Ho rivisto Dead Man Walking in questi giorni: questo film nobilita cinema. Dimostra come un film possa affrontare un problema così grave e controverso, da tutti i punti di vista, e far vivere a noi spettatori una grande esperienza emotiva senza cercare di manipolarci in modo sleale, senza l'uso della propaganda. Detto questo, è anche tutte le altre cose che un film dovrebbe essere: sorprendente, ben diretto, ben recitato, tecnicamente eccellente. In questo film ho sperimentato tutte le complessità, le contraddizioni e le dure verità della situazione, le ho "condivise" con Suor Helen. L'ultima mezz'ora di questo film è ..potentissima e prende allo stomaco: un dramma del tutto inaspettata, un dramma spirituale, che coinvolge l'anima e ci rivela quanto <<l'altro>> cinema possa scadere nella routine convenzionale, nella rassicurazione che nondovremo guardare qualcosa di troppo duro, o che sia troppo profonfo, o farci pensare al di fuori dei confini di ciò che è più comodo. Per anni, nei festival, sui giornali specializzati, la critica ha chiesto a gran voce film che si occupassero di più del lato spirituale della vita, ma dubitiamo che "Dead Man Walking" era quello che davvero stavano aspettando..
Sean Penn è un altro delle spiritual guidance di Interzone, uno dei più influenti..
Sean Penn Bad Boy..
L’ attore e il regista, il marito e il padre, l’attivista politico e il bersaglio della curiosità dei tabloid.. apprezzato e controverso interprete del cinema americano di questi anni, vincitore del premio Oscar come
miglior attore per Mystic River di Clint Eastwood. Il degno erede di Marlon Brando e James Dean. Un
personaggio che non ha mai cercato l’approvazione dello star-system né sprecato un minuto per essere qualcosa di diverso da se stesso. Figlio di un attore finito sulla "lista nera" anticomunista di Hollywood, Sean Penn comincia a farsi notare nella prima meta degli anni Ottanta con film quali Fuori di testa e Il gioco del falco, inizio di una carriera che lo porterà a interpretazioni appassionanti come il mefistofelico avvocato di Carlito ’s Way, il condannato a morte di Dead Man Walking, il chitarrista jazz di Accordi & Disaccordi, Oscar per Milk, fino a The Must be place del nostro Sorrentino e Gangster Squad. Nel frattempo, debutta dietro la macchina da presa, con film intensi e amari come La promessa, Into the Wild.. Ma l’attore californiano è molto altro: l’ex consorte di Madonna, un uomo che ha conosciuto il carcere (e persino..un’evasione), un divo che si è schierato contro la guerra in Iraq, recandosi personalmente a Baghdad. <<E' difficile essere
una leggenda, oggi>>, ha detto Anjelica
Huston. <<E penso che Sean meriti di esserlo.>>
Questo un ritratto, l'omaggio a uno dei nostri miti assoluti, nei ricordi, commenti, rivelazioni di parenti, amici e colleghi, interviste tratte da "Sean Penn, un cattivo ragazzo", di R. T. Kelly, S.&K ed.
Buona lettura.Sean Penn e i suoi amici..
ANJELICA HUSTON: Ricordo tutto il clamore su quella rissa
all’Helena’s. E ricordo che per un attimo pensai che mi sarebbe piaciuto che
degli uomini si battessero per me...
SEAN PENN: Era ormai da un anno che ero sposato e volevo
soltanto andarmene in giro una sera a bere. Cosi andai con mia moglie (all’epoca
Madonna, n.d.r.) all’Helena’s, e li c’era quel tipo, Hawk Wolinskif. (David Hawk
Wolinski, cantautore e
tastierista, suonò con Rufus e scrisse nel 1983 la hit di Chaka Khan
<<Ain’t nobody). La prima
settimana che ero uscito con Madonna quel tipo aveva cercato di fare amicizia con me.
Poi, una volta, lei mi disse che mentre lavoravano insieme le aveva fatto delle
avance. Volevo tornare subito da lui a dargli una lezione, ma lei mi aveva convinto
a non farlo. Un anno dopo entro all’Helena’s con Madonna e Chrissie Hynde, e
chi mi trovo davanti? Hawk Wolinski.
