L’estate scorsa me ne andavo in giro per Londra, fortunatamente in una giornata tiepida, con un bel sole. Londra era in preda alla sua solita frenesia, in pieno movimento: era la vigilia del carnevale di Notting Hill, la grande festa di tre giorni in cui la città svela il suo volto e la sua natura di grande metropoli multietnica. Notting Hill Gate, Portobello Road, Landbroke Grove e tutti i quartieri a ridosso erano in attività, carri con enormi amplificatori, orchestrine improvvisate, costumi e make up, artisti con le loro creazioni. Durante gli ultimi tre giorni del mese d`agosto è la festa del Calipso e dei gruppi dell’isola di Trinidad, ormai celebre come il carnevale di Notting Hill. In epoche passate teatro di scontri, anche molto violenti, tra gli immigrati supportati da punks bianchi, squatter e da tutta la galassia anarchica della città e polizia, oggi è piacevolissimo seguire le steel-bands per le strade: impiantate sui camions, nelle strade del Gate, sgranano senza stancarsi sempre nelle stesse melodie. Sono scortate da una schiera di ballerini travestiti, ubriachi o impazziti, che si fermano soltanto per mangiare le specialità delle Antille che si vendono dappertutto. Sound System, mostre di vestiti rasta, stands di libri politici, gentili poliziotti in pattuglia, strilloni che vendono la Voce dei Rasta, turisti accompagnati dai loro ragazzi, ballerini travestiti da uccelli esotici, scendono giù per Portobello Road fino a Portobello Green. Per tutto il pomeriggio dei gruppi reggae suonano su una scena pianificata, musica semplice, piena di feeling, e <<look>> molto rasta.
E i negozi, che si preparavano a difendersi dai writers e da qualche scalmanato armato di vernice, montando grandi pannelli di legno su porte e vetrine. Davanti a uno di questi, pieno di splendidi vestiti e orpelli goth, si ferma una ragazza con macchina fotografica al collo, la commessa del negozio (una ragazzetta dark filiforme e aggressiva) si fa avanti e intima di non scattare, il negozio vieta pubblicità sgradita, ma con grande sorpresa, anche mia, la ragazza con la macchina spiega che non è minimamente interessata al negozio e chiede a me se poteva fotografarmi. Saranno gli occhiali, il cappello o lo spolverino che indosso, gli stivali.. Anche questa è Londra.. Nel piccolo mercatino in cui sono si sentono le note del reggae che suona a tutto volume. La bottega a cui mi avvicino e il tizio al banco vendeva, oltre che dischi, vinile, cd, 45 giri rigorosamente separati nuovo dall’usato, anche tutto il materiale indispensabile al buon Rasta: caschetto per nascondere i dreadlock, sandali di cuoio, cinture coi colori dell'Etiopia, ritratti del Negus e citazioni del profeta Marcus Garvey*.
* "I neri non possono conquistare in America nè la libertà nè l'indipendenza nè il rispetto di se e debbono per questo lasciare l'America ai bianchi e ritornarsene in africa,alla loro terra d'origine". (M. G.)
Marcus Garvey, discendente dai Maroon fondò l'U.N.I.A. (Universal Negro Improvment Association) che aveva come scopo il rimpatrio in Africa, fu il primo a delineare un legame reale tra i neri d'America e l'Africa. I suoi erano appelli potenti: "lavoriamo insieme per creare una nazione libera,redente,possente!"
Mi sono accontentato di prendere una copia di un ciclostilato Rasta, che esorta ancora tutti i brothers and sisters a prepararsi spiritualmente e intellettualmente al ritorno in Africa**.
