi in poli­tica. Ho pas­sato il liceo a fare casini in poli­tica, men­tre invece oggi nei licei di poli­tica non si parla nean­che un po’, non esi­stono più le assem­blee, non esi­ste più niente. E in fondo ?il diver­ti­mento puro?…è un regresso sicu­ra­mente se si può par­lare di regresso, ma forse è super­fluo parlarne…


C’è chi dice che a volte ti diverti quando fai i tuoi fumetti ma…
…Ecco, posso rispon­dere? Prima di tutto il fumetto ha dei tempi che sono i tempi del fumetto, sono i tempi che non danno al fumetto la dignità alla quale potrebbe assur­gere in altre par­ti­co­lari cir­co­stanze. Nes­suno natu­ral­mente ci costringe o costringe me a lavo­rare pro­du­cendo una sto­ria al mese o ogni due mesi, però poi alla fine si entra in un gioco par­ti­co­lare di situa­zioni che ne sei costretto forse più che se esi­stesse real­mente una figura che ti obbliga a farlo. Il fatto è –voglio entrare anche in ter­mini spic­cioli– che una tavola a me viene pagata 100-120mila lire. Basta pren­dere il gior­nale e con­tare il numero delle tavole: quello che tendo a fare, come tutti quelli che rie­scono a pub­bli­care tutto quello che fanno, è di garan­tirmi uno sti­pen­dio. Quello che fanno tutti, tutti quelli che cer­cano un lavoro cer­cano di fare questo…Per esem­pio c’è una tavola su Amore mio dove c’è una figura acco­vac­ciata che guarda un pezzo di carta appal­lot­to­lato che gli sta davanti, è una cosa a colori. Die­tro io ci avrei voluto fare un Vic­tor Vasa­relli, tutto mate­ma­tico, una sorta di pro­getto costrut­ti­vi­sta con delle cro­mie molto stu­diate, molto par­ti­co­lari e ti assi­curo che sarei riu­scito a farlo se avessi avuto il tempo. Non avevo il tempo e mi sono dovuto accon­ten­tare di una serie squa­li­fi­cante di rombi colo­rati. Potrà anche pia­cere, però non è la cosa che avrei voluto fare se avessi avuto un tempo diverso. Però que­sto non è importante…Quando rie­sco a pro­durre qual­cosa che mi piace molto, io godo, mi diverto nel farla, passo dei momenti che per me sono indi­men­ti­ca­bili. Quando invece fac­cio qual­cosa che non mi va, io ho sof­ferto per un mese e quindi non perdo il sonno a pen­sare alle 3.500 lire che ha perso il tipo com­prando il gior­nale e rima­nendo deluso, per­chè lui ha perso 3.500 lire e io ci sono stato molto, ma molto più male… Sono io quello che ci sta peg­gio, quindi non mi sento costretto di dare spie­ga­zioni a nes­suno da que­sto punto di vista. Un’opera d’arte o un qua­dro o un vaso o un water signi­fica esat­ta­mente quello che rie­sci a vedere. Quello che vedi è quello che è. Nes­suno ti obbliga –ed è giu­sto– a cono­scerne la sto­ria, a cono­scerne i pas­saggi della ricerca che sono alla base del pro­getto, tutte la teo­rie dell’evoluzione che hanno por­tato a que­sto tipo par­ti­co­lare di oggetto. E’ una sto­ria a parte. Il cri­tico secondo me è un paras­sita per­chè vive del lavoro di altri, quindi un’opera signi­fica o non signi­fica quello che rie­sci a vedere. Tutto il resto sono altre disci­pline, la sto­rio­gra­fia, le mille defi­ni­zioni che com­pon­gono l’universo, la galas­sia delle mate­rie al Dams, per esem­pio, che sono una più stu­pida dell’altra o una meno defi­ni­bile dell’altra, una più funam­bo­lica dell’altra nella defi­ni­zione. Poi in effetti se la cosa rie­sce a tra­smet­terti qual­cosa ha fun­zio­nato, se non te la tra­smette non ha fun­zio­nato e fini­sce lì. A volte è que­stione di un mil­li­me­tro… Esi­stono delle mate­ma­ti­che che deter­mi­nano tutto que­sto. Que­ste sono le mate­ma­ti­che alle quali io vor­rei arri­vare, però è un lavoro dif­fi­cile per­chè quando sei là, vai, capito?

C’è un tuo filone di satira poli­tica o pro­prio non ti poni il problema?
No, mi pia­ce­rebbe avere a dispo­si­zione una quan­tità di segni diversi e poter fruire di que­sti segni, però vanno col­ti­vati in qual­che modo. Io non ho molto tempo né voglia…Poi in verità se io adesso mi dovessi met­tere a fare la satira poli­tica dopo due anni che non la fac­cio più, non ci riu­sci­rei. Così come non avrebbe più senso per me fare una vignetta con De Miche­lis con la scritta “De Miche­lis è un bri­ga­ti­sta”, men­tre invece al limite se l’avessi fatta due anni fa–però usando un modo par­ti­co­lare di pro­porre l’immagine– avrebbe fun­zio­nato, forse.

Che musica ti piace adesso?
Sento la radio, però non ho impianti, non col­le­ziono dischi, non so…siccome di solito dico cose alle quali credo, almeno al momento… Se tu mi fai una domanda sulla musica, io ti posso rispon­dere con qual­che cosa but­tata lì che poi domani non ricorderei.

Allora più secco: che disco met­te­re­sti adesso?
Ah, met­te­rei l’ultimo dei King Crim­son, Disci­pline con Robert Fripp che fa il bar­rito d’elefante.(Elephant Talk  .. ndr)

Ti senti una star?
Tsk! No.

Sei ancora il vecchio…
…Non sono mai stato il vec­chio, c’ho 25 anni… Solo in certe occa­sioni come que­ste si ha l’occasione di tro­varsi, altri­menti e per for­tuna non si vivono certe cose pro­prio per niente. Meno male. Non è né un ghetto né altro, è pro­prio la felice nor­ma­lità e la vita di chi se l’è cer­cata e che se lo sta vivendo con idiota tran­quil­lità. Ho un’infinità di pro­blemi, ma non sono que­sti, cioè sono pro­prio pro­blemi: non fare il mili­tare, cam­biare casa…