<<Perché dovrei stringerti la mano?>> gli dissi. <<Sei uno
sporco bugiardo.>> <<Chi,
io?>> fa lui. <<Quando quel giorno sono venuto a casa
tua a prenderla avevi appena cercato di approfittare di lei, e adesso mi vieni
a parlare della tua ammirazione. Che cazzo di rispetto é questo, pezzo di...?>>
E poi qualcosa... andò
storto. Lui negò. E io,
stupidamente, lo colpii. Lui cadde. E fu allora che sbagliai. Era più grande di
me, non volevo che si rialzasse, cosi presi una sedia... pensavo soltanto, cosi capirà che non deve alzarsi. Era più una
minaccia che altro, ma lo toccai. Vorrei avergliela sbattuta in testa, quella
sedia, perché andai in prigione, fui condannato proprio come se l’avessi
fatto...
L’incidente avrebbe avuto un anno di strascichi legali e
ispirerà una scena in uno dei film diretti da Penn.
CHRISTOPHER WALKEN: Gli elisabettiani chiamavano il mestiere
dell’attore “il mistero”, e ci sarebbe molto da dire a questo proposito. So che i veri
attori ne parlano raramente, il lavoro non sembra essere argomento favorito delle loro conversazioni...
BENICIO DEL TORO: Penso
sia giusto avere dei segreti. Non mi sono mai messo a discutere con Sean delle
nostre scelte professionali. Avremmo finito
per annoiarci a morte... Parlavamo invece di altri attori: Jack Nicholson,
Christopher Walken, De Niro, Pacino, Jon Voight, Marlon Brando, Harry Dean
Stanton. Perché Sean comprende e ama davvero gli attori. E io penso che la
recitazione gli stia molto a cuore; non solo la sua, ma la recitazione in
quanto forma d’espressione.
BOBBY COOPER: Robin
mi dice sempre: <<Lui non ha mai paura>> Ed è per questo che è un
grande attore. Non ha paura di provare qualcosa, non ha paura del fallimento.
Quando la maggior parte della gente si direbbe: <<Non posso farcela>>,
lui invece pensa: voglio farcela, e ce
la fa.
DAVID RABE: In verità
Sean è per molti versi un attore caratterista. Lo è in versione estrema in ‘Mi
chiamo Sam’ e in ‘Vittime di guerra’, ma è un caratterista anche in ‘Bugie,
baci, bambole e bastardi’, dove interpreta praticamente se stesso. Lui ha
bisogno di una parte che in qualche modo lo allontani da sé. Soltanto allora la
sua immaginazione assume il controllo ed è libero.
KEVIN SPACEY: Ogni volta
che Sean si concede allo schermo da una parte di sé, e io lo trovo
coraggioso... e uno di quegli attori ai quali non interessa presentare
un’immagine di se stessi ma servire uno scrittore e capire qual’ è la funzione
di un personaggio in una storia.
SUSAN SARANDON: Il suo
coraggio è evidente anche solo seguendo l’evoluzione della sua carriera di
attore attraverso le sue acconciature. Non conosco nessuno, tranne forse Cher,
che abbia fatto cosi tanto per i propri capelli. E’ sempre pronto a sacrificare
il suo ego e la sua vanità per entrare nel personaggio. Penso che all’inizio
Sean fosse sotto l’ala di Nicholson e fu influenzato anche da Brando... gente che era sempre stata
ai margini, a cui non interessava piacere al pubblico, e con quel grande senso
dell’ironia e quello humour presenti anche nel lavoro di Sean. E penso che
questi siano i fondamenti per ogni attore
che voglia avere una carriera lunga e interessante.
DENNIS HOPPER: Sean è
un affabulatore straordinario, con una parlantina inarrestabile... In questo mi
ricorda molto Jack. La loro compagnia è un piacere, hanno sempre una storia da
raccontare o una canzone da cantare.
JACK NICHOLSON: Sean
e io ci divertiamo un sacco insieme. Ricordo quando facevamo i sopralluoghi per
La promessa - la mattina dopo mi alzai per fare colazione e Sean dormiva sotto
il pianoforte. Ecco un’altra ragione per cui andiamo cosi d’accordo, pensai. Anche lui
è un irlandese che non vuole alzarsi la mattina...
