23/07/15

Quando il Rock era impegno: Concert for Boat People 1978

NOTTE DI ROCK 'N' ROLL E IMPEGNO A N.Y. - USA.
Quando la guerra del Vietnam finì, ebbe inizio una crisi umanitaria di grandi proporzioni. Iniziò un esodo di rifugiati indocinesi, in fuga su barche traballanti e con nessun posto dove andare. Nel 1978, il flusso raggiunse la cifra di 100.000 rifugiati, molti dei quali morivano nel mare della Cina meridionale: fu la catastrofe dei "boat people", molto simile a quello che oggi viviamo quì in Italia, con migliaia di profughi che nel tentativo di sfuggire alle guerre e alla fame che devastano i loro paesi di provenienza, Siria, Libia, Palestina.. muoiono affogati nel Mediterraneo.

Maggio del 1978, Palladium di New York City. Todd Rundgren, in uno sforzo per sensibilizzare sulla difficile situazione dei boat people e per raccogliere fondi destinati al loro aiuto organizzò un concerto/evento che vide la partecipazione di molti esponenti del rock allora molto in voga.

Il programma era davvero straordinario: David Johansen, Blue Oyster Cult, Patti Smith e Todd Rundgren con i suoi Utopia. Due spettacoli di beneficenza pro-refugi indocinesi organizzati da Rundgren stesso, esauriti immediatamente. ll secondo iniziava a mezzanotte e mezzo - il teatro Palladium sul confine settentrionale del Village tuonava nella notte - quello che si dice una vera notte di rock’n’roll.
David Johansen era ed è, nel suo piccolo, una leggenda. Come bambola superstite (New York Dolls) le porte gli erano state aperte, il vecchio e il nuovo pubblico lo accolse con l’affetto che si elargisce a un vecchio amico. Come cantante ancora urlava con quella voce fragile e vulnerabile, come autore le sue canzoni scendono più facilmente verso immagini sempre tese e nervose, ma più romantiche. Come showman pagava un po’ la sua somiglianza a un ciclone jaggeriano - ma chi ne é esente, nel r’n’r? -, e si chiamava spontaneamente addosso una simpatia che era quella riservata a chi da molto tempo la rincorreva e meritava. <<Potete contare su di me!>>, urlava nell’introduzione di “Reach Out, /'ll Be There", e si vedeva come volesse arrivare a rappresentare qualcosa di fidato per il suo pubblico. E quando su Frenchette (invocazione di amore e salvezza) gettava via ogni speranza e miagolava <<Let’sjust DANCE», la folla lo seguiva. Un breve set, molto intenso e divertente, con ancora souvenir delle Dolls in Personality Crisis, e poi come bis una turbolenta versione di Girls, stoneggiante assai. Applausi Quando salirono i BOC, l’atmosfera era già calda. L’ultima volta si erano visti era il loro show, e la spettacolarità degli effetti laser aveva tramortito di brutto. Senza effetti con cui catturare la suggestione, il quintetto si affidò a tutta Ia sua proverbiale compattezza. I Cult, bene o male, sono sempre rimasti un culto. . Davanti alla solida sezione ritmica dei fratelli Bouchard, Eric Bloom tutto-cuoio (con aria di minaccia) cantavano canzoni di extra-terraneita e macabri encounters da dietro gli occhiali specchiati. Buck Dharma, sempre impeccabile in abiti interi, riempiva l’aria di pregevolmente ben costruiti assoli di chitarra, e il dinoccolato Alan Lanier aggiungeva il supporto necessario alla completezza del suono con spazzate di tastiere o di terza chitarra_ <<PeopIe, are you ready to rock and rooolll!», loro abituale presentazione, bastava per catturare I ‘attenzione fin dall’inizio e a non mollarla più fino alla fine. Non un rock pecoreccio e casuale: ma molta complessità nei loro incroci armonici e strumentali, il suono pulito, pur nella sua mastodontica potenza. Pesante ma intelligente, grazie a dio.

A sorpresa, la poetessa. Entrò sulla scena da sola, vestita premaman e andatura ciondolante, i lunghi capelli sugli occhi. Cominciò a mormorare qualcosa, poi il tono si fece più forte, e le parole presero senso. Dietro a lei, il palco si riempì con Lenny Kaye, J.D. Daugherty, l'ex fidanzato Lanier e Dharma. La musica prese forma, il ritmo si fece urgente, incalzante. Esplose g-I-o-r-i-a-GLORIA! Patti vedeva la gente seduta, li incitava ad alzarsi. Non tutti la seguirono. Allora, perfetta padrona di casa, si gettò nelle prime file a ballare. Poi tornò sul palco, fece passerella, sbracciò un addio e scomparve. Folgorante. Non tornerà. E, in un certo senso, l’attesa era per lui. Il wizard/true star arrivava esattamente cosi. La gente lo aspettava, e sapeva che la vera star della serata era lui. Todd lo sapeva meglio di loro - l’aveva messa in piedi lui, la baracca - e quando apparì non lasciò più spazio a ripensamenti. Un paio di calzoni tipo-seconda pelle e una giacchetta aperta sul petto in piena moda spaziale-sobrio, in fondo. Nato a Philadelphia e in tournée perenne da anni, Rundgren a poco a poco si era conquistato lo status di star, e la gente lo adorava: ammirava la sua fantasia, la sua voce metallica e dolce insieme, e conquistata dal suo formato di poi: songs melodiche e facili come linearità, intelligenti e piene di spunti nella loro elaborazione. Al suo fianco il consueto trio degli Utopia piccolo ma compatto nucleo dove si fondevano con magistrale dosatura solido accompagnamento ritmico, tessiture di organo piano e sintetizzatori, e impasti vocali assolutamente impeccabili. Per la serata Told sembrava aver lasciato dietro le quinte i suoi giorni più sperimentali, e snocciolava una dopo l’altra canzoni riconosciute e accolte tutte con grandi applausi e grandi sorrisi. Una delle sue composizioni più recenti, Why Can't We Be Friends, era e rimane un gioiello di arrangiamento, linea melodica e esecuzione. Nelle due parti centrali, solo le due tastiere a rincorrere un ritmo spezzato e un’aria delicata e poetica, una ballerina entrò in scena e nella tenue luce azzurra danzava con una grazia incantevole. ll finale, con apparizione a sorpresa del malefico Rick Derringer (in una lunga versione di Hang On Sloopy, altro fantasma di infanzia che ritornava), era eccitamento e rock’n’roll pieno. L'orologio segnava le quattro e dieci di mattina, e credo che dica tutto.

Serate così, il rock’n’roll ne vede oggi assai poche. A nessuno dei nostri rockers è venuto mai in mente di organizzare eventi e concerti benefits a favore dei molti immigrati che ogni giorno affrontano il mare e la morte per sfuggire a condizioni di vita miserevoli e brutali. Impegno e musica, nel nostro paese, sono ormai solo un lontano ricordo..



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