** La scelta dell'Etiopia come simbolo dell'Africa e della cultura africana affonda le sue radici nella storia nera. Per i rasta l'Etiopia è stato uno dei più antichi centri di civiltà ed essi pensano che Adis Abeba fosse l'antica Sion. Il legame tra Garvey e i rasta è profondo e risale ad una sua antica profezia:"Guardate all'Africa quando un re nero sarà incoronato perchè il giorno della liberazione sarà vicino.." Nel 1930 Ras(principe) Tafari venne incoronato Hailè Selassiè (potenza e strumento della trinità)l'imperatore d'Etiopia,Negusa Negast,leone Conquistatore delle tribù di Giuda,eletto da Dio per il riscatto di tutta la gente nera.L'invasione dell'Etiopia,voluta da Mussolini nel 1935 e la sconfitta di Adua del '41 furono eventi che confermarono la missione divina dell'Imperatore:per la prima volta in Africa un esercito di neri aveva sconfitto e scacciato gli stranieri. Nelle strade di Kingstone i predicatori itineranti asserivano la loro fede nella divinità dell'Imperatore d'Etiopia come Dio vivente,Messia ritornato. Anche se i rasta credono che Hailiè Selassiè fosse figlio di Dio/Jah non pensano che tutto quello che abbia fatto sia stato 'buono',anche lui come Cristo era limitato dalle sembianze umane. Più che altro mettono l'accento sui lati positivi,l'abolizione della schiavitù,lotta contro l'analfabetismo sorvolando sui bombardamenti dell'Eritrea,i massacri di studenti e oppositori,l'asservimento agli Stati Uniti.Ai rasta la politica interna interessa meno della facciata esterna e bisogna ammettere che pubblicamente Selassiè si battè sempre per i diritti della razza nera.
E i negozi, che si preparavano a difendersi dai writers e da qualche scalmanato armato di vernice, montando grandi pannelli di legno su porte e vetrine. Davanti a uno di questi, pieno di splendidi vestiti e orpelli goth, si ferma una ragazza con macchina fotografica al collo, la commessa del negozio (una ragazzetta dark filiforme e aggressiva) si fa avanti e intima di non scattare, il negozio vieta pubblicità sgradita, ma con grande sorpresa, anche mia, la ragazza con la macchina spiega che non è minimamente interessata al negozio e chiede a me se poteva fotografarmi. Saranno gli occhiali, il cappello o lo spolverino che indosso, gli stivali.. Anche questa è Londra.. Nel piccolo mercatino in cui sono si sentono le note del reggae che suona a tutto volume. La bottega a cui mi avvicino e il tizio al banco vendeva, oltre che dischi, vinile, cd, 45 giri rigorosamente separati nuovo dall’usato, anche tutto il materiale indispensabile al buon Rasta: caschetto per nascondere i dreadlock, sandali di cuoio, cinture coi colori dell'Etiopia, ritratti del Negus e citazioni del profeta Marcus Garvey*.
* "I neri non possono conquistare in America nè la libertà nè l'indipendenza nè il rispetto di se e debbono per questo lasciare l'America ai bianchi e ritornarsene in africa,alla loro terra d'origine". (M. G.)
Marcus Garvey, discendente dai Maroon fondò l'U.N.I.A. (Universal Negro Improvment Association) che aveva come scopo il rimpatrio in Africa, fu il primo a delineare un legame reale tra i neri d'America e l'Africa. I suoi erano appelli potenti: "lavoriamo insieme per creare una nazione libera,redente,possente!"
Mi sono accontentato di prendere una copia di un ciclostilato Rasta, che esorta ancora tutti i brothers and sisters a prepararsi spiritualmente e intellettualmente al ritorno in Africa**.
** La scelta dell'Etiopia come simbolo dell'Africa e della cultura africana affonda le sue radici nella storia nera. Per i rasta l'Etiopia è stato uno dei più antichi centri di civiltà ed essi pensano che Adis Abeba fosse l'antica Sion. Il legame tra Garvey e i rasta è profondo e risale ad una sua antica profezia:"Guardate all'Africa quando un re nero sarà incoronato perchè il giorno della liberazione sarà vicino.." Nel 1930 Ras(principe) Tafari venne incoronato Hailè Selassiè (potenza e strumento della trinità)l'imperatore d'Etiopia,Negusa Negast,leone Conquistatore delle tribù di Giuda,eletto da Dio per il riscatto di tutta la gente nera.L'invasione dell'Etiopia,voluta da Mussolini nel 1935 e la sconfitta di Adua del '41 furono eventi che confermarono la missione divina dell'Imperatore:per la prima volta in Africa un esercito di neri aveva sconfitto e scacciato gli stranieri. Nelle strade di Kingstone i predicatori itineranti asserivano la loro fede nella divinità dell'Imperatore d'Etiopia come Dio vivente,Messia ritornato. Anche se i rasta credono che Hailiè Selassiè fosse figlio di Dio/Jah non pensano che tutto quello che abbia fatto sia stato 'buono',anche lui come Cristo era limitato dalle sembianze umane. Più che altro mettono l'accento sui lati positivi,l'abolizione della schiavitù,lotta contro l'analfabetismo sorvolando sui bombardamenti dell'Eritrea,i massacri di studenti e oppositori,l'asservimento agli Stati Uniti.Ai rasta la politica interna interessa meno della facciata esterna e bisogna ammettere che pubblicamente Selassiè si battè sempre per i diritti della razza nera.