DAVID RABE: La cosa che più mi colpisce in Sean è la sua
fame di vita. Lo so, può sembrare una sorta di cliché, ma non lo intendo cosi:
E’ il suo incredibile interesse, e la disponibilità ad assumersi i rischi
impliciti nell’apprendere qualcosa o nel conoscere qualcuno o nell’avere un
certo tipo di amici.
TIM ROBBINS: Quando Sean ti chiama e ti dice: <<Ehi,
sono in questo ristorante. Vuoi
raggiungermi‘?>> puoi essere certo che ti si prospetta una serata
divertente. E' sempre interessante vedere la diversità delle persone sedute a
tavola con lui... Fa parte dell’avventura, giusto?
JOHN SYKES: Alle cinque del pomeriggio Sean può essere
impegnato a discutere su un film con Steven Spielberg, Dustin Hoffman e un boss
degli studios; poi, alle due della mattina lo puoi trovare che fa salotto con
gli Hell’s Angels e con qualche
poliziotto in un club downtown. E riesce sempre a tenere il piede in entrambe
le staffe.
CAMERGN THOR: Sean
sembra ripetersi sempre: <<Non vivrò un altro minuto se non riuscirò a
eccitare me stesso e tutti quelli che mi sono accanto...>> Gli attori cui
manca questo slancio stanno solo sprecando tempo. Sean è un grande attore, ma e
ancora più bravo a catturare la tua attenzione. Come quando è andato in Iraq.
Era naturale che ci sarebbe andato, non poteva non farlo.
ALEIANDRO GONZALES INARRITU: Quello che
più mi piace in Sean è che lui in questo paese è una sorta di ultimo
outsider. Può capire l’America da un’ottima prospettiva perché conosce altri
paesi e altre culture, e rispetta e apprezza le differenze. E' per questo che
può criticare cosi acutamente il suo paese.
BONO: La prima cosa
che noti in Sean è che è molto divertente. La seconda è un’insaziabile curiosità
intellettuale. Cosi, in una discussione lui finisce per saperne sempre più di te, qualunque sia
l’argomento, dalla musica, alla politica... a tua moglie. Ma è sempre molto acuto, e il suo umorismo e
tagliente.
MEEGAN OCHS: Sean si
è sempre interessato alla politica,
molto più di quanto lascerebbe credere il suo personaggio pubblico. E nel corso
degli anni non ha mancato di dichiarare le proprie opinioni, come durante la rivolta
di Los Angeles o quando Geronimo Pratt gli chiese di andare in Alabama. Ma non è mai
stato uno di quegli attori che si identificano totalmente con il proprio
attivismo. Penso che le sue discese in campo siano sempre state molto selettive
perché non voleva che perdessero efficacia.
DAVID BAERWALD: Definirei
Sean un progressista vecchio stile
esente da qualsiasi sentimentalismo. E' fondamentalmente un democratico
rooseveltiano, una persona corretta, che detesta vedere la gente soffrire
inutilmente.
DR KATZ: Ho visto Sean parlare con capi degli studios e capi
di stato. Ho conosciuto tre persone brillanti come lui. E tutti brillanti in
novantanove modi diversi, ma quando si parla di donne, il lato domestico, sono tutti
peggio di me...
ELIZABETH MCGOVERN (ex compagna): Sean è praticamente cresciuto sui set,
con un padre e una madre che lavoravano entrambi nel cinema. Non so se questo abbia
a che fare con la sua carriera o se non sia piuttosto il suo particolare tipo
di... genio. Perché sono pochi i ragazzi cresciuti sui set cinematografici che
poi riescono a fare quello che vogliono.
DON PHILLIPS: Sean è una folle miscela, con la madre
irlandese e il padre ebreo. Che combinazione! Non so se capite davvero che cosa
voglia dire. Ti alzi la mattina e non sai se vendere o rubare qualcosa. L’
ironia è che il padre Leo sembrava più un irlandese, mentre la madre Eileen era
protettiva e affettuosa come un’autentica madre ebrea. Dev’esserci stata una
sorta di inversione... Quello che mi piace nei Penn è che l’idea della forza
della famiglia deve essere stata instillata loro da piccoli. Sean è molto più
legato di quanto si possa immaginare ai suoi fratelli Chris (scomparso nel 2006 per problemi cardiaci, n.d.r) e
Michael: è il loro più grande fan, e viceversa. Eileen ha recitato in ‘Lupo
solitario’, 'Tre giorni per la verità' e 'La promessa'. Non penso che metterei mia
madre in un film... Dev’essere stato questo a colpire Sean nella canzone di
Bruce Springsteen Highway Patrolman.
