La prima esperienza con la droga la feci durante la guerra, verso il 1944 o il 1945. Avevo conosciuto un tale a nome Norton che lavorava allora in un cantiere navale. Norton, il cui vero cognome era Morelli o qualcosa di simile, era stato congedato in tempo di pace dall’esercito per aver falsato un foglio paga e aveva l'indice minimo di classificazione per il suo pessimo carattere. Somigliava a George Raft, ma più alto. Si sforzava di imparar a parlare meglio l’inglese e di acquisire modi piacevoli e affabili; l’amabilità, tuttavia, non gli si confaceva. Quando non si controllava, la sua espressione era arcigna e cattiva, e intuivi che aveva sempre quell’espressione poco rassicurante quando ti voltava le spalle.
Norton era un ladro accanito e non si sentiva a posto Se non rubava qualcosa ogni giorno nel cantiere navale in cui lavorava; un attrezzo, qualche barattolo di prodotti in scatola, un paio di tute, qualunque cosa. Un giorno mi telefonò e disse che aveva rubato un mitra. Non avrei potuto trovare qualcuno che lo comprasse? Gli risposi: “Può darsi. Portamelo”.
Infieriva la crisi degli alloggi. Pagavo quindici dollari alla settinaana per un lurido appartamento che dava su una scaletta e non vedeva mai il sole. La carta da parati andava staccandosi perché il radiatore perdeva vapore quando nelle tubazioni esisteva vapore che si potesse petdere. Avevo tamponato ben bene le finestre con un calafataggio di giornali per difendermi dal freddo. La casa era piena di scarafaggi e di tanto in tanto eliminavo una cimice. Sedevo accanto al radiatore, piuttosto bagnato a causa del vapore, quando udii bussare Norton. Andai ad aprire la porta, ed eccolo in piedi nel corridoio buio, con un grosso pacco avvolto in carta mattone sotto il braccio. Sorrise e disse: “Salve”.
“ Entra, Norton,” dissi io, “e togliti il cappotto.”
Tolse la carta che avvolgeva il mitra; lo montammo e facemmo scattate il percussore. Dissi che avrei trovato qualcuno disposto ad acquistarlo. Norton esclamò:
Norton era un ladro accanito e non si sentiva a posto Se non rubava qualcosa ogni giorno nel cantiere navale in cui lavorava; un attrezzo, qualche barattolo di prodotti in scatola, un paio di tute, qualunque cosa. Un giorno mi telefonò e disse che aveva rubato un mitra. Non avrei potuto trovare qualcuno che lo comprasse? Gli risposi: “Può darsi. Portamelo”.
Infieriva la crisi degli alloggi. Pagavo quindici dollari alla settinaana per un lurido appartamento che dava su una scaletta e non vedeva mai il sole. La carta da parati andava staccandosi perché il radiatore perdeva vapore quando nelle tubazioni esisteva vapore che si potesse petdere. Avevo tamponato ben bene le finestre con un calafataggio di giornali per difendermi dal freddo. La casa era piena di scarafaggi e di tanto in tanto eliminavo una cimice. Sedevo accanto al radiatore, piuttosto bagnato a causa del vapore, quando udii bussare Norton. Andai ad aprire la porta, ed eccolo in piedi nel corridoio buio, con un grosso pacco avvolto in carta mattone sotto il braccio. Sorrise e disse: “Salve”.
“ Entra, Norton,” dissi io, “e togliti il cappotto.”
Tolse la carta che avvolgeva il mitra; lo montammo e facemmo scattate il percussore. Dissi che avrei trovato qualcuno disposto ad acquistarlo. Norton esclamò:
“ Oh, ho arraffato qualcos’altro”.
Era una scatoletta piatta e gialla con cinque fialette da mezzo grano di tartrato di morfina.
“ Questo é solo un campione,” disse lui, indicando la morfina. “A casa ne ho altre quindici uguali e posso procurarne ancora se riuscirai a piazzarle. ”
“Vedrò quel che potrò fare, ” risposi.
A quel tempo non avevo ancora provato alcuna droga e non mi passò neppure per la mente di cominciare. Mi misi in cerca di qualcuno che fosse disposto ad acquistare i due oggetti e cosi mi imbattei in Roy e Herman. Conoscevo un giovane delinquente della regione settentrionale dello stato di New York che lavorava come cuoco avventizio da Jarrow, “riposandosi”, come spiegava lui. Gli telefonai, gli dissi che avevo qualcosa di cui sbarazzarmi e gli fissai un appuntamerlto all’Angle Bar dell’Ottava Avenue, vicino alla Quarantaduesima Strada. Questo bar era frequentato dai delinquenti della Quarantaduesima Strada, una genia singolare di impostori e sedicenti criminali. Costoro sono sempre in cerca dell’ “uomo del colpo”, qualcuno che studi colpi grossi e dica loro con esattezza il da farsi. Poiché non esiste organizzatore di colpi grossi che vorrebbe avere a che fare con genTe cosi ovviamente inetta, disgraziata e fallita, essi continuano a cercare, inventando menzogne assurde sulle loro grandi imprese e “riposandosi” come lavapiatti, garzoni di bar, camerieri, trullando di quando in quando un ubriaco o un timido invertito, cercando, cercando sempre l' “uomo del colpo” con un lavoro importante in vista che dica loro: “ Ti ho tenuto d’occhio. Tu sei l’uomo che fa per me in questa impresa. Dunque, stammi a sentire... ” (...)
