NOTTE DI ROCK 'N' ROLL E IMPEGNO A N.Y. - USA.
Quando la guerra del
Vietnam finì, ebbe inizio una crisi umanitaria di grandi proporzioni.
Iniziò un esodo di rifugiati indocinesi, in fuga su barche traballanti e
con nessun posto dove andare. Nel 1978, il flusso raggiunse la cifra di
100.000 rifugiati, molti dei quali morivano nel mare della Cina
meridionale: fu la catastrofe dei "boat people", molto simile a quello
che oggi viviamo quì in Italia, con migliaia di profughi che nel
tentativo di sfuggire alle guerre e alla fame che devastano i loro paesi
di provenienza, Siria, Libia, Palestina.. muoiono affogati nel
Mediterraneo.
Maggio del 1978, Palladium di New York City.
Todd Rundgren, in uno sforzo per sensibilizzare sulla difficile
situazione dei boat people e per raccogliere fondi destinati al loro
aiuto organizzò un concerto/evento che vide la partecipazione di molti
esponenti del rock allora molto in voga.
Il programma era
davvero straordinario: David Johansen, Blue Oyster Cult, Patti Smith e
Todd Rundgren con i suoi Utopia. Due spettacoli di beneficenza pro-refugi indocinesi
organizzati da Rundgren stesso, esauriti immediatamente. ll secondo iniziava a mezzanotte e mezzo - il teatro Palladium sul confine
settentrionale del Village tuonava nella notte - quello che si dice una
vera notte di rock’n’roll.
David Johansen era ed è, nel suo piccolo,
una leggenda. Come bambola superstite (New York Dolls) le porte gli erano state aperte,
il vecchio e il nuovo pubblico lo accolse con l’affetto che si elargisce
a un vecchio amico. Come cantante ancora urlava con quella voce fragile
e vulnerabile, come autore le sue canzoni scendono più facilmente verso
immagini sempre tese e nervose, ma più romantiche. Come showman pagava
un po’ la sua somiglianza a un ciclone jaggeriano - ma chi ne é esente,
nel r’n’r? -, e si chiamava spontaneamente addosso una simpatia che era
quella riservata a chi da molto tempo la rincorreva e meritava. <<Potete contare su di me!>>, urlava nell’introduzione di “Reach
Out, /'ll Be There", e si vedeva come volesse arrivare a rappresentare
qualcosa di fidato per il suo pubblico. E quando su Frenchette
(invocazione di amore e salvezza) gettava via ogni speranza e miagolava
<<Let’sjust DANCE», la folla lo seguiva. Un breve set, molto
intenso e divertente, con ancora souvenir delle Dolls in Personality
Crisis, e poi come bis una turbolenta versione di Girls, stoneggiante
assai. Applausi Quando salirono i BOC, l’atmosfera era già calda.
L’ultima volta si erano visti era il loro show, e la spettacolarità
degli effetti laser aveva tramortito di brutto. Senza effetti con cui
catturare la suggestione, il quintetto si affidò a tutta Ia sua
proverbiale compattezza. I Cult, bene o male, sono sempre rimasti un
culto. . Davanti alla solida sezione ritmica dei fratelli Bouchard, Eric
Bloom tutto-cuoio (con aria di minaccia) cantavano canzoni di
extra-terraneita e macabri encounters da dietro gli occhiali specchiati.
Buck Dharma, sempre impeccabile in abiti interi, riempiva l’aria di
pregevolmente ben costruiti assoli di chitarra, e il dinoccolato Alan
Lanier aggiungeva il supporto necessario alla completezza del suono con
spazzate di tastiere o di terza chitarra_ <<PeopIe, are you ready
to rock and rooolll!», loro abituale presentazione, bastava per
catturare I ‘attenzione fin dall’inizio e a non mollarla più fino alla
fine. Non un rock pecoreccio e casuale: ma molta complessità nei loro
incroci armonici e strumentali, il suono pulito, pur nella sua
mastodontica potenza. Pesante ma intelligente, grazie a dio.
A
sorpresa, la poetessa. Entrò sulla scena da sola, vestita premaman e
andatura ciondolante, i lunghi capelli sugli occhi. Cominciò a mormorare
qualcosa, poi il tono si fece più forte, e le parole presero senso.
Dietro a lei, il palco si riempì con Lenny Kaye, J.D. Daugherty, l'ex
fidanzato Lanier e Dharma. La musica prese forma, il ritmo si fece
urgente, incalzante. Esplose g-I-o-r-i-a-GLORIA! Patti vedeva la gente
seduta, li incitava ad alzarsi. Non tutti la seguirono. Allora,
perfetta padrona di casa, si gettò nelle prime file a ballare. Poi tornò
sul palco, fece passerella, sbracciò un addio e scomparve. Folgorante.
Non tornerà. E, in un certo senso, l’attesa era per lui. Il wizard/true
star arrivava esattamente cosi. La gente lo aspettava, e sapeva che la
vera star della serata era lui. Todd lo sapeva meglio di loro - l’aveva
messa in piedi lui, la baracca - e quando apparì non lasciò più spazio a
ripensamenti. Un paio di calzoni tipo-seconda pelle e una giacchetta
aperta sul petto in piena moda spaziale-sobrio, in fondo. Nato a
Philadelphia e in tournée perenne da anni, Rundgren a poco a poco si era
conquistato lo status di star, e la gente lo adorava: ammirava la sua
fantasia, la sua voce metallica e dolce insieme, e conquistata dal suo
formato di poi: songs melodiche e facili come linearità, intelligenti e
piene di spunti nella loro elaborazione. Al suo fianco il consueto trio
degli Utopia piccolo ma compatto nucleo dove si fondevano con magistrale
dosatura solido accompagnamento ritmico, tessiture di organo piano e
sintetizzatori, e impasti vocali assolutamente impeccabili. Per la
serata Told sembrava aver lasciato dietro le quinte i suoi giorni più
sperimentali, e snocciolava una dopo l’altra canzoni riconosciute e
accolte tutte con grandi applausi e grandi sorrisi. Una delle sue
composizioni più recenti, Why Can't We Be Friends, era e rimane un
gioiello di arrangiamento, linea melodica e esecuzione. Nelle due parti
centrali, solo le due tastiere a rincorrere un ritmo spezzato e un’aria
delicata e poetica, una ballerina entrò in scena e nella tenue luce
azzurra danzava con una grazia incantevole. ll finale, con
apparizione a sorpresa del malefico Rick Derringer (in una lunga
versione di Hang On Sloopy, altro fantasma di infanzia che ritornava),
era eccitamento e rock’n’roll pieno. L'orologio segnava le quattro e
dieci di mattina, e credo che dica tutto.
Serate così,
il rock’n’roll ne vede oggi assai poche. A nessuno dei nostri rockers è
venuto mai in mente di organizzare eventi e concerti benefits a favore dei molti immigrati
che ogni giorno affrontano il mare e la morte per sfuggire a condizioni
di vita miserevoli e brutali. Impegno e musica, nel nostro paese, sono
ormai solo un lontano ricordo..
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