Come dice la canzone,
<<Nothin’ feels better than blood on blood>>.
BONO: Sean detesta il glamour, è come se avesse sempre
voglia di spaccare le vetrine, staccare l’aria condizionata e camminare
dall’altra parte della strada. Gli piacciono gli irlandesi, le risse e le
bevute... e poi c’è quella malinconia tutta irlandese... Non piove mai, a Los Angeles, e non capisco
proprio da dove gli venga. Ma penso sia
per questo che si sente affine a certa gente.
ART WOLFF: Sean è stato cresciuto bene, nel migliore senso
del termine, da due brave persone. Se si scava più a fondo, per cercare le
origini di certi suoi atteggiamenti, si scopre che il padre era sulla lista
nera. E questo ebbe un grande influsso su di lui, molto più di quanto si sia
mai ammesso. Penso si sia manifestato innanzi tutto nell’enorme rispetto per
l’integrità di suo padre, un uomo che aveva il coraggio di manifestare le
proprie opinioni, un vero americano. E il rancore di Sean nei confronti di
Hollywood è dovuto in parte al modo in
cui il padre era stato trattato e a come tutti facevano finta di nulla.
JOSEPH VITARELLI: Leo era un uomo notevole: un eroe di
guerra, che aveva svolto numerose missioni
in Germania. E al ritorno negli Stati Uniti, quest’uomo che si era
sacrificato per il suo paese era stato inserito nella lista nera. Che cosa
poteva essere più offensivo? Come poteva essere accaduto? Brillante attore
teatrale, Leo diventò un regista televisivo di straordinario successo, che
poteva dirigere di tutto. Crebbe tre splendidi ragazzi, rimase sposato con
Eileen per quarantun anni, costruì una bellissima casa a Malibu. Ma che cosa
sarebbe accaduto se il nome di Leo Penn non fosse comparso sulla lista nera?
Chissà che cosa avrebbe potuto fare?
DR KATZ: Ha avuto una bella vita. Mai un giorno brutto. Io
mi sono beccato due esplosioni in Vietnam, sono stato prigioniero di guerra per
un paio di giorni... Lui invece ha avuto una bella vita.
EILEEN RYAN PENN: Visitai il set di Accordi & disaccordi
e Woody mi chiese di raccontargli di Sean. Gli dissi: <<Penso che Sean si
sia sempre sentito un po’ in imbarazzo per aver avuto un’infanzia
felice..>>. Credo che volesse
identificarsi con chi non era stato cosi fortunato. Penso gli spiacesse per
loro e volesse dirgli: <<Ti capisco, anche se non mi credi>>. Ma chissà?. Questo è quello che penso io. Sean, scusami,
forse mi sbaglio completamente…
SEAN PENN: Se esiste una responsabilità per chi lavora nel
cinema (o nelle arti in genere), è quella di essere coscienti dei tempi in cui
viviamo e creare opere che affrontino tematiche attuali. Sia che servano per
affermare una determinata posizione, sia semplicemente per portare qualcosa all’attenzione
della gente. O anche solo per mettere in discussione delle cose per te stesso.
JESSIE NELSON: A volte sentivo la presenza del fantasma del
padre di Sean sul set di Mi chiamo Sam. Quando interpreti una parte così
vulnerabile, non puoi evitare di far riaffiorare certi sentimenti. Parlammo
molto, veniamo da famiglie simili, entrambe finite sulle liste nere durante il
maccartismo. I miei genitori erano tutti e due comunisti, e l’FBI venne più volte
a casa nostra. Forse è quello il terreno dove io e Sean ci incontriamo: siamo
stati allevati da persone che sanno cosa vuol dire battersi per un mondo
migliore. Credo sia un dono incredibile che abbiamo ricevuto da piccoli, anche
se ti rende un po’ diverso dagli altri bambini... che qualcuno ti dica:
<<Tutti hanno diritto
all’assistenza sanitaria, e non dovrebbe esserci gente molto ricca e altra molto
povera e questo mondo non è equilibrato e quello che ti dicono i media sono palle
e devi sempre mettere tutto in discussione>>.
