Finiti i tempi del Brit Pop, forse l'ultimo grande movimento musicale dopo l'americanissimo grunge, delle sbronze colossali, della ridicola rivalità con gli Oasis..
Prendiamo spunto da When I lonely I press play..contenuta in Everyday Robot, nuovo disco di D. Albarn, che è.. davvero un buon disco. La malinconia è un sentimento che ha sempre accompagnato Albarn e la sua musica, e quel sorriso abbozzato in copertina, seduto nel mezzo di uno spazio grigio indefinito, la testa appesa, il rifiuto di guardare la telecamera, ce lo restituisce in tutta l'intimità e l'alienazione che a volte ci rende il cuore pesante. Prendiamo spunto, dicevamo, da Everyday Robot, che ci parla di come la tecnologia può essere ingannevole, di come ci possa controllare come persone con i suoi mille dispositivi, di come noi ci trasformiamo in automi nella nostra routine quotidiana, e nella musica, di come il digitale può far sembrare tutto uguale. Non c'è più niente di sovversivo, tutti hanno studiato in scuole private, i reality hanno sostituito le cantine. Quella orribile prosopopea dei Muse..
Canzoni tristi, ma confortevoli nella loro tristezza, canzoni che potrebbero rendere impensabile uscire di sera e andare in un bar affollato, canzoni che ci ricordano che anche le cose belle hanno una fine...
E' un album commerciale un pò sonnolento, ma con la scioltezza del reggae e la grazia agrodolce di soul elettronico. Una perfetta combinazione del Damon Albarn giramondo (Gorillaz, Africa Express, Massive Attack, The Good, the Bad & the Queen..) e quello alla moda e lunatico dei Blur. In questo periodo, in questo momento, mi sento molto vicino a lui, al suo sentire e alla sua musica..
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