(...) Alcune sere dopo adoperai una delle fialette e fu la mia prima esperienza con la droga. Queste fialette sono come tubetti di dentifricio con un ago all’esrremita. Si infila uno spillo nell'ago, lo spillo fora la chiusura di gomma e la fialetta é pronta per l'iniezione. La morfina agisce dapprima sul dorso delle gambe, poi alla nuca, un’ondata di rilassamento che si diffonde e allenta i muscoli come staccandoli dalle ossa, per cui si ha l’impressione di galleggiare senza contorni, come se si giacesse in acqua calda e salsa. Man mano che questa ondata di rilassamento si irradiava nei miei tessuti, fui pervaso da una violenta sensazione di paura; ebbi l’impressione che una immagine orribile si trovasse appena al di la del mio campo visivo, spostandosi ogni volta ch’io voltavo la testa, per cui non riuscivo mai a scorgerla. Ero in preda alla nausea; mi distesi e chiusi gli occhi. Passò dinanzi a me una serie di immagini, come se assistessi alla proiezione di un film: un bar enorme, illuminato al neon, che si espandeva sempre e sempre più, fino a includere strade,
traffico e lavori di riparazioni stradali; una cameriera che serviva un cranio su un vassoio; stelle in un limpido cielo. L’urto fisico del timore della morte; il respiro che veniva a mancare; la circolazione del sangue che cessava. Mi appisolai e mi destai con un sussulto di spavento. La mattina dopo vomitai ed ebbi nausea fino a mezzogiorno...
**Un grano equivale a gr. 0,0648 (N. cl. T.).
Era una scatoletta piatta e gialla con cinque fialette da mezzo grano di tartrato di morfina.
“ Questo é solo un campione,” disse lui, indicando la morfina. “A casa ne ho altre quindici uguali e posso procurarne ancora se riuscirai a piazzarle. ”
“Vedrò quel che potrò fare, ” risposi.
A quel tempo non avevo ancora provato alcuna droga e non mi passò neppure per la mente di cominciare. Mi misi in cerca di qualcuno che fosse disposto ad acquistare i due oggetti e cosi mi imbattei in Roy e Herman. Conoscevo un giovane delinquente della regione settentrionale dello stato di New York che lavorava come cuoco avventizio da Jarrow, “riposandosi”, come spiegava lui. Gli telefonai, gli dissi che avevo qualcosa di cui sbarazzarmi e gli fissai un appuntamerlto all’Angle Bar dell’Ottava Avenue, vicino alla Quarantaduesima Strada. Questo bar era frequentato dai delinquenti della Quarantaduesima Strada, una genia singolare di impostori e sedicenti criminali. Costoro sono sempre in cerca dell’ “uomo del colpo”, qualcuno che studi colpi grossi e dica loro con esattezza il da farsi. Poiché non esiste organizzatore di colpi grossi che vorrebbe avere a che fare con genTe cosi ovviamente inetta, disgraziata e fallita, essi continuano a cercare, inventando menzogne assurde sulle loro grandi imprese e “riposandosi” come lavapiatti, garzoni di bar, camerieri, trullando di quando in quando un ubriaco o un timido invertito, cercando, cercando sempre l' “uomo del colpo” con un lavoro importante in vista che dica loro: “ Ti ho tenuto d’occhio. Tu sei l’uomo che fa per me in questa impresa. Dunque, stammi a sentire... ” (...)
(...) Alcune sere dopo adoperai una delle fialette e fu la mia prima esperienza con la droga. Queste fialette sono come tubetti di dentifricio con un ago all’esrremita. Si infila uno spillo nell'ago, lo spillo fora la chiusura di gomma e la fialetta é pronta per l'iniezione. La morfina agisce dapprima sul dorso delle gambe, poi alla nuca, un’ondata di rilassamento che si diffonde e allenta i muscoli come staccandoli dalle ossa, per cui si ha l’impressione di galleggiare senza contorni, come se si giacesse in acqua calda e salsa. Man mano che questa ondata di rilassamento si irradiava nei miei tessuti, fui pervaso da una violenta sensazione di paura; ebbi l’impressione che una immagine orribile si trovasse appena al di la del mio campo visivo, spostandosi ogni volta ch’io voltavo la testa, per cui non riuscivo mai a scorgerla. Ero in preda alla nausea; mi distesi e chiusi gli occhi. Passò dinanzi a me una serie di immagini, come se assistessi alla proiezione di un film: un bar enorme, illuminato al neon, che si espandeva sempre e sempre più, fino a includere strade,
traffico e lavori di riparazioni stradali; una cameriera che serviva un cranio su un vassoio; stelle in un limpido cielo. L’urto fisico del timore della morte; il respiro che veniva a mancare; la circolazione del sangue che cessava. Mi appisolai e mi destai con un sussulto di spavento. La mattina dopo vomitai ed ebbi nausea fino a mezzogiorno...
**Un grano equivale a gr. 0,0648 (N. cl. T.).
William Burroughs, Junkie - La Scimmia sulla Schiena, 1953
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