LINDA LEE BUKOWSKI: Penso che per Sean recitare sia un’opportunità per conoscere
se stesso, un modo per imparare la vita. Si immerge così tanto in ogni personaggio che poi non riesce
a lasciarlo facilmente... Da queste esperienze estrapola ciò che gli interessa,
ne trattiene l’essenza, il motivo stesso per cui aveva accettato quella
determinata parte. A vederlo adesso, sembra che abbia integrato nella sua vita
molti aspetti tratti da quelle
interpretazioni, tracciando un sentiero che va dal suo lavoro alla famiglia, al
matrimonio, alla madre, a ogni sua relazione. Questo gli da una certa stabilità, utile per affrontare le diverse situazioni della vita.
ALEJANDRO GONZALES INARRITU: Lo considero uno degli amici
più speciali che ho. Si può dire che sono innamorato di lui; forse, se fossi
gay, lo sposerei [ride]. Però Robin mi
prenderebbe a calci...
BONO: Lui è un pioniere, lei è Calamity Jane; credo che abbia trovato una
come lui. La parola che si può usare per entrambi è “rigore”,
virtù rara di questi tempi... Mi
piace stare con loro e i bambini, sono “fluidi”...
JOSEPH VITARELLI: Sean è molto modesto, e se non lo fosse ci
penserebbe Robin... Credo che il requisito indispensabile per essere una gran
donna sia avere la capacita di ridimensionare il proprio uomo. Robin ha l’intelligenza
per farlo, e lo fa abitualmente. E’ stupenda, ha buon gusto, è intelligente,
divertente ed è una madre eccezionale... Ho dimenticato qualcosa?
ROBIN WRIGHT PENN: La questione è: <<Di cosa hai bisogno per essere quello che
sei‘?>> Per quanto mi riguarda, so che devo restare vicino a Sean, perché è lui che mi spinge a fare le cose
anche quando penso che non valgano la pena: <<Certo che vale la
pena>>, mi dice. E probabilmente io faccio lo stesso con lui, aiutandolo
a lasciar andare cose che veramente non valgono la pena... Forse è quello il
nostro equilibrio. Non so se ci siamo <<cambiati>> l’un l’altro...
ma penso che i nostri esseri (che sono molto diversi), si sono certamente
mossi...
MEEGAN OCHS: Penso che sarà più difficile per Sean
affrontare la crescita di Dylan che quella di Hopper. Perché è una femmina, e
lui è sempre stato estremamente protettivo con le donne. Dylan è risoluta e
intelligente, non riuscirà a tenersela sotto le ali per sempre. Ma forse i pugni che Sean ha tirato ai suoi
tempi fungeranno da avviso per chiunque uscirà con lei: è meglio trattarla coi
guanti, perché papa c’è, e non ha paura
di usare la forza...
JOHN SYKES: E’ il pifferaio magico degli attori: si siede e all’improvviso arrivano tutti. Alla fine del 2003 eravamo in un ristorante, e
l’intero cast del Signore degli Anelli era in città per promuovere il terzo
film della serie. Fu un’esperienza quasi surreale vedere tutti quei personaggi
venire al tavolo per fargli i complimenti,
MIKE MEDAVOY: Una volta qualcuno disse che i pionieri si
riconoscono dal fatto che hanno le frecce sul davanti anziché sul dorso... Sean
fa quello che crede sia meglio per lui artisticamente... e per la sua
coscienza.
ART LINSON: La sua tenace integrità è una qualità molto rara
a Hollywood. Tutti ne parlano, bla bla bla, ma lui c’è l’ha nel DNA. Le persone
cosi ti fanno venire voglia di fare del tuo meglio. Non a tutti a dire il
vero... ma ha certamente avuto un effetto su di me: sono diventato un
produttore un po’ più selettivo. In altre parole, ora sarei troppo imbarazzato per
produrre certe cose che in passato ho quasi fatto; solo perché penso che Sean
mi direbbe: <<Cazzo, Art, stai perdendo colpi..>>
ERIN DIGNAM: Effettivamente ha molto da insegnare, e non
penso se ne renda conto... la considera una cosa autocelebrativa. Ma credo che
quando hai raggiunto un livello cosi alto
nel tuo mestiere, sia importante che inizi a trasmettere le tue conoscenze ai
giovani.