Credevo di essere un esperto in musica reggae ma ho dovuto abbassare la cresta quando ho messo mano agli scaffali. ln nessun posto come a Londra il numero dei cantanti e dei gruppi che ancora registrano per piccole etichette artigianali è cosi sorprendente. Se a questo si aggiunge la produzione giamaicana ci si trova davanti ad una lista di nomi che fanno perdere la speranza che un giorno il problema potrà essere risolto. Nelle classifiche specializzate i nomi passano in tutta fretta e scompaiono in qualche mese. I dischi sono venduti in qualche migliaio di esemplari nei circuiti di colore, e il denaro guadagnato é reinvestito in un nuovo titolo, con la speranza di registrare un album, metterlo in rete, e raggiungere un pubblico più vasto. Il tempo sembra essersi fermato, agli splendori degli anni ’80: alcune etichette sono create ancora dai negozianti nei retrobottega e si occupano di due o tre artisti, la differenza con il passato è che la speranza non è di strappare un contratto a qualche discografico importante, per assicurarsi una distribuzione a livello nazionale. In questo le cose sono cambiate di parecchio. Civuole sempre tanto tempo per fare il giro dei negozi, anche se ci dicono che molti sono chiusi: adesso si trovano a tutti gli angoli delle strade banchetti fai da te. La musica si riversa direttamente sul marciapiede per il piacere di ragazzi che fanno capannello davanti. L'interno di uno di questi negozietti sopravvissuti é stretto e buio. Un buon odore di erba vagheggia in permanenza, e qualche buffo tipo mette a soqquadro gli scaffali per cercare il disco preferito da mettere sul piatto. Entro timidamente e tutti mi squadrano da capo a fondo. Non sono molto simpatici per me. ll commesso è sulla quarantina ed ha l’aria del.. sopravvissuto. Sembra affascinato dal suo amplificatore che maneggia continuamente senza fermarsi. Cerco di attaccar bottone con qualche nome di gruppo ma la musica è troppo forte e la mia voce debole é completamente soffocata dai riverberi della batteria. Un po’ infastidito tende l’orecchio e mi fa segno di ripetere. Heptones, Mighty Diamonds, Gladiators. Culture. I gruppi che cito non lo entusiasmano affatto.
Il commesso si chiama Robert, e la musica che preferisce è il dub, dub e sempre dub. Tutti sono d‘accordo: un bel basso molto saturato, una batteria sporca e crepitante, una chitarra discreta e piena d'eco, e la voce piena di raucedine, é tutto ciò che eccita veramente i ragazzi del quartiere.
Il commesso si chiama Robert, e la musica che preferisce è il dub, dub e sempre dub. Tutti sono d‘accordo: un bel basso molto saturato, una batteria sporca e crepitante, una chitarra discreta e piena d'eco, e la voce piena di raucedine, é tutto ciò che eccita veramente i ragazzi del quartiere.
Il Dub
E' la grande invenzione dei musicisti jamaicani. Nato per necessità in quanto,non avendo mezzi per finaziare il lato B dei 45 giri i musicisti usavano la stessa base del lato A stravolgendola con echi e dilatazioni ritmiche. Ora è una vera e propria corrente. le canzoni possono essre manipolate a piacimento con grande sodisfazione di musicisti e pubblico che ama moltissimo questo stile per ballare. Con l'evoluzione dell'elettronica e dei computer e l'interessamento di molti musicisti bianchi nel tempo il Dub è divenuto più accessibile all'orecchio occidentale.