SEAN PENN: Cerchi di spiegare una cosa che non può essere
spiegata...non è fatta per essere
spiegata [ride]. Feci un incontro con il pubblico allo Screen Actors Guild a
Los Angeles, in sala c’erano praticamente solo attori. Dopo l’incontro Robin
disse: <<Sai, dovresti proprio insegnare.>> Non ha del tutto ragione. Sono cose astratte,
idee... il mio modo di lavorare. Ricordo una brava insegnante... e ricordo come
prese delle tecniche valide e riuscì ad adattarle a me. E io ci costruii sopra.
Ma questo è servito a me, al mio metodo personale, e penso che nessuno dovrebbe
avere lo stesso metodo. Certo, ne esistono di magnifici, dal teatro classico al
Metodo, Stanislavskij, Boleslavskij... ci sono cose validissime in
quei metodi, soprattutto sul rilassamento. E poi c’è il lato pragmatico:
analizzare il copione, suddividerlo in parti, porre domande. Ma ci vuole un
certo allenamento prima di riuscire a capire di volta in volta le cose che
aiuteranno una certa persona a diventare un attore, va già bene quando riesco a
ridare una direzione a quelli che hanno perso la strada, ma fornire i
mattoncini necessari per costruire un attore dal nulla... non ho quella
capacità. Un bravo insegnante di recitazione, invece si.
KEVIN CHAPMAN : Stavo
girando un film importante per la Disney a Baltimora con Joaquin Phoenix e John
Travolta; facevamo i pompieri. Dopo dieci giorni dall’inizio delle riprese
avevo l’impressione che il regista non mi stesse coprendo come si deve; avevo
delle battute importanti per la storia, ma lui mi riprendeva sempre d’angolo.
Cosi telefonai a Sean per parlargliene. Mentre parlavamo, potevo visualizzare
cosa stava facendo: era in macchina, guidando a centotrenta all’ora, stereo al
massimo, perso perché stava andando da qualche parte che non conosceva, con il
cellulare incollato all’orecchio. Ma mi diede lo stesso un consiglio:
<<Ascoltami, ascoltami! [suona il clacson] Ehi! Togliti di mezzo! No,
ascoltami. Se vai dal regista e gli dici che vuoi più copertura, allora non e
più lui il regista: sei tu, e sei caduto in trappola. Noi attori pensiamo che
le nostre battute siano sempre le più importanti di tutto il film, e questa e
una trappola. Ma non ti scoraggiare. Chi è l’attore principale?>> <<Joaquin Phoenix>> <<Bene, allora voglio che tu legga il
copione come se fossi il personaggio di Joaquin. E poi voglio che giudichi la
relazione del tuo personaggio con il suo, attraverso i suoi occhi; cerca di
capire quanto e cosa significa per lui il tuo personaggio. Voglio che trovi
quelle battute nel copione. Poi, quando sarà ora di inscenarle e Joaquin si
avvicinerà al tuo personaggio, e anche la cinepresa sarà li vicino, sarai
pronto a riempire la scena. Ti devi lanciare, so che ne sei capace, e ti
garantisco che le cose cambieranno>>. Be’, ci credi se ti dico che a un
certo punto, durante la seconda settimana, il regista mi punta l’obiettivo
addosso e mi dice: <<Fammi un inserto, fammi qualcosa, qualunque cosa!>> Persino la
troupe mi disse: <<Come diavolo hai fatto?>> <<Ho un amico
che è un genio, ecco come ho fatto>>, gli ho risposto.
SEAN PENN: Devi essere cosciente delle scelte che fai in
quanto attore, specialmente se sei un attore famoso o semi famoso. Scelte che
riguardano il modo che userai per mostrare agli spettatori ogni nuovo
personaggio. E l’inevitabile bagaglio di una carriera di successo. Sappiamo
tutti riconoscere le peculiarità di un attore e le loro interconnessioni con
altri personaggi interpretati in passato. Quindi, più lavori e più devi
crescere e sviluppare la tua personalità, per non essere sempre solo il solito “tu”;
quello di cui hanno già visto dei pezzi in altri film.