Un manifesto appeso ai muro: Sound System. Sir Coxsone International “Caro mio, Coxsone era proprio ll migliore!» , Sir Coxsone era un Disk-Jockey. Il piu famoso di Londra, negli anni a cavallo i ’70 e gli ’80 davanti Jah Shaka, Fatman Hi-Fi e Moa Ambessa. Con il loro sound system animavano notti intere nei minuscoli locali vecchi che si trovavano nei quartieri neri della periferia di Londra. Casse fabbricate a mano, amplificatori sofisticati, camere d`eco e dischi di club, trasportavano tutto ciò in un vecchio camion, assistiti da un’equipe di <<tecnici>>. Sono fortunato, siamo in vena di ricordi e racconti.
Il FourAces. Un club era appena più grande di un garage a Dalston Junction, a nord-est di Londra, Il camion di Coxsone arrivava verso mezzanotte. Scaricavano il materiale. Un'ora più tardi, le luci calavano e le manovre dei DJ iniziavano. Gesti precisi e misteriosi. Girava i potenziometri dell’amplificatore, ascoltava attentamente la musica in cuffia e dava gli ordini ai suoi assistenti.
Qualcuno non riusciva a staccare gli occhi da lui, affascinato. Ci restavano ore ad osservare e sognare di prendere in mano il microfono per parlare e cantare sui dischi come fa lui. Il DJ era un moderno stregone ammirato e rispettato. Scherzi, giochi sonori a base d’eco, lavoretti sul suono, improvvisazioni vocali, faceva di tutto per animare le decine di tipi che se ne restavano addossati al muro.
C’è il tempo per una requisitoria contro la sua musica Rock. “La gente ha bisogno di amore e di sensualità. La musica e le storie dei Rasta sono sorpassate. Nemmeno un accenno alle nuove contaminazioni, qui ancora il dub la fa da padrone e in questi giorni di fine estate risorge anche il lovers/rock, miscela di reggae e di soul music. Sono la giusta colonna sonora e a me non poteva andare meglio...
E' la grande invenzione dei musicisti jamaicani. Nato per necessità in quanto,non avendo mezzi per finaziare il lato B dei 45 giri i musicisti usavano la stessa base del lato A stravolgendola con echi e dilatazioni ritmiche. Ora è una vera e propria corrente. le canzoni possono essre manipolate a piacimento con grande sodisfazione di musicisti e pubblico che ama moltissimo questo stile per ballare. Con l'evoluzione dell'elettronica e dei computer e l'interessamento di molti musicisti bianchi nel tempo il Dub è divenuto più accessibile all'orecchio occidentale.
Un manifesto appeso ai muro: Sound System. Sir Coxsone International “Caro mio, Coxsone era proprio ll migliore!» , Sir Coxsone era un Disk-Jockey. Il piu famoso di Londra, negli anni a cavallo i ’70 e gli ’80 davanti Jah Shaka, Fatman Hi-Fi e Moa Ambessa. Con il loro sound system animavano notti intere nei minuscoli locali vecchi che si trovavano nei quartieri neri della periferia di Londra. Casse fabbricate a mano, amplificatori sofisticati, camere d`eco e dischi di club, trasportavano tutto ciò in un vecchio camion, assistiti da un’equipe di <<tecnici>>. Sono fortunato, siamo in vena di ricordi e racconti.
Il FourAces. Un club era appena più grande di un garage a Dalston Junction, a nord-est di Londra, Il camion di Coxsone arrivava verso mezzanotte. Scaricavano il materiale. Un'ora più tardi, le luci calavano e le manovre dei DJ iniziavano. Gesti precisi e misteriosi. Girava i potenziometri dell’amplificatore, ascoltava attentamente la musica in cuffia e dava gli ordini ai suoi assistenti.
Qualcuno non riusciva a staccare gli occhi da lui, affascinato. Ci restavano ore ad osservare e sognare di prendere in mano il microfono per parlare e cantare sui dischi come fa lui. Il DJ era un moderno stregone ammirato e rispettato. Scherzi, giochi sonori a base d’eco, lavoretti sul suono, improvvisazioni vocali, faceva di tutto per animare le decine di tipi che se ne restavano addossati al muro.
C’è il tempo per una requisitoria contro la sua musica Rock. “La gente ha bisogno di amore e di sensualità. La musica e le storie dei Rasta sono sorpassate. Nemmeno un accenno alle nuove contaminazioni, qui ancora il dub la fa da padrone e in questi giorni di fine estate risorge anche il lovers/rock, miscela di reggae e di soul music. Sono la giusta colonna sonora e a me non poteva andare meglio...
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