AMY HECKERLING: Anche mentre guardavo Dead Man Walking, ogni
tanto vedevo degli sprazzi di Spicoli... Non voglio dire che solo perché era Sean,
e quella era la sua faccia, lui non fosse nel personaggio. Mi dicevo: o mio dio
no, non ucciderlo... è Sean! Ma forse sono solo io. E in 21 grammi, anche se
pensi che ammazzerà qualcuno, si vedevano dei bagliori del suo incredibile
fascino, e pensai: ah, se mai decidesse di sfruttarlo, non ci sarebbe donna al
mondo che saprebbe resistergli.
DENNIS HOPPER: Per un attore la paralisi comincia quando non
puoi più scegliere e devi accettare qualunque lavoro ti danno. Ora come ora,
Sean può scegliere. E non mi preoccuperei di ciò che sceglierà; sembra che scelga
sempre bene...
JACK NICHOLSON: Sean
non ha limiti in quanto attore. E questo è semplicemente un fatto. Ci sono
poche cose che un attore può dire con
competenza, e questa è una di quelle: Sean non ha limiti in quanto attore. Dico
sempre: <<Gli attori veramente bravi, se ce ne fosse bisogno saprebbero
interpretare la loro nonna>>. Lui è uno di questi. Però spero che
continui a fare il regista, che quella resti la sua priorità. E’ una strada difficile,
ma è troppo appassionato per rinunciarvi
o fare altro.
CHRISTOPHER PENN: Penso che fare l’attore sia stato un mezzo
per un fine; e quel fine è fare il regista. E' quella la sua passione. Ed è
bravissimo. Mio padre, dal paradiso, è orgoglioso di Sean regista.
ANJELICA HUSTON: Probabilmente è più che capace di diventare
un grande regista. lmmagino che se è quello ciò che desidera, riuscirà a fare
esattamente come vuole. Presto o tardi subirà pressioni perché i suoi film
incassino qualcosa, e quindi dovrà risolvere quel problema in qualche modo. Ma
forse no, forse riuscirà a eludere le pressioni [ride], perché non riesco a immaginarmi
Sean sottomettersi. Facciamo affidamento su di lui perché non si sottometta al
sistema. Come dicono gli irlandesi, siamo rimasti in pochi...
BENICIO DEL TORO: In questo momento è in una posizione che
pochi raggiungono. Conosce ogni ruolo, come attore, come regista. Ma ora che ha
trovato un suo ritmo, e non solo come attore, è cresciuto in quanto uomo. E’ diventato una guida, come gli ambasciatori
di Hollywood, come Jack Nicholson e Marlon Brando. Una guida per la libertà e
l’indipendenza, ed è questo che mi piace di lui. Mi piace il fatto che attacchi
i pezzi grossi. Non è un prepotente, attacca i prepotenti! E se continua...
R.D. CALL: Nonostante il lavoro che ha già fatto... penso
che i pezzi più importanti debbano ancora venire. Ora ha la maturità giusta, e
il potere. Spero lo capisca. Ha la capacità e i mezzi per far si che succeda;
tutto quello che ha fatto finora, per quanto grande sia stato, è solo un
prologo.
WOODY HARRELSON: C’è
ancora in giro una certa immagine pubblica di Sean. Quelli che non lo conoscono
pensano sia un duro. Forse un duro alla Brando, con un lato di vulnerabilità. E
nessuno mette in dubbio la sua genialità, almeno credo... Ma ho passato molte
serate con lui che vorrei aver registrato... sere in cui lo vedi per come è
veramente... e cioè un bambinone. Fa scherzi, gli piace fare casino, si eccita
e racconta storie, o si lancia a recitare poesie, o fa la pantomima isterica di
una coppia alla loro prima uscita...
MATT PALMIERI: Oppure è nel bel mezzo di un gruppo di
persone e all’improvviso dice:<<Lasciate che faccia una piccola danza
interpretativa per voi tutti..>> E si trasforma in uno strano tizio che
fa una danza per ciascuno dei presenti...
WOODY HARRELSON: Ho un sacco di amici divenenti, e quando si
lanciano sono meravigliosi, ma è difficile divertirsi più di lui. E’ come un
fratello per me. Vorrei che tutti vedessero quella personalità allegra,
gioiosa, divenente e veramente geniale: il vero Sean.
Nessun commento:
